23 Settembre 2024, lunedì
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Niente tagli per gli ordini

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Ordini professionali fuori dai tagli della spending review. Secondo la Direttiva comunitaria 2004/18/Ce, infatti, un ordine va qualificato come un organismo di diritto pubblico quando ricorrono le seguenti tre condizioni: che l’ente sia stato istituito per soddisfare specificatamente esigenze di interesse generale, aventi carattere non industriale o commerciale; che esso sia dotato di personalità giuridica; che la sua attività sia finanziata in modo maggioritario dall’autorità pubblica oppure che la sua gestione sia soggetta al controllo di quest’ultima, oppure ancora che più della metà dei membri del suo organo d’amministrazione, di direzione o di vigilanza, sia designata dall’autorità pubblica. Lo ha chiarito la sentenza del 12 settembre (numero causa C-526/11) della Corte di giustizia europea escludendo l’applicazione del codice degli appalti da parte di un ordine tedesco, creando così un precedente che non mancherà di avere i suoi effetti anche in Italia.

I successi nei casinò in Corte Ue

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I successi dei giocatori italiani di poker nei casinò esteri finiscono davanti alla Corte di giustizia europea. La causa C-367/13 riguarda l’opposizione di un giocatore all’avviso di accertamento inviato dalle Entrate per il recupero di circa 52mila euro a titolo di lrpef, addizionali e sanzioni. L’ufficio contestava l’omessa dichiarazione della cifra vinta da un giocatore a Nova Gorica, in Slovenia, sostenendo che la somma avrebbe dovuto essere computata nell’imponibile Irpef tra i «redditi diversi». La Ctp Roma, interpellata sulla questione, ha però osservato che la normativa italiana suscita dubbi di compatibilità con l’art. 49 del Trattato Ue, dal momento che la disparità di trattamento tra casinò italiani ed esteri, e cioè le maggiori restrizioni fiscali solo sulle vincite conseguite presso le sale straniere (assoggettate a obblighi dichiarativi ai fini dell’imposta sul reddito), non sembrerebbe completamente giustificata. La vicenda, riporta Agipro, ha preso spunto circa due anni fa dall’operazione «All-In» Entrate-Gdf per il recupero di circa 70 milioni di euro.

Nel dubbio spese corrispettive

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Se le questioni che formano oggetto di contenzioso innanzi al giudice tributario sono dubbie, le spese processuali devono essere compensate. Lo ha precisato la Commissione tributaria regionale di Milano, sezione XXX, con la sentenza n. 103 del 2 luglio 2013.
Per il giudice d’appello, le spese vanno compensate tra le parti «in dovuta considerazione dell’esistenza di controversie sulle questioni proposte». In effetti, giustificano la compensazione, sia novità delle questioni trattate sia la loro complessità. In queste ipotesi, dunque, non va sanzionato il comportamento di chi dà luogo al processo non essendo pacifica la soluzione che può dare il giudice al caso sottoposto al suo esame. Tuttavia, visto che le spese devono essere compensate per ragioni eccezionali, è evidente che la pronuncia esige un’adeguata motivazione.
In effetti, con la riforma del processo civile (legge 69/2009) è stato imposto al giudice di porre a carico della parte soccombente l’onere di pagare le spese processuali, salvo casi eccezionali che devono essere motivati. Secondo la Commissione tributaria regionale di Catanzaro (sentenza 495/2009), la condanna alle spese di giudizio costituisce l’ipotesi ordinaria, legata al fatto stesso della soccombenza, a maggior ragione dopo la modifica dell’art. 92 del codice di procedura civile che ammette la compensazione delle spese solo per ragioni o eventi eccezionali.

Ravvedimento operoso: quando applicarlo

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E’ definito “ravvedimento operoso” lo strumento che permette all’autore o agli autori della violazione ed ai soggetti solidalmente obbligati di rimediare spontaneamente, secondo determinate ed entro certi limiti, alle omissioni ed alle irregolarità commesse dietro pagamento di sanzioni stabilite in misura ridotta rispetto a quelle ordinariamente previste.

E’ preclusa la possibilità di usufruire di questo istituto, in presenza delle seguenti fattispecie:

a) dalla già avvenuta contestazione della violazione;

b) dall’inizio di accessi, ispezioni e verifiche;

c) dall’inizio di altre attività  amministrative di accertamento delle quali l’autore o i soggetti solidalmente obbligati abbiano avuto formale conoscenza.

Il ravvedimento ai fini delle imposte dirette è disciplinato dall’articolo 13 del D. Lgs. 472/1997, come da ultimo modificato dall’art. 1, co. 20, lettera a), della Legge 13 n. 220/2010, consente di regolarizzare le violazioni commesse in sede di elaborazione e di presentazione della dichiarazione, nonchè di pagamento delle imposte dovute.

Carente o mancato versamento di somme a titolo di saldo o acconto dovuti in base alla dichiarazione

La normativa vigente prevede che l’omesso o il carente, entro le prescritte scadenze, del pagamento degli acconti o dei saldi d’imposta dovuti in base alla dichiarzione possono essere sanati mediante l’applicazione del 30% dell’importo non versato, se il pagamento viene effettuato entro 30 giorni dalle prescritte scadenze, qualora il versamento fosse effettuato con ritardo di 15 giorni la sanzione è ridotta di un decimo (cioè il 3%).  Se il pagamento viene eseguito entro il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale la violazione è stata commessa, il versamento della sanzione ridotta a 1/8 del 30% (cioè 3,75%).  Si ricorda che il ravvedimento spontaneo si perfeziona se, entro il termine stabilito, si provvede ad effettuare contestualmente il pagamento dell’imposta o della differenza d’imposta, degli interessi legali e della relativa sanzione.

Mancata presentazione della dichiarazione

La mancata presentazione della dichiarazione entro il termine previsto comporta l’applicazione della sanzione prevista per l’omessa presentazione della dichiarazione. La presente violazione può essere sanata ai sensi dell’art. 13, comma 1, lettera c), del D. Lgs. 472/1997 e la sanzione ridotta ad 1/10 di euro 258,00=. (cioè euro 25,00=).

Errori ed omissioni nelle dichiarazioni che incidono sulla determinazione e sul pagamento del tributo

Durante la redazione della dichiarazione possono essere commessi degli errori o delle omissioni che possono incidere sulla determinazione del quantum da pagare, di seguito la fattispecie:

a) Per gli errori non ancora rilevati dall’Amministrazione Finanziaria  in sede di liquidazione e/o controllo formale delle dichiarazioni (artt. 36 bis e 36 ter del DPR 600/73) è possibile regolarizzare la violazione commessa provvedendo al pagamento della maggior imposta o minor credito, della  sanzione nella misura del 30% della maggior imposta o del minor credito utilizzato e degli interessi moratori calcolati al tasso legale con maturazione giorno per giorno.

La sanzione prevista nella misura del 30% è ridotta al 3,75%  a condizione che il pagamento della stessa, del tributo dovuto e degli interessi legali calcolati al tasso legale avvenga entro il termine della presentazione della dichiarazione relativa all’anno in corso del quale la violazione è stata commessa e che venga inoltrata una dichiarazione integrativa.

b) Per gli errori e/o omissioni, non ancora accertati dall’Amministrazione Finanziaria, fuori dall’ipotesi di liquidazione e controllo formale delle dichiarazioni, come ad esempio l’omessa o errata indicazione di redditi, errata esposizione di indebite detrazioni d’imposta, è possibile applicare l’istituto del ravvedimento operoso. Se l’applicazione del ravvedimento avviene entro 90 giorni dal termine della presentazione della dichiarazione, la sanzione fissa pari ad euro 258,00= e quella prevista nella misura del 30% della maggior imposta o del minor credito utilizzato sono rispettivamente ridotte ad euro 25,00= e al 3,75%, a condizione che il pagamento della sanzione ridotta, del tributo dovuto e degli interessi avvenga entro il termine per la persentazione della dichiarazione relativo all’anno in corso del quale è stata commessa la violazione e che venga inviata una dichiarazione integrativa.

Tardiva presentazione del modello unificato di pagamento F24 a zero

Nell’ipotesi di una tardiva presentazione di un modello F24 a zero, è possibile ravvedere l’errore mediante il versamento della sanzione prevista per tale tipologia e cioè di euro 6,00= per un ritardo non superiore a cinque giorni ovvero di euro 19,00= per il sesto giorno in poi.

 

Mariarosaria Rusciano

 

Ira di Napolitano: Berlusconi scredita

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Mai così tesi i rapporti tra Giorgio Napolitano e Silvio Berlusconi. Al Colle l’irritazione lascia il campo all’ira. Il motivo è nei contenuti di una telefonata (audio trasmesso integralmente durante la trasmissione Piazza Pulita su La7) nella quale Silvio Berlusconi sostiene di aver saputo che il Capo dello stato ha esercitato pressioni sulla Cassazione per il Lodo Mondadori, costringendo i giudici a rientrare in camera di consiglio, aumentando le spese di condanna. Precisamente si sente il Cavaliere affermare: «Mi è stato detto che il Capo dello Stato avrebbe telefonato per avere la sentenza prima che venisse pubblicata». Accuse che il Colle respinge con decisione: «Quel che sarebbe stato riferito al senatore Berlusconi circa le vicende della sentenza sul Lodo Mondadori è semplicemente un’altra delirante invenzione volgarmente diffamatoria nei confronti del capo dello Stato». La smentita delle ricostruzioni fatte da Berlusconi arriva anche dal primo presidente della Cassazione Giorgio Santacroce: «È pura fantascienza».

Usa, niente accordo su bilancio. E’ shutdown

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A mezzanotte del 30 settembre, le 6 del mattino in Italia, negli Stati Uniti d’America è iniziato loshutdown, la paralisi federale con la parziale chiusura delle agenzie governative del governo americano. L’ultima volta che si è presentata una situazione simile era nel 1996 sotto l’amministrazione di Bill Clinton. Dunque l’accordo tra Camera e Senato, dopo una giornata intensissima e tesa, non è stato trovato. Lo scenario è inquietante con migliaia di lavoratori che rischiano di restare senza stipendio e con danni economici per centinaia di milioni di dollari. Nella serata di lunedì il provvedimento è tornato alla Camera, che ha approvato con 228 voti favorevoli e 201 contrari un testo che avrebbe evitato lo shutdown, ma reintroduceva il rinvio di un anno di alcuni punti cruciali dell’Obamacare, come l’individual mandate, che obbliga tutti gli individui, a eccezione di coloro che hanno diritto a esenzioni per motivi economici o religiosi, a stipulare un’assicurazione sanitaria entro il primo gennaio 2014. Il Senato poi ha nuovamente respinto il testo rispedendolo indietro per l’ennesima volta senza la parte che riguarda l’Obamacare.

E’ stato rivolto alle Forze Armate il primo commento del presidente americano, Barack Obama: “Malauguratamente il Congresso non ha adempiuto le proprie responsabilità. Non e’ stato capace di approvare un bilancio e, come risultato, gran parte della nostra amministrazione adesso deve chiudere, fino a quando il Parlamento non tornerà a finanziarla”.

Santa Sede, lo Ior pubblica il bilancio. Utile quadruplicato

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Nel 2012 lo Ior (Istituto per le opere di religione) ha registrato un utile netto di 86,6 milioni di euro (nel 2011 era pari a 20,3 milioni di euro). Ciò ha consentito allo Ior di apportare un contributo di 54,7 milioni di euro al budget della Santa Sede e di destinare 31,9 milioni di euro alla riserva rischi operativi generali (riserva di utili non distribuiti). Dal conto economico dello Ior, pubblicato oggi sul sito dell’istituto (www.ior.va) e primo rapporto a essere divulgato al pubblico, emergono: interessi netti per 52,2 milioni di euro (-19,6%), risultanti dalla differenza tra gli interessi maturati sugli attivi e quelli dovuti ai clienti; 12,2 milioni di euro (+19,6%) di commissioni nette sulle gestioni patrimoniali e su altre operazioni; 51,1 milioni di euro (2011: -38,2 milioni di euro) di proventi netti da negoziazione, che comprendono sia gli utili/perdite conseguiti dai titoli venduti durante l’anno sia gli utili/perdite non realizzati sul valore totale dei titoli al 31 dicembre 2012. I costi operativi ammontano a 23,9 milioni di euro (+12%) e comprendono i costi per il personale, i contributi pensionistici, spese generali e consulenze di professionisti. Il capitale netto è aumentato da 741 milioni di euro a 769 milioni di euro, che per lo Ior significa un solido equity ratio pari al 15,4%. «Complessivamente, prevediamo che il 2013 sarà segnato da spese straordinarie legate al processo di riforma e riorganizzazione in corso e dagli effetti prodotti dai tassi di interesse in aumento», ha dichiarato in una nota il presidente Ernst von Freyberg.

Apertura in rialzo per le borse europee

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Apertura col segno più per piazza affari. L’indice Ftse Mib segna 17.484 punti (+0,29%), l’All-Share 18.522 punti (+0,23%). Dopo i primi scambi, positive anche le borse europee. A Francoforte Dax in rialzo dello 0,47%, a Londra Ftse 100 appena sopra la parità (+0,04%). A Parigi Cac 40 su dello 0,44%, a Madrid Ibex-35 a +0,37%. Spread Btp/Bund stabile a 266 punti base.

Fiat: settembre, boom di immatricolazioni in Francia e in Spagna

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Fiat group cresce sui mercati di Francia e Spagna. A settembre il gruppo ha messo a segno a settembre la seconda miglior performance in Francia dietro alla sola Mercedes-Benz con una crescita delle immatricolazioni di auto nuove del 17,2% a/a a 5.037 unità. Il gruppo torinese, secondo i dati diffusi dall’associazione francese dei costruttori di automobili, torna così, dopo la battuta d’arresto di agosto, sul percorso di crescita imboccato da inizio anno, come dimostrato dal consuntivo dei primi nove mesi dell’anno. Nel periodo gennaio-settembre Fiat Group ha visto le immatricolazioni di auto nuove attestarsi a 45.355 unità con una crescita del 2,2% a/a, seconda solo a Toyota (+6,8%). Ottima performance anche in Spagna, dove Fiat group ha chiuso il mese di settembre con una crescita del 67,4% a/a a 1.294 unità. Secondo l’Anfac, l’associazione nazionale delle case automobilistiche, il brand principale in termini di volumi del Lingotto ha registrato nei primi nove mesi dell’anno un incremento delle immatricolazioni nel paese iberico del 25,4% a/a a 16.282 unità.

Lavoro: Disoccupazione giovanile al 40,1%; +2 mln di italiani in difficoltà

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In Italia tra il 2008 e il 2012 i disoccupati ufficiali sono aumentati di oltre un milione di unità, ma «l’area della difficoltà occupazionale» registra un aumento di circa 2 milioni di persone.  È quanto si legge nel Rapporto sul mercato del lavoro 2012-2013 a cura del Cnel. «Si tratta di uno spreco di risorse ingente», spiega il Rapporto, «oltre che di un fenomeno le cui conseguenza sociali sono allarmanti» e «quasi tutto concentrato nel Mezzogiorno». La sovrapposizione di un forte rialzo dell’offerta di lavoro accompagnato da una contrazione del numero di occupati, spiega il Cnel, ha determinato un incremento significativo della disoccupazione che ha superato il 12%. «L’evoluzione del mercato del lavoro italiano», prosegue il Rapporto, «suggerisce che parte dell’aumento del tasso di disoccupazione sia di carattere strutturale. Si è quindi ulteriormente ampliato il divario tra Nord e Sud del paese. «Affiancando ai disoccupati anche gli inattivi disponibili a lavorare e coloro che ricercano non attivamente», sottolinea il Cnel, «si ottiene una misura più ampia dei lavoratori che potrebbero essere inseriti nel circuito produttivo. L’offerta di lavoro “potenziale” così calcolata aumenta fra il 2008 e il 2012 di ben 900 mila persone, invece delle 550 mila della definizione standard delle forze di lavoro». Se nella definizione ufficiale l’aumento del numero dei disoccupati è di oltre un milione in quattro anni, l’area della difficoltà occupazionale in senso lato «registra un allargamento ben più consistente, giungendo ad aumentare di circa 2 milioni di persone. Si tratta di uno spreco di risorse ingente, oltre che di un fenomeno le cui conseguenze sociali sono allarmanti». Secondo il Cnel, cresce  anche l’esercito dei precari: nel 2012 erano quasi 3 milioni di persone tra dipendenti a tempo determinato e parasubordinati, circa il 12,6% dell’occupazione complessiva. Tra i giovani il rischio di precarietà interessa circa un terzo degli occupati ed è cresciuto di oltre 6 punti percentuali rispetto al 2007. Per riportare il tasso di disoccupazione all’8% entro il 2020, il tasso di crescita del pil dovrà, secondo il Cnel, superare il 2% all’anno. Si tratta di «un target non eccezionale, ma oggi forse non alla portata del nostro sistema». Il 2013 è «l’anno peggiore della storia dell’economia italiana dal secondo dopoguerra.