22 Settembre 2024, domenica
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Equens adotta l’open source di Red Hat

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Equens ha scelto le piattaforme di Red Hat per i propri servizi di business, implementando un graduale passaggio verso l’open source. Dopo aver adottato il sistema operativo Red Hat Enterprise Linux (RHEL), Equens ha esteso la presenza delle soluzioni Red Hat con JBoss Enterprise Application Platform in Italia e la piattaforma di virtualizzazione Red Hat Enterprise Virtualization.

«La piattaforma Red Hat ci ha permesso di ottenere significativi vantaggi operativi , quali la massima apertura e l’indipendenza dai singoli vendor, la garanzia di supporto in tema di proprietà intellettuale e la compatibilità certificata con un gran numero di soluzioni di terze parti – spiega Raffaele Zeuli, Distributed System Manager di Equens in Italia. Nel tempo la partnership si è consolidata e abbiamo esteso la presenza di Red Hat adottando JBoss e RHEV».

Il progetto, avviato nel 2012 e attualmente in fase di implementazione, mira a ottenere una serie di vantaggi operativi ed economici dalla virtualizzazione, in particolare nella riduzione dei costi operativi, nell’ottimizzazione delle risorse tecnologiche e nella gestione semplificata dell’infrastruttura. In seguito all’esperienza italiana, anche a livello corporate è in valutazione una analoga strategia open source.

«Il mercato del processing dei pagamenti è per sua natura critico, e l’affidabilità e le prestazioni tecnologiche rivestono un ruolo assolutamente fondamentale» – spiega Gianni Anguilletti, Country Manager di Red Hat Italia. «Per questo motivo siamo particolarmente soddisfatti ed orgogliosi della scelta compiuta da Equens, leader del payment processing nel mercato Europeo, che ha abbracciato ad ampio spettro le nostre tecnologie per condurre le proprie attività in modo più efficiente ed affidabile a fronte di costi più contenuti».

Start up. Banco Popolare a sostegno del crowdfunding

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Banco Popolare ha stretto un accordo di collaborazione con StarsUp, società livornese autorizzata dalla Consob per la raccolta online di capitale di rischio da parte di start up innovative, con l’obiettivo di fornire supporto nella gestione della operatività finanziaria dell’equity crowdfunding.

L’accordo fa da apripista agli altri player che arriveranno sul mercato: l’Italia, infatti, è uno dei primi Paesi a essersi dotato di una regolamentazione specifica per la raccolta di capitale di rischio sul web.

«Il crowdfunding (letteralmente finanziamento dalla folla) – spiega Matteo Piras, Presidente e co-founder di StarsUp – è un fenomeno rivoluzionario che tutti i più accreditati analisti mondiali giudicano in fortissima crescita nei prossimi anni. Uno studio Deloitte ha stimato il valore della raccolta di capitali in rete in circa 3 miliardi di dollari per il 2013 nel mondo. Altri indicano cifre intorno ai 5 miliardi per il 2014. In tale contesto una regolamentazione del mercato non può che giovare al suo sviluppo. l’Italia in ciò è stata prontissima con l’emanazione del decreto crescita bis 179/2012 aprendo la strada in Europa dove ci si aspetta, a breve, di avere una normativa uniformata, e noi siamo stati altrettanto pronti a cogliere questa opportunità».

«L’accordo sottoscritto premia la nostra politica di grande attenzione alle innovazioni del settore – commenta Andrea Mencarini, Responsabile della Direzione Privati del Banco Popolare. Siamo di fronte ad una evoluzione del rapporto Banca-Impresa in cui si potranno sviluppare, in collaborazione, servizi indirizzati al consolidamento e allo sviluppo delle startup che escono con successo dalla campagna di crowdfunding, come, tra gli altri, strumenti per il rafforzamento finanziario, oppure di sostegno alla internazionalizzazione o all’accompagnamento delle Imprese alla quotazione in borsa. La capillare presenza sul territorio del Banco Popolare renderà, inoltre, più semplice l’accesso degli utenti allo strumento del crowdfunding. Una iniziativa che ci conferma ancora una volta come la vera Banca del territorio».

I prestiti Compass nelle filiali MPS

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I prestiti Compass saranno distribuiti nelle oltre 2.300 filiali di Banca Monte dei Paschi di Siena: l’accordo commerciale è già operativo e permette di integrare l’offerta della società di credito al consumo del Gruppo senese, Consum.it, con i prodotti di Compass e della controllata futuro.

“L’accordo siglato con Compass – dice Fabrizio Viola, Amministratore Delegato di Banca Monte dei Paschi di Siena – attua le linee guida del nostro Piano Industriale 2013-2017 e ci permette di raggiungere importanti obiettivi nell’ambito della realizzazione del nuovo modello di intermediazione. La nuova partnership risponde, infatti, alla volontà di sostenere l’offerta di credito alle famiglie anche in questa fase di congiuntura di mercato non favorevole e proseguire nel percorso di valorizzazione della nostra rete commerciale attraverso il collocamento di prodotti di qualificati partner terzi, sviluppando rapidamente comparti di business a elevato valore distributivo.”

Con Banca Monte dei Paschi, sono oltre 50 gli istituti bancari partner di Compass, presente ora con i propri prodotti in circa 7.500 filiali bancarie in Italia.

MPS rivede l’assetto organizzativo

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Widiba si arricchisce con la promozione finanziaria e si inaugurano due Direzioni specializzate a supporto dei segmenti retail e corporate. Il CdA di Banca Monte dei Paschi di Siena ha approvato il nuovo piano di assetto organizzativo delle strutture della Capogruppo.

RETAIL E PRIVATE – La Direzione Retail e Rete, che si occupa di rafforzare la specializzazione per i clienti retail e private insieme al coordinamento della rete commerciale, è stata assegnata a Marco Bragadin, attuale Responsabile della Rete Banca Monte dei Paschi di Siena.

CORPORATE – La Direzione Corporate e Investment Banking, per il segmento corporate, grandi gruppi, attività internazionali e private equity, è invece sotto la responsabilità di Sergio Vicinanza, Responsabile dell’Area Finanza.

BANCA ONLINE – L’area dedicata allo sviluppo di Widiba (la banca online del Gruppo), sotto la responsabilità di Andrea Cardamone, sarà ampliata con il business della promozione finanziaria.

DIREZIONE CREDITI – Inoltre, a conferma della rilevanza strategica del presidio del comparto crediti anche la Direzione Crediti evolve in Vice Direzione Generale Crediti e il responsabile Angelo Barbarulo è stato nominato qualeVice Direttore Generale Vicario.

FINANZA E OPERATION – Per quanto riguarda le funzioni di governo e supporto al business si è prevista una nuova Vice Direzione Generale Finanza e Operations, affidata a Bernardo Mingrone, con l’obiettivo di assicurare una maggiore focalizzazione e linee guida omogenee per le attività in ambito CFO e COO; alla guida della Direzione COO è stato confermatoAlfredo Montalbano.

HR E RELAZIONI ESTERNE – L’Organizzazione e la Comunicazione esterna confluiscono infine nella nuova Direzione Risorse Umane Organizzazione e Comunicazione, a diretto riporto dell’Amministratore Delegato Fabrizio Viola e sotto la responsabilità di Ilaria Dalla Riva.

UniCredit cede 700 milioni di NPL ad AnaCap

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UniCredit Credit Management Bank ha ceduto crediti in sofferenza “pro-soluto” per 700 milioni di euro a un fondo della società di investimento europea Anacap Financial Partners LLP. La cessione è avvenuta nel mese di dicembre. La quasi totalità dei crediti ceduti, circa 1000 posizioni, sono di natura concorsuale e fanno parte di un portafoglio originato in media oltre 10 anni fa.

Cariparma: 700 milioni alle PMI italiane

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Oltre 700 milioni di euro a sostegno delle 15mila PMI clienti del Gruppo Cariparma Crédit Agricole. Si tratta di linee di fido disponibili in tempi rapidi e con importi predefiniti e di finanziamenti che, in presenza di garanzie consortili per almeno il 50% degli importi sottoscritti, potranno essere ulteriormente incrementati.

I clienti potranno scegliere tra diversi prodotti a breve o medio lungo termine per la gestione delle attività correnti (linee salvo buon fine o linee dedicate all’anticipo export) o per sostenere investimenti e progetti (finanziamenti chirografari fino a 36 mesi).

«In un momento di generale immobilismo della nostra economia noi scegliamo ancora una volta di contribuire al sostegno del Paese – spiegaGianluca Borrelli, Responsabile della Direzione Centrale Retail Cariparma. Vogliamo diventare acceleratori delle migliori iniziative imprenditoriali fornendo risposte concrete in termini di risorse finanziarie e competenze. La crisi si supera solo se si ricomincia ad investire sulla capacità delle nostre aziende di innovare e generare valore nel lungo periodo e per fare questo il nostro Gruppo da sempre trae le sue migliori energie dall’ascolto dei clienti e dalla voglia di “crederci”, come loro».

New York Life Investments acquisisce Dexia AM

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Dexia Asset Management è confluita nella “boutique di gestione” di New York Life Investments: una acquisizione da 380 milioni di euro che permette alla società di gestione patrimoniale newyorkese di apportare 100 miliardi di dollari statunitensi di attivi gestiti, per un patrimonio totale pari a 511 miliardi di dollari. E di accedere al mercato europeo e australiano.

LE POLTRONE – Naïm Abou-Jaoudé continua a ricoprire il ruolo di Chief Executive Officer e Chairman dell’Executive Committee di Dexia Asset Management e Paul Xiradis rimane Chief Executive officer di Ausbil. Yie-Hsin Hung, oltre al suo attuale ruolo di Co-Presidente di New York Life Investment Management e Chairman di New York Life Investment Management International, diventa Chairman of the Board of Directors di Dexia Asset Management. Naïm Abou-Jaoudé entra nel Comitato direttivo di New York Life Investment Management International in qualità di Vice Chairman.

«L’espansione della nostra attività di gestione patrimoniale in Europa e in Australia rappresenta una significativa opportunità di crescita, che permetterà a New York Life di divenire un attore globale e diversificato della gestione patrimoniale – afferma John Kim, Vice Chairman di New York Life. Al pari delle nostre altre ‘boutiques’, Dexia Asset Management manterrà l’integrità dei suoi processi d’investimento, i suoi team di gestione di portafogli e la sua propria cultura aziendale, avvalendosi nel contempo della forza, delle risorse e del capitale di New York Life. L’acquisizione di Dexia Asset Management, una solida organizzazione che vanta un ventaglio di prodotti diversificato e un’ampia distribuzione, aggiunge soluzioni d’investimento di qualità su scala globale per i nostri clienti e rappresenta una pietra miliare nella crescita di New York Life Investments. Accogliamo calorosamente Naïm Abou-Jaoudé e tutto il suo team in seno alla famiglia New York Life, pronti a sostenerli nelle loro future sfide d’impresa».

Ecco perché tutti scappano a Londra (anche 13 big Usa hanno fatto come Fiat)…

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Attilio Befera lo ha assicurato: l’Agenzia delle Entrate verificherà il pagamento delle tasse italiane di Fca, la nuova Fiat con sede legale in Olanda e cittadinanza fiscale nel Regno Unito. Ma il trasloco del Lingotto da Torino a Londra non è la prima, né l’ultima, delle fughe dei big internazionali dal fisco di casa propria ai regimi “business friendly” approvati sull’altra sponda della Manica o dell’Oceano. C’è il Regno Unito, certo, con una corporate tax sforbiciata nel 2013 fino a un 23% che fa gola a società che scontano aliquote superiori del 10% . E poi l’Irlanda, gli stessi Paesi Bassi, le Bermuda, le Cayman… L’esodo è iniziato, con un’emorragia di capitali che incrina l’Italia, si allarga all’Europa e non risparmia gli Stati Uniti. Anzi.

Cominciamo dal Lingotto. Perché proprio Londra? Su 13 compagnie Usa che hanno trasferito sede e cartelle esattoriali all’estero, quattro si sono affidate al fisco del Regno Unito. Basterebbe questo dato, fornito da una ricostruzione Bloomberg, per suggerire quanto e come la Gran Bretagna sia “appealing”, attraente, per il futuro fiscale della nuova Fiat. Downing Street, nell’esplicito tentativo di «fare del Regno Unito il miglior posto al mondo per stabilizzare un’impresa», ha avviato dal 2010 un piano di riforme del sistema di tassazione. L’obiettivo è rendere l’erario di sua Maestà «il più competitivo del G20». E i primi risultati si vedono: corporate tax sforbiciata dal 28% al 23% nel 2013, con un ulteriore taglio al 21% per l’anno in corso e al 20% per il 2015. Niente a che vedere con il 12,5% dell’Irlanda, terra di sbarco di Google e altri colossi del web. Ma neppure con il 31%, il 33% e addirittura il 40% previsti rispettivamente in Italia, Francia e Usa entro la stessa scadenza del 2015. Senza contare lo snellimento delle pratiche burocratiche, incentivi al segmento Research and Development (Ricerca e sviluppo), tassa sul capital gain con tetto ben saldo a un massimo del 28% contro il 34,5% della Francia, il 40% dell’Irlanda e il 45% della Germania.

 

Mal comune, mezzo gaudio. O meglio, mezzo fisco: secondo alcuni analisti, la trafila di delocalizzazione di big nordamericani costa al Tesoro Usa più di 500 milioni di dollari all’anno. Negli States, il cambio di indirizzo sulla rotta dei “tax heavens” (i nostri paradisi fiscali) è una pratica che ha preso piede da anni. Dal 2007 ad oggi, come accennato sopra, sono 13 le grosse compagnie Usa che hanno traslocato il proprio domicilio fiscale lontano dalla madrepatria e da una corporate tax senza pari tra i paesi sviluppati: il 35%, quasi tre volte tanto di quella prevista in Irlanda. Nell’ordine: l’agenzia pubblicitaria Argonaut Group Inc. e la compagnia di assicurazioni Tower Group si sono spostate alle Bermuda, la multinazionale del petrolio Esco International Inc., la società di consulenza Aon Corporation, “l’eccellenza delle trivellazioni” Rowan Cos. E il gigante delle telecomunicazioni Liberty Global Inc. hanno scelto il Regno Unito. I colossi dei medicinali sembrano preferire l’Irlanda: tre case farmaceutiche da fatturati record come Jazz Pharmaceuticals Inc., Actavis Inc. e Perrigo Co. hanno spostato il proprio domicilio fiscale sull’isola. Il quadro si completa con Sara Lee Coffee Unit, Olanda, e Vantage Energy Services, Isole Cayman. Endo Health Solutions Inc., Omnicom Group Inc e Applied Material Inc. si preparano a salpare quest’anno verso Dublino e Amsterdam. Già nel 2004 il Congresso aveva tentato il primo tampone con una legge che imponeva e, in teoria imporrebbe ancora, una tassa speciale del 15% sugli stock option dei dirigenti. “In teoria” perché da allora, sempre secondo la ricostruzione di Bloomberg, almeno sette società di grossa dimensione hanno aggirato l’ostacolo con dei bonus che ammortizzano il prelievo in più del governo. Alcune si sono limitate a “rimborsare” i propri vertici, pagando le imposte scaricate sui conti degli executive. Altre hanno formulato scappatoie, perfettamente legali, per quelli che sono stati ribattezzati con uno sciogli lingua: «metodi per evitare di pagare la tassa che cerca di evitare che non si paghino le tasse».

 

 

Lyxor quota un ETF sulle banche dell’area euro

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Nuovo ETF settoriale da Lyxor Asset Management. È quotato sul NYSE Euronext il nuovo Lyxor UCITS ETF EUROSTOXX BANKS, che offre un’esposizione alle principali banche dell’Area Euro selezionate dall’indice EUROSTOXX.

L’ETF, che ha commissioni pari allo 0,3%, punta a intercettare le dinamiche positive attese dagli analisti di Lyxor per il settore finanziario:”i miglioramenti strutturali dell’Area Euro, come il contenimento dei deficit ed il migliore equilibrio tra tenuta fiscale e accelerazione delle riforme strutturali, rendono le attività finanziarie dell’Area Euro particolarmente attraenti”, si legge in una nota.

CRIF cresce ancora in Turchia

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Prosegue l’espansione in Turchia per CRIF. Dopo l’acquisizione lo scorso anno di Finar, D&B Turkey e Kompass Turkey, CRIF ha acquisito la quota di maggioranza di Recom, società turca che opera nel settore della gestione dei crediti commerciali e del recupero crediti.

Fondata da Selim Tezel, un senior executive del mercato finanziario, Recom è una delle società leader del settore, che dal 2012 supporta le imprese clienti nell’ottimizzazione e nella gestione dei crediti commerciali.

«In modo coerente con la nostra strategia di espansione globale, CRIF ritiene fondamentale collaborare con le realtà locali per arricchire la suite di servizi offerti nei Paesi in cui già opera – afferma Carlo Gherardi, Amministratore Delegato di CRIF. Del resto, CRIF offre già soluzioni per la gestione dei crediti commerciali e di recupero crediti in diversi Paesi del mondo e l’acquisizione di Recom parte proprio dall’obiettivo di proporre anche ai nostri clienti turchi una suite completa di soluzioni altamente performanti. Grazie alle sinergie tra le 4 società parti del Gruppo CRIF in Turchia oggi possiamo offrire nel Paese e a livello internazionale soluzioni specifiche per l’analisi del rischio e per migliorare la profittabilità dei nostri partner».

Nell’ambito della sua strategia di continua espansione sui mercati globali, in particolare nei Paesi con maggiori potenzialità di crescita, CRIF ha recentemente annunciato anche l’apertura di due nuovi uffici a Hong Kong (Cina) e a Manila (Filippine) per rispondere alla crescente domanda locale di soluzioni per la gestione del credito nell’area del sud est asiatico, in appoggio alle sedi già operative in Cina e in Indonesia e alle consolidate partnership in Vietnam, India e Bangladesh.