25 Settembre 2024, mercoledì
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Obama «impressionato» da Letta; Italia nella giusta direzione

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«L’Italia sta andando nella giusta direzione con le riforme». Lo ha detto il presidente degli Stati Uniti Barack Obama durante le dichiarazioni al termine dei colloqui bilaterali nello studio ovale della Casa Bianca con il premier Enrico Letta. Il presidente del Consiglio ha replicato commentando l’accordo raggiunto negli Stati Uniti sul tetto del debito, che secondo Letta stabilizza i tassi di interesse ad un livello basso, un fatto positivo anche per l’Italia.

«Non potrei essere più impressionato dalla sua integrità e leadership», ha aggiunto Obamarivolgendosi a Letta. Il presidente degli Stati Uniti ha anche aggiunto: le truppe italiane sono state «straordinarie» per contribuire a rendere l’Afghanistan più sicuro.

E ricordando in particolare il ruolo avuto da Roma in Libia, Siria e contro il terrorismo ha definito l’Italia «un partner eccezionale». Anzi, ha reso noto la Casa Bianca a margine dell’incontro, assieme a Stati Uniti, Regno Unito e Turchia, l’Italia svolge un ruolo di guida nell’assistenza alla Libia nei suoi sforzi di recupero della sicurezza e di ricostruzione delle sue istituzioni. Letta ha manifestato a Obama le preoccupazioni italiane sul Mediterraneo che, ha detto, «non può più essere un mare di morte ma di vita» per le tragedie dei migranti che necessitano risposte da parte di tutta l’Europa. Il premier italiano ha poi analizzato l’evoluzione della crisi: «I tassi di interesse ieri in Italia hanno toccato il livello minimo da due anni: è un importante traguardo, dobbiamo continuare su questa strada». E ancora: «Sarà una legislatura per la crescita, a partire dalla creazione di posti di lavoro per i giovani». E a proposito di crisi europea Obama ha sottolineato il «grandissimo interesse» degli Stati Uniti «a coordinare le nostre politiche per un’agenda improntata su una forte crescita».

Il presidente del Consiglio ha invitato Obama in Toscana: «So che il primo ministro è di Pisa, sono felice dell’invito e credo che lo saranno tutti nella mia famiglia. So che potremo gustare una cucina buonissima», ha detto l’inquilino della Casa Bianca.

Letta ha varcato il portone della West Wing della Casa Bianca insieme all’ambasciatore italiano a Washington, Claudio Bisognero alle 11,28 (le 17 e 28 ora italiana). Il premier è stato accolto da una funzionaria del cerimoniale della Casa Bianca mentre il presidente americano aveva da pochi minuti finito di parlare alla nazione dalla dining room della Casa Bianca a seguito dell’accordo alla Camera della notte scorsa che ha evitato il default americano.

Molti i temi su tappeto, dal negoziato per l’area di libero scambio Usa Ue alle misure di stimolo a crescita e occupazione alle crisi internazionali a cominciare da Siria, Iran e Libia, Paese quest’ultimo per il quale l’amministrazione Usa chiede un maggior ruolo politico dell’Italia.

Infrastrutture energetiche: l’inerzia della Regione legittima l’intervento dello Stato

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Con sentenza n. 239 dell’11ottobre 2013, la Corte Costituzionale ha dichiarato la legittimità dell’articolo 38, comma 1, del decreto legge 22 giugno 2012, n.83 (Misure urgenti per la crescita del Paese), convertito, con modificazioni, dall’art. 1, comma 1,della legge 7 agosto 2012, n. 134.

L’articolo in questione aggiunge il comma 8-bis all’articolo 1 della legge 23 agosto 2004, n. 239 (Riordino del settore energetico, nonché delega al Governo per il riassetto delle disposizioni vigenti in materia di energia) prevedendo una serie di procedure finalizzate a superare situazioni di stallo causate dall’inerzia delle amministrazioni regionali aventi competenza concorrente nell’autorizzazione o concessione relativa alla realizzazione di infrastrutture energetiche strategiche.

«Per le infrastrutture lineari energetiche di cui al comma 2, l’atto conclusivo del procedimento di cui al comma 2 è adottato d’intesa con le regioni interessate» (il successivo comma 6, sostituito dalla norma in esame, disciplina il procedimento in caso di mancata definizione dell’intesa nel termine prescritto per il rilascio dell’autorizzazione);(iii) la terza concerne «il mancato rispetto da parte delle amministrazioni regionali competenti dei termini per l’espressione dei pareri o per l’emanazione degli atti di propria competenza».

I giudici costituzionali hanno chiarito che nel caso in cui la legge preveda un’intesa “in senso forte” tra Stato e Regioni, il suo mancato raggiungimento non legittima, di per sé, l’assunzione unilaterale di un provvedimento da parte dello Stato. In tal caso devono essere previste procedure di reiterazione delle trattative al fine di garantire la bilateralità nell’assunzione del provvedimento e la salvaguardia della sfera di competenza costituzionalmente attribuita alla Regione in ossequio al principio di leale collaborazione (sentenza n. 179 del 2012 e sentenza n. 39 del 2013).

In applicazione di questi principi il Giudice adito ha ritenuto non fondata la questione di legittimità costituzionale poiché nel caso di specie solo nel caso di mancata adozione, entro i termini previsti dalla legge, degli atti di competenza delle singole Regioni e “…solo in caso di «ulteriore inerzia» delle amministrazioni stesse, a seguito dell’invito rivolto alle medesime di provvedere entro un termine non superiore a trenta giorni, prevede la rimessione degli atti alla Presidenza del Consiglio dei ministri, la quale decide in merito con la partecipazione della Regione interessata.

In definitiva la norma ha la funzione di superare situazioni di “stallo” causate dall’inerzia delle amministrazioni regionali aventi competenza concorrente nell’autorizzazione o concessione relativa alle opere da realizzare e, pertanto, non viola le competenze costituzionali della Regione, né si pone in contrasto con il principio di leale collaborazione, che anzi tende ad attuare.

Monti si dimette da Scelta civica: «Sfiduciato da 11 senatori, contro di me anche Casini e Mauro»

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Mario Monti lascia Scelta Civica. Lo comunica lo stesso ex premier attraverso una nota nella quale scrive di aver rassegnato «le dimissioni da presidente di Scelta Civica. La presidenza verrà assicurata dal vicepresidente vicario Alberto Bombassei, fino all’attivazione delle procedure previste dallo Statuto per la nomina del nuovo presidente. Domani lascerò il gruppo di Scelta civica del Senato e chiederò l’iscrizione al gruppo misto».

La presa di posizione di Monti arriva dopo una nota di undici senatori del partito che chiedevano di porre fine ai «distinguo e agli opportunismi« che avrebbero caratterizzato Scelta civica nella discussione sulla Legge di stabilità. Senatori che, ad opinione dell’ex premier, con la loro dichiarazione lo avrebbero di fatto sfiduciato. «Sulla base degli elementi resi noti dal Governo sul disegno di legge Stabilità approvato martedì sera ho avuto ieri scambi di opinioni all’interno di Scelta Civica, in particolare con i presidenti dei Gruppi parlamentari al Senato (sen. Susta) e alla Camera (on. Dellai), con i responsabili economici (sen. Lanzillotta, sen. Ichino, on. Zanetti) e con il portavoce politico (sen. Della Vedova).

Su tale base, nella serata di ieri ho rilasciato una dichiarazione come presidente di SC. Vi si esprimeva – spiega l’ex premier – una prima valutazione, secondo la quale il ddl Stabilità appare soddisfacente quanto al rispetto dei vincoli europei, timido per quanto riguarda la riduzione delle tasse, insoddisfacente per quanto riguarda l’orientamento alla crescita. In merito alla maggiore carenza riscontrabile a questo stadio – si richiamavano le proposte offerte alla considerazione del presidente Letta in un documento rimessogli lunedì («Elementi per un contratto di coalizione»)».

In questi giorni il sen. Mauro, con dichiarazioni ed iniziative, é venuto preconizzando, da un lato, una linea di appoggio incondizionato al Governo, posizione legittima – e naturale in chi fa parte di un governo – ma che non é la linea di SC, linea definita dai suoi organi direttivi e confermata nella proposta del «contratto di coalizione«; dall’altro, il superamento di SC in un soggetto politico dai contorni indefiniti ma, a quanto é dato capire, aperto anche a forze caratterizzate da valori, visioni e prassi di governo inconciliabili con i valori, la visione e lo stile di governo per i quali Scelta Civica é nata.

Per i quali ho accettato di impegnarmi, di impegnare il mio nome e, con esso, di favorire l’ingresso o il ritorno in Parlamento di candidate e candidati che si sono formalmente impegnati a battersi per realizzare quella che essi stessi hanno chiamato «Agenda Monti».

L’ex presidente del Consiglio assicura comunque che «nella mia veste di senatore a vita, non verrà meno il mio impegno per contribuire all’affermazione di quei valori e di quella visione per i quali, confido, quanti hanno aderito al progetto di Scelta Civica per l’Italia continueranno a battersi» .

Demansionamento: operazioni societarie e giudizio di equivalenza

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La Suprema Corte di Cassazione (sez. lav., 11 settembre 2013, n. 20829) è intervenuta in tema di modifica delle mansioni e risarcimento del danno.

Il caso affrontato dagli ermellini è quello di un lavoratore che, dopo un’operazione di acquisizione dell’istituto di credito di cui era dipendente da parte di un’altra banca di maggiori dimensioni, aveva subito un demansionamento e si era, di conseguenza, rivolto ai giudici per chiedere il risarcimento del danno.
La Corte d’appello ha accolto il ricorso del lavoratore constatando l’assenza di equivalenza tra le mansioni svolte come vicedirettore e responsabile di tutte le operazioni bancarie, rispetto a quelle successivamente assegnate limitate alla concessione di crediti.
La banca ha fatto ricorso in Cassazione sostenendo che il giudizio di equivalenza deve tener conto anche delle dimensioni e importanza della nuova organizzazione imprenditoriale.
La Suprema Corte ha però respinto il ricorso del datore di lavoro, posto che il giudizio di equivalenza si basa non su una pretesa «sovrapposizione» di realtà aziendali non comparabili per dimensioni e importanza, ma sulla verifica dei compiti svolti in concreto dal dipendente.

Vendite transfrontaliere, giudice nazionale per il consumatore

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Più tutele per i consumatori che stipulano contratti oltrefrontiera. Potranno convenire dinanzi ai giudici nazionali il commerciante estero semplicemente dimostrando che quest’ultimo ha diretto le proprie attività verso lo Stato del consumatore. E ciò anche se il mezzo utilizzato, per esempio internet, non sia stato all’origine della conclusione del contratto. Lo ha stabilito la Corte di giustizia Ue con la sentenza 17 ottobre 2013 nella causa C-218/12.

Il quadro regolamentare
Il regolamento (Ce) n. 44/2001 determina la competenza dei giudici in materia civile e commerciale seguendo il principio fondamentale per cui i giudici competenti sono quelli dello Stato membro in cui il convenuto ha il domicilio. Tuttavia, in determinate ipotesi, il convenuto può essere citato dinanzi ai giudici di un altro Stato membro. Questo accade in particolare per i contratti di consumo sempre che però ricorrano due presupposti. Da un lato, il commerciante deve esercitare le proprie attività nello stato di residenza del consumatore oppure dirigere, con qualsiasi mezzo (ad esempio attraverso Internet), le proprie attività verso tale Stato membro; dall’altro, il contratto deve avere ad oggetto le stesse attività.

La motivazione della Cgue
La Corte di giustizia con la sentenza di oggi rileva che il regolamento non richiede espressamente un simile nesso di causalità. Mentre il requisito essenziale riguarda l’esistenza di una attività commerciale o professionale diretta verso lo Stato del consumatore, requisito che il Landgericht considera soddisfatto.

La necessità, osservano i giudici di Lussemburgo, della previa consultazione di un sito Internet da parte del consumatore potrebbe, invece, far sorgere problemi di prova, in particolare nel caso in cui il contratto, come nella specie, non sia stato concluso a distanza attraverso il sito medesimo, dissuadendo i consumatori dall’adire i giudici nazionali e così indebolendo la tutela dei consumatori perseguita dal regolamento.

Spetta dunque al giudice del rinvio effettuare la valutazione e determinare se, sulla base dell’esistenza o dell’assenza di elementi ricompresi, o meno, nell’elenco non esaustivo compilato dalla Corte sia applicabile la competenza speciale a favore del consumatore.

L’annuncio: “Un nuovo 15 ottobre”. Gli antagonisti dichiarano guerra

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Quella data se la ricorda bene il carabiniere scelto Fabio Tartaglione che nel 2011 era alla guida del blindato incendiato dai manifestanti nel corso dei disordini scoppiati a margine del corteo degli Indignados. Rispondendo alle domande del pubblico ministero Francesco Minisci, Tartaglione ha ricostruito quanto avvenuto in piazza San Giovanni davanti ai giudici della IX sezione del tribunale collegiale penale: “I primi sampietrini sono arrivati mentre ci trovavamo in via Labicana ma la situazione è peggiorata appena siamo arrivati nei pressi della piazza – ha riferito commosso il militare – Manifestanti erano davanti al blindato e lanciavano di tutto: ricordo in particolare la rabbia e la violenza con cui una ragazza lanciava sassi. Ad un certo punto “qualcuno ha aperto il portellone laterale. Poi sono stato colpito da un giovane vestito di chiaro con un bastone di legno allo zigomo. Ero stordito e cominciai a sentire odore di fumo, vidi delle fiamme. Pensai a mio figlio, nato da solo 4 mesi, e mi dissi che dovevo scappare, che dovevo provare a salvarmi. Uscito dal blindato fui colpito da alcuni oggetti fino a che dei colleghi mi hanno preso e messo in salvo.  – ha concluso il militare – Porto ancora i segni di quel giorno e da allora non dormo più con mia moglie e mio figlio sia per via dei problemi respiratori legati alle ferite al naso, sia perchè alle volte mi capita di svegliarmi urlando”.
Sale la tensione alla vigilia dei due cortei del 18 e 19 ottobre per le strade della Capitale, ai quali si aggiunge anche la partita di campionato Roma-Napoli. Venerdì sarà la volta dei sindacati di base, mentre il giorno successivo toccherà ai No Tav e ai movimenti per la casa. Il piano di sicurezza, messo a punto dal prefetto Giuseppe Pecoraro e il questore Fulvio Della Rocca, prevede bonifiche lungo i percorsi autorizzati dalla Questura, mentre da due giorni le pattuglie sorvegliano tutte le uscite del Raccordo Anulare. Il piano sicurezza è già scattato: 4mila agenti di rinforzo sono entrati in servizio.

Il corteo dei sindacati di venerdì da piazza della Repubblica a San Giovanni, sfilerà per Santa Maria Maggiore, Merulana, Manzoni, Emanuele Filiberto e si concluderà in un vero e prorpio accampamento con comizi e concerti. L’accampamento sarà sorvegliato dagli stessi lavoratori che aspetteranno, sabato alle 14, l’arrivo dei movimenti di lotta per la casa, i centri sociali, i No Tav per il corteo che si snoderà fino a Porta Pia toccando via Merulana, Santa Maria Maggiore, via Amendola, Repubblica, Cernaia, XX Settembre, Castro Pretorio, Policlinico, Croce Rossa e il previsto assedio ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture che per l’occasione saranno trasformati in vere e proprie zone rosse. Anche in questo caso i manifestanti hanno annunciato l’occupazione della piazza alla fine del corteo.
“Sabato e domenica avremo una unità di crisi permanente – ha annunciato il sindaco Ignazio Marino –Vogliamo seguire in stretto contatto con il ministero dell’Interno tutto ciò che accade in città e mi auguro, davvero, che si tratti di manifestazioni democratiche senza alcuna forma di violenza”. A partecipare all’unità di crisi saranno: il capo di gabinetto, Luigi Fucito, il comandante dei vigili, Raffaele Clemente e il delegato alla Sicurezza Rossella Matarazzo.

Muro abusivo, disabile prigioniero

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Un muro davanti casa, uno scalino sull’ingresso di servizio. Il padrone di casa in carrozzina prigioniero nel suo aaprtamento., Arrivano i vigili urbani e denunciano il vicino di casa che ha reso prigioniero il confinante.

Gli agenti della Polizia Municipale di San Martino Valle Caudina, hanno ricevuto una denuncia di un’anziana donna, moglie di un diversamente abile, con la quale si segnalava la costruzione abusiva di un gazebo e di un muro, che impedivano, di fatto, il passaggio al disabile.

La polizia locale è intervenuta con tempestività, supportata dall’ufficio tecnico. Consultata la documentazione, il personale ha deferito in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Avellino, una donna di 45 anni. Dovrà rispondere di costruzione abusiva in area sottoposta a vincoli paesaggistici e di violenza privata.

Tumori in Campania, sono più letali secondo il registro nazionale tumori

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Nel territorio della Asl di Napoli 3 sud non ci si ammala di cancro più spesso che in altre parti d’Italia, ma si muore di più. Copme se il tumore fosse più micidiale. A dirlo è Mario Fusco, il direttore del registro tumori di quella che viene considerata la zona più inquinata d’Italia, ascoltato oggi in Commissione Igiene e Sanità del Senato. Il registro che copre una popolazione di circa 1.120.000 persone, fa riferimento a un territorio di 682 Km quadri interessato da smaltimento illegale di rifiuti tossici e compreso tra Nola, Acerra e Marigliano: 59 comuni in tutto, di cui 38 in aree che fino al marzo scorso erano indicate quali Sin o siti di Interesse nazionale perchè sottoposte a particolari rischi ambientali e ora passate alla gestione regionale.

I dati, riferiti al periodo 1997-2009, rivelano come complessivamente l’incidenza oncologica, ovvero i nuovi casi di cancro rilevati, sia più bassa rispetto a quella evidenziata in tutta Italia dal registro nazionale tumori, tranne che per alcune specifiche neoplasie come polmoni, laringe e, soprattutto, fegato (quest’ultimo con un’incidenza pari al doppio rispetto al resto del Paese).

Quello che preoccupa è l’incidenza della mortalità. Più tardi diagnosticati, meno curati o più aggressivi, quello che è certo è che nella Terra dei fuochi, nel momento in cui ci si ammala di tumore, in particolare a fegato e polmone, la morte è più frequente: per gli uomini avviene in 250 casi su 100.000, quando a livello nazionale il dato si attesta a 228.

Ruby-ter, in arrivo una nuova inchiesta su Berlusconi

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Non finiscono mai i guai giudiziari perSilvio Berlusconi. Dopo la recente condanna per frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediaset, entro Natale potrebbe partire il “Ruby-ter“, la terza tranche dell’indagine a suo carico nell’ambito della vicenda che coinvolge la giovane marocchina, Karima El Mahroug, meglio nota come Ruby Rubacuori.

Oltre al leader del Pdl, però, a finire questa volta nel registro degli indagati sarebbero anche alcuni testimoni sentiti nei precedenti processi, tra cui molte “olgettine”, e i suoi legali, Piero Longo e Niccolò Ghedini.

Ruby e Ruby-bis– La Procura di Milano aprirà la nuova inchiesta dopo il deposito delle motivazioni delle sentenze “Ruby” e “Ruby-bis”. Mentre nel primo processo l’ex premier era stato condannato a sette anni di reclusione per prostituzione minorile e concussione per costrizione, nel secondo processo, il cosiddetto “Ruby-bis”, Lele Mora ed Emilio Fede sono stati condannati a sette anni di reclusione e Nicole Minetti a cinque, per induzione e favoreggiamento della prostituzione anche minorile.

Le iscrizioni saranno un “atto dovuto“, dal momento che in sede di lettura del dispositivo i collegi della quarta e della quinta sezione penale avevano già deciso la trasmissione degli atti ai pm in relazione a diverse false testimonianze.

Gli indagati– Sarebbero state le “olgettine” a rilasciare false testimonianze riguardo a quanto avveniva nelle serate di Arcore e sui proventi percepiti, 2500 euro al mese provenienti dai conti del Cavaliere. Nella nuova inchiesta, inoltre, dovrebbe rientrare, tra gli altri, il cantautore napoletano Mariano Apicella, animatore delle “cene eleganti”, e anche la funzionaria di polizia Giorgia Iafrate, in riferimento alla famosa telefonata del 27 e del 28 maggio, durante la quale Berlusconi fece pressione per evitare che Ruby finisse in comunità.

 

Le motivazioni del processo Ruby arriveranno entro il 22 novembre, mentre quelle del Ruby-bis entro il 3 dicembre. Per il leader del Pdl potrebbe scattare il sequestro dei conti correnti dai quali partivano e partono i pagamenti alle ragazze.

Cassaforte dei vigili urbani svuotata senza scasso

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I carabinieri della stazione di Macerata stanno indagando sul furto, per molti versi misterioso, denunciato dal comandante della polizia municipale di Recale, Vincenzo Piccolo, in servizio in città dal 15 novembre scorso.

L’ufficiale, ieri mattina, verso 10.30, aprendo la cassaforte sistemata negli uffici dei vigili urbani, si è accorto che da un’ulteriore cassettina era sparita una busta bianca con mille e 34 euro. La somma è stata accumulata, nel corso delle settimane, dalla raccolta della tassa per l’occupazione del suolo pubblico pagata dagli ambulanti della fiera settimanale. Il comando della polizia municipale è situato al primo piano della nuova casa comunale, nell’area parcheggio di via Roma: zona centrale, molto frequentata e posta, peraltro, sotto l’occhio attento delle telecamere del sistema di videosorveglianza, le cui immagini confluiscono proprio in un terminale in dotazione ai caschi bianchi. A rendere l’episodio, di per sé già grave, inquietante è il fatto che non sono stati ravvisati segni di effrazione alla porta d’ingresso e il blindato è stato aperto con la chiave. Due particolari riferiti da Piccolo agli inquirenti e, pare, confermati anche dai successivi sopralluoghi eseguito dai militari dell’Arma, giunti sul posto coordinati dal maresciallo Baldassarre Nero.

È evidente che tutte le ipotesi saranno vagliate con attenzione; è altrettanto evidente, però, questa serie di elementi sta dando corpo alle tesi del furto interno. «Le chiavi della cassaforte le ho io – rivela Piccolo – e i due agenti. Ma, poiché il blindato, in passato, è stato utilizzato da dipendenti di altri settori dell’ente, non posso escludere che esistano altre copie delle chiavi in giro per gli uffici. Considero il caso preoccupante, soprattutto se sarà confermata la pista del coinvolgimento di qualcuno interno al Municipio. Non appena mi sono accorto della sparizione – aggiunge Piccolo -, ho applicato la procedura, recandomi immediatamente dai carabinieri per sporgere denuncia e dichiarandomi a loro totale disposizione».