24 Settembre 2024, martedì
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Contribuente minimo

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Dirigente d’azienda responsabile dei sistemi informatici intende, contemporaneamente alla posizione di dipendente, aprire una partita Iva per svolgere principalmente una consulenza necessaria alla realizzazione di un software gestionale. Il committente della consulenza e l’utilizzo del software che verrà realizzato non sono legati all’azienda della quale è dirigente. Può accedere al regime dei contribuenti minimi?

La preclusione di accesso al regime dei minimi per i lavoratori dipendenti si applica quando l’attività che viene svolta con partita IVA rappresenta la prosecuzione dell’attività nei confronti del medesimo committente (prima datore di lavoro, poi cliente). Pertanto, ad avviso dello scrivente, il dirigente d’azienda potrebbe accedere al regime dei contribuenti minimi.

Polverini e Mussolini pronte a mollare Alfano

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Raffaele Fitto ha lanciato la sua sfida adAngelino Alfano: la resa dei conti tra le due anime del Pdl nell’arena di un congresso. L’ex ministro ed ex governatore della Puglia chiedendo l”‘azzeramento di tutti gli incarichi di partito” e un’assemblea “straordinaria”, dove far prevalere una linea “non subalterna alla sinistra”, si candida così alla guida dei “lealisti” raccogliendo plausi e sostegno da molti delusi da Alfano e forzisti convinti. Tra questi due pasionarie come Alessandra Mussolini e Renata Polverini.

Verso la scissione – Più espicita la Polverini. “Non voglio morire democristiana, ma soprattutto non voglio continuare a sostenere un governo che è partito come un governo di larghe intese ed è diventato, sfruttando i voti di Berlusconi un governo di centrosinistra”, tuona l’ex governatore del Lazio dalle colonne del Messaggero da dove lancia un monito: “Se prevale la linea di Alfano, siamo pronti ad andarcene”. E spiega: “Non saremmo disponibili a restare in un partito che non riparta dal basso e dal merito e che non individui la nuova classe dirigente attraverso il consenso sui territori”. In pratica la “scissione” che alcuni temono dagli alfaniani potrebbe avvenire per mano dei lealisti. “Siamo tutti convinti che ci sarà l’impegno di Berlusconi per tenerci uniti. Ma le condizioni che ha posto Quagliariello sono per noi inaccettabili. Lui vuole un partito fatto dagli alfaniani e che lasci fuori tutti gli altri. Se così sarà, ne trarremo le conseguenze”.

Sassolini nelle scarpe – Polverini nell’intervista rilasciata a Mario Ajello si toglie poi qualche sassolino dalla scarpa. Il pensiero rivà indietro nel tempo quando si dimise da Presidente della Regione Lazio a seguito dello scandalo Belsito sui rimborsi d’oro. “Mi sono dimessa a causa di quella vicenda che non toccava né me, né la mia Giunta, ma solo un esponente del Pdl. Nessuno mi ha detto grazie per le mie dimissioni. Né il vertice del partito è intervenuto per difendere noi e circoscrivere la responsabilità a colui che era il reale colpevole del caso”.

“Truccavano concorsi”. Denunciati cinque ‘saggi’

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In quali mani è la nostra Costituzione? Una risposta ce l’hanno i pm e gli investigatori della Guardia di Finanza che, sull’asse Roma – Bari, indagano con la procura di Bari: cinque “saggi”, incaricati dal presidente Napolitano di riformare la Carta Costituzionale, sono stati denunciati dalla Gdf per truffa, corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e falso ideologico.

L’inchiesta conta ben 38 persone al momento denunciate: docenti accusati d’aver costituito un’associazione per delinquere che ha pilotato, negli ultimi tre anni, i concorsi per diventare professori nelle università italiane. Tra loro anche i cinque “saggi” Augusto Barbera e Giuseppe de Vergottini dell’università di Bologna, Carmela Salazar dell’’Università di Reggio Calabria, Lorenza Violini dell’Università di Milano e Beniamino Caravita della Sapienza di Roma. Quest’ultimo ha subito una perquisizione già due anni fa. Ma secondo il suo legale, Renato Borzone, il professor Caravita “non ha alcuna responsabilità e, a giudicare dal numero di proroghe, l’indagine dovrebbe essere già conclusa”.

In realtà siamo in fase d’indagine preliminare, quindi tutti gli eventuali reati sono da accertare nelle sedi giudiziarie, ma lo spaccato che emerge dall’inchiesta appare da un lato desolante, dall’altro devastante, per l’intera università italiana. E non solo. Mentre erano in corso le indagini, infatti, ben 5 denunciati sono stati elevati al rango di saggi della Repubblica, con incarico conferito direttamente dal presidente Napolitano. E oggi, alla luce dell’inchiesta, possiamo rileggere alcune cronache dell’epoca: “Se si dà retta alle indiscrezioni – scriveva la Stampa – Napolitano pare abbia personalmente depennato svariati nomi che non gli sembravano consoni al ruolo o comunque all’altezza della sfida istituzionale”. 

Cinque di loro, però, sono finiti denunciati nell’inchiesta condotta dal pm di Bari Renato Nitti, in collaborazione con la Guardia di Finanza, e le accuse sono piuttosto dure. L’inchiesta nasce quattro anni fa, nel 2009, quando Nitti indaga su un concorso bandito dall’Università telematica Giustino Fortunato. È quello il primo momento in cui, la procura barese e la Gdf, incappano nelle vicende dell’istituto di diritto Costituzionale. 

Il localismo è destinato a finire: nasce una super commissione nazionale, per ogni singolo istituto universitario, che dovrà poi nominare i futuri professori. Il primo concorso dovrebbe chiudersi proprio nelle prossime settimane. La Finanza, nel frattempo, ascolta in diretta telefonate e strategie dei docenti, che si confrontano con il modello Gelmini, e scopre il tentativo di far eleggere, nella commissione nazionale, professori ritenuti avvicinabili: lo scopo, secondo l’accusa, è quello di manipolare i concorsi e pilotare le nomine. I 38 denunciati – tra loro anche Annamaria Bernini e Federico Gustavo Pizzetti di diritto pubblico comparato – appartengono a ben 8 diverse università. 

Un ‘saggio’, dinanzi a un eventuale avviso di garanzia, non dovrebbe rimettere il proprio mandato? “La commissione s’è chiusa il 17 settembre 2013: il nostro compito è finito. Se poi arriva un avviso di garanzia, e io non ne ho ricevuti, ognuno si comporta secondo la propria sensibilità: potrei dire che sono disposto a dimettermi, anche se avendo concluso il mio compito non sono più un saggio e, soprattutto, un avviso di garanzia non significa nulla, anzi, si tratta di un atto a garanzia del-l’indagato. Piuttosto, posso dire che se dovessi ricevere un avviso di garanzia, sarei immediatamente disponibile a collaborare con la magistratura perché questo è il mio primo dovere”.

Terra dei Fuochi: migliaia in marcia contro lo scempio della terra

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Un mare di gente. Il popolo che vive nella Terra dei Fuochi ha lasciato le case ed è scesa in piazza per dire no all’inquinamento, per chiedere interventi risolutivi, per far conoscere il dramma vissuto nelle proprie famiglie: migliaia di morti per cancro, adulti e soprattutto tanti bambini, non possono non essere collegate agli sversamenti illegali, ai rifiuti tombati, all’immondizia e agli scarti industriali dati, ogni giorno, alle fiamme.

Ha le braccia tese sulla testa, porta la foto gigante di suo figlio, camminerà così per chilometri. Le scendono le lacrime ma sorride per rispondere ad alcuni bambini che le chiedono perché piange: “Perché lui non c’è più”. “E dov’è? E’ morto?” sono le domande dirette dei piccoli. Ora l’emozione coinvolge anche un’altra donna che le è accanto e tutti quelli che assistono alla scena: “E’ da un’altra parte ma è sempre con me, con noi”. Viene da Casalnuovo di Napoli, suo figlio è morto, per un tumore, a nove anni e mezzo. Non un caso isolato, non una disgrazia di una sola famiglia. Qui, tra Caserta Sud e Napoli Nord, se ne contano a migliaia. Ogni anno. Morti di cancro.

La Marcia per la Vita si è svolta nel giorno che la Chiesa cattolica dedica al ricordo di San Francesco, il 4 ottobre. Voluta dal vescovo di Aversa, Angelo Spinillo, e da tutta la diocesi alla quale appartiene anche la parrocchia di Parco Verde a Caivano, guidata da don Maurizio Patriciello, la manifestazione ha sancito attraverso una sorta di manifesto, letto all’inizio del corteo, la posizione chiara, netta della Chiesa aversana contro la devastazione di questo territorio. Ecco una sintesi:

“Non possiamo e non vogliamo rinunciare al diritto di vivere in questa nostra terra. Ci sentiamo vicini a chi ha dovuto abbandonare la loro terra e, sulle nostre coste, ha trovato la morte. Abbiamo permesso per troppo tempo e a troppi sciacalli di bruciare le nostre radici. Ci siamo resi complici col nostro silenzio. Ma ora vogliamo dire il nostro basta e riappropriarci della nostra terra e, a coloro che l’anno violata, dire che non permetteremo più a nessuno di approfittarne. Qual è il motivo di questa marcia? Questa giornata sarà ricordata a lungo. Siamo qui in tanti per celebrare la vita. Siamo forti per la varietà di voci convenute qui oggi. Voci diverse che dimostrano quanto sia vero. Voci per gridare insieme che questa situazione è grave e intollerabile, offende la dignità dell’uomo, mortifica il progetto di Dio. Tutta la comunità, da Caivano a Villa Literno, a Frattamaggiore è vittima di questo scempio. Siamo più forti ormai. Non possiamo non agire, non possiamo tenere in tasca le nostre mani pulite perché la comunità di Dio richiama, soprattutto, alle opere da realizzare con continuità e con forza.

Rispetto al problema dei rifiuti tossici industriali ancora attendiamo risultati. Chiediamo: primo, la conversione ecologica, un processo che ci porti a nuovi stili di vita rispettosi della creazione, dell’uomo e della sua diginità; un profondo rinnovamento dell’economia e del nostro modo di vivere. Una disciplina fatta anche di rinunce e di riconoscimento che il Creato appartiene agli altri tanto quanto a noi. Una disciplina della responsabilità nei riguardi del futuro. Secondo: giustizia e sostenibilità. Impegno per la tutela della sostenibilità del nostro territorio, una responsabilità che impone anche la giustizia, perché a sopportarne le conseguenze sono spesso i più poveri. Nemmeno il peso della crisi economica che investe tutta la comunità internazionale può esonerare dalla collaborazione lungimirante per attivare misure efficaci e garantire un percorso che individui due nodi precisi.

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Rapina a colpi di pistola alle Poste: ferita la direttrice

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La direttrice di un ufficio postale,32 anni, è stata ferita durante una tentata rapina alle porte di Roma a Formello.

Due rapinatori, con accento italiano e il volto travisato da parrucche, occhiali e barba finta, hanno fatto irruzione all’interno dell’ufficio ma non sono riusciti a portare via il denaro e con un colpo di pistola hanno ferito la trentaduenne direttrice alla gamba.

La donna è stata trasportata in codice giallo all’ospedale Sant’Andrea dal 118 di Roma. Sulla vicenda indagano i carabinieri.

Le 10 regole per una bocca sana

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Quanto sei attento alla salute della tua bocca? Secondo un’indagine di Astra ricerche per conto dell’Istituto di Ricerca e Formazione in Microdentistry, gli italiani che davvero hanno cura della propria igiene orale, in maniera corretta, sono ancora pochi. I “poco attenti” 37,1 percento superano i “basici” (coloro che, pur dedicando una discreta cura a denti e gengive, si preoccupano solo quando i problemi diventano seri). Solo il 15,8 percento è davvero attento a mantenere in salute il proprio sorriso.

1. Iniziare la prevenzione in età scolare – A 6 anni spuntano i primi molari e avviene la permuta degli incisivi. È fondamentale insegnare ai bambini le tecniche base di igiene orale e mettere in atto un efficace controllo della placca. Va eseguita anche una visita di valutazione ortodontica e di prevenzione delle malocclusioni e/o dei difetti ossei.

2. Controllare con attenzione lo stato delle gengive, dopo l’eruzione dei denti definitivi – Se le gengive sono edematose, arrossate e sanguinanti, sottoporsi a visita specialistica da un parodontologo. Il sanguinamento delle gengive, indipendentemente dalla sua frequenza o entità, è un fortissimo indizio di una parodontite attiva.

3. Effettuare l’igiene professionale almeno ogni 4/6 mesi – La frequenza delle sedute di igiene professionale va correlata, nel caso di bambini, alla loro capacità di spazzolarsi correttamente.

4. Eseguire alla pubertà un test di rischio per la valutazione dei fattori genetici determinanti lo sviluppo della parodontite.

5. Effettuare tempestivamente le sigillature di denti con solchi profondi e recettivi per la carie.

6. Eseguire un test microbiologico in caso di parodontite clinicamente conclamata – Il test va ripetuto una volta all’anno,  a guarigione avvenuta, per prevenire le recidive.

7. Sottoporsi al trattamento preventivo della parodontite – Per risolvere l’infezione parodontale non basta eliminare i denti e sostituirli con impianti di titanio. Gli stessi batteri che causano la parodontite colpiscono anche gli impianti, causando la peri-implantite, e la perdita degli stessi.

8. Ridurre le sigarette a non più di 3 o 4 al giorno e abolire sigari e pipe – Il fumo aumenta da 7 a 10 volte il rischio di perdere i denti per la parodontite e le terapie sono meno efficaci in caso di tabagismo.

9. Eseguire controlli medici specifici in caso di diabete, aterosclerosi e osteoporosi – Non sottovalutare il ruolo che le tossine e i batteri stessi, che entrano costantemente in circolo, possono avere in numerose patologie. Molte patologie sistemiche sono correlate alla parodontite.

10. Rivolgersi ad uno specialista stomatologo in caso di lesioni della mucosa orale gengivale – Il carcinoma orale rappresenta l’1% dei tumori maligni, una biopsia eseguita tempestivamente spesso consente di intercettare la lesione in fase pre-cancerosa.

Foto di un bacio su Facebook, quindicenni messi in galera

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La prima sproporzione di questa storia: mentre i profili internet dei nostri figli sono pieni di foto dei primi baci, loro e degli amici, in Marocco è bastato un solo – innocente – scatto “postato” sul social network per far finire in carcere tre adolescenti – il ragazzo e la ragazza, di soli 15 e 14 anni, e un loro amico – con l’accusa grave di «attentato contro la morale pubblica».

Un’associazione ha pensato bene di dare una sbirciatina, scandalizzarsi e portare sulla pubblica piazza l’imprudenza dei due innamoratini (e del loro malcapitato compagno di classe), cioè il momento di tenerezza fuori dalla scuola. Il motivo? «Atteggiamenti incontrollabili potrebbero diventare, più avanti, dei problemi pericolosi». Presto fatto – com’è veloce la giustizia a volte – la procura di Nador, città nel Nord Est del Paese, li ha messi in galera (i due ragazzi sono nel centro di detenzione per minori di Nador, la ragazza, invece, è stata portata in un centro per adolescenti di Fez).

Chi sta dalla parte di tutte le Heidi, i Peter e le Clare del mondo (con le dovute eccezioni dei giovani e giovanissimi che abusano con i social), e non della terribile istitutrice che mortificava ogni slancio di gioia vitale, sarà contento di sapere che la rete si è già messa in moto e centinaia di persone stanno sfidando l’autorità marocchina pubblicando foto di baci sulle proprie pagine Facebook.

È il presidente dell’Associazione per i diritti umani marocchina, Chakib Jiyari, a far riflettere sulla seconda sproporzione di questa storia: «In questo Paese – ha commentato, annunciando che darà battaglia per la liberazione dei tre giovani – è delitto baciare una ragazza, ma non picchiarla».

Va in carcere giornalista 79enne invalido al 100%; condannato per diffamazione

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Sbattuto in galera a 79 anni con una condanna per diffamazione a mezzo stampa nonostante un’invalidità al 100%. E’ successo a Francesco Gangemi, direttore del mensile“Dibattito News” che ora dovrà passare i prossimi due anni dietro le sbarre del carcere San Pietro a Reggio Calabria.

Pubblicista dal 1983 Gangemi è stato arrestato per la sentenza passata in giudicato che lo riguarda, del 21 novembre 2012 emessa dal tribunale della città etnea. In tutto, però, sono otto le sentenze emesse, dal 2007 al 2012, a carico del direttore del mensile nei tribunali di Reggio Calabria, Cosenza e Catania, in gran parte per il reato di diffamazione.

Nel provvedimento di arresto della magistratura etnea è scritto anche che il “condannato” Gangemi “ha omesso di presentare l’istanza per la concessione delle misure alternative alla detenzione nei termini prescritti”. Il figlio, giornalista anche lui e direttore di un sito d’informazione on line che, dopo avere definito “grottesco” il provvedimento, ha riferito delle patologie di cui soffre il genitore che, ha aggiunto, si è visto assegnare una “invalidità al 100%.

Catapano Giuseppe, presenta a Napoli il nuovo libro

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La casa editrice DREAMS ENTERTAINEMENT pubblica un interessante saggio dal titolo “Come risanare il debito publico senza chiedere un euro ai cittadini” di due autori non conosciuti al grande pubblico Giuseppe Catapano, rettore dell Università popolare di Milano e Michele Imperio avvocato tarantino con la passione del giornalismo, direttore del giornale online “La Notte”. Il saggio si pone il problema di come ridurre il debito pubblico e la pressione fiscale in Italia, baypassando il fiscal compact ossia quella imponete misura di tagli alle spese e – forse – di nuove tasse impostaci dalla Unione Europea a partire dal 2015 per la quale l’Italia dovrà recuperare ogni anno per venti anni 45 miliardi di euro per ridurre l’imponente debito pubblico di oltre duemila miliardi di euro.
 

La soluzione pensata dai due autori è sicuramente originale, ma forse meno irrazionale del fiscal compact.

 

L’idea è quella di valorizzare un istituto di diritto internazionale già sperimentato con successo in passato: la cessione temporanea di sovranità di territori di particolare pregio per un determinato numero di anni. Questo istituto contribuì in passato a salvare dalla deriva comunista una delle città più ricche del mondo la città di Honk Kong.

Uno scenario lungimirante, quanto mai razionale, accompagnato da un lungo exursus sulla evoluzione della moneta, mette il lettore in condizione di sognare una altra Italia, sganciata dalla attuale Unione Europea, nuovamente ricca e opulenta come un tempo e inserita in un nuovo conteso europeo quello dell’Europa latino-mediterranea, (Portogallo Spagna Italia Grecia e Cipro), culla mondiale della portualità, del bancario e soprattutto del turismo d’elite.

Per conoscere gli autori di questo suggestivo e coraggioso saggio… per discutere sulla concretezza del progetto e non solo …venerdì 18 ottobre 2013 ore 17 PIAZZA DEI MARTIRI NAPOLI….

 

 

 

IBM arricchisce l’offerta zEnterprise

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Mobile, cloud e analytics: sono questi i trend di mercato che IBM sta seguendo nei suoi continui investimenti sulla piattaforma zEnterprise, introducendo zBC12, ideale per la realizzazione di progetti di BA, cloud computing e applicazioni enterprise su mobile.

Il nuovo zBC12 utilizza un processore più rapido (a 4.2 GHz) e può essere integrato con IBM DB2 Analytics Accelerator V3 (a fine 2013 arriverà la versione 4), capace di eseguire analytics con tempi di risposta molto rapidi e di gestire anche gli historical data, permettendo quindi alle aziende di conservare i cambiamenti avvenuti nel tempo (vecchi contratti attivati dai clienti, ecc).

Inoltre, IBM ha introdotto zEnterprise Smarter Analytics for Banking, una soluzione dedicata al mondo finanziario che permette di ottenere delleanalisi predittive su eventuali minacce di riciclaggio di denaro, supportando nel contempo mandati normativi.

In ambito mobile, invece, sono state migliorate le sinergie tra i dispositivi mobili, i dati sensibili, la sicurezza dei device e i servizi enterprise grazie al software Worklight Server, che svincola il cliente dal sistema operativo, permettendogli di creare qualsiasi applicazione mobile con il supporto nativo JSON. Inoltre, con CICS Transaction Server Feature Pack for Mobile Extensions è possibile interfacciarsi con il mondo legacy (dove è presente il 70% dei dati business critical) attraverso i dispositivi mobile.