24 Settembre 2024, martedì
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Galeries Lafayette apre a Venezia

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Prevede che anche l’Italia tornerà a consumare, lasciandosi la crisi alle spalle. Perciò Galeries Lafayette entra nel nostro paese e lo fa dalla porta principale, il blasonato Fontego dei Tedeschi, a Venezia. Un primo assaggio veneziano la famiglia Moulin (a capo del gruppo vi è Philippe Houzè, genero di Ginette Moulin, nipote del fondatore, che ricopre il ruolo di presidente del comitato di sorveglianza), che controlla al 100% la società transalpina, lo ha fatto sponsorizzando la recente Biennale veneziana. Adesso intende passare dal filantropismo al business.

Il Fontego è uno degli edifici storici (del cinquecento) simbolo di Venezia. I Benetton lo hanno acquistato dalle Poste (qui vi era la sede centrale), avviando un riadattamento di massima (ancora in corso) alla nuova destinazione, ovviamente rispettando i vincoli posti dalla sovrintendenza. In un primo tempo s’era fatta avanti La Rinascente poi, forse ritenendo l’investimento (18 milioni di euro) troppo consistente, ha lasciato il passo ai francesi, che prediligono posizionare i propri centri commerciali in ambienti storici e di prestigio.

Nuova vita ai modelli 231

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Dalla delega fiscale un’occasione di rilancio per i modelli 231. La previsione di minori adempimenti tributari e di sanzioni ridotte per chi adotta volontariamente i sistemi di vigilanza può costituire un incentivo. A differenza di quanto avvenuto fino a oggi. Finora, infatti, la disciplina recata dal dlgs n. 231/2001 è stata vista dalle imprese «prevalentemente in modo negativo, quale ulteriore adempimento generatore di costi e responsabilità di cui se ne poteva fare certamente a meno». È quanto evidenzia, riportando anche l’opinione della dottrina, il servizio studi del senato nel dossier dedicato al ddl recante la delega fiscale (già approvato dalla camera).

L’articolo 6 del provvedimento autorizza il governo a mettere a punto norme che prevedano, per le aziende di maggiori dimensioni, l’obbligo di costituire sistemi interni di controllo e gestione del rischio fiscale, con una chiara attribuzione di responsabilità nel sistema della vigilanza interna. Pur inserendosi nel filone della cooperazione rafforzata tra fisco e contribuenti (c.d. «enhanced relationship») già raccomandata dall’Ocse, la norma richiama espressamente la disciplina della 231. Nello specifico, i dlgs attuativi dovranno prevedere «incentivi sotto forma di minori adempimenti per i contribuenti e di riduzioni delle eventuali sanzioni». Nei 12 anni di vigenza della normativa sulla responsabilità degli enti, osserva il dossier, è prevalsa un’accezione «negativa» della materia, che ha condotto talvolta le imprese a «creare modelli organizzativi di facciata, senza vedere in questi alcuna utilità diretta sul piano gestionale e strategico».

Stretta Ue sulle sigarette

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Pacchetti di sigarette con messaggi antifumo a coprire il 65% della superficie fronte e retro (oggi rispettivamente il 30% e il 40%), banditi i pacchetti da meno di 20 sigarette e quelle al mentolo (dal 2022) ma non le «slim», sì alla regolamentazione delle elettroniche ma senza l’obbligo di diventare presidi medici da vendere solo in farmacia. Sono alcuni dei punti salienti della posizione del Parlamento europeo sulla direttiva sui prodotti del tabacco approvata ieri, che, per assumere forma definitiva, dovrà ora essere negoziata con gli Stati membri. Le nuove regole arriveranno quasi certamente prima della fine della legislatura (primavera 2014). Ma sono molti gli elementi comuni tra la posizione del Parlamento e quella del Consiglio, assunta già nel giugno scorso. Come l’abbassamento, secondo la richiesta italiana, al 65% della soglia degli avvisi anti-fumo che la Commissione voleva al 75% o il rifiuto di vietare le slim. Insomma, i punti di accordo ci sono e potrebbero far accelerare i negoziati.

La proposta iniziale dell’Esecutivo comunitario è stata presentata alla fine del 2012 per sostituire la legislazione vigente (direttiva 37/2001/CE). Una bozza legislativa arrivata dopo mesi di polemiche, sospetti e accuse che erano costate le dimissioni al commissario UE per la salute e i diritti dei consumatori, John Dalli. Prevedeva il bando degli additivi di ogni genere, lo stop alle aromatizzate e alle «slim», con gli avvisi anti-fumo che avrebbero dovuto coprire il 75% dei pacchetti e nuovi limiti sul contenuto di nicotina, condensato e monossido di carbonio, oltre a un nuovo sistema di tracciabilità.

A caccia di un miliardo di euro

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Dopo le visite estive della Guardia di finanza nella sede centrale di Agea, ora l’inchiesta si allarga al territorio con una mega-operazione che, il 2 ottobre scorso, ha coinvolto più di 1.000 finanzieri che hanno ispezionato centinaia di centri di assistenza agricola (Caa) in tutta Italia, portando via migliaia di fascicoli aziendali. Il giro d’affari della potenziale truffa ai danni dello Stato e dell’Unione europea potrebbe superare il miliardo di euro. Giusto quanto stimato dal governo Letta per assicurare la copertura finanziaria necessaria a evitare l’aumento (ormai scattato) dell’aliquota ordinaria Iva dal 21 al 22%. Sotto la lente della Guardia di finanza soprattutto quelle posizioni, considerate sospette, di contratti di affitto o comodati d’uso sottoscritti, magari con anziani e proprio nell’imminenza della domanda Pac o Psr, da persone che svolgono tutt’altro lavoro.

Riforma tribunali, legali al bivio

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Avvocati al bivio: se lo studio ha sede in un comune che, dopo la riforma giudiziaria, ha cambiato tribunale, o spostano il domicilio o spostano l’iscrizione all’ordine, che ha sede presso il nuovo tribunale. Lo ha precisato il Consiglio nazionale forense (Cnf), che con tre pareri, trasmessi agli ordini territoriali connota 21-C-2013 del 7 ottobre 2013, ha illustrato le ricadute della nuova geografia giudiziaria (dlgs n. 155/2012) sulla posizione degli avvocati.

Gli avvocati, con domicilio professionale situato in un territorio attribuito, dopo l’attuazione della riforma, ad altra circoscrizione giudiziaria, debbono regolarizzare la propria iscrizione. L’articolo 7 della legge n. 247/2012 di riforma della professione forense, in vigore dal 15 gennaio 2013, prescrive, infatti, che l’avvocato debba iscriversi all’albo del circondario dove ha il domicilio professionale, «di regola coincidente con il luogo in cui svolge la professione in modo prevalente». Quindi se il luogo del domicilio professionale ora appartiene a un nuovo tribunale, l’avvocato dovrà chiedere l’iscrizione all’ordine presso il tribunale accorpante, a meno che non preferisca variare i domicilio professionale. Il Cnf, per attuare l’operazione, detta alcuni adempimenti. È opportuno che gli ordini diffondano una circolare con l’invito agli iscritti interessati a dichiarare un nuovo domicilio nel circondario (se vogliono rimanere nell’albo d’origine); o, in alternativa, a chiedere il trasferimento ad altro ordine. In sostanza o si rimane nell’ordine precedente, ma si deve cambiare domicilio professionale; oppure si rimane nello stesso domicilio professionale, ma bisogna cambiare l’ordine.

Tra l’altro la regolarizzazione influenza anche i procedimento di elezione dei consigli dell’ordine: gli avvocati iscritti all’albo tenuto da un consiglio dell’ordine, aventi però domicilio professionale nel territorio di altro circondario di tribunale (a seguito della riforma), non costituiscono elettorato attivo e passivo per il primo albo, finché non si provvederà all’iscrizione degli avvocati che hanno maturato il requisito necessario (domicilio professionale nel territorio conferente) a seguito della riforma della geografia giudiziaria.

Più guadagni più paghi per le multe

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Sanzioni più alte in proporzione al reddito e alla cilindrata del veicolo per chi trasgredisce al limite di velocità imposto nel tratto di strada. Ma anche estensione del limite di 30 km/h alle aree urbane con particolare tutela per pedoni e ciclisti. Sono queste le ultime indicazioni espresse dal sottosegretario alle infrastrutture e trasporti Erasmo D’Angelis del ministero dei trasporti circa la riforma del codice stradale (ddl 1588) presentata ufficialmente alla camera il 17 settembre e che si prevede possa vedere la luce entro la fine del prossimo anno. L’obiettivo principale della riforma è quello di snellire il codice stradale, conferma il portavoce governativo, nell’ottica di un codice breve con il rinvio di tutte le complesse disposizioni tecniche al regolamento di esecuzione che tra l’altro è anche una fonte normativa secondaria più facilmente adeguabile al progredire della scienza e della tecnica.

Pensioni alte congelate

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Nessuno tocchi la riforma Fornero: le proposte (parlamentari) per rendere «flessibile» il pensionamento, infatti, non solo sono «incompatibili» con l’idea del governo di ridurre il costo del lavoro, ma amplierebbero in modo insostenibile per le casse dello stato le prestazioni da erogare nel 2014. Confermato lo stop alla rivalutazione, nel prossimo anno, degli assegni di importo più alto di sei volte il minimo (circa 3 mila euro), mentre nell’imminente legge di stabilità saranno inserite nuove misure per favorire l’occupazione. Enrico Giovannini, ministro del welfare, affronta i capitoli più delicati del sistema previdenziale mettendo in risalto, nel corso dell’audizione di ieri mattina in commissione lavoro a Montecitorio, sia luci, sia ombre della legge 214/2011 grazie alla quale, dichiara, «si risparmieranno, soltanto per la parte dell’inasprimento delle regole per l’accesso alla pensione, 93 miliardi fino al 2021». Per tutelare, invece, gli esodati (ex dipendenti senza stipendio, né assegno, per aver aderito ad accordi aziendali per abbandonare il posto, prima che entrasse in vigore la disciplina), sono stati stanziati 10,4 miliardi, però se adesso «la bolla è in gran parte coperta ed esaurita dalle varie salvaguardie», l’attenzione va convogliata su chi ha perso l’impiego dopo il 2011.

Dl Imu, scongiurato il fantasma della prima rata

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Archiviata la prima rata Imu. Durante la giornata di ieri, infatti, sono stati ritirati tutti gli emendamenti al dl 102 aventi ad oggetto una possibile riformulazione del pagamento della rata di giugno. A scatenare la reazione a catena, il ritiro dell’emendamento Pd che prevedeva la reintroduzione del pagamento anche della prima rata per tutte le abitazioni con rendita catastale pari e superiore a 750 euro.

Nonostante l’adesione quasi unanime di tutti gli schieramenti politici all’appello di Boccia e Capezzone, resta sul tavolo la proposta di Scelta civica, in base alla quale raddoppiando le detrazioni già previste, il 70% dei proprietari sarebbe comunque esentato dal pagamento dell’imposta, mentre il restante 30% la pagherebbe con l’applicazione di un ampio sconto. «Terremo sul tavolo la nostra proposta fino a che il governo non ci assicurerà che i 2,5 mld necessari per coprire anche la seconda rata Imu non deriveranno da altri aumenti di imposte già esistenti», ha spiegato a ItaliaOggi il vicepresidente della Commissione finanze Enrico Zanetti (Sc), «il governo, per ora, ha solo garantito che le coperture verranno trovate, senza spiegare né come né perché».

Obama ai Republbicani: approvate il bilancio

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Il default per gli Stati Uniti sarebbe una bomba nucleare. Lo ha detto il presidente degli Usa, Barack Obama, citando il finanziere miliardario Warren Buffett. “Se non si alzasse il tetto sul debito gli Usa non sarebbero in grado di rispettare i loro impegni finanziari e per la volta in 225 anni andremmo in default: sarebbe insano, catastrofico, il caos”. Obama ha aggiunto che per quanto “irresponsabile” possa essere lo shutdowun, il default sarebbe “drammaticamente peggiore”. Il presidente degli Usa ha in sosstanza lanciato un ultimatum ai Repubblicani, che con la loro opposizione all’innalzamento del tetot del debito hanno in pratica provocato la paralisi dell’amministrazione statunitense: “I membri del congresso e i Repubblicani della camera in particolare, cessino di chiedere un riscatto, invece di fare il loro lavoro: due dei loro compiti fondamentali sono approvare il bilancio e fare in modo che l’America paghi i suoi conti.

Carceri, da Pd e Pdl sì a Napolitano

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“Impegno totale”, promette Renato Schifani, capogruppo del Pdl in senato. “Subito amnistia e indulto”, sostiene Luigi Manconi (Pd). Popolo della libertà e Partito democratico accolgono così il messaggio rivolto alle camere dal presidente della repubblica, Giorgio Napolitano, e assicurano che presto le parole del capo dello stato saranno tradotte in leggi. Rispondono con meno entusiasmo il Movimento 5 Stelle, che sottolinea come “si tenti di salvare il caimano” e Idv, che attraverso Tonino Di Pietro parla di “tempistica  sospetta” (chiaro il riferimento alle grane giudiziarie di Silvio Berlusconi e alla sua imminente decadenza da senatore).

Tanto più che ormai il dado sembra tratto. Perché il premier, Enrico Letta, ha assicurato che “per quanto di sua competenza, nel pieno rispetto delle prerogative del parlamento come richiamate dallo stesso presidente della Repubblica, il governo continuerà a fare di tutto per recepire indicazioni e sollecitazioni giunte dal capo dello Stato”, ha concluso. Ma per capire quanto il problema carceri sia sentito da Napolitano basta ascoltare le parole aspre rivolte dal capo dello stato conto le insinuazioni del M5S: «Quelli che, come i grillini, mi accusano di volere un’amnistia pro-Berlusconi sono persone che fanno pensare a una sola cosa, hanno un pensiero fisso e se ne fregano dei problemi della gente e del Paese», ha risposto da Cracovia. «E non sanno quale tragedia sia quella delle carceri. Non ho altro da aggiungere».