21 Settembre 2024, sabato
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Telecom, Bernabè contro i soci italiani. Letta: bisogna difendere occupazione e rete

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Adesso è l’ora delle spiegazioni per Telecom Italia. Alle 8,30 il presidente Franco Bernabèè giunto in senato per spiegare il senso dell’operazione che consentirà alla spagnola telefonica di salire prima al 66% e quindi al 70% di Telco, la holding che controlla il 22,4% dell’ex monopolista delle telecomunicazioni.  Mentre il premier Enrico Letta, in attesa di tornare da New York, ha fatto sapere di essere pronto a riferire in parlamento sulla vicenda, e ha assicurato che il governo vigilerà: “Guardiamo, valutiamo, vigileremo sul fronte occupazionale, ma bisogna ricordare che Telecom è una società privata e siamo in un mercato europeo”. Il presidente del consiglio ha, poi, sottolineato che “capitali europei potrebbero aiutare Telecom a essere migliore rispetto a come è stata in questi 15 anni” E ha aggiunto che  “il problema” dell’acquisizione di Telecom da parte di Telefonica “e’ innanzitutto un problema di livello occupazionale, ossia il numero di lavoratori che vogliamo mantenere e che vogliamo avere”. C’è però preoccupazione per la sorte della rete. Nel passato l’esecutivo, attraverso la golden share, sarebbe potuto intervenire , ma adesso l’azione d’oro non c’è più e le possibilità di impedire l’operazione sono quasi nulle. Anche se  il Tesoro non esclude interventi. Siamo molto consapevoli di ciò e vogliamo seguirne lo sviluppo, perché non vogliamo perdere questi aspetti strategici dell’operazione” Certo è che il viceministro dello sviluppo economico, Antonio  Catricalà, in un’intervista al Messaggero, lancia la sua accusa ai soci italiani, Mediobanca, Generali e Intesa San Paolo: “Nessuno ci ha avvertito, lo avessero fatto sarebbe stato meglio”.  E altrettanto ha fatto l’ex ministro dello sviluppo economico (governo Monti) Corrado Passera, che con un tweet  ha parlato di “una decisione pessima dei grandi soci italiani”. Anche l’ex salotto buono della finanza italiana, insomma, dovrà dare qualche spiegazione su questa scelta. E qualcuno dovrà anche spiegare se i rischi per l’occupazione indicati dai sindacati, che parlano di 16.000 posti di lavoro in pericolo, sono concreti. Bernabè, ai senatori, ha detto di avere saputo dell’operazione Telco-Telefonica “dai comunicati stampa” diffusi dai soci italiani al termine del raggiungimento dell’intesa con gli spagnoli. Ma ha assicurato che le Telecom Italia le prospettive non cambiano. L’azienda telefonica italiana, ha detto il presidente Franco Bernabè, ai componenti della commissione lavori pubblici e telecomunicazioni del senato, resterà quotata in borsa e, appesantita da debiti che soltanto per “le operazioni di fusione” del passato sono pari a 40 milioni, continuerà a fare investimenti, oltre ai 18 miliardi già impegnati in Italia per lo sviluppo tra il 2007 e il 2011. “L’azienda ha enormi possibilità di crescita”, ha aggiunto Bernabè, “può competere con successo sui mercati internazionali, come dimostra il fatto che abbia investito 18 miliardi soltanto in Italia, che il debito nello stesso periodo sia diminuito di 8 miliardi e che sia stata mantenuta una importante dimensione internazionale del gruppo, pari al 30% delle attività”. Adesso però, ha insistito Bernabè, che al prossimo consiglio di amministrazione potrebbe proporre un aumento di capitale per 3 miliardi, servono ingenti risorse finanziarie per impegnarsi in un processo di profonda trasformazione, ridurre il costo dei processi operativi e diversificare i modelli di business”. In particolare, devono “essere accelerati gli investimenti in Italia per favorire la migrazione dal rame alla fibra ottica, visto che l’attuale copertura delle reti in fibra è inferiore al 13% contro il 30% dei grandi paesi europei, che presto saranno al 60%”.

Delega fiscale, via libera della Camera

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Approvata, in prima lettura alla Camera, la legge delega al governo per la riforma del sistema fiscale. In base al testo a cui Montecitorio ha dato il via libera questa mattina, l’esecutivo avrà 12 mesi di tempo per adottare i decreti legislativi, ma almeno uno degli schemi di decreto dovrà essere deliberato in via preliminare dal Consiglio dei ministri entro quattro mesi dalla data di entrata in vigore della delega. Tra le previsioni che hanno superato indenni il vaglio dell’Aula, l’art.2 che contiene al suo interno le linee guida per la riforma del catasto. Quest’ultima, quindi, baserà il valore delle abitazioni non più sul numero dei vani ma sui metri quadrati e sul valore di mercato.

E’ stato, inoltre, predisposto il monitoraggio dell’evasione fiscale con l’obbligo, a carico del Mef, di presentare un rapporto annuale sull’economia e sull’evasione sia fiscale, sia contributiva. In base alle modifiche apportate alla Camera poi, le maggiori entrate derivanti dalla lotta all’evasione fiscale e all’erosione fiscale dovranno confluire nel Fondo per la riduzione strutturale della pressione fiscale al netto delle spese per ridurre il deficit del debito pubblico e si introduce una nuova disciplina, più garantista per i contribuenti, sull’abuso dei diritto e l’elusione fiscale.

Il governo è stato demandato, inoltre, a delineare  una nuova forma di gestione del rischio fiscale e della governance aziendale, la rateizzazione dei debiti tributari, la revisione della disciplina degli interpelli e  incentivi sotto forma di minori adempimenti alla compliance fiscale. A cui si aggiunge, poi, anche la delega per la revisione degli adempimenti superflui o che diano luogo a duplicazioni e che risultino di scarsa utilità per l’amministrazione finanziaria.

 

Giustizia, l’Ue fa gioire il Pdl

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Monito di Bruxelles all’Italia per i troppi limiti, soltanto dopo o colpa grave, imposti alla responsabilità civile  dei magistrati magistrati che sbagliano. La Commissione europea  ha annunciato oggi  l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia. Lamentando il mancato rispetto da parte del nostro Paese di condanna per la stessa ragione due anni fa, nel 2011, da parte della Corte europea di giustizia. La sentenza è stata salutata dai big del centrodestra, che la considerano motivo e arma in più per cambiare la legge e sancire una maggiore responsabilità civile delle toghe.”La procedura d’infrazione dimostra che nel nostro Paese, ora più che mai, c’è l’urgenza di regolamentare la materia secondo le indicazioni dell’Europa”, ha dichiarato il presidente dei senatori del Pdl, Renato Schifani. “Ci auguriamo che l’importante monito europeo sia di stimolo nei confronti della classe politica italiana per l’introduzione di regole che ci pongano in sintonia con le altre democrazie europee in tema di responsabilità civile”. A Schifani hanno fatto eco Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla camera, Maurizio Lupi, ministro dei trasporti e infrastrutture, e il coordinatore del Pdl,  Sandro Bondi, che hanno chiesto al governo di intervenire con urgenza. Mentre Danilo Leva, presidente del Forum Giustizia del Pd, in una nota afferma: “E’ necessario intervenire per eliminare i limiti posti alla responsabilità civile dei magistrati, però non può servire per giochetti politici di parte, deve essere chiaro al Pdl. Si tratta di una questione delicata, tanto più perché qualcuno vuole piegarla a strumento di pressione per non dover sottostare a decisioni sgradite.

Fincantieri, fornitura in Svezia per turbogeneratore da 5 mln

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Fincantieri ha firmato un contratto con Tekniska Verken, società svedese che opera principalmente nel settore energetico, per la fornitura chiavi in mano di un turbogeneratore a vapore del valore di oltre 5 milioni di euro. La turbina a vapore sarà interamente costruita negli stabilimenti di Riva Trigoso e verrà installata nel nuovo inceneritore del sito di Garstadverket, che adotta soluzioni tecniche altamente rispettose dell’ambiente. L’impianto, sarà in grado di erogare oltre 20 MW elettrici. Fincantieri fornirà anche altre componenti, tra cui i condensatori che contribuiranno ad alimentare la rete regionale del teleriscaldamento.

Investimenti per l’Hera per 2 mld di € entro il 2017

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Investimenti per quasi 2 miliardi di euro concentrati in buona parte sulla filiera delle reti. È quanto prevede il piano industriale al 2017 del gruppo Hera, approvato dal consiglio d’amministrazione della multiutility. Un piano industriale «per mantenere un percorso di crescita, nonostante un quadro esterno per i prossimi cinque anni ancora estremamente severo». Il documento proietta al 2017 un valore della produzione di 5,6 miliardi (rispetto ai 4,7 miliardi del 2012), un margine operativo lordo di 951 milioni (662 milioni nel 2012) e un rapporto fra posizione finanziaria netta e Mol in discesa a 2,9 volte (era 3,3 nel 2012), a conferma del mantenimento di una crescita sostenibile anche dal punto di vista finanziario.

Le banche islamiche del Qatar sono quelle in crescita

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Una crescita annuale del 35% nel corso degli ultimi cinque esercizi. E attivi, a fine 2012, pari a 54 miliardi di dollari, che dovrebbero raggiungere i 100 miliardi entro il 2017, secondo le stime di Standard & Poor’s. Le banche che crescono di più al mondo non sono né cinesi né indiane. Sono quelle islamiche del Qatar, il terzo polo bancario del Golfo, dopo Arabia Saudita ed Emirati arabi uniti. Istituti di credito che rispettano i principi della Sharia, la legge islamica. La condivisione dei rischi e dei profitti tra creditore e debitore; l’obbligo di appoggiare tutte le transazioni finanziarie su un attivo reale, fatto che in teoria esclude il ricorso a prodotti derivati. Insomma, nella finanza islamica non si possono fare soldi dai soldi. Il denaro per crescere deve essere investito in attività concrete e produttive. All’origine del boom delle banche del Qatar c’è però un altro elemento, che si chiama National Vision 2030: si tratta del piano di sviluppo a lungo termine lanciato nel 2008 per diversificare l’economia dell’emirato, troppo dipendente dalle esportazioni di petrolio e gas. Così, tra il 2011 e il 2016 il Qatar ha previsto di spendere fra i 15 e i 18 miliardi di dollari all’anno per finanziare il suo sviluppo nella finanza, nei trasporti, nel turismo. Senza dimenticare che nel 2022 l’emirato ospiterà la Coppa del mondo di calcio, un evento per il quale ha previsto di investire l’esorbitante cifra di 200 miliardi di dollari. Il sistema bancario locale si è imposto come il principale mezzo di finanziamento di questi investimenti colossali, con la conseguenza che,  dal 2006, i crediti concessi dalle banche qatariane sono cresciuti del 31% l’anno. Legittimo a questo punto chiedersi se le banche islamiche, una volta che il governo del Qatar avrà rallentato i progetti infrastrutturali, continueranno a crescere a un ritmo così rapido. Difficile crederlo. Con una popolazione di soli 2 milioni di abitanti, molti dei quali espatriati che mantengono il loro conto corrente nel paese di origine, il Qatar non è pronto a vedere il credito ai privati soppiantare quello alle imprese e agli organismi pubblici.

Ikea: cala il fatturato in Italia, ma la quota di mercato è in netta crescita

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Cala del 4,5% (a 1,526 miliardi di euro) il fatturato in Italia di Ikea, che ha però visto aumentare al 9,3% la quota di mercato nel settore arredo. Non solo: il colosso svedese rivendica di essere il più grande acquirente mondiale di mobili italiani, che rappresentano l’8,1% delle merci vendute nei 338 punti vendita di tutto il mondo. Il 67 per cento del personale poi ha contratti part-time, con una media di 24 ore settimanali. Nell’ultimo anno fiscale i visitatori ai venti punti vendita italiani di Ikea sono stati 44,8 milioni, in calo del 2%. E nel 2012-2013 anche le vendite realizzate da ristoranti e bar (Ikea Food) nei punti vendita in Italia sono calate del 6,4%.

Berlusconi ai “domiciliari” a Roma. Caos nel Pdl

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Il passaggio a Forza Italia si sta rivelando un grattacapo e la mancata elezione di Daniela Santanchè alla vice presidenza della Camera, andata al pidiellino Simone Baldelli con 274 voti a favore, potrebbe scatenare molto più di un mal di pancia. Berlusconi che cosa fa? Trasferisce la sua residenza a Roma e i maligni, come il sito “il portaborse” che per primo ha riportato la notizia, si scatenano associando la scelta del cavaliere alla probabile decisione di scontare ai domiciliari la pena inflitta al processo mediaset. Troppe cose bollono nel pentolone del Pdl.  Silvio Berlusconi ha tenuto all’ora di pranzo a palazzo Grazioli un vertice con lo stato maggiore del partito. Una riunione necessaria per preparare quella che si terrà alle 19 con i gruppi parlamentari di Camera e Senato. Aria tesa che si aggiunge a quella che si respirava ieri sera a palazzo Grazioli nella riunione tra Silvio Berlusconi e lo stato maggiore del partito per discutere, tra l’altro, della questione del nuovo assetto organizzativo da dare a Forza Italia. Ma il nodo è quello dei ruoli da assegnare. Inizialmente si è ipotizzato un organismo ristretto a cinque persone (Angelino Alfano, Denis Verdini, Sandro Bondi e i due capigruppo Renato Brunetta e Renato Schifani) da affiancare alla presidenza di Silvio Berlusconi. Risultava dunque esclusa Daniela Santanché, che attualmente ricopre il ruolo di responsabile propaganda del Pdl, e che già ha dovuto accettare di farsi da parte nell’elezione a vice presidente della Camera che poi è andata a Simone Baldelli.

Letta a Wall Street: bisogna investite in Italia

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L’Italia è  un Paese “giovane, virtuoso e affidabile” e malgrado abbia superato  il tetto del 3% del deficit/pil metterà  in atto “gli aggiustamenti” necessari per rispettare gli impegni con l’Europa. Ma per intercettare la ripresa e attrarre capitali dall’estero è necessaria la stabilità politica. Enrico Letta parla a Wall Street, di fronte agli operatori della piazza finanziaria più importante del mondo, e ripete che “l’obiettivo  del governo è  puntare alla crescita e raggiungere la  stabilità politica per far abbassare i tassi di interesse sul debito pubblico, oggi al 4,5%, ma che l’anno prossimo vogliamo portare al 2%.  L’obiettivo, dice il premier, “è realizzare dodici mesi consecutivi di crescita, e per farlo dobbiamo continuare sulla strada del consolidamento fiscale”.  Il capo del governo ha annunciato che l’esecutivo interverrà sulla spesa pubblica e ha anticipato la nomina di un commissario per la spending review. Sulle continue liti di Pd e Pdl sulle sulle misure fiscali, in particolare sulla cancellazione dell’Imu  sulle prime case, Letta ha smentito che “la riforma dell’Imu che abbiamo fatto” sia stata  “una concessione a Berlusconi”. “Sta nel mio programma di governo “, ha osservato, “e sono convinto che di questa riforma ne abbiamo bisogno. Un buon compromesso tra le posizioni di tutti nella coalizione, perché abbiamo bisogno di cambiare la legge sugli immobili che crea problemi al mercato interno, che è  crollato, e alle famiglie”.  Quanto a Destinazione Italia e alla capacità del paese di attrarre investimenti esteri, Letta ha detto: “Noi non siamo bravi a presentare la forza della nostra economia, ma siamo una potenza nel settore manifatturiero e abbiamo molti importanti asset. L’Italia si aprirà al mondo anche con l’imminente Expo di Milano del 2015, che per noi è un appuntamento cruciale”.

Dura lex sed lex, altrimenti è disordine

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di Michele Imperio

legge uguale per tutti Dicevano i romani: dura lex sed lex. Tradotto: la legge va applicata secondo la sua giusta interpretazione che piaccia o no altrimenti si crea disordine.
E infatti la legge Severino non è stata applicata secondo la sua retta interpretazione e puntualmente arriva il disordine.
A Berlusconi non interessa più nulla di questo governo se il Pd voterà la sua illegittima decadenza e non crede più a nessuno. Non si fida più nemmeno di Giorgio Napolitano il quale, a suo dire, gli avrebbe promesso un ammorbidimento dei senatori in giunta, lo avrebbe difeso contro le «toghe rosse» e i magistrati della Cassazione, ma poi – di fatto – non ha mosso un dito per lui.

In effetti l’atteggiamento di Giorgio Napolitano in questa vicenda come in altre vicende del passato (stragi e trattativa) è stato molto ambiguo. stato mafiaCome questo giornale ha più volte detto e come i fatti di questi giorni stanno confermando, è in atto una vendetta dei Poteri Forti Internazionali più atalantisti contro Silvio Belrusconi (come politico) e contro Emilio Riva (come imprenditore) per aver aderito a un progetto di un grande gasdotto russo favorevole agli interessi russi ma contrario agli interessi americani e quindi per aver i due (Berlusconi e Riva) manifestato indaffidibilità internazionale sotto l’aspetto del filoatlantismo, nudo e puro. Vedi: http://lanotteonline.com/2013/09/14/la-vera-storia-dellilva-di-taranto-quella-che-sta-facendo-crollare-il-comparto-italiano-dellacciaio/
Napolitano ha detto di voler prendere le difese sia di Berlusconi che di Riva (“non mi fate dimettere perchè ci sono quelli che vi vogliono asfaltare”). Però mentre per Riva Napolitano si è effettivamente speso un po’ per Berlusconi non ha mosso un dito. Solo ammonimenti, reprimende, minacce e da ultimo perfino insulti (eversivo).
Ma quando mai si è visto che un capo dello stato chiama eversivo un ex capo del governo e tuttora leader del secondo partito di magioranza!
L’attuale premier Enrico Letta, a conferma della sua bassa statura politica e della sua appartenenza ai settori più ambigui e più giustizialisti del suo partito, dice di condividere le parole di Napolitano continua a esternare la sua assurda tesi per cui il PDL deve tenere distinte le vicende di Silvio Berlusconi da quelle del partito e quindi mette ancora più carne al fuoco. Decisamente un minus habens!

Silvio Berlusconi non spera più in un ravvedimento degli alleati/nemici che vogliono cacciarlo dal Parlamento e teme che qualche P.M. voglia arrestarlo come ha già fatto per Riva e per Ligresti.berlusconi carcere
Ecco quindi il disordine sotto le forme di “muoia Sansone con tutti i filistei”. Parlamento paralizzato, dimissioni di tutti i senatori e i deputati del PDL, elezioni anticipate con un sistema elettorale non ancora riformato, che potrebbe riproporre maggioranze diverse nei due rami del Parlamento.
Tutta questa situazione è anche la conseguenza della assenza ai vertici dello Stato di un soggetto che sappia essere al di sopra delle parti e sappia rappresentare l’unità nazionale. D’altra parte a quella età……………….Se oggi presidente della repubblica fosse stato per esempio un Franco Marini o un Luciano Violante, tutto questo non sarebbe successo.

Le cronache dicono che proprio lo sproloquio di Napolitano nell’ultima sua nota ha irritato ancor di più Silvio Berlusconi il quale ora considera l’inquilino del Quirinale un uomo di parte, «scorretto, inaffidabile» e che “non ha voluto muovere un dito a suo favore”.

Il disordine che si sta creando in questi giorni si ritorcerà sicuramente a danno di chi l’ha provocato, ossia il P.D. E’ inutile dire – come fanno gli esponenti del P.D. – che loro non hanno fatto altro che applicare la legge nello Stato di diritto perché quelli che sanno un po’ di legge capiscono benissimo che dal punto di vista giuridico la legge Severino non era retroattiva e quindi non era applicabile al caso Berlusconi oltre ad avere forti profili di incostituzionalità che andavano mandati al vaglio della Corte Costituzionale. Eppoi anche dal punto di vista politico che senso per un partito schierarsi su una questione giuridicamente controversa con il partito di opposizione M5S pur di far decadere da senatore il leader del partito alleato di governo che li aiuta a sostenere il governo?.

Il P.D. ha quindi mostrato ancora una volta di essere un partito schizofrenico, inaffidabile, incapace di dominare le proprie istanze giustizialiste e di gestire la scena politica e che non sa valutare nemmeno le conseguenze delle proprie iniziative politiche.

Ah dimenticavo! E che non conosce nemmeno il principio basilare proposto dai romani agli antipodi della politica: dura lex sed lex.

Michele Imperio