21 Settembre 2024, sabato
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Le staminali salvano dei bambini

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Il virus dell’Aids potrebbe essere usato per trattare due gravi malattie ereditarie, e sei bambini dopo tre anni di trattamento hanno mo

strato benefici. Come si legge su ‘Science’, la ricerca di un gruppo di scienziati dell’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica di Milano (Tiget) guidato da Luigi Naldini, ha dimostrato che la terapia genica con vettori derivati dal virus dell’Hiv ha funzionato contro due gravi malattie genetiche, la sindrome di Wiskott-Aldrich e la leucodistrofia metacromatica, la malattia da cui e’ affetta Sofia, la bimba diventata il simbolo della lotta delle associazioni per la libertà di cura con cellule staminali e a favore del metodo Stamina.

 “Tre anni dopo l’inizio del trial clinic, i risultati ottenuti dai primi sei pazienti sono molto incoraggianti”, ha commentato Naldini, “la terapia non e’ solo sicura, e’ efficace e cambia la storia clinica di queste severe patologie. E’ il coronamento di 15 anni di studi”. In particolare due studi – uno di Alessandra Biffi e colleghi, l’altro di Alessandro Aiuti e colleghi – hanno indicato che i vettori lentivirali derivati dall’Hiv , sviluppati a partire dal 1996 grazie a un lavoro di Naldini, sono piu’ efficaci degli altri vettori, oltre che piu’ sicuri, n

A distanza di due anni, la terapia ha fermato il progresso della malattia. Nel secondo studio, una terapia genica simile e’ stata usata contro la sindrome di Wiskot-Aldrich, raro disordine che causa immunodeficienza, dovuto a mutazioni nel gene WAS. Anche in questo caso sono state usate staminali ematopietiche e un vettore lentivirale, i sintomi della malattia, come infezioni ed eczema, si sono attenuati o sono spariti da 20 a 32 mesi dopo la terapia genica.ella terapia genica. I ricercatori hanno rimosso cellule staminali ematopoietiche dai pazienti e usato un vettore lentivirale per introdurre un gene terapeutico. Successivamente, hanno infuso le staminali di nuovo nei pazienti. Biffi e colleghi si sono occupati di tre piccoli pazienti con leucodistrofia metacromatica, causata dalla mutazione del gene ARS; le staminali geneticamente modificate hanno espresso enzimi funzionali ARSA molto presto dopo l’infusione e le cellule hanno espresso questo enzima ad alti livelli.

E’ anche stato escluso l’incremento di rischio leucemia.

Catapano Giuseppe: Lotta all’evasione in Europa

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E il commissario Ue alla fiscalità, Algirdas Semeta, intende avvalersi da subito del mandato ricevuto dal Consiglio affari economici e finanziari (Ecofin) a maggio, per negoziare lo scambio di informazioni fiscali con la Confederazione elvetica, San Marino, Lichtenstein, Andorra e Monaco. Scambio di informazioni automatico tra le amministrazioni fiscali degli stati membri dell’Ue sarà esteso dal 2015 anche a dividendi, plusvalenze, tutte le altre forme di reddito finanziario e i saldi dei conti,  direttiva sulla cooperazione amministrativa  2011/16/Ue entrata in vigore lo scorso gennaio, e che già consente, a partire dal 2015, lo scambio automatico di informazioni tra le amministrazioni fiscali europee su redditi da lavoro, compensi per dirigenti, prodotti di assicurazione sulla vita, pensioni e beni immobili.

Un aggiornamento delle norme è previsto per il 2017, per coprire altre categorie di reddito e patrimonio. A differenza del testo già approvato, che prevede lo scambio automatico sulle categorie succitate quando l’informazione è disponibile, per quanto riguarda le nuove, l’integrazione proposta dall’Esecutivo comunitario dispone l’obbligatorietà.

Il clima internazionale è quanto mai favorevole a questo tipo di iniziative. Bruxelles sta raccogliendo spunti che vengono sia dalle realtà nazionali, sia fuori dai confini europei. L’individuazione di uno standard globale per lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale è una delle priorità del prossimo summit del G8, in programma il 17 e 18 giugno in Nord Irlanda, sotto la presidenza della Gran Bretagna. Nel febbraio 2013 i ministri delle finanze del G20 si sono impegnati a lavorare verso il raggiungimento dello standard globale, che sarà quindi uno dei temi principali di discussione anche al summit del G20, in calendario per il prossimo settembre in Russia. Tornando all’Europa, al Consiglio Ue del maggio 2013 gli stati membri si sono impegnati a adottare la revisione della direttiva Ue sulla tassazione dei redditi da risparmio entro il 2013.

Una decisione che sblocca uno stallo che durava dal 2008, quando la Commissione aveva proposto di aggiornare le norme in vigore dal 2005 (direttiva 2003/48/Ce). Anche paesi inizialmente contrari all’adozione delle nuove norme, come il Lussemburgo, hanno di recente annunciato che inizieranno ad applicare lo scambio automatico di informazioni dal 2015.

La necessità di uniformare le categorie di reddito e patrimonio coperte dal Fatca e quelle previste in Europa è stato un altro criterio che ha spinto la commissione ad avanzare la proposta di integrazione della direttiva sulla cooperazione amministrativa.

A cura del Prof. Giuseppe Catapano

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Catapano Giuseppe: Lavorare in gruppo conviene

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Le imprese che aderiscono a un contratto di rete riconosciuto possono godere della  sospensione d’imposta sugli utili accantonati per l’anno 2012 e destinati agli investimenti comuni, è pari all’83,0423% di quanto richiesto.. Attuazione al beneficio introdotto dall’art. 42 del dl 78/2010.

Tale disposizione, al comma 2-quater, ha infatti previsto la sospensione d’imposta, sulla quota di utili conseguiti dalle imprese che aderiscono a un contratto di rete riconosciuto e destinata ad apposite riserve, per realizzare, entro l’anno successivo, gli investimenti previsti dalle intese associative. I profitti congelati diventano tassabili al momento del loro utilizzo o quando viene meno l’adesione alla rete o si scioglie il contratto stesso. Diversi i paletti fissati dalla legge per accedere all’incentivo. Il programma comune di rete deve essere preventivamente asseverato da appositi organismi delle associazioni di categoria.

La quota di utili temporaneamente detassabile non può inoltre superare il tetto di un milione di euro. E devono infine essere seguite le regole operative fissate dalle Entrate con provvedimento del 14 aprile 2011, avvalendosi del modello Reti per comunicare al fisco i dati del risparmio d’imposta. Annualmente l’Agenzia, determina la percentuale massima del risparmio d’imposta ottenibile, che scaturisce dal confronto tra domanda e offerta. Il dl 78/2010 ha destinato all’incentivazione delle reti, 48 milioni di euro: 20 milioni per il 2011 e 14 milioni per gli anni 2012 e 2013. Ai sensi dell’art. 42 del dl  78/2010, l’aiuto spetta fino al periodo d’imposta in corso al 31 dicembre 2012. Al momento, quindi, quella interessata dal provvedimento di ieri rappresenta l’ultima annualità agevolabile.

La percentuale dell’83% «significa che le risorse pubbliche assegnate si sono mostrate capaci di soddisfare le richieste dei beneficiari», sottolinea una nota delle Entrate. Lo scorso anno l’importo della detassazione complessivamente richiesta superava di poco i 16 milioni di euro. Si ricorda che l’aiuto può essere fruito esclusivamente in sede di versamento del saldo delle imposte sui redditi dovute per l’esercizio cui si riferiscono gli utili. L’acconto delle imposte dirette per l’anno successivo, invece, va calcolato senza tener conto dell’agevolazione.

A cura del Prof. Giuseppe CatapanoImmagine

L’assurdità di sperare nella coperta che si allunga

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Letta-Saccomanni1Imu e Iva da rinviare – si badi bene, da rinviare di qualche mese, non da ridurre – e pazienza se non c’è più capienza per finanziare la cassa integrazione straordinaria.

Non si ferma mettendo qualche toppa o affidandosi a piccole riforme, magari anche preziose ma di fatto ininfluenti, bensì con una cura choc, un grande piano Marshall per la riconversione economica e produttiva dell’Italia.

Con l’ansia dello Spread dimentichiamo le grandi emergenze .Incoscienza resa ancor più accentuata dall’abitudine, ormai diffusa anche nei bar, di dare la colpa all’Europa dei “tedeschi cattivi”: cosa che pure ha un suo fondo di verità, ma che come spesso ci capita noi usiamo per scaricarci la coscienza e deresponsabilizzarci rispetto a quello che c’è da fare a prescindere dall’eurosistema. I segnali di allarme non mancano. Per esempio, il pil nel primo trimestre di quest’anno è andato peggio delle già negative previsioni, con un calo dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e del 2,4% rispetto al primo trimestre 2012. La variazione negativa già acquisita per l’anno in corso è dell’1,6%, percentuale che supera le stime sia del governo che di molti organismi nazionali e internazionali. Ora, è vero che le percentuali mensili e trimestrali della produzione di ricchezza non sono così facilmente leggibili come il quotidiano bollettino di guerra dello spread, ma non dovrebbe essere troppo complicato capire che se l’economia retrocede da otto trimestri consecutivi (compreso quello attuale, di cui non abbiamo ancora dati ufficiali ma è certo che porta anch’esso il segno meno), che si aggiungono ai sei trimestri di recessione del 2008-2009 per un totale di tre anni e mezzo (che diventeranno 4 a fine 2013 per un totale di una decina di punti di pil perduti), vuol dire che stiamo parlando di una catastrofe di proporzioni gigantesche. Di fronte alla quale è assurdo – e criminale – sia aspettare che la soluzioni ci arrivi dall’Europa, sia mettere mano a pannicelli tiepidi. Perché finora, di questo si è trattato: il nulla.
Di fronte all’allarme della Bce che ci dice chiaramente che non possiamo diluire alcuno degli impegni presi in sede Ue, noi che facciamo? Pratichiamo il gioco della “coperta corta”. E quando si battono i denti, è la cosa più stupida che si possa fare: testa o gambe che restino scoperte, sempre di freddo si muore. Abbiamo miracolosamente partorito un governo di grande coalizione, cioè esattamente quello che ci vuole in situazioni di emergenza, ma stiamo buttando via l’occasione – probabilmente non a caso, visto che il patto di maggioranza è nato per sfinimento, senza alcuna convinzione (specie a sinistra) e soprattutto senza la necessaria consapevolezza – proprio perché anziché provare a fare le cose fino a ieri impossibili, i partiti e gli stessi ministri si dividono sulla priorità da dare alle piccole cose possibili, che per nobilitarle vengono chiamate emergenze. Esattamente la “coperta corta”: c’è chi la tira per Imu e blocco dell’aumento dell’Iva, c’è chi all’opposto la tira per finanziare la cassa integrazione e inventarsi politiche per il lavoro. Forse si riesce, con fatica e tempi infiniti, a fare in modo che copra un po’ sia le une che le altre parti scoperte. E forse la coperta non si rompe, specie se si trova come elemento unificante la comune invocazione all’Europa di concederci una coperta più larga, anche se inutilmente. Ma quand’anche? Non servirebbe a nulla. Una fatica perfettamente inutile: non è così che si salva l’Italia. L’unico modo è cambiare la coperta. E per farlo occorrono terapie choc. Operazioni straordinarie.

A cura del Prof. Giuseppe Catapano

Niente canone tv

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rrrrrrrrrrrrrrrSi  diffonde  il nuovo segnale quarta banda (le cui frequenze sono state assegnate); ma il segnale interferisce con alcune frequenze del digitale terrestre. In particolare, con i canali tra il 58 e il 60. Canali su cui viaggia, in alcune zone d’Italia, anche il segnale Rai. Col diffondersi dei ripetitori, per evitare l’oscuramento, dovrà essere installato un «filtro» digitale su tutte le antenne televisive terrestri italiane, collocate nei pressi dei nuovi ripetitori. Diciamo in un raggio d’azione fino a 30 km.

Chi non lo farà non vedrà più nulla. E chi non è in regola col pagamento del canone Rai non potrà installare alcun filtro. Dunque, si troverà con la tv oscurata. Ma c’è di più: non è ancora chiaro a chi spetterà installare questo filtro. Potranno essere operai comuni o dovranno essere installatori qualificati? Non solo: qualora l’utente finale non sia nelle condizioni di ricevere il tecnico a casa e chieda il mero recapito del filtro, dovrà firmare una liberatoria che esonererà gli operatori di telefonia da qualunque responsabilità, in caso di mancata ricezione del segnale televisivo.

Non è ancora stato emanato, ma fa già discutere gli operatori del settore, il regolamento predisposto dal ministro dello sviluppo economico sui sistemi per le comunicazioni mobili di nuova generazione (Lte). Il provvedimento delega un operatore call center (della Fondazione Ugo Bordoni) a decidere se inviare un tecnico per l’installazione del filtro (pagato dagli operatori telefonici) o se inviare direttamente il filtro agli utenti finali. Ma se l’utente non è in regola col pagamento del canone Rai, non avrà diritto al servizio di installazione pagato dai gestori telefonici. E neanche al mero recapito del filtro al proprio domicilio. E nei casi di antenna centralizzata, potrebbe perfino succedere che venga imposto agli amministratori di condominio di certificare la regolarità di tutti i condomini nel pagamento del canone Rai.

Inoltre, ad allarmare gli installatori è quanto previsto all’art. 4, comma 2, della bozza di provvedimento, in cui si parla degli interventi di mitigazione delle interferenze sugli impianti di ricezione della Tv digitale. Perché l’operazione relativa a questi interventi viene definita dalla bozza come attività di «manutenzione ordinaria». E, in quanto tale, non necessita dell’intervento di un’impresa abilitata, né del rilascio della relativa dichiarazione di conformità.

Infatti, ai sensi del dm 37/08, le attività di ordinaria manutenzione sono definite: «Interventi finalizzati a contenere il degrado normale d’uso, nonché a far fronte a eventi accidentali che comportano la necessità di primi interventi, che comunque non modificano la struttura dell’impianto su cui si interviene…». Nella bozza del nuovo regolamento, invece, si parla esplicitamente di «eventuale installazione di un filtro che deve rispettare le caratteristiche tecniche specificate nella Guida Cei 100-7»; cioè di un filtro, finalizzato a mitigare le interferenze del nuovo segnale Lte, non presente, dunque, nell’impianto.

Da qui l’allarme degli operatori, che non considerano l’installazione del filtro attività di mera manutenzione ordinaria.

Il rischio che paventano gli antennisti  è che qualora l’installazione di questi filtri venisse considerata attività di manutenzione ordinaria, «ci si troverebbe di fronte a una situazione in cui chiunque potrebbe salire sui tetti a installare i filtri, con buona pace delle misure relative alla sicurezza e alla funzionalità degli impianti». Tra l’altro, la bozza di regolamento prevede anche la sottoscrizione di una liberatoria da parte dell’utente in caso di mera consegna del filtro.

In essa, l’utente dovrà dichiarare che l’installazione del filtro sull’impianto di antenna avverrà a sua cura e spese e che con la consegna del filtro non avrà nulla a pretendere per le interferenze generate dalle stazioni base Lte attivate in banda 800 MHz. Bene, si tratta di «un modo maldestro per scaricare sull’utente l’aspetto più critico dell’operazione». In sostanza, l’utente finale sarà lasciato solo, nonostante «non certo per sua colpa si vedrà inibita la visione di canali tv digitali per l’introduzione di sistemi di nuova generazione Lte, a meno che non faccia installare a sue spese il filtro che elimina le interferenze».

A cura del prof. Giuseppe Catapano

Conte e il primo giorno a Chatillon

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“Vogliamo scrivere la storia, vincere il terzo scudetto consecutivo sarà difficile ma abbiamo le carte in regola per farlo”. Antonio Conte inizia così la nuova stagione della Juventus con parole che danno la carica a tutto l’ambiente dopo gli ultimi acquisti: “Abbiamo lavorato alla grande, chiudendo grandi colpi.

Poi sono state rivolte alcune domande sui nuovi arrivi in particolare su Tevez e sulla maglia numero 10

“Di Tevez mi ha colpito molto la cattiveria agonistica, non c’è stato bisogno di andare avanti a parlare tanto: è un giocatore giusto per noi”.

“Il numero 10 sulla maglia? Non è il numero sulla maglia che conta, ma quello che si fa in campo e in allenamento durante la settimana. L’importante è onorarla nel migliore dei modi con l’attaccamento, il sudore e la voglia  di stare in campo”.

Questa è la mentalità che vuole Antonio Conte.

Microsoft, nuove rivelazioni

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Microsoft ha offerto alla National Security Agency (Nsa) un accesso diretto ai dati dei suoi utenti.

A lanciare l’allarme su una collaborazione ancora più stretta di quanto finora emerso fra la Silicon Valley e l’intelligence americana è il Guardian – autore dello scoop che ha scatenato il datagate – citando nuovi documenti di Edward Snowden. E proprio sulla talpa si apre un nuovo piccolo giallo. Secondo alcune indiscrezioni del Washington Post, potrebbe aver lasciato l’aeroporto di Mosca a bordo di un volo Aeroflot, diretto verso L’Avana. I sospetti nascerebbero dalla inusuale rotta scelta dalla compagnia aerea, rotta che evita il sorvolo sugli Stati

Uniti. Gli esperti meteo, però, hanno spiegato come in queste ore sulla normale rotta fra la Russia e Cuba ci sia una perturbazione e quindi una modifica non sarebbe poi così strana. Snowden intanto torna al centro di un botta e risposta tra Washington e Pechino, con gli Usa che hanno ribadito la loro “forte delusione” per la decisione di Hong Kong di lasciar andar via la talpa, rifugiatasi a Mosca. “Si è trattato di decisioni assunte in base alla legge, nulla da rimproverare”, ha reagito Pechino. Una scaramuccia che ha finite per rovinare un po’ il clima dialogante della due giorni di colloqui tra Usa e Cina a Washington. La talpa nel frattempo continua a rilasciare documenti segreti al Guardian che oggi rivela nuove indiscrezioni. “Microsoft ha collaborato in modo molto stretto con i servizi di intelligence Usa per consentire di intercettare le comunicazioni dei suoi utenti, aiutando la Nsa a decodificare il proprio sistema” e aggirare quindi i blocchi all’accesso. I nuovi documenti “illustrano la portata della cooperazione fra la Silicon Valley e le agenzie di intelligence negli ultimi tre anni” nell’ambito del programma segreto Prism, denuncia il quotidiano, secondo il quale Mic

A mosca intanto tornano le vecchie, care macchine da scrivere tra gli 007 russi, dopo le recenti rivelazioni di Edward Snowden, la ‘talpa ‘ del Datagate che ha inferto un altro duro colpo alla sicurezza delle informazioni digitali. E’ quanto suggerisce, secondo gli esperti, un bando pubblicato sul sito delle aste pubbliche : il servizio delle guardie federali (Fso), che tutela la sicurezza delle più alte personalità dello Stato, ha indetto una gara per 20 macchine da scrivere, per un totale di 486 mila rubli (11.600 euro), come riferisce il quotidiano Izvestia.rosoft ha in particolare aiutato la Nsa a intercettare le chat online sul nuovo portale Outlook.com. Anche Skype, acquistata da Microsoft nell’ottobre 2011, ha collaborato con l’intelligence nell’ultimo anno consentendo a Prism di ottenere informazioni sulle conversazioni video e audio. Microsoft respinge con forza le accuse: Redmond non concede e non offre al governo nessun accesso diretto a nessuno dei suoi prodotti. “Abbiamo chiari principi che guidano le nostre risposte alle richieste del governo per le informazioni sui consumatori” afferma Microsoft, sottolineando di fornire dati dei propri consumatori “solo in risposta a richieste del governo su specifici account”. Intanto il Washington Post lancia un nuovo allarme: quello che Snowden abbia guadagnato l’accesso anche a “file sensibili riguardanti operazioni di spionaggio contro i leader cinesi e altri obiettivi sensibili”. “Siamo molto preoccupati. Più cose diventano pubbliche, più perdiamo le nostre capacità”.

Dopo la diffusione dei cable diplomatici da parte di Wikileaks e le recenti rivelazioni di Snowden sul gigantesco sistema di sorveglianza americano, “é stata presa la decisione di ampliare l’uso delle macchine da scrivere per stampare i documenti segreti”. “No comment” da parte dell’Fso. Ma alcuni esperti sostengono che le macchine da scrivere si continuano ad usare in alcuni ministeri, come quello della difesa e delle situazioni di emergenza. Ad esempio per i rapporti destinati al ministro della difesa e al comandante supremo dell’esercito, cioé il presidente Putin. Ogni macchina, poi, ha la sua scrittura particolare ed è individuabile tramite una perizia, mentre i mezzi elettronici sono impersonali. “Dal punto di vista della sicurezza, ogni mezzo di collegamento elettronico è vulnerabile: da un pc si può prendere qualsiasi informazione perché non esiste alcun modo per garantirne al 100% la protezione”, osserva uno che se ne intende, il deputato Nikolai Kovaliov, ex capo dei servizi segreti (Fsb).

I famosi Gianduiotti volano in Turchia

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Ancora un fgdfgggggggggggggggggggggmarchio storico italiano lascia il Paese.

Stavolta si tratta di Pernigotti, il noto marchio dolciario di proprietà dei fratelli Averna ha siglato un accordo con il gruppo della famiglia Toksoz per la cessione dell’azienda.
Pernigotti, azienda italiana con oltre 150 anni di storia, si distingue nel segmento del cioccolato gianduia, famosi con gli storici gianduiotti.

Le vendite ammontano a circa 75 milioni di euro.

15enne uccide per divertimento

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Uccidere teenager più grandi sarebbe stato “divertente”.

Dopo avere ricevuto in regalo dal padre un fucile calibro 45, un ragazzo della Florida dalla faccia d’angelo ha ferito mortalmente due ragazzi in due settimane di violenza e sparatorie a casaccio con un gruppo di amici nel corso della quale hanno perso la vita un 17enne e un 22enne.

Per la polizia Conrad , 15 anni, è un killer a sangue freddo. “Non abbiamo indicazioni di sorta che le vittime stessero facendo qualcosa di male”, ha detto il capo della polizia di Kissimee Lee Massie annunciando gli arresti: “Sfortunatamente per loro, c’erano un paio di individui che hanno deciso di ammazzarli senza alcun motivo”. Shafer aveva ricevuto il fucile in dono dal padre il 25 giugno, il giorno prima dell’inizio delle sparatorie. La gang, che comprendeva una 17enne e due giovani di vent’anni, aveva cominciato la scorribanda prendendo di mira case e negozi, ma poi era passata a bersagli in carne e ossa.

Ahi! Serva Italia di dolore ostello!

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Ahi serva Italia, di dolore ostello! Nave senza nocchiere in gran tempesta! Non donna di provincia, ma bordello!

Questa famosa invettiva di Dante Alighieri nei confronti dell’Italia del 300 definita in crescendo “serva”, “nave senza timoniere”, “non signora delle sue province ma casa di prostituzione” era esatta per quei tempi, ma è appropriata anche per i tempi odierni.

Nel 300 l’Italia centro-settentrionale era frammentata in innumerevoli feudi e comuni. Nello stesso periodo l’Italia meridionale e insulare comprendeva il Regno di Napoli, sottoposto alla dinastia francese degli Angiò, e il regno di Sicilia, sottoposto agli Aragona di Spagna. Tra Italia centro-nord e Italia del sud si estendeva lo Stato della Chiesa.

Nei comuni avvenivano scontri molto violenti tra le famiglie dei magnati, le quali disponevano di piccoli eserciti personali. I magnati erano le famiglie dominanti che lottavano per il potere. Tra i magnati di diversi comuni riusciva ad emergere un personaggio forte che sconfiggeva le famiglie rivali ed otteneva l’appoggio dei popolani, Questi comuni a governo dittatoriale furono definiti signorie. Col tempo molti signori ottennero un titolo nobiliare trasformando i loro domini in ducati o principati.
Le signorie che, con la legittimazione da parte dell’imperatore tedesco erano diventate principati, dovettero combattere per la conservazione e per l’espansione territoriale. Non si poteva stare in pace, la lotta per l’esistenza era perpetua. I Principati s’ingrandivano, sparivano, ricomparivano di continuo, tra alleanze, tradimenti, avvelenamenti, matrimoni, assedi e scontri campali. Dante nel prosieguo spiegava che questa condizione così desolata dell’Italia era dovuta alle due somme autorità del tempo, il papa e l’imperatore tedesco, i quali si scontravano sul piano temporale, lacerando il territorio.

Oggi siamo tornati a quei tempi. L’imperatore tedesco si scontra e si spartisce il campo con il Papa forte dei vari spezzoni della vecchia D.C. I passi del sommo poeta sono ancora incredibilmente attuali.

A partire dai primi anni 70 del secolo scorso l’Italia è stata violentemente e con l’inganno sottomessa e sfruttata da paesi stranieri falsamente amici. Nel 1973 Nixon e Kissinger ci hanno imposto la quadruplicazione del prezzo del petrolio solo per vendere quattro volte di più i loro dollari. Nel 1981 con la separazione della banca d’Italia dal Ministero del Tesoro, il debito pubblico italiano è andato a finire per il 40% nelle mani di banche francesi e tedesche e i tassi d’interesse italiani sono diventati i più alti del mondo. Ma nonostante queste aggressioni ce l’abbiamo fatta ugualmente e negli anni 80 sotto la presidenza del consiglio di Bettino Craxi, l’Italia era diventata la quinta potenza industriale del pianeta e la prima potenza industriale in Europa.

Nel 1992 però sono cominciati i problemi seri. Grazie al deprezzamento della lira voluta dal sostenitore del partito democratico americano George Soros due mesi dopo le stragi palermitane, la grande finanza anglo-americana si è venuta prendere a prezzo vile parte del nostro apparato industriale per un controvalore di 220.000 miliardi di vecchie lire. Nel 1999 gli Stati Uniti hanno preteso di vendere anche in Italia tramite le banche italiane i loro titoli tossici. Nel 2001 la Germania ci ha imposto l’euro a mezzo del quale si è più che raddoppiato il costo dell’acquisto del marco. Nel 2005 Francia e Olanda si sono presi due delle nostre maggiori banche nazionali BNL e Antonveneta.

Ora tutti questi passaggi voluti da potenze straniere dagli Stati Uniti alla Germania e alla Francia sono stati sempre favoriti avallati e assentiti da luogotenenti del Papa ossia da esponenti della Sinistra Democristiana Beniamino Andreatta per quanto riguarda la esterizzazione del debito, Oscar Luigi Scalfaro per quanto riguarda la svalutazione della lira del 30% del 1992 ad opera di Soros, Mario Draghi e Romano Prodi per quanto di riguarda la vendita dei titoli tossici americani, ancora Romano Prodi e Carlo Azeglio Ciampi per quanto riguarda l’ingresso nell’euro dell’Italia.

Sempre ci siamo ripresi ma non dalle botte che vanno dal 1992 in poi e in particolare dalla botta dell’euro non ci siamo ripresi più.

Euro: inflazione del 100% in pochi giorni, raddoppio del costo del lavoro in pochi mesi, impossibilità di ricorrere alla svalutazione della moneta in caso di difficoltà dell’economia, problematizzazione del debito pubblico con impennata degli interessi a cifre da capogiro. Di contro nessun vantaggio ci è venuto, nemmeno il tanto decantato acquisto delle materie prime a minor prezzo perché nell’ultima fase della lira noi pagavamo il dollaro a 2.100 lire,oggi con il cambio del dollaro a 0.7805 euro è come se pagassimo il dollaro 1.550 di vecchie lire, quindi solo un 20-25% di meno.

Eppure nella serva Italia, di dolore ostello, nessun esponente politico ha oggi il coraggio di ribellarsi all’Imperatore (Usa Sion e Germania) e al Papa (spezzoni della vecchia D.C.) difensori e fautori dell’euro e nessuno ha il coraggio di proporre agli italiani l’unica ricetta possibile che può ancora salvarli dal disastro: l’immediata uscita del paese dall’U.E. e dall’euro.

Si badi bene: questa è una decisione che altri paesi della Unione Europea hanno già preso o stanno prendendo o per lo meno per una parte del loro schieramento politico vorrebbe prendere.

La Gran Bretagna e la Repubblica Ceca, le quali prudentemente erano entrate nella U.E. ma non nell’euro, rinviandone l’ingresso a dopo aver visto l’effetto che fa, non solo non vogliono più sentire parlare di “euro” ma si sono rifiutate di sottoscrivere l’ultimo trattato europeo e quindi si sono chiamate fuori. In Francia i sondaggi danno per vincente alle prossime elezioni politiche il Fronte Nazionale di Marine Le Pen, la quale ha già detto che come prima cosa, quando sarà eletta, proclamerà l’uscita della Francia dalla U.E. e dall’euro e il ritorno della nazione al franco. I paesi scandinavi (Svezia e Danimarca) anche loro entrati prudentemente nella U.E. ma non nell’euro e non tutti (la Norvegia non è mai entrata né nella U.E., né nell’euro) hanno già detto che di entrare nell’euro non ne vogliono più sapere e quindi – presumibilmente – riproporranno un sistema unito delle varie corone (danese svedese e norvegese).

Difficile pensare che nel tempo la Gran Bretagna non risucchi l’Irlanda e l’Islanda in una piccola Unione Europea anglofona. Così come è difficile pensare che nel tempo la Francia non assorbirà il Belgio vallone, il Lussemburgo e il Principato di Monaco in una piccola Unione Europea francofona (tanto più che sicuramente Monaco e Lussemburgo che fanno tanto affidamento sul sistema bancario, vorranno sottrarsi alla assurda regola comunitaria tedesca per cui non solo i contribuenti ma anche i correntisti devono risanare i buchi contratti dalle banche per via dei titoli tossici). Insomma fra pochi mesi avremo più Europe finalmente dei popoli, un’Europa  anglofona, un ‘Europa francofona, un’Europa Scandinava e la riedizione del grande impero prussiano (Germania e Polonia) unito all’ex impero austroungarico (Austria, Ungheria, Slovenia e Croazia), più alcune appendici nel Mediterraneo tra cui la serva Italia di dolore ostello.

Questo cambia molte cose. Da un alto tutti dovremo prendere atto che il sogno di Adolf Hitelr si è finalmente realizzato. Infatti lo spazio vitale per la Germania ora c’è, il pangermanesimo ora c’è, ma soprattutto si è radicato in Europa quello che era una volta il principale pallino di Hitler: il primato della razza ariana su tutti gli altri popoli europei.

I giornali non informano ma mentre in Grecia la gente si suicida per la disperazione in Germania grazie all’euro nessuno più é disoccupato, la gente vende e compra case, va in vacanza, occupa al 100% aerei e treni di cui la nazione dispone. In  Germania è ripresa alla grande anche l’immigrazione. Il paese sta finanziando, ad esempio, in Portogallo progetti di scuola-apprendistato per giovani , lo stesso ha fatto in Spagna dalla quale è previsto il trasferimento in Germania di 5.000 spagnoli da formare ed eventualmente assumere in Germania. Dalla Spagna quest’anno sono giunti in Germania 20.000 giovani, 34.000 dalla Grecia, 11.000 dal Portogallo, e ben 42.000 dall’Italia. Si punta ad un’azione più incisiva, con corsi di tedesco durante le esperienze scuola-lavoro.

La Germania chiede insomma che i giovani del sud siano appositamente formati in scuole tecniche con corsi di tedesco, e poi inviati a lavorare nel paese tedesco che ha grande e urgente bisogno di manodopera.
Noi invece torneremo a rivedere, dopo settanta anni di storia passati invano, salire i giovani  sui treni delle nostre stazioni con la valigia legata con lo spago, mentre li salutano le mamme e le nonne vestite di nero e in lacrime con lo sventolio della veletta.

Dall’altro lato però quella labile speranza che ancora nutrono i nostri eruosoloni e cioè che la grande Europa vorrà assorbire e spalmare a un certo punto su tutto il territorio europeo il grande debito pubblico italiano, quello portoghese, quello spagnolo e quello greco con gli eurobond, riducendosi l’Europa al solo asse prussiano-austo-ungarico, quella speranza – dicevo – già labile, si spegnerà per sempre.

E allora il nostro debito ce lo dobbiamo pagare da soli.

Come? Non certo con l’euro!

Tutti noi possiamo verificare con quanta difficoltà al momento attuale il governo italiano guidato da Enrico Letta cerchi disperatamente di tagliare 4 miliardi di euro della spesa pubblica per cancellare l’IMU sulla prima casa e altri 4 miliardi di euro per bloccare l’aumento dell’IVA.

Il trattato del fiscal compact voluto dai tedeschi prevede invece che a patire dal 2015 (quindi fra quindici mesi) e per i successivi 20 anni (dicasi venti anni!) l’Italia dovrebbe tagliare la sua spesa pubblica di ben 45 miliardi di euro ogni 12 mesi, (otto moltiplicato per cinque) in modo da riportare il debito pubblico alla soglia del 60% del pil. Oggi quel rapporto è al 120%

Qualcuno è in grado di spiegare allora come potrà – il prossimo governo – tagliare di 5 volte la spesa statale che non riesca a tagliare oggi e ogni anno per 20 anni?

Ridurre di 900 miliardi di euro la spesa pubblica (questo significa tagliare di 45 miliardi l’anno per 20 anni la spesa) significa: dimezzare tutte le pensioni,  licenziare almeno 2.000.000 di impiegati pubblici statali e più di due terzi degli impiegati comunali e regionali, tutti gli impiegati provinciali, cancellare ogni forma di assistenza sociale e ridurre di non meno del 40% tutti gli stipendi del settore pubblico.

Allora, qualcuno può spiegare come farà lo Stato a fare tutto questo?

Se invece usciamo dall’euro la nostra nuova moneta si svaluterebbe tra il 30 e il 50 per cento. Ipotizzando di prendere a esempio le vicende del peso argentino subito dopo il disallineamento dalla parità virtuale imposta rispetto al dollaro (più o meno quello che succederebbe tra Italia e Germania), la nuova lira cercherebbe immediatamente il proprio reale punto di equilibrio. La prime conseguenze sarebbero, nello scenario peggiore, il raddoppio del prezzo di tutti i beni importati. Il carburante potrebbe passare a quasi tre euro. Telefonini, automobili straniere, elettricità, gas dalla Libia, computer dalla Corea e Ipad potrebbero raddoppiare il costo. Ci troveremmo probabilmente a pagare il doppio i pezzi di ricambio delle auto straniere in garage. Su anche il prezzo del caffè e del pane perché incredibilmente importiamo grano. Dall’oggi al domani gli stipendi perderebbero potere di acquisto di un 30% almeno. Però il debito pubblico italiano si svaluterebbe all’improvviso e ci troveremmo in una situazione già conosciuta in passato: avendo, a parità di livello tecnologico, un costo del lavoro più basso di quello dei concorrenti, l’Italia tornerebbe a essere  – forse – di nuovo la prima potenza industriale del continente come ai tempi di Bettino Craxi.

Se la svalutazione interna viaggiasse sulle stesse percentuali, sarebbe una benedizione per lo Stato. Lo Stato taglierebbe e di molto il suo debito.  L’Italia risolverebbe in un colpo solo gran parte dei suoi problemi. Si troverebbe con il 40% di debito in meno, una moneta svalutata e la possibilità di tagliare drasticamente le tasse (s’intende riformando la spesa). L’Italia volerebbe, insomma.
Ma – serva Italia di dolore ostello! – nessun Farage in Italia si vede all’orizzonte.

Beppe Grillo che pure aveva impostato tutta la sua campagna elettorale sull’uscita dell’Italia dall’euro ora ha cambiato idea anche lui: si può rimanere dell’euro – dice – a condizione che i tedeschi facciano gli euobond!

Italia! Non donna di provincia ma bordello! Nave senza cocchieri che ne addrizzano una!

Michele Imperio