22 Settembre 2024, domenica
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Un’intensa perturbazione attraversa la Penisola italiana

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L’ondata di maltempo, tra domenica e lunedì, entrerà nel vivo con la perturbazione numero 7 del mese di Settembre, quasi autunnale, che oggi mostrerà i suoi maggiori effetti sulle regioni centro settentrionali. L’abbassamento temporaneo del flusso atlantico consentirà così ad aria molto umida di penetrare sul Mediterraneo, scavare una circolazione di bassa pressione sul Tirreno e determinare una veloce fase di piogge e temporali in marcia da nord verso sud. Alla manovra parteciperanno anche infiltrazioni di aria relativamente più fredda dal Nord Europa a discendere sul bordo orientale dell’anticiclone con massimi tra Scandinavia e Mitteleuropa.

Lunedì sarà ancora un’altra giornata marcatamente instabile un po’ ovunque con fenomeni che dal pomeriggio si concentreranno maggiormente sulle orientali e sul basso Tirreno. La tendenza sarà verso un miglioramento a partire da Ovest. Temperature in calo soprattutto al Sud.

Tornano i bocconi avvelenati ammazza-cani

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Non è sufficiente ricordare che chiunque, “per crudeltà o senza necessità, provoca la morte di un animale è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi”, nè basta mostrare le immagini dei cani che hanno trovato la morte a causa dei bocconi avvelenati. A Torre Boldone, in provincia di Bergamo, un cartello con il testo e le foto è stato esposto, ma questo non ha fermato il killer dei cani che è tornato a colpire. Il serial killer colpisce a settembre, disseminando nei parchi i bocconi assassini e il Comune ha preso le contromisure invitando i concittadini a riportare qualsiasi elemento possa aiutare a identificare “chi colpisce i nostri amati animali”. Già nel 2012, a seguito dell’ennesimo avvelenamento, in molti si erano rivolti al Comune, temendo per sè e per i propri cani e chiedendo di essere tutelata. Claudio Sessa, primo cittadino del paese, non aveva però accolto la richiesta che venissero piazzate delle telecamere di sicurezza in quanto la misura sarebbe inefficace in una zona tanto estesa e nel caso in cui il killer agisse di notte.

Avvertita scossa di terremoto nella notte in provincia di Rieti

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L’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Ingv, ha registrato una lieve scossa di terremoto di magnitudo 2.3 alle 5:34 nel distretto sismico dei Monti Reatini. Secondo i rilevamenti, il sisma ha avuto ipocentro a 9,7 km di profondità ed epicentro in prossimità dei comuni di Accumoli, Amatrice e Cittareale, tutti in provincia di Rieti.

Fondo per la crescita sostenibile. Finanziamenti alle PMI fino a 3 milioni per progetti e sviluppo

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In partenza il primo asse del Fondo per la crescita sostenibile introdotto col decreto interministeriale 8 marzo 2013 e di cui, a suo tempo, ci siamo ampiamente occupati su Campania Europa.  Dal Ministero dello Sviluppo Economico confermano che è in corso l’adozione del decreto direttoriale che indicherà termini di apertura e modalità per la presentazione delle domande di agevolazioni per il primo asse, appunto, dedicato agli interventi per Ricerca e Sviluppo (R&S).

Chi potrà accedere alle agevolazioni?

Potranno beneficiare delle agevolazioni:

  1. micro, piccole e medie imprese dei settori industriali ed agro-industriali;
  2. imprese artigiane di produzione di beni;
  3. centri di ricerca con personalità giuridica;
  4. organismi di ricerca, limitatamente ai progetti congiunti che prevedano il meccanismo di seguito illustrato.

Tali soggetti, fino a un numero massimo di 3, possono presentare progetti anche congiuntamente tra loro.
In tali casi, i progetti devono essere realizzati mediante il ricorso allo strumento del contratto di rete o ad altre forme contrattuali di collaborazione, quali, a titolo esemplificativo, il consorzio e l’accordo di partenariato.

Progetti ammissibili ed ammontare delle agevolazioni erogabili.

Sono ammessi alle agevolazioni progetti in attività di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale finalizzate alla realizzazione di nuovi prodotti, processi o servizi o al notevole miglioramento di prodotti, processi o servizi esistenti.
Le proposte progettuali devono necessariamente prevedere spese per minimo 800.000 e  massimo 3.000.000 euro.

Il contributo viene erogato nella forma del finanziamento agevolato non assistito da alcuna forma di garanzia per una percentuale sulle spese ammissibili complessive pari al:

  • 70% per le imprese di piccola dimensione;
  • 60% per le imprese di media dimensione;
  • 50% per le imprese di grande dimensione.

Quali sono le spese ammissibili?

Le spese e i costi ammissibili sono quelle relative a:

  • personale dipendente del soggetto proponente;
  • strumenti e attrezzature di nuova fabbricazione;
  • servizi di consulenza ed altri servizi utilizzati per l’attività del progetto di ricerca e sviluppo, inclusa l’acquisizione o l’ottenimento in licenza dei risultati di ricerca, brevetti e know-how;
  • spese generali derivanti direttamente dal progetto di ricerca e sviluppo;
  • materiali utilizzati per lo svolgimento del progetto.

 

 

Occupazione ed imprese femminili, finanziamenti a fondo perduto per progetti di inserimento lavorativo e consolidamento d’impresa

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Pubblicato il bando del Programma Obiettivo 2013 per l’incremento e la qualificazione dell’occupazione femminile mediante l’inserimento ed il reinserimento nel mercato del lavoro. Il bando prevede la concessione di contributi a fondo perduto per progetti complessi che prevedano spese per un minimo di 60.000 euro.

Le azioni devono essere finalizzate a promuovere l’occupazione ed il reinserimento nel mondo del lavoro, ovvero il consolidamento di impresa.

1 a. Occupazione

Il progetto può essere presentato da datori di lavoro che intendono assumere e formare nei dipendenti donne under 35 avvalendosi dell’esperienza di una lavoratrice o lavoratore senior.
L’assunzione deve essere formalizzata all’avvio del percorso formativo in azienda. Per tale tipologia di progetto sono finanziabili i costi di formazione, mentoring e affiancamento da parte di una o più risorse senior interne all’azienda.

1 b. Reinserimento lavorativo

Il progetto può essere presentato da datori di lavoro che intendono inserire in azienda donne over 35 che siano inoccupate, disoccupate o fruitrici di prestazioni di sostegno al reddito. L’assunzione deve essere formalizzata all’avvio del percorso formativo in azienda. Le azioni finanziabili sono i costi di formazione, mentoring e affiancamento da parte di una o più risorse interne all’azienda.

2. Consolidamento di impresa

Destinatarie di questa azione sono le imprese femminili (a titolarità piena ovvero a prevalenza femminile nella compagine societaria) attive da almeno due anni.
Il consolidamento potrà avvenire presentando proposte per le seguenti azioni:

  • studi di fattibilità per lo sviluppo di nuovi prodotti, servizi e mercati;
  • iniziative tra più imprese femminili per la definizione e promozione di propri prodotti e servizi;
  • formazione manageriale e specialistica finalizzata al rafforzamento dell’impresa o di alcune aree dell’impresa.

Il progetto dovrà riferirsi esclusivamente ad un solo punto del Programma Obiettivo e il punto prescelto deve essere espressamente indicato nel progetto.

Documenti da scaricare

  • Programma Obiettivo 2013, per l’incremento l’incremento e la qualificazione dell’occupazione femminile mediante l’inserimento ed il reinserimento nel mercato del lavoro, consolidamento di impresa.

L’irreversibile crisi dei paesi occidentali (se non si cambia impostazione)

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di Michele Imperio

bric 2Nel 2007 i paesi cosiddetti avanzati producevano quasi il 75% del Pil mondiale. Nel 2012 (quindi appena cinque anni dopo) questa percentuale è scesa al 63%. Ciò che si supponeva dovesse avvenire in dieci o vent’anni è accaduto in cinque. I differenziali di crescita fra paesi occidentali e paesi orientali più Brasile e Sudafrica, hanno determinato un consistente spostamento nella distribuzione dei redditi e della ricchezza mondiale. Soprattutto le multinazionali vogliono stare dove c’è ricchezza e non povertà e quindi stanno attuando un massiccio trasferimento delle loro sedi da Occidente a Oriente. Ma dopo di loro anche le imprese nazionali seguiranno la stessa strada come se fossero uno sciame d’api. Alcune lo hanno già fatto.La delocalizzazione delle imprese a Oriente risponde a queste esigenze. Per di più, disponendo di meno risorse rispetto al passato tutti i paesi cosiddetti avanzati stanno vivendo un rapido deterioramento delle proprie finanze pubbliche. Se dieci anni fa le crisi del debito pubblico erano considerate una piaga che affliggeva i paesi in via di sviluppo, oggi questa è una maledizione che affligge le cosiddette economie avanzate.

Quindi se qualcuno oggi vi parla di ripresa economica dell’Europa vi prende in giro. Così come sono impostati, salvo che non vogliano darsi impostazioni diverse (vedi per esempio le proposte di questa pubblicazione:come sanare il debito pubblico 3, i paesi europei cosiddetti avanzati possono al più sperare di passare da una recessione a una stagnazione. Fanno eccezione la Germania e alcuni paesi di minime dimensioni territoriali come la Norvegia, la Svizzera, il Principato di Monaco, il Principato del Lussemburgo, San Marino e Malta.
Nel complesso però il paziente Europa è praticamente in coma. Basta dare un’occhiata ai parametri chiave: lavoro, credito, Pil, finanza pubblica.

lavoro Cominciamo dal primo: il lavoro. La disoccupazione in Europa – scrive l’economista Paolo Barnard – è ancora a livello “mostruoso” soprattutto nei paesi della fascia latino-meditarranea Italia, Spagna, Portogallo e Grecia. La disoccupazione ha raggiunto i suoi massimi storici. La disoccupazione giovanile è arrivata a uno sconvolgente 40%. Questo significa che il danno arrecato sarà per generazioni. Sarà un danno sistemico, che durerà decenni. La cosiddetta ripresa del settore manifatturiero, l’unica di cui si parla, coinvolge in realtà una minima parte dell’economia e non sta creando posti di lavoro: al contrario le aziende continuano a licenziare.

credito 2Credito. Le banche europee sono esposte a mutui cosiddetti “marci” (impagabili) per almeno 1.000 miliardi di euro. Gli istituti di credito quindi non possono più svolgere il loro compito primario, che è quello di prestare denaro al sisitema produttivo e alle famiglie. Ormai le banche sembrano farmacie che vogliono vendere solo prodotti finanziari. I rubinetti continueranno a restare asciutti, e questo prolungherà la sofferenza delle aziende, fino a stritolarle.

finanza pubblicaFinanza pubblica. E’ sempre in continuo deterioramento anche perchè le politiche di austerità, con le quali si vuole risanare il debito, sono un rimedio peggiore del male. Keynes insegnava che quando calavano gli investimenti e i consumi (come in Europa stanno rapidamente calando sia gli uni che gli altri) i governi dovevano aumentare la spesa pubblica in modo da compensare le minori ricadute di denaro sul territorio dovute al calo degli investimenti e dei consumi. Invece le politiche di austerità applicano il principio opposto: in contemporaena con il calo degli investimenti e dei consumi fanno calare anche la spesa pubblica. Il risultato è che non solo non c’è la ripresa economica auspicata ma aumentano le tasse e questo soffoca sempre di più l’economia, col risultato paradossale che i governi pur aumentando le tasse ne incassano meno e devono spendere più soldi per pagare gli ammortizzatori sociali per le valanghe di disoccupati che si vengono a creare. E questo peggiora i conti invece che migliorarli. Chi aumentando le tasse si vanta di tenere i conti in ordine è solo un imbecille. I titoli di Stato poi si vendono a tassi d’interesse pressoché inaccettabili: quasi al 5% il Btp, contro un tasso “sano” dell’1%. «In ogni caso – scrive ancora l’economista Paolo Barnard – se si continua a negare la gravità della distruzione economica e sociale che ci hanno inflitto le politiche di austerità, sarà impossibile uscirne: perché non sapremo adottare i rimedi adeguati». E così tutte le altre devastazioni del cosiddetto rigore dei conti. «Quanto credete che ci vorrà a riparare le voragini lasciate da fallimenti aziendali nell’ordine di 150.000 all’anno?».

pilPil. La crescita economica, che è il vero parametro da guardare assieme al tasso di occupazione, rimane ferma, debole e anemica. L’Europa arranca, sperando in micro-crescite dello 0,2-0,4%, con l’Italia del tutto ferma al palo. Ergo i consumi rimangono infimi, nonostante lo sia anche l’inflazione. Campeggiano i manifesti “Tutto sottocosto” di gruppi come Leclerc, grande distribuzione: «Fra un po’ ce la tirano dietro, la roba». In Grecia, addirittura, il governo ha autorizzato i supermercati a mettere in vendita i prodotti scaduti, perché la gente non si può permettere i prezzi di quelli freschi.

draghi 2In questo contesto liberare almeno i paesi più deboli dalla gabbia dell’euro sarebbe come dare loro almeno una boccata di ossigeno. Ma pur di salvare l’euro in tutti i paesi che l’hanno adottato, Mario Draghi l’omino americano posto ai vertici della BCE attraverso l’inganno, ha stabilito acquisiti illimitati di bond fino a tre anni, vincolati però all’impegno dei governi di fare quelle che lui chiama riforme. Noi le chiameremmo più appropriatamente macellazioni sociali. Il 6 settembre scorso Mario Draghi, in nome e per conto del presidente democratico degli Stati Uniti Barak Obama ha dichiarato: «Faremo tutto il necessario per l’euro che è irreversibile. Timori fondati sulla reversibilità dell’euro sono paure infondate. E ciò rientra pienamente nel nostro mandato». Mandato conferito da chi?
L’art. 50 del trattato di Maastrich prevede l’uscita dall’euro se un paese lo vuole. Ma gli Stati Uniti (e Mario Draghi per loro) non vogliono che alcuno esca.

Siamo in prigione.

Però non è detto che l’idillio Germania-Stati Uniti continuerà. I valori irrinunciabili dell’etica economica tedesca sono la sostenibilità dell’attività produttiva, la stabilità e una finanza che finanzi realemnte le attività economiche. Quando la Germania verificherà che questi valori non sono più sostenibili con l’euro, non potendo mantenere oltre la Grecia anche gli altri paesi latino-mediterranei che vedranno aggravarsi le loro crisi, sarà la stessa Germania ad abbandonare l’ euro. Vagonate di nuovi marchi e 1500 tonnellate di oro aspettano in Svizzera questo momento.

E noi? Che faremo noi a questo punto? Qualcuno ci sta pensando?

Michele Imperio

Il Bildemberg e la crisi di governo

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di Michele Imperio

enrico letta filoamericanoUna delle ragioni della rovinosa caduta di questo governo è l’infimo profilo del suo premier Enrico Letta, un’autentico minus habens!

Anche i bambini capiscono che il presidente di una coalizione di governo deve garantire i partiti che ne fanno parte e segnatamente i suoi leaders.
E’ convinzione di molti in questo paese che Silvio Berlusconi, in quanto già braccio finanziario di Bettino Craxi, in quanto sostenitore del sovrainsmo e dell’autonomia dell’Italia rispetto a Stati Uniti e Gerrmania, sia perseguitato da quello stesso segmento della Magistratura politicizzata, che già a suo tempo in ossequio a voleri superiori liquidò compeltamente il leader del P.S.I. Bettino Craxi con le inchieste sulla corruzione e gestì le stragi siciliane (“non sarà la Mafia a uccidermi ma alcuni miei colleghi Magistrati” Paolo Borsellino 18 luglio 1992)craxi
Però era chiaro che Berlusconi, accettando di collaborare in un govenro di cui era parte anche il Partito Democratico, invocava legittimamente dal leader del nuovo governo di larghe intese una tutela quanto meno politica della sua persona nei confornti di questo segmento della Magistratura.
Ora su questo punto chiunque può pensarla come vuole, può pensare che Berlusconi è un perseguitato dalla Magistratura epr le ragioni dette oppure può pensare che Berlusconi è un bandito e che la Magistratura fa solo il suo dovere. Ma se si pensa in questo secondo modo non si accetta l’incarico di presiedere un governo che si regge anche sul sostegno di Silvio Berlusconi. Si rifiuta. E si lascia che il governo lo faccia un altro.
Invece Enrico Letta ha accettato di formare questo governo con questa maggioranza e sin dal primo momento ha recitato la litania che il PDL deve tenere distinte le due questioni: le sorti di Berlusconi da un lato, l’azione di governo dall’altro. E – quel che peggioi – ha convinto anche Giorgio Napolitano di questa esigenza.
Ma – santiddio! – questa è una decisione che deve prendere il PDL! Con i suoi organi dirigenti!
E’ ridicolo che Enrico Letta si atteggi a segretario politico del PDL e voglia imporre lui al PDL la linea da seguire per gestire il caso Berlusconi.
Ancor più ridicolo è il fatto che egli, nel momento più caldo della crisi, pronunci l’espressione “prendere o lasciare” con riferimeno all’adesione a questa linea, quando nemmeno dispone di una maggioranza alternativa a quella che – nonostante tutto – gli ha dato la fiducia.
Questo fa veramente sorridere!
la stampaIl quotidiano “la Stampa”, che sicuramente non la pensa come noi, descrive Enrico Letta nell’ ultimo consiglio dei ministri come se fosse un pugile: “Sono stufo – ha detto – di questi ricatti sulla questione giudiziaria di Silvio Berlusconi!”. Poi un colpo diretto al volto: «Basta con gli aut aut e le divisioni, adesso mi dite se siete ancora ministri di questo governo o se non lo siete più!”. Infine – sempre “la Stampa” – sferra un colpo basso: «Avete compiuto un’operazione vergognosa annunciando le dimissioni dei parlamentari mentre ero all’Onu!”. Né poteva mancare una minaccia d’addio: «Se non ci fosse questa legge elettorale mi sarei già dimesso… Comunque non ho alcuna intenzione di vivacchiare o di farmi logorare. O si rilancia il governo o è finita!».

Poi – continua il quotidiano “La Stampa” – Letta ha congelato il decreto con la “manovrina”. Ha messo il Pdl nella scomodissima posizione di essere responsabile dell’aumento dell’Iva. “E se scatenerete la crisi sarete responsabili anche del pagamento dell’Imu e di una probabile crisi finanziaria!”

berlusconi pensierosoOra ci dica il lettore: che altro poteva fare Silvio Berlusconi di fronte a qeusti stupidi e autoritari atteggiamenti di Enrico Letta se non rilasciare immediatamente nella serata di ieri la seguente dichiarazione: «L’ultimatum di Letta è inaccettabile e irricevibile, i ministri del Pdl diano subito le dimissioni»?.

E’, chiaro poi che la goccia che ha fatto trabocarre il vaso è l’aumento dell’IVA. Se in una fase così delicata e calda dei rapporti fra lui e il P.D.L. Enrico Letta ci mette pure l’aumento dell’Iva quando uno dei patti fondanti di questo governo era quello che bisognava eviatere nel modo più assoluto ogni uteriore aumento di tasse, che cosa si deve pensare di lui?.
In raaltà questo aumento dell’IVA non lo voleva nememno il P.D. letta 2. Lo voleva solo il Bildemberg rappresentato nel governo da Fabrizio Saccomanni perché non ci sono sufficienti risporse per continuare a finanziare le missioni all’estero.
bildembergDiciamo questo a riprova del fatto che il binomio Napolitano-Letta si sente più vincolato al Bilemberg che non agli inetressi del paese e in definitiva anche agli interesi del loro stesso partito.
Ma, ammesso pure che si dovesse fare nell’interesse o per comando del Bildemberg, questo colpo di mano, domando: è espressione di intelligenza politica farlo in quella maniera e con quei tempi?
E poi tanto per troncare ogni residuo margine di dialogo fra i due partiti P.D. e P.D.L., che ti fa Enrico Letta? Scrive una nota in cui definisce i gesti di Berlusconi «folli e dettati da motivazioni personali».
Cioè passa dai sermoni all’insulto.
Mi chiedo: ma che per caso è pazzo?

Credo anch’io fermemente a questo punto nella necessità di riformare la legge elettorale perché se il P.D. è fatto da gente come Enrico Letta allora meglio, ma molto meglio, un sitema elettorale che lascia in piedi solo due coalizioni: quella che mi auguro si vorrà riunire intorno a Beppe Grillo (M5S, IDV, Vendola, Rifondazione Comunista) e quella che rimarrà con Silvio Berlusconi. Al limite meglio un colpo di stato militare che un governo retto dal P.D. e segnatamente da personaggi come Enrico Letta. Esponenti di quel tipo –ormai abbiamo capito – sono soltanto dei maggiordomi eunuchi al servizio di Germania e Stati Uniti nel convincimento – ormai fasullo – che Germania e Stati Uniti facciano anche i nostri interessi. Una volta era così. Ma a partire dalla caduta del muro di Berlino in poi, Germania e Stati Uniti sono quelli della trattativa, delle stragi, dell’euro e di tutte le cose che ci hanno inorridito e rovinato.

Domando: Possiamo dire a questo punto o con Grillo o con Berlusconi – non ha importanza – la parola “basta”?

Michele Imperio

La coraggiosa opera statalizzatrice del premier ungherese Viktor Orban

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di Michele Imperio

OrbanIl passaggio dal capitalismo al monopolismo produce fra le sue tante perversioni l’idea che i servizi essenziali di fornitura di acqua luce gas e eventualmente petrolio alle famiglie non debbono più essere gestiti da tante società statalizzate per quante sono le nazioni del mondo, bensì soltanto da tre o quattro società private multinazionali che debbono conseguire dall’erogazione di questi servizi utili miliardari.

I vari maggiordomi eunuchi posti ai vertici dei vari Stati non fanno che plaudire a questo passaggio epocale del quale – forse – non hanno nemmeno capito niente, ma probabilmente ne traggono vantaggi personali. Senonchè quattro governi del pianeta stanno eroicamente contrastando questa tendenza.

Il ritorno alla sovranità nazionale di settori strategici dell’economia nazionale quale erogazione di luce acqua e gas e eventualmente petrolio è un’operazione che in questo momento stano facendo quattro goevrni due di sinistra e due di centro-destra e precisamente il governo di sinistra del Venezuela capeggiato da Nicolás Maduro, successore di Hugo Chávez, morto prematuramente di tumore (secondo taluni indotto), il quale ha ripreso i procesi di nazionalizzazione già avviati da Chavez, il governo di sinistra della Bolivia per le decisioni del primo ministro Evo Morales, il governo di centro-destra dell’Argentina. rappresentato egregiamente da Cristina Fernández Kirchner e, soprattutto, il governo di centro-destra dell’Ungheria presieduto da Viktor Orban, già per questo motivo destinatario di un attentato ad opera di ignoti.

Questi governi si stanno ribellando con successo ai cartelli bancari internazionali controllati dai Rothschilds e sostenuti politicamente dall’attuale presidente democratico americano Barak Obama. obama massone

In particolare dopo essere andato al governo nel 2010, il primo ministro ungherese Viktor Orban ha rinazionalizzato meirtoriamente la banca centrale ungherese (l’Ungheria è nella U.E. ma non nell’euro) e sta riprendendo il controllo di alcune compagnie energetiche, tra le quali la controllata magiara del gigante tedesco E.On, nonché il controllo delle quote in mani estere della società petrolifera nazionale Mol e a una società idrica che era finita nelle mani della francese Suez.

Già nel 2011 questo valoroso primo ministro ungherese aveva coraggiosamente detto all’FMI che l’Ungheria non voleva più “assistenza” dal delegato internazionale della Federal Reserve di proprietà dei Rothschild. Grazie a “una politica di bilancio disciplinato” Orban aveva ripagato il 12 agosto 2013 il saldo dei 2,2 bilioni di debito all’FMI, che scadeva ufficialmente nel marzo 2014. Gli ungheresi quindi non sono stati più costretti in questo arco di tempo (agosto 2013-marzo 2014) a pagare esosi interessi a banche centrali private e irresponsabili.
I risultati della sua azione di governo sono stati eccezionali. L’economia nazionale, che vacillava per via di un pesante debito pubblico (80% del p.il.) ha sensibilmente ridotto il debito e ha recuperato rapidamente.

Il primo ministro Orbàn ha così dichiarato: “L’Ungheria gode ora della fiducia degli investitori”, che possono investire in un paese in ripresa e non in crisi. E ha poi annunciato: «Non posso ancora fare rivelazioni ma siamo in colloquio continuo per riacquistare almeno 6-7 società che operano nel comparto delle utilities e che sono state precedentemente privatizzate», Comunque si sa che alcune di queste società sono le tedesche E.On e RWE, le francesi Edf e GDF Suez, oltre che l’italiana Eni tramite la società ungherese Tigaz.

L’obiettivo è quello di rinazionalizzare le industrie erogatrici di servizi essenziali per abbassare i prezzi dell’energia e delle altre risorse fondamentali. Tuttavia i portavoce ufficiali del Governo ungherese stanno evitando in ogni modo di utilizzare i termini “nazionalizzazione” o “rinazionalizzazione!”. E prlano di attività no profit. Orban sostiene che vuole trasformare la distribuzione di energia nelle case degli ungheresi in una attività no-profit. Ossia in una attività che non è a scopo di lucro. Orbán ha affermato che proporrà su questo argomento “un grande dibattito con l’Unione europea”. Ma i rapporti con la Germania e con l’Unione Europea si stanno inasprendo sempre di più e le società tedesche E.On e RWE e le francesi EDF e GDF Suez, colossi energetici con lauti affari in Ungheria, contattate dalla stampa per rilasciare dichiarazioni in merito, hanno preferito ritirarsi in un glaciale silenzio.

Non può stupirci una scelta del genere presa dal premier ungherese che da anni si batte contro lo strapotere dei Signori del danaro in patria e all’estero. Una scelta responsabile in grado di avversare le ricette economiche iperliberiste che, in realtà, puntano alla svendita delle compagnie di fondamentale importanza per la collettività, per regalarle e concentrarle in poche società multinazionali.
Da quasi tre anni Orban e il suo partito di centro-destra Fidesz conducono una lotta senza quartiere contro l’usura e contro i famelici eurocrati sempre pronti a colpire chi difende la propria libertà e quella del suo popolo dalla troika dei grandi speculatori, rappresentata dalla Bce, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale.
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Quanta tristezza a confrontare l’Ungheria con l’Italia dove l’omino bilbemberg Enrico Letta ha annunciato che aumenterà ancora il prezzo della benzina superando la cifra record di due euro al litro, aumenterà l’Iva per finanziare le missioni italiane all’estero e sta già svendendo a stranieri alcune società di Eni Enel e Finmecanica.

Mi chiedo: Quando potremo avere anche noi un Viktor Orban o un Evo Morales?

Michele Imperio

Alitalia, Lupi contro Zanonato. Subito all’ aumento di capitale

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Un aumento di capitale da 100 milioni di euro, l’esame preventivo dei conti semestrali, con una perdita prevista di 300 milioni,  e una nuova riunione del consiglio di amministrazione già fissata per il prossimo 3 ottobre. Nel giorno più lungo di Alitalia, in attesa che i francesi di Air France-Klm decidano se aumentare la loro quota e assicurarsi la ex compagnia di bandiera, il board ha approvato, appunto, la ricapitalizzazione encessaria per dare ossigeno ad Alitalia ed esaminato le prime valutazioni di Banca Leonardo sul reperimento del credito necessario a finanziare il nuovo piano industriale messo a punto dal nuovo amministratore delegato, Gabriele Del Torchio. Se l’aumento di capitale verrà sottoscritto da Air France-Klm, i francesi potrebbero iniziare la salita nell’azionariato (ora sono al 25%) fino a prendere il controllo del gruppo. Ma sulla questione del passaggio di Alitalia sotto le insegne franco olandesi non c’è accordo nel governo. Il ministro dei trasporti e delle infrastrutture, Maurizio Lupi, ha sottolineato che Air France resta l’interlocutore privilegiato, mentre il suo collega dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, si è dichiarato favorevole a esplorare altre ipotesi: “Si possono trovare soluzioni alternative, ci stiamo lavorando proprio in queste ore.

Quasi 160 mld di euro riciclati all’anno

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Più di 540 miliardi di euro, pari al 35% del pil nazionale. Questa la cifra a cui ammonta l’economia sommersa in Italia. Dei complessivi 540 miliardi, 160, ovvero il 10% del pil, sono frutto di operazioni di riciclaggio che comprendono 4 miliardi di euro di denaro contante oggetto di operazioni illecite. Questi i dati resi noti, ieri, dal sottosegretario per lo sviluppo economico, Simona Vicari, nel corso dell’assemblea annuale dell’Aira (Associazione italiana responsabili antiriciclaggio), che si è svolta presso la sede della Banca popolare di Milano. «In Italia l’economia sommersa si sta assestando, complessivamente, sul 35% del pil, mentre le operazioni di riciclaggio sul 10%», ha spiegato il sottosegretario Vicari, «una cifra consistente che coinvolge il denaro contante solo per il 2,5% del totale».