25 Settembre 2024, mercoledì
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Avvisi bonari illegittimi

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Sulla raffica di avvisi di irregolarità sull’imposta sostitutiva (si veda ItaliaOggidel 9 e dell’1 ottobre) le software house e il Garante del contribuente fanno sentire la loro voce. Secondo i produttori dei programmi dichiarativi la rateazione dell’imposta sostituiva dovuta per la rivalutazione degli immobili era consentita dalle specifiche tecniche diffuse dalle stesse entrate. Secondo l’autorità di garanzia dei contribuenti della provincia autonoma di Trento gli avvisi in questione devono ritenersi illegittimi per violazione dell’articolo 10 della legge n.212 del 2000.

Scorrendo la missiva inviata dal produttore di software si scopre che anche la procedura di pagamento telematico (F24OnLine) consentiva l’abbinamento fra il codice tributo 1824 e il numero di rate, anche fino a sei, senza segnalazione di alcun tipo errore. Anche lo stesso articolo 15 del dl 185/2008, istitutivo della rivalutazione dei beni immobili, poteva facilmente indurre in errore il contribuente. In particolare, per il tenore letterale del comma 22 dell’articolo stesso nel quale si fa riferimento alle modalità e termini di versamento delle imposte dovute a saldo e acconto nella dichiarazione dei redditi.

Tav, indennizzi anti sabotaggio

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In arrivo una nuova forma di indennizzo per le imprese, impegnate nella realizzazione della linea ad alta velocità Torino-Lione (Tav) e nella costruzione di infrastrutture e insediamenti strategici, inseriti nel Programma delle Infrastrutture Strategiche (PIS). Mentre passa di mano la gestione del fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, finora in capo al ministero dello Sviluppo economico e, per l’operatività, al Medio Credito Centrale spa. Ma, a breve termine, nelle mani del dicastero dell’economia, che potrà così controllare meglio la gestione delle risorse erogate e degli impegni assunti. Sono queste le due misure sul versante delle imprese, contenute nel decreto legge salva conti, ieri al vaglio del Consiglio dei ministri.

Per accedere ai benefici, gli episodi di violenza di cui le imprese dovranno essere vittima, spiega la relazione allegata allo schema di decreto legge, non dovranno iscriversi nell’ambito dei fenomeni estorsivi o usurari. Le risorse per l’indennizzo saranno attinte dal Fondo di solidarietà civile, istituito dall’art. 2-bis del dl n. 187/2010, convertito con modifiche nella legge 217/2010. Ma tali erogazioni non potranno superare il limite massimo di spesa di cinque milioni di euro l’anno.

Progetto 6.000 Campanili, dal 24 ottobre i finanziamenti per ristrutturazioni di edifici pubblici

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Con la pubblicazione del decreto del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 30 settembre 2013 parte il primo Programma 6.000 Campanili introdotto con il decreto Fare (decreto legge 21 giugno 2013, n. 69) e dotato di risorse per 100 milioni di euro. Tali risorse consentiranno agli enti locali di realizzare investimenti per la ristrutturazione e costruzione di edifici pubblici.

Beneficiari

Possono presentare domanda di contributo finanziario i comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti.
Possono presentare domanda di contributo anche le unioni di Comuni composte esclusivamente da comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti nonché i comuni risultanti da fusioni tra comuni ciascuno dei quali con popolazione inferiore a 5.000 abitanti.

Tipologie di intervento ed ammontare del contributo erogabile

Sono finanziabili gli interventi riguardanti edifici pubblici e, cioè, immobili di proprietà comunale ovvero immobili sui quali il comune ha titolo per attuare le seguenti tipologie di investimento:

  • adeguamento, ristrutturazione e nuova costruzione; sono compresi gli interventi relativi alla adozione di misure antisismiche;
  • realizzazione e manutenzione di reti viarie e infrastrutture accessorie e funzionali alle stesse, reti telematiche di NGN e Wi-Fi;
  • salvaguardia e messa in sicurezza del territorio (solo a titolo di esempio: regimazione idraulica, consolidamento di frane, prevenzione incendi boschivi, bonifiche ambientali, ecc.).

Le candidature dei progetti d’investimento potranno essere inoltrate a mezzo p.e.c. a partire dalle ore 9,00 del 24 ottobre 2013 e non oltre il 23 dicembre 2013.

Diritto d’asilo e solidarietà europea

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La tragedia di Lampedusa, consumatasi poco prima che il Segretario generale aprisse a New York la Conferenza delle Nazioni Unite su migrazione e sviluppo, pone nuovamente al centro del dibattito la complessa gestione dei flussi migratori via mare. Questa è resa ancora più difficile dalla presenza di flussi misti, di migranti per motivi di asilo e per motivi economici. Ancora una volta l’Europa è invocata sia come grande assente nei momenti di emergenza, sia come causa delle pressioni migratorie alle quali l’Italia deve far fronte, in quanto Paese di frontiera esterna. Ma è proprio così? La nuova ondata di sbarchi sulle coste siciliane rimette al centro del dibattito il diritto d’asilo. Si ripropone quindi la questione della normativa che lo regola a livello italiano ed europeo e degli strumenti con cui l’Unione può aiutare i Paesi membri sottoposti a forti pressioni migratorie alle frontiere.

Condizioni di povertà estreme e cambiamenti climatici possono rendere obbligata anche la scelta della migrazione economica, così che lo Stato di approdo diventa, di fatto, uno Stato di rifugio. Tuttavia il diritto di asilo non può essere utilizzato per dare risposte a problemi di carattere strutturale, a crisi di tipo economico, sociale, ambientale.

Deve essere ancorato ad una nozione che vede nel pericolo subito da una singola persona il presupposto essenziale, mentre le crisi strutturali devono essere affrontate con adeguati strumenti, prima di tutto con massicci investimenti di cooperazione allo sviluppo.

L’Italia e la politica dell’Ue
È stato solo grazie all’obbligo di attuazione della normativa europea che l’Italia si è finalmente dotata di un vero e proprio sistema di asilo, con la previsione di procedure, organi specializzati e standard minimi di accoglienza.

D’altra parte, come Stato di frontiera esterna dell’Ue e, spesso, primo porto di arrivo dei richiedenti asilo secondo il “regolamento Dublino”, l’Italia è sottoposta ad una pressione maggiore alle proprie frontiere rispetto a quanto non sarebbe se tale ingresso non coincidesse anche con l’ingresso nell’area Ue.

Tuttavia il numero assoluto di richiedenti protezione internazionale in Italia nel 2012 è stato di gran lunga inferiore a quello degli altri grandi Paesi dell’Ue. Parliamo di 17.350 domande, corrispondente al 5% del totale delle richieste presentate in Europa, contro il 23% assorbito dalla Germania, il 18% dalla Francia e il 13% dalla Svezia.

Repulisti e lotte di potere in Cina

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n uno dei suoi primi atti politici dopo l’investitura quale Segretario generale del Partito comunista cinese (Pcc) da parte del XVIII Congresso del partito, lo scorso gennaio Xi Jinping, davanti alla platea dei membri della Commissione centrale per l’Ispezione della Disciplina, lanciò una vera e propria crociata contro la corruzione all’interno degli apparati del partito e dello stato.

Promise una caccia alle “tigri” e alle “mosche”, intendendo riferirsi da un lato alle attività illegali dei funzionari di alto rango, dall’altro a tutti quei casi di malaffare e corruzione che, soprattutto a livello locale, hanno un impatto diretto sulla popolazione.

La mossa di Xi Jinping è un tentativo di restituire vitalità e credibilità all’azione del partito, scosso nel 2012 dalle ripetute notizie di stampa nazionale e internazionale sulle ingenti fortune ammassate dai più importanti leader cinesi e dalle loro famiglie.

Feuilleton cinese

In un’aula giudiziaria a Jinan, la capitale della provincia dello Shandong, Bo Xilai si è visto contestare l’accusa di avere accettato tangenti per un valore complessivo di 3,4 milioni di dollari Usa, di essersi indebitamente appropriato di denaro pubblico per un valore di circa 820.000 dollari, e di avere abusato del potere licenziando il capo della polizia di Chongqing, reo di avere scoperto la responsabilità della moglie di Bo, Gu Kailai, nell’assassinio di un uomo d’affari britannico (per questo reato Gu Kailai è già stata condannata a morte, con probabile conversione della pena in ergastolo).

Era dai tempi dell’indagine giudiziaria contro la banda dei quattro che un processo a un top leader di partito (Bo Xilai era candidato ad assurgere al Comitato permanente del Politburo) non godeva di tanta pubblicità: la corte infatti, utilizzando il sito di microblogging weibo, ha diffuso la maggior parte dei verbali del procedimento, permettendo ai cittadini cinesi di ottenere ulteriori elementi a sostegno delle proprie convinzioni riguardo al controverso personaggio.

Imprenditori dissidenti
Tra fine agosto e inizio settembre, sono stati esautorati e indagati – tutti per “serie violazioni della disciplina di partito” – alcuni esponenti del milieu politico-imprenditoriale che ruota attorno alle imprese di stato: Jiang Jemin, ministro a capo della potente State-owned Assets Supervision and Administration Commission (Sasac) e fino a marzo presidente della China National Petroleum Corporation (Cnpc), Wang Yongchun, vice-direttore generale della Cnpc, e altri tre dirigenti della stessa Cnpc, e della sua controllata Petrochina.

Inoltre, secondo fonti del Financial Times e del South China Morning Post, sarebbe agli arresti domiciliari anche il pensionato di lusso Zhou Yongkang (considerato vicino a Bo Xilai), già membro del Comitato permanente del Politburo e potentissimo responsabile della sicurezza interna del Partito-Stato nel secondo quinquennio della presidenza di Hu Jintao, in precedenza direttore generale della Cnpc verso la fine degli anni ’90.

È una notizia, se confermata, di assoluto rilievo: era dai tempi del defenestramento di Zhao Ziyang nel 1989 che non veniva arrestato un dirigente nazionale di tale rango.

Dopo le tigri, la giungla

In secondo luogo, occorre ricordare che si avvicina il plenum del partito del prossimo novembre, in cui Xi Jinping dovrà ottenere l’assenso più ampio possibile alle riforme di cui il paese ha bisogno nei prossimi anni.

Una di tale riforme dovrà riguardare il settore delle imprese di stato, divenuto ormai talmente influente e politicamente ingombrante da condizionare l’attività di governo: l’esautoramento del numero uno della Sasac, che gestisce l’immenso portafoglio delle partecipazioni statali, è un forte monito nei confronti di una delle più potenti lobby contrarie alla modifica dello status quo.

Poiché d’altra parte riformare il complesso intreccio tra partito e affari significa mettere mano a un’intera riconfigurazione del sistema di political economy cinese, la mossa può apparire ad effetto ma rivelarsi priva di efficacia nel lungo periodo. Colpire singole “tigri” non significa necessariamente rendere la giungla – naturale habitat dei felini – più trasparente.

Non è a colpi di processi e arresti che si possono affrontare con efficacia sfide epocali: in ultima analisi, la sostenibilità dei regimi è possibile solamente se a domande politiche vengono date risposte della stessa natura.

Multilaterale e Italia, crisi al quadrato

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A partire dalla disintegrazione dell’Unione Sovietica nel dicembre 1991, gli equilibri di potenza a livello globale avevano evidentemente, e necessariamente, registrato una radicale modifica.

Il passaggio da un assetto bipolare (contestato debolmente e spesso velleitariamente dal Movimento dei non allineati, da Nasser a Nehru passando per Tito) ad un assetto sostanzialmente unipolare si attuava sia sul terreno dei rapporti bilaterali che ai vari livelli di aggregazione multilaterale, regionale (ad esempio la Nato) ovvero globale (le Nazioni Unite).

L’allargamento della Nato e la sua proiezione “out of area” – “out of area or out of business” era infatti la pragmatica dottrina coniata dalla metà degli anni ’90 – si manifestavano così nella crisi kosovara del 1998-99 e nella campagna afgana, dove tuttavia l’operazione Isaf si affiancava soltanto in un secondo momento a quella statunitense “Enduring freedom” per l’allergia di Washington nei confronti dei vischiosi meccanismi di un comando congiunto.

Geometrie alternative
La guerra irachena del 2003 faceva tuttavia registrare una pesante battuta d’arresto e una frattura all’interno della Nato e fra i suoi stessi membri europei (la “nuova” e la “vecchia” Europa nella caustica battuta di Donald Rumsfeld).

Nella transizione dalle “Bush wars”, con i loro pesanti strascichi da Kabul a Bagdad, alla confusione dell’era di Barack Obama, il ruolo strumentale della Nato si riproponeva nel 2011 in Libia, in verità sulla scia dell’attivismo francese e britannico – umiliato a Suez nel 1956 da Dwight Eisenhower – che nelle settimane scorse si è nuovamente manifestato nella crisi siriana.

L’illusione unipolare di Bill Clinton e George W. Bush aveva condotto all’aggiramento dei veti russo e cinese nel Consiglio di sicurezza, Cds, attraverso le coalizioni di volenterosi nei casi del Kosovo 1999, dell’Iraq 2003 e della Libia 2011, anche attraverso interpretazioni unilaterali e distorte di precedenti risoluzioni interlocutorie e procedurali dello stesso Cds che sostituivano le nozioni di legalità e sovranità con quella di una imprecisata “legittimità”.

In parallelo alle pragmatiche coalizioni di volenterosi veniva esplorata, da Madeleine Albright prima e da Condoleezza Rice poi, l’ipotesi di una comunità di democrazie alternativa alle Nazioni Unite ed ai meccanismi di voto (e di veto) in seno al Cds.

Su queste operazioni grava, da circa 25 anni, il teorema del superamento dei Trattati di Westfalia del 1648 e del loro assioma cuius regio, eius religio ossia un processo di affiancamento al diritto internazionale positivo, pattizio e consuetudinario, centrato sulla sovranità degli Stati, del diritto naturale e dei suoi valori, in se lodevoli ma purtroppo opachi, la cui credibilità è inficiata da un doppi standard evidenti.

Europa
Circa l’Europa si è detto: le evidenti asimmetrie risalgono al 1945 ed all’architettura del Cds, con i suoi due membri permanenti europei e i corollari del loro status nucleare e della loro capacità di proiezione convenzionale a vocazione post-coloniale.

La Politica estera e di sicurezza comune, Pesc, e la Politica europea di sicurezza e difesa, Pesd, sono praticamente sterilizzate ed il tentativo italiano di rivitalizzare nel 2002 a New York ed a Bruxelles il sia pur timido articolo 19 del Trattato di Amsterdam è archiviato anche per effetto del pesante scontro tra Parigi e Londra in CdS sulla vicenda irachena.

La freddezza della Germania è evidente e reiterata: dopo la partecipazione alla campagna kosovara nel 1999 e all’ Isaf in Afghanistan (unico caso con l’avallo unanime del Cds), Berlino ha mantenuto una linea di disimpegno sull’Iraq nel 2003, la Libia nel 2011, la Siria oggi, attivandosi invece nella ricerca di una soluzione politica alla crisi del nucleare iraniano attraverso la partecipazione al 5+1.

Questi atteggiamenti hanno condotto la Germania verso un affiancamento, oggettivo e certamente non dichiarato, alle posizioni di Mosca, con la quale peraltro non sono mancati spunti polemici sui temi per i quali la sensibilità geopolitica di Berlino è più acuta, dalla Georgia alla Bielorussia fino ai diritti politici nella stessa Russia.

Sfumato il miraggio del seggio permanente al Cds, per la riluttanza “conservatrice” di Stati Uniti e Cina a modificare lo status quo, la Germania si è limitata ad incassare il sostegno interessato di Parigi e Londra, evidentemente attente ad assorbire le pressioni dei paesi emergenti (India e Brasile) e del Giappone per una revisione degli anacronistici assetti del 1945 che premiano gli ex Imperi coloniali europei.

È evidente la necessità di un vigoroso processo di ridefinizione delle priorità per evitare che l’Italia torni ad essere quella “espressione geografica” della provocatoria definizione di Metternich. – See more at: http://www.affarinternazionali.it/articolo.asp?ID=2429#sthash.7GRQ6jFE.dpuf

Condanna all’Italia per le carceri inumane

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inizio gennaio la Corte europea dei diritti dell’uomo (“la Corte”) ha condannato l’Italia in seguito al ricorso proposto da sette detenuti (tre italiani e quattro stranieri) negli istituti penitenziari di Busto Arsizio e di Piacenza (Torreggiani e altri contro Italia). La Corte ha appurato che i ricorrenti erano stati a lungo reclusi in celle di nove metri quadri occupate da tre persone.

Svolta
Ciascuno di loro aveva dunque fruito di uno spazio inferiore allo standard minimo di quattro metri quadri per detenuto stabilito dal Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti (il meccanismo specializzato del Consiglio d’Europa). A Piacenza la ristrettezza eccessiva della cella era stata aggravata dalla mancanza prolungata di acqua calda e da illuminazione e ventilazione insufficienti.
La sentenza in questione rappresenta una svolta rispetto alla precedente pronuncia del 16 luglio 2009 nel caso Sulejmanović contro Italia (citatissima, nonostante la minore gravità dei fatti, proprio perché era stata vista come il preludio di un serio contenzioso a Strasburgo con riferimento alla situazione nelle carceri italiane). Torreggiani e altri è infatti una “sentenza-pilota”: la Corte accerta l’esistenza di un problema strutturale, corroborato da un elevato numero di ricorsi simili, e impartisce al governo un termine entro il quale predisporre un ricorso interno efficace e adottare misure generali appropriate.

In attesa di giudizio
Nel caso Torreggiani e altri l’Italia dispone di un anno per introdurre innanzitutto un ricorso efficace, cioè idoneo ad ottenere il miglioramento delle condizioni di detenzione. La via di ricorso (al magistrato di sorveglianza) al momento disponibile non ha tale caratteristica, anche perché le relative decisioni non vengono attualmente eseguite a causa, appunto, della natura strutturale del problema. Inoltre, è in pratica molto difficile chiedere una riparazione per le condizioni inumane o degradanti della detenzione.

La Corte ha anche richiamato l’attenzione dell’Italia sulle raccomandazioni del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa in materia, le quali promuovono il ricorso a misure alternative alla detenzione e una rielaborazione della politica penale nel senso di intendere il carcere come extrema ratio limitata ai casi in cui “la gravità del reato è tale da rendere qualunque altra misura o sanzione manifestamente inadeguata” (Raccomandazione 99/22 del 30 settembre 1999).

Va detto che nel caso italiano la Corte ha escluso qualunque intenzione di umiliare i detenuti e ha dato atto di qualche modesto progresso in seguito ai provvedimenti urgenti adottati nel 2010. Una corretta attuazione della sentenza-pilota, tuttavia, richiede non solo interventi in ambito strettamente carcerario, ma anche un ripensamento delle politiche penali, ovvero un ridimensionamento del ricorso alla detenzione e l’individuazione di sanzioni alternative.

Ridurre il sovraffollamento delle carceri conviene certamente al Governo, che eviterebbe di dover affrontare le centinaia di cause pendenti a Strasburgo, ma anche al sistema-paese: prigioni più umane dovrebbero essere infatti il riflesso di un sistema penale meno afflittivo anche perché ripensato in un’ottica di efficacia e di prevenzione.

Gestire e conservare i documenti digitali: a ottobre torna il Master ANORC

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Un modulo è dedicato alla digitalizzazione dei documenti fiscali – bancari – assicurativi. “Gestione e conservazione digitale dei documenti. Il responsabile della conservazione sostitutiva: ruoli, funzioni, strategie”, questo è il titolo del Master ANORC (Associazione Nazionale per Operatori e Responsabili della Conservazione digitale) che si terrà a Roma in via Sabotino 22, dal 15 al 30 ottobre 2013.

Tutta l’esperienza di ANORC messa a frutto in un percorso formativo rivolto agli operatori (dipendenti privati, pubblici o professionisti) che devono occuparsi della gestione e conservazione digitale dei documenti e vogliono acquisire delle specifiche competenze normative e pratiche per attuare correttamente questi processi.

Il Master è suddiviso in tre moduli, frequentabili anche separatamente, e partendo dagli aspetti generali della digitalizzazione tratterà nello specifico la digitalizzazione dei documenti fiscali – bancari – assicurativi e dei documenti sanitari.

MODULO I

Aspetti generali della digitalizzazione documentale, dal 15 al 17 ottobre

MODULO II

Digitalizzazione dei documenti fiscali – bancari – assicurativi, il 23 e 24 ottobre

MODULO III

Digitalizzazione dei documenti sanitari, il 29 e 30 ottobre

Il Master prevede diverse opzioni di frequenza. Agli uditori verrà rilasciato un attestato di partecipazione.

Sono previsti bonus per i soci e partner ANORC, in caso di iscrizioni multiple o di acquisto dell’intero percorso formativo: per i lettori di AziendaBanca sono previste riduzioni sulle quote.

My Unipol: servizi bancari e assicurativi unificati nella banca diretta

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Integra soluzioni bancarie e assicurative la nuova banca online del Gruppo Unipol: My Unipol Banca, che permette di gestire l’operatività del conto corrente e di ottenere informazioni direttamente dai dispositivi mobili, offrendo prodotti assicurativi scontati.

SCONTI SU PRODOTTI ASSICURATIVI – I clienti di My Unipol Banca potranno, infatti, godere di uno sconto del 10% sull’RC Auto e del 25% sui prodotti YOU SOLUZIONI Rami Elementari di Unipol Assicurazioni.

OFFERTA – Già attivo il conto MyUnipol, a canone zero, con carta bancomat V PAY, carta prepagata, mobile banking e internet banking nella versione base o trading. Inoltre, attraverso una vetrina virtuale, si possono acquistare online una serie di prodotti aggiuntivi come dossier titoli, carta di credito, telepass, etc.

FAR RENDERE IL RISPARMIO – Per aumentare i rendimenti delle somme depositate sul conto My Unipol, è inoltre a disposizione un servizio di Time Deposit, con tassi di interesse diversificati sulla base delle varie durate. Tutto gestibile in autonomia e in pochi click tramite l’Area Clienti dedicata.

NON SOLO ONLINE – Naturalmente, per le disposizioni bancarie resta a disposizione sia la filiale sia la rete di ATM di Unipol Banca, più semplici da localizzare grazie ai servizi di geolocalizzazione integrati nella app della banca online.

ASSISTENZA TELEFONICA E IN CHAT – Tutti i clienti possono chiedere assistenza al Customer Service della banca, chiamando il numero verde, oppure utilizzando il pratico servizio di chat online.

Sarà il cliente a guidare il business?

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Il cliente come consulente di business dei vertici aziendali. E’ l’interessante prospettiva che emerge dallo studio “The Customer-activated Enterprise”, condotto dall’Institute for Business Value di IBM con oltre 4mila interviste a CEO, CMO, CFO e CIO di 70 Paesi e 20 settori industriali. Una opportunità enorme, quella offerta da una nuova relazione con il cliente (e non più con la clientela, o con un segmento) il problema è capire come stabilire e mantenere un contatto.

IL CLIENTE SPIEGA IL MERCATO – Partiamo da un dato: il 60% dei CEO interpellati da IBM prevede, entro i prossimi tre/cinque anni, di coinvolgere i clienti in modo diretto nella definizione della strategia di business dell’azienda. L’obiettivo è ottenere elementi utili a capire che cosa sta succedendo nel mercato, quali trend sono in atto e come rispondere al cambiamento. Il 43% dei CEO ha già, in qualche modo, provveduto ad avviare questa inclusione.

ABBATTERE LE BARRIERE INTERNE ED ESTERNE – C’è un primo ostacolo a questo obiettivo e sta all’interno delle aziende. Se si vuole che l’informazione “generata” dagli utenti arrivi ai vertici e possa guidare le strategie, è necessarioaumentare i livelli di trasparenza, abbattendo le barriere interne ed esterne per scoprire (neanche implementare: siamo ancora alla fase dello “scoprire”) nuovi metodi di collaborazione e innovazione. E infatti il 56% dei CEO vuole riuscire ad “aprire” maggiormente l’organizzazione dell’azienda.

NON E’ FACILE DARSI DEL TU – La parola d’ordine è reinventare: soprattutto perché il 54% dei top manager mira a relazionarsi con il cliente come individuo, e non come parte di una categoria o di un segmento di mercato, entro tre o cinque anni. A dargli del tu, insomma: ma per arrivare alla“customer intimacy” sarà necessario un salto notevole, e non solo tecnologico, per fornire al cliente una “esperienza” di livello superiore. Altrimenti il cliente non si sentirà coinvolto e non entrerà in contatto diretto con l’azienda. Uno sforzo enorme ma che dovrebbe pagare. Secondo il rapporto esiste una correlazione tra il successo aziendale e la capacità di collaborare con l’esterno: le aziende con performance superiori hanno una probabilità del 54% più elevata di collaborare ampiamente con i propri clienti.