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SOTTOCOSTO PAM fino all'8 febbraio

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SOTTOCOSTO PAM fino all’8 febbraio

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Passaggio Segreto al teatro Bellini di Napoli – quando si parla di sesso senza tabù

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XX che è femmina – Figli del Bronx
presentano

PASSAGGIO SEGRETO
Dal 20 febbraio al 2 marzo 2014
Napoli, TEATRO BELLINI
Via Conte di Ruvo, 14

 gruppo_roby

Lo spettacolo che esplora la sessualità senza tabù e con tanta ironia. Da oggi parlare di sesso sarà più facile e divertente per tutti!

Prendi un campione di donne, mettile a proprio agio e parla con loro di sesso; poi prendi tutti i contenuti e disponili con cura sul palcoscenico di un teatro, ecco che ottieni PASSAGGIO SEGRETO!
Spetta agli attori, Vagine e Falli parlanti, mettere in scena queste confessioni, veri e propri atti di liberazione protetti dall’anonimato.
Lo spettacolo racconta il rapporto con il proprio corpo e con gli altri, rende il sesso il principale portavoce di sé.

Passaggio Segreto è in continua ricerca!

jpg-Passaggio-segretoIl sesso è una parte espressiva di noi… cresce con noi… con noi cambia nel tempo… esprime il nostro carattere… è un luogo di scambio, una relazione… la parte di cui ci vergogniamo troppo spesso… è una esplorazione continua, una continua domanda, una eterna curiosità… il luogo meno raccontato ma il più vissuto… il più vulnerabile e delicato… espresso in un corpo ogni giorno guardato, modificato, curato.. un corpo che cambia… fiorisce o si umilia… luogo di dimostrazione.. insicurezza, conferme, passioni e vetrina…
Passaggio Segreto svela senza giudicare… mette a nudo, ridendo… apre l’oscuro vaso e lascia entrare…
Sottolinea, con ironia, quanto l’emancipazione debba passare anche attraverso la piena realizzazione della sessualità.
Un concetto tuttora considerato rivoluzionario.

La compagnia “XX che è femmina” nasce dall’incontro fra la psicologa Maura Perrone e la regista Roberta Serretiello.
Maura comincia uno studio sul femminile e la sessualità, con un progetto di videointerviste. Il tutto prende forma teatrale durante un happening presso l’Istituto Italiano per le Scienze Umane. Segue l’idea di coinvolgere attori, psicologi e musicisti, per creare uno spettacolo dal testo interattivo e dai toni dissacranti sul sesso e la sessualità.
non_vedoGrazie ad interviste, mail box ed happening in varie location, il pubblico, che risponde con sempre maggior interesse, aumenta, e con esso il materiale raccolto.
Si arriva così ad un vero e proprio copione teatrale, ricco di cooperazioni di professionisti  o gente comune, ma soprattutto interamente inedito!
La compagnia, quindi, si forma per la prima volta in un ensemble, dove ogni singolo elemento contribuisce con la propria peculiarità.
Nasce con l’idea di divulgare e raccontare le confessioni di gente comune e si avvale della professionalità di attori, psicologi, video maker, musicisti, esperti di comunicazione convergendo in un progetto in cui crede pienamente. Un’operazione virale atta a parlare di Passaggio Segreto e sessualità a 360 gradi, già da qualche mese sta funzionando sulla rete e sui principali social network.

Crediti
Regia: Roberta Serretiello
Disegno luci: Delio Fusco
Costumi: Giulia D’Oriano
Scenografie: Antonella Di Martino
Attori: Maura Perrone, Fabiana Fazio, Loredana Carannante, Delio Fusco, Peppe Villa, Marco Amendola, Attilio Graziano, Sofia Campanile, Cira Sorrentino
Fotografie: Tiziana Mastropasqua
Comunicazione, grafica e ufficio stampa: Carmen Vicinanza e Annachiara Iannone per Officine Vonnegut
Produzione: “XX che è Femmina” e “Figli del Bronx”
Info: www.passaggiosegreto.org  Facebook: Passaggio Segreto
Spettacoli dal giovedì al sabato ore 21 – domenica ore 18
Teatro Bellini, Napoli – Via Conte di Ruvo 14 tel. 081.5491266  botteghino@teatrobellini.it

Ufficio Stampa Spettacolo: Carmen Vicinanza per Officine Vonnegut, Via S. Tommasi, 28 – Napoli
tel. + 39 0810787815 fax + 39 1786041473 mob. + 39 3337265294  mail: k.vicinanza@tiscali.it

“Sgravi fiscali per chi adeguerà gli accessi per i disabili”

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1536448_1374613746131006_469704771_nIl candidato Melani propone agevolazioni per costruttori e commercianti che abbatteranno le barriere architettoniche per i diversamente abili.

“Oggi chi ha mobilità ridotta è confinato a vivere in casa, e va coinvolto”

Sostenere con sgravi fiscali i costruttori e i commercianti che adegueranno gli accessi per i disabili, e coinvolgere chi ha mobilità ridotta nelle scelte amministrative in materia di accesso al centro: è la duplice proposta del candidato sindaco Silvia Melani sul tema della disabilità, emersa dopo un confronto con cittadini e associazioni del territorio.

“Molti disabili e persone con difficoltà motorie ci hanno riferito di essere praticamente costretti a vivere confinati nelle proprie case, se non hanno amici o parenti cui appoggiarsi. I servizi sociali e le Asl fanno la loro parte e coprono le necessità primarie – spiega la Melani – ma per i diversamente abili è fondamentale poter uscire e vivere il paese autonomamente. La prima difficoltà è relativa agli spostamenti: oggi andare al cinema o a fare acquisti nel weekend è de facto impossibile, perché queste non rientrano tra le necessità garantite dal servizio pubblico, nonostante si tratti di bisogni irrinunciabili nella vita di ognuno. Il secondo problema è invece rappresentato dalle barriere architettoniche, che rendono una soglia di pochi centimetri rispetto al manto stradale un ostacolo insormontabile. Ecco perché proponiamo sgravi fiscali per chi adeguerà gli accessi”.

“Il prossimo sindaco – conclude la Melani – dovrà coordinare una strategia inserendo le associazioni impegnate sul tema della disabilità nell’analisi dei provvedimenti in questa materia, coinvolgendoli nel processo decisionale. I disabili sono una risorsa per il paese, non un peso: Fucecchio deve diventare una cittadina fruibile da tutti”.

Ufficio Stampa

“Rispetto delle regole come volano di vera integrazione”

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1536448_1374613746131006_469704771_nIl candidato Melani (Pd) incontra le associazioni dei cittadini stranieri:

“Solo così gli immigrati possono essere una risorsa preziosa per Fucecchio”

Associazione Nosotras: “Una donna sindaco può giovare alla governance”

Integrazione, solidarietà, tolleranza e inclusione. Sono queste le parole chiave del programma di Silvia Melani, candidato alle primarie del Pd per il Comune di Fucecchio, sul tema dell’immigrazione. Concetti che però, per non restare lettera morta o generica aspettativa per il futuro, devono essere accompagnati da una premessa basilare: il rispetto delle regole da parte di tutti. La Melani ha incontrato venerdì sera alcuni gruppi di cittadini stranieri e associazioni impegnate nella tutela degli immigrati, ascoltando i loro problemi ed elaborando insieme proposte per il prossimo mandato amministrativo. Erano presenti anche italiani, a riprova del fatto che il reciproco rispetto è alla base di una condivisione del programma di governo.

“In dodici anni la popolazione straniera a Fucecchio è quadruplicata – spiega la Melani – ed è un dato di cui tenere conto per ogni analisi seria sull’argomento. Quando si parla di immigrazione, spesso il pensiero corre a situazioni alle imprese commerciali gestite da cinesi, al decoro di piazza Montanelli e delle case del centro storico. Ecco perché mi ha colpito scoprire che gli immigrati che lavorano sono i primi a chiedere ai propri connazionali presenti sul territorio il rispetto della legalità come base di una civile convivenza e volano di vera integrazione. Molti spesso parlano dell’inclusione sociale come della mera rivendicazione di diritti, e questo resta un punto imprescindibile per un’amministrazione di centrosinistra attenta alle esigenze dei più deboli. Tuttavia è bene chiarire che alle politiche di inclusione si deve accompagnare il rispetto dei doveri di legalità”.

“Sappiamo bene che non tutte le aziende gestite da stranieri sono irregolari, ma sarebbe ipocrita far finta di non vedere che c’è un consistente numero di imprese diffuse a macchia di leopardo tra capannoni e appartamenti dove si vive e si lavora in condizioni precarie, specie nell’area della ex Saffa. Ad appena venti metri dalla strada che collega a Santa Croce c’è un mondo a parte, che troppe volte è stato ignorato per questioni di comodo o tollerato per motivi ideologici. Pochi giorni fa con il mio comitato siamo andati a visitare l’area: stabilimenti dismessi, fatiscenti, operai e bambini che lavorano e mangiano negli stessi spazi, panni stesi alle finestre delle fabbriche. Ebbene – continua Silvia Melani – questa situazione non è tollerabile, a tutela di tutti i cittadini (italiani o stranieri che siano) che svolgono la propria attività seguendo le leggi e pagando le tasse. Se il Comune avesse fatto emergere l’illegalità dove regna il sommerso, forse oggi anche quelle imprese produrrebbero benessere per tutti. Sono gli stessi immigrati che ci chiedono di guidare il processo di integrazione, operando controlli sui capannoni e costruendo relazioni internazionali con le autorità straniere per attrarre imprese sul territorio”.

“Siamo convinte che la presenza di una donna al vertice dell’amministrazione giovi alla governance di una cittadina – spiegano Laila Abi Ahmed, presidente di Nosotras Onlus, e Lina Calliopi, rappresentante della comunità peruviana locale – e al futuro sindaco chiediamo una sensibilizzazione sulla condizione delle donne e delle famiglie degli immigrati, e crediamo che Silvia abbia le qualità per poter agire bene. Il sindaco dovrà occuparsi anche della gestione delle piazze come luoghi di aggregazione e socializzazione: chiediamo un welfare capace di dare delle risposte nel sostenere l’autodeterminazione e l’empowerment delle comunità”.

Un tema, quello dell’immigrazione, che a Fucecchio è particolarmente sentito per ragioni demografiche: basti pensare che sui 23.361 residenti – tra capoluogo e frazioni – il 16,5% arriva da altri Paesi (3.855, di cui 1904 maschi e 1.951 femmine). Nel 2000 la percentuale era del 4,1%, con meno di 900 abitanti. Nel 2012 i cittadini stranieri provengono prevalentemente dalla Cina (43%), dall’Albania (22,1%), dal Marocco (8,7%), dal Senegal (6,4%) e dalla Romania (6,2%). Rispetto al 2000, i cittadini cinesi sono più che sestuplicati e i senegalesi più che quadruplicati.

Ufficio Stampa

Caccio allo storno, Spinelli ribatte: “Nessuno accusa la Provincia ma le regole attuali danneggiano il nostro territorio”

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downloadDopo la risposta dell’assessore provinciale all’ambiente Renzo Crescioli, Alessio Spinelli, candidato alle elezioni primarie del Pd a Fucecchio, torna sull’argomento della caccia allo storno in difesa del proprio territorio che, a suo avviso, viene penalizzato dall’applicazione dell’attuale normativa.

“Intanto – dice Spinelli – voglio ringraziare l’assessore Crescioli per il suo interessamento alla questione. La mia polemica non era nei suoi confronti e neppure nei confronti della Provincia di Firenze che si limita ad applicare una normativa. Anzi Crescioli, nel suo intervento ha avvalorato le mie tesi confermando che gli storni creano gravi danni all’agricoltura. Questo però non esclude il fatto che il territorio di Fucecchio non sia penalizzato. La caccia allo storno è consentita ovunque nella nostra zona, Fucecchio rappresenta l’unica eccezione. Comprendo la legittimità dei motivi che hanno portato all’esclusione del nostro territorio ma ritengo che siano basati su un regolamento inappropriato. Un regolamento che non tiene conto dell’effettiva presenza di storni sul territorio ma che si basa sulla richiesta dei danni presentata dalle aziende agricole e dell’accoglimento del relativo risarcimento. Purtroppo, come ho già avuto modo di sottolineare, il nostro territorio è caratterizzato, in molti casi, dalla presenza di piccoli agricoltori che non possiedono i requisiti amministrativi di attività o da aziende agricole che preferiscono trovare rimedi in proprio piuttosto che aggiungere ai danni prodotti dagli storni i costi degli adempimenti burocratici relativi alla quantificazione del danno.

A questo c’è da aggiungere che, anche nel caso la somma dei danni sia superiore a 200 euro, se non viene quantificata una spesa per riparare al danno subito non scatta il risarcimento. Le perizie dei danni sono una spesa per l’ATC della Provincia ma anche per  le aziende nel caso non ricevano il risarcimento. Per questi motivi spesso i privati evitano di fare richiesta del danno alla Provincia. Ma questo non vuol dire che gli storni non rappresentino un problema anche nel nostro territorio. La Provincia applica correttamente il regolamento ma a mio avviso il regolamento parte da presupposti che spesso non corrispondono alla realtà”.

Ufficio Stampa

Domenico Cutrì evaso, caccia in tutta Italia

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La caccia all’evaso Domenico Cutrì continua in tutta Italia dopo l’assalto del commando a Gallarate del 3 febbraio. Antonino Cutrì, 30 anni, fratello di Domenico è morto tentando di liberarlo. Antonino è rimasto ferito nello scontro a fuoco con la polizia ed è deceduto in ospedale. La polizia ora ricerca Cutrì, che doveva scontare una condanna all’ergastolo, e le due o tre persone del commando che lo hanno fatto evadere.
Il commando che ha liberato Cutrì, composto da quattro persone, è entrato in azione attorno alle 15 di lunedì. L’ergastolano detenuto nel carcere di Busto Arsizio era appena sceso dal furgone delle polizia penitenziaria e gli agenti lo stavano accompagnando all’interno del Tribunale di Gallarate, dove avrebbe dovuto partecipare a una udienza. In quel momento sono arrivati i banditi con le armi in pugno. L’azione, all’apparenza attentamente pianificata, è durata pochi minuti, sotto gli occhi di diversi testimoni.
Gli uomini del commando hanno minacciato gli agenti, puntandogli contro le pistole e intimandogli di liberare il detenuto, e uno di loro ha spruzzato dello spray urticante negli occhi di uno dei poliziotti. Un altro agente è stato spinto giù dalle scale del Tribunale, e nella caduta ha riportato un lieve trauma cranico. C’è stata quindi una sparatoria tra i malviventi e gli agenti, durante la quale sono stati esplosi una trentina di colpi.
Uno dei colpi ha raggiunto uno degli assalitori, il fratello del detenuto, Antonino Cutrì, che è poi morto morto per la gravità delle ferite riportate, circa un’ora dopo, al termine di una disperata corsa dei suoi compagni per cercare di salvarlo, all’ospedale di Magenta.
L’azione è durata pochi minuti: l’ergastolano è fuggito insieme ai complici, che hanno caricato su una Citroen C3 nera anche il ferito. Due agenti, rimasti contusi, sono stati soccorsi dal personale del 118, portati all’ospedale di Gallarate per accertamenti e in serata dimessi.
Vicino al Tribunale, poco dopo, la polizia ha trovato una seconda auto utilizzata dai banditi, con a bordo armi d’assalto. A questo punto la fuga dei malviventi, secondo la ricostruzione fatta dagli investigatori, è proseguita verso Cuggiono, il paese in provincia di Milano dove vive la madre dei fratelli Cutrì. Caricata la donna in auto la corsa è ripresa verso l’ospedale di Magenta dove il ferito e la madre sono stati scaricati. Ma per Antonino non c’era più nulla da fare ed è morto poco prima delle 16. La madre nel frattempo è stata sentita dagli investigatori.
In serata si era diffusa la notizia, data dalla Uil Penitenziari, che si fosse costituito un altro fratello di Domenico Cutrì ma successivamente i Carabinieri hanno smentito questa circostanza. Polizia e carabinieri hanno allestito dei posti di blocco sulle strade della zona, in particolare al confine tra Lombardia e Piemonte. I due agenti feriti sono stati dimessi con una prognosi rispettivamente di 8 e 15 giorni.

Domenico Cutrì evaso, ritrovata auto della fuga vicino ospedale di Magenta

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L’auto della fuga di Domenico Cutrì è stata ritrovata in un parcheggio vicino all’ospedale di Magenta. Proprio l’ospedale in cui è morto Antonino Cutrì, fratello dell’evaso, che era rimasto ferito nello scontro a fuoco con la polizia durante l’assalto. Intanto proseguono le ricerche di Cutrì, condannato all’ergastolo
Entrambe le auto utilizzate per l’evasione e la fuga dell’ergastolano sono risultate rubate. Le due vetture, secondo quanto si è saputo, appartenevano a due conducenti che sono stati rapinati armi in pugno. Una Nissan è stata trovata in una stretta via nei pressi del tribunale. A bordo diverse armi e proiettili.

La seconda vettura, una Citroen, è quella, invece, a bordo della quale la madre di Cutrì ha portato il figlio Antonino in ospedale.
Posti di blocco sono stati disposti in tutta la Regione e, in particolare, in provincia di Novara, dove nel 2006 l’uomo partecipò all’omicidio per cui stava scontando l’ergastolo nel carcere di Cuneo.
Quella della sua evasione è “una notizia che lascia senza parole, siamo scioccati”, commenta l’avvocato Alessandro Bonalume, il legale della famiglia di Lukasz Korbzeniecki, il giovane polacco ucciso otto anni fa a Trecate, nel Novarese appunto, perché avrebbe fatto delle avances alla fidanzata di Cutrì.
Un delitto maturato in un ambiente omertoso, in cui gli investigatori hanno fatto fatica a capire movente e ruoli dei partecipanti. Oltre a Cutrì, per l’omicidio sono stati condannati Manuel Martelli, ritenuto l’autore materiale dell’omicidio, condannato a 16 anni con il rito abbreviato. Tre anni per favoreggiamento anche a Luca Greco, all’epoca dei fatti titolare di un bar a Trecate: fornì un falso alibi a Cutrì depistando le indagini.

Pensioni. Giorgia Meloni imbarazza Berlusconi, Damiano: “E deputati e vitalizi?”

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Sul tema delle pensioni e delle pensioni d’oro in particolare, se Berlusconi non prende le distanze da Giorgia Meloni o non la isola, finirà contagiato e si appiattirà sulle stesse posizioni da comunisti, termine che Berlusconi evoca spesso per fare terrorismo, di Beppe Grillo, di Sel e del Pd di Matteo Renzi.
Una spaccatura si è già registrata lunedì 3 gennaio, quando Forza Italia ha votato contro Giorgia Meloni proprio su questo punto.

Se non farà così, sarà una scelta che, in cambio di un po’ di voti di nostalgici e di estremisti, costerà a Berlusconi, come già costa al Partito democratico, un bel po’ di consenso.
L’imbarazzo di Berlusconi è palpabile e lo si legge nelle pagine del Giornale, che alla sconfitta subita da Giorgia Meloni e dai seguaci di Beppe Grillo in commissione alla Camera dedica poche righe nascoste sotto un pezzo dedicato al toto presidente Inps, esattamente 12 righe e un richiamo nel sottotitolo:
“Alla Camera salta il taglio sulle pensioni d’oro”.
L’imbarazzo è palpabile, anche perché Forza Italia ha votato contro Giorgia Meloni.
Diffusa invece è a cronaca di Enrico Marro sul Corriere della Sera:
“La maggioranza, con l’aiuto di Forza Italia e Sinistra e libertà, blocca il disegno di legge per rivedere gli interventi sulle pensioni sopra un certo limite, presentato dal capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. La commissione Lavoro ha infatti approvato un emendamento presentato da Sergio Pizzolante (Ncd) soppressivo dell’intero testo, e quindi il relatore, Maria Luisa Gnecchi (Pd), riferirà con parere negativo quando la proposta arriverà nell’aula della Camera.
“Il disegno di legge Meloni — che ha fatto strada in virtù del diritto delle minoranze di far esaminare una tantum un proprio progetto di legge — proponeva un tetto di 5 mila euro lordi al mese (circa 3.200 euro netti) comprensivo di tutte le pensioni, incluse quelle integrative, oltre il quale sarebbe scattato il ricalcolo dell’importo col metodo contributivo (pensione commisurata ai versamenti di tutta la vita lavorativa), di regola meno generoso del metodo retributivo o misto con cui le pensioni sono state calcolate. In sostanza, oltre i 5 mila euro lordi, si sarebbe potuti andare solo se risultavano contributi versati tali da far maturare un importo maggiore. I risparmi di spesa (non quantificati) sarebbero stati destinati ad aumentare le pensioni al minimo, gli assegni sociali e le pensioni d’invalidità”.
L’idea alla base del progetto Meloni non è certo infondata ma presenta due elementi negativi:
1. quelle “pensioni d’oro” sono frutto di leggi dello Stato e annullarle sarebbe per lo Stato un po’ come congelare i Bot, un colpo alla sua credibilità dalle conseguenze incalcolabili;
2. si alimenta nel clima di odio sociale che fa dall’Italia un paese sempre più peronista.
La reazione di Giorgia Meloni è stata “dura”:
“dice di aver fatto di tutto per trovare un accordo con la maggioranza: «Avevo mostrato disponibilità ad accettare gli emendamenti del Pd pur di giungere a un testo condiviso. In particolare, l’aumento della soglia a 14 volte la pensione minima (in pratica, 5 mila euro netti anziché lordi, ndr) e di tagliare dal computo le pensioni complementari e integrative», ma il voto dimostra che la maggioranza, «con la sorprendente complicità di Sel, non ha alcuna intenzione di mettere mano alla vergogna delle pensioni d’oro»”.
L’accusa è respinta da tutti gli interessati, riferisce Enrico Marro, citando cumulativamente Maria Luisa Gnecchi, Marianna Madia e Marco Miccoli del Pd:
«Vogliamo affrontare il problema delle pensioni d’oro con serietà. Nella proposta Meloni ci sono errori grossolani e abbiamo dubbi sull’efficacia del ricalcolo e sulla costituzionalità. Vogliamo inoltre che vengano aboliti anche i vitalizi».
“Pensioni da 3.200 euro nette non sono d’oro, aggiunge il presidente della commissione Lavoro, Cesare Damiano (Pd). Pizzolante (Ncd) parla di «spot elettorale che non passerebbe mai il vaglio della Corte costituzionale». Per Sel bisogna colpire «tutti i redditi d’oro», non solo le pensioni”.
Cesare Damiano, che è presidente della commissione Lavoro della Camera, ha elaborato:
“L’onorevole Meloni ammette di avere scritto una proposta di legge che contiene errori grossolani. Infatti, ribadisce che la soglia da lei individuata è di 5 mila euro lordi mensili, vale a dire circa 3.200 euro netti, alla quale si sommano le pensioni integrative, portando l’importo della pensione da colpire al di sotto dei 3.000 euro.
“Per l’onorevole Meloni si tratta di una pensione d’oro? Non sa che la previdenza complementare è una forma di risparmio personale del lavoratore che mette a disposizione anche il trattamento di fine rapporto per avere una pensione privata aggiuntiva a quella pubblica?”.
”Chi dà al legislatore il diritto di colpire queste forme di previdenza che dovrebbero, invece, avere ulteriori incentivi fiscali? Non sa che queste forme di pensioni complementari sono a capitalizzazione pura e che il calcolo retributivo non ha niente a che vedere con esse?
“Penoso è il modo superficiale con il quale si scrivono proposte demagogiche che non colpiscono i veri privilegi ma le persone comuni.
“Perché nella proposta non si prevede un intervento sui vitalizi regionali, dei parlamentari nazionali e europei che rappresentano in molti casi una assurda sommatoria agli assegni pensionistici? Noi su questo vogliamo intervenire perché siamo interessati a un vero risultato, non alla propaganda.
”Se si parte, come fa la proposta dell’On. Meloni, da 5mila euro lordi mensili, pari a 3200 euro netti e a quella cifra si aggiunge anche la pensione integrativa, non si può parlare di ‘pensioni d’oro’, ma di importi inferiori ai 3 mila euro mensili. Scendere al di sotto di questa soglia e toccare anche le pensioni più basse è un passo breve”.
”Non dimentichiamo che alcuni commentatori e studiosi propongono di ricalcolare con il sistema contributivo tutte le pensioni da 2mila euro lordi mensili in su liquidate con il sistema retributivo. Una nuova tosatura a carico questa volta degli attuali pensionati. Non vorremmo che si giungesse alla aberrazione di considerare d’oro pensioni da 1200 euro netti mensili conquistati dopo 40 anni di lavoro alla catena di montaggio. Colpiamo invece i veri privilegi”.

Simonetta Marinelli, sorella dell’amante di Chiodi… assunta anche lei

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Per il governatore dell’Abruzzo, Giovanni Chiodi, le cose si fanno di giorno in giorno più intricate. Forze troppe le coincidenze dopo quella notte trascorsa in un hotel di Roma, al Pantheon, nella stanza 114. Tempo un mese e Simonetta Marinelli, sorella di Letizia che trascorse la notte in stanza con Chiodi, ottiene un posto di lavoro. Esattamente il 12 aprile del 2011 Simonetta è stata casualmente assunta come addetta alla segreteria dell’assessorato al Personale, posto pubblico a tempo determinato.
Il quotidiano la Repubblica fa due più due e afferma che sarebbe stato proprio il governatore Chiodi a far assumere in Regione la sorella della sua amante. Chiodi, è bene ricordarlo, è accusato con altri 24 tra consiglieri e assessori, di truffa, peculato e falso nell’ambito dell’indagine sui rimborsi spese, tra cui quelle per la famosa notte in hotel con l’amante.

Nei giorni scorsi, a spulciare tra le carte e i bandi di concorso in Regione era stato il Fatto Quotidiano. La stessa Letizia, secondo il quotidiano diretto da Padellaro, avrebbe ottenuto una lauta ricompensa dopo la notte nella 114. Tre mesi dopo infatti fu casualmente nominata ”consigliera di parità”, una mansione che viene indicata al ministero del Lavoro proprio dalla giunta regionale. Successivamente, con ordinanza della presidenza del Consiglio dei ministri, la neo acquisita consigliera, si è ritrovata a gestire un milione e mezzo di fondi per i terremotati dell’Aquila.