22 Settembre 2024, domenica
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Egitto, scoperta una piramide costruita 4600 anni fa

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Una “nuova” piramide di 4600 anni è stata scoperta in Egitto da un team di archeologi. La piramide ha dimensioni ridotte e in origine era alta appena 13 metri. Secondo gli archeologi, impegnati negli scavi di Edfu nel sud dell’Egitto, la piramide scoperta sarebbe più antica di quella di Giza. Le sue dimensioni ridotte lasciano pensare che sia stata realizzata dai Faraoni Huni e che servisse per seppellire bambini.

“La piramide è una costruzione di dimensioni ridotte – misurava in origine appena 13 metri in altezza – e venne realizzata dai Faraoni Huni o Snefru probabilmente, secondo alcune interpretazioni, per seppellire dei bambini. Con il passare del tempo la struttura originale è stata privata di molti dei mattoni originali – composti di fango – portando ad una progressiva demolizione della piramide, che al momento non va oltre i 5 metri di altezza. Si tratta della settima “piccola piramide” ritrovata e gli archeologi sono all’opera per cercare elementi capaci di accertare perché vennero tutte realizzate nelle province meridionali dell’Egitto”.
Gregory Matouad, dell’Istituto di studi Orientali all’ateneo di Chicago, ha commentato:
“Esaminando le diverse piramidi minori ci si trova davanti a misure simili e questo è un tassello del giallo che resta ancora da svelare”.
Ma secondo le tribù della zona i calcoli e le interpretazioni degli archeologi sono errate:
“Per le tribù che vivono da secoli attorno al luogo dei ritrovamento si tratta invece, più semplicemente, della “tomba di uno sceicco” o di un “santo musulmano” e sarebbe quindi stata realizzata in epoca assai più recente: dopo la conquista musulmana del Nordafrica”.

Justin Bieber fuma marijuana sul jet: equipaggio indossa maschera ossigeno

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Justin Bieber fuma marijuana sul jet privato che aveva noleggiato per andare al Super Bowl. Tanto è il fumo di erba liberato dal cantante canadese sul jet, che l’equipaggio è stato costretto ad indossare le maschere d’ossigeno. Inoltre quando l’equipaggio ha chiesto al gruppo di smettere di fumare a bordo, scrive il sito Nbc News, Bieber, il padre e altri 8 compagni di viaggio hanno risposto con aggressività.
Secondo fonti ufficiali, il gruppo ha continuato a fumare marijuana per tutto il viaggio dal Canada, ignorando i moniti del pilota e mantenendo persino un comportamento aggressivo nei confronti dell’equipaggio il quale è stato costretto a rinchiudersi nella cabina di pilotaggio. Nonostante l’aereo fosse pressurizzato, i piloti hanno dovuto indossare le maschere per l’ossigeno anche per evitare di inalare fumo e rischiare il licenziamento se sottoposti al test antidroga.

All’atterraggio a New York, tuttavia, il gruppo ha incontrato agenti dell’antidroga i quali, dopo aver perquisito l’aereo, non hanno trovato altre tracce di erba oltre a quella che era già stata fumata. E’ la terza volta in poco più di un mese che Bieber si imbatte nelle forze dell’ordine. Attualmente è in corso una petizione per revocargli il permesso permanente di residenza in Usa. Le firme raccolte sono quasi 250 mila.

Tangenti Agenzia Spaziale Italiana, indagato il presidente Enrico Saggese

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L’Agenzia Spaziale Italiana, Asi, finisce nel mirino della Procura di Roma per sospette tangenti. Gli indagati sono sette e tra questi c’è anche il presidente dell’Asi, Enrico Saggese. L’inchiesta ha preso le mosse dalla denuncia di un dirigente dell’Asi vittima di un tentativo di concussione. Tra gli indagati figurano anche dipendenti di Finmeccanica e i reati contestati, a seconda delle posizioni, sono di concussione e corruzione.
Gli inquirenti hanno perquisito gli uffici dell’Asi a Roma e le società fornitrici di Roma e di altre città italiane e hanno acquisitp documenti sui rapporti contrattuali dell’Asi con alcune società. Le perquisizioni, disposte nell’ambito dell’inchiesta dei pm Paolo Ielo e Mario Palazzi, vengono eseguite dal nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e dai carabinieri del nucleo investigativo di Roma.

Oltre al presidente dell’Asi Saggese sono iscritti nel registro degli indagati due suoi collaboratori, Francesca e Mario Giacomo Sette (dipendenti Finmeccanica distaccati presso l’Asi) e gli operatori di società Elena Oteri, Alfiero Pignataro, Salvatore Marascia e Vittorio Sette. Le società interessate dalle perquisizioni sono la Sistina Travel, che organizza viaggi all’estero per i dipendenti Asi, il Cira (Centro italiano di ricerche aerospaziali) con sede a Capua, la Get-It, con sede a Torino, la Eurofiere, con sede a Rivoli (Torino), la Art Work e la Space Engineering, entrambe a Roma.

Marò, Latorre-Girone: “L’accusa di terrorismo ci fa molto male. Noi innocenti”

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“Grazie a Giorgio Napolitano e agli italiani per il sostegno”. Il primo a parlare è Massimiliano Latorre, uno dei due marò arrestati in India due anni fa per la morte di due pescatori. In un incontro coi giornalisti a New Delhi il fuciliere ha riconosciuto che il sostegno degli italiani “c’è stato fin dall’inizio, ma ora è incontenibile. Quando vogliamo sappiamo essere uniti”.
Quanto all’accusa di terrorismo che aleggia sulle loro teste però dice: “E’ un’accusa che ci fa molto male non solo come militari, ma anche come genitori e uomini”. E sulla possibile applicazione di una legge antiterrorismo al loro caso: “Come militare professionista italiano che combatte la pirateria questo mi rammarica molto”.

“Siamo innocenti”, ha aggiunto il suo compagno di disavventura, Salvatore Girone. “Ci dispiace per la perdita di due vite umane, ma non ci sentiamo assolutamente responsabili”.
Intanto lo spettro pena di morte sembra allontanarsi definitivamente. Il ministero dell’Interno indiano, che sembrava voler percorrere a tutti i costi la linea dura, ha finalmente fatto un passo indietro. Ma resta irremovibile sulla volontà di applicare la legge anti-pirateria (Sua Act) per costruire i capi di accusa nei confronti dei due marò. Essendo la stessa applicabile, in alcuni casi, anche fuori dalle acque territoriali.
Le autorità italiane sono mobilitate. Mercoledì a Strasburgo, il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano ha detto: “I nostri marò non erano in mare a pescare ma nin missione internazionale di sicurezza”, confermando il suo impegno a favore dei due fucilieri. Mentre da Roma il ministro della Difesa Mario Mauro, avverte che “la partecipazione italiana a future missioni antipirateria è legata alla positiva soluzione della vicenda giudiziaria dei due marò, che dovrà concludersi con il loro rientro a casa, con onore”.
Il ministro degli Esteri Emma Bonino ha dichiarato: “I marò non sono terroristi né pirati. Secondo come saranno le posizioni lunedì (alla Corte Suprema indiana, ndr), tutte le opzioni sono sul tavolo”.
Dopo la sentenza della Corte suprema indiana sui marò, “prenderemo delle decisioni come squadra, presieduta del premier, che saranno seguite da tutti. Bisogna agire in modo coerente e disciplinato con messaggi unici”, ha poi aggiunto la Bonino commentando le dichiarazioni del ministro della Difesa Mario Mauro che ha minacciato il ritiro dalle missioni antipirateria multilaterali.

Omicidio di Nicoletta Figini, Apple non svela la password dell’iPhone

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Omicidio di Nicoletta Figini, nell’iPhone della donna ci sarebbe la chiave per risolvere il delitto. Ma Apple non svela la password per accedervi.
La donna, 55 anni, fu uccisa nella sua casa di Milano, zona Città Studi, la notte tra il 18 e il 19 luglio del 2013. Venne legata con i cavi del computer e delle lenzuola, e fu trovata morta asfissiata dal nastro adesivo che le era stato messo sulla bocca.

L’appartamento era sotto sopra. Apparentemente una rapina. Ma nulla mancava, ricorda Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera: non l’argenteria, non i tre telefoni cellulari né alcunché dalla cassaforte. Tra i profumi della donna, con problemi di droga dopo la morte del marito, nel 2011, la polizia ha trovato della cocaina, e negli armadi dei sex toys che fanno intuire una passione per il sadomaso. Ma oltre a questo nulla di particolare.
L’unico a finire in carcere per quell’omicidio è stato Gian Paolo Maisetti, socio al 50% della vittima in un negozio di telefonia.
Nicoletta Figini, hanno raccontato dei testimoni, aveva scoperto che l’uomo, di 47 anni, si era infatuato di una ragazzina di 13 anni, con cui avrebbe avuto dei rapporti sessuali.
Gli inquirenti sono riusciti ad accedere a due cellulari della donna, ma non all’iPhone 5, coperto da password. Hanno chiesto ad Apple come accedervi. L’azienda di Cupertino si dice disposta ad aiutare la giustizia italiana solo se lo smartphone verrà portato in California e con un ordine del giudice.
Ma sottili differenze tra la Costituzione americana e i codici italiani fino ad oggi hanno bloccato tutto.

Maroni pro lavoratori immigrati e contro le quote immigrazione…in Svizzera

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Clamoroso a Milano: l’ex segretario della Lega, l’ex ministro dell’Interno e attuale governatore della Lombardia si è pronunciato a favore dei lavoratori immigrati. Non è giusto discriminarli e non è corretto un sistema che prevede per questi delle quote fisse, è la sintesi del suo pensiero. Convertito? No, semplicemente la dimostrazione del fatto che tutto è relativo. Roberto Maroni non si riferisce infatti ai lavoratori stranieri che vengono in Italia, ma agli italiani che cercano lavoro in paesi stranieri. I primi sono da respingere, i secondi da tutelare.
“Ognuno è a sud di qualcun altro” ricorda Michele Brambilla su La Stampa. Una verità particolarmente spiacevole per chi come il governatore lombardo ha fatto della discriminazione territoriale un suo cavallo di battaglia. Da ministro dell’Interno Maroni lanciò la politica di respingimenti per rimandare a casa loro, prima ancora che toccassero terra, i terroni di tutto il mondo che venivano a rubare il lavoro ai bravi e onesti italiani. Ma ora, in un divertente contrappasso dantesco, scopre l’ex segretario leghista che i terroni che rubano il lavoro agli onesti cittadini non sono i “bingo bongo”, i marocchini, i rumeni e tutti gli altri che in Italia o in Padania non sono nati. Ma sono, questa volta, proprio i suoi concittadini lombardi, definiti “topi” dai vicini Svizzeri. Elvetici che con un referendum che si terrà domenica prossima decideranno se chiudere la porta ai lavoratori transfrontalieri, così si definiscono quei lavoratori, italiani, che ogni giorno varcano la frontiera per andare al lavoro in Ticino.

Senza voler sminuire quello che per questi lavoratori della Lombardia rischia di essere un problema serio, la posizione presa da Maroni in vista del referendum fa per certi versi davvero sorridere. “S i tratta di persone che svolgono la loro professione, rendendo un servizio alla società ticinese – ha detto il governatore lombardo, che ha aggiunto -. La Svizzera non può considerare i lavoratori lombardi come dei topi. Sono dei lavoratori che operano oltre confine, hanno una dignità che va rispettata”. Ed ha ragione. O meglio la avrebbe se avesse sostenuto le stesse ragioni quando a voler chiudere la porta agli stranieri era il suo partito. Perché come è vero che gli italiani aiutano l’economia svizzera, è altrettanto vero che gli immigrati aiutano l’economia italiana.
“Per colpa degli immigrati la nostra disoccupazione è aumentata, i treni sono sovraffollati, c’è troppa criminalità. Questa situazione non è più sostenibile. Basta con l’immigrazione di massa: bisogna reintrodurre le quote”, è la posizione di chi, al di là del confine, vorrebbe che al referendum vincessero i “sì” alla chiusura della frontiera. Frasi che oggi fanno preoccupare e non poco Maroni, conscio che senza il lavoro in Svizzera l’economia della sua regione subirebbe un durissimo colpo, ma frasi che avrebbero potuto benissimo essere state pronunciate dal governatore stesso appena qualche mese fa.
L’ultimo sondaggio dice che, a oggi, solo il 43% degli svizzeri vorrebbe alzare le barriere alla frontiera. Ma da qui a domenica potrebbe esserci il sorpasso. Nella Svizzera italiana gli anti-immigrati sono il 54%. Il referendum, promosso dal partito di destra dell’Udc e dalla Lega dei Ticinesi, ha già avuto il parere contrario del governo, anche perché potrebbe creare seri problemi con l’Unione Europea. Metterebbe in discussione gli accordi raggiunti sulla libera circolazione delle persone, ma soprattutto – secondo il governo – “i danni per l’economia sarebbero ingenti”. I numeri dicono che i lavoratori che ogni giorno attraversano il confine sono circa sessantamila, tutti lombardi. Ai quali si aggiungo circa 500 mila italiani che risiedono in Svizzera.
E tra le prese di posizione e le dichiarazioni a firma leghista che rientrano appieno nella categoria del predicar bene ma razzolar male, una menzione d’onore la merita certamente la pattuglia del Carroccio al parlamento europeo. Quel manipolo di uomini che in occasione dell’intervento a Strasburgo del Presidente Napolitano si è alzato urlando “basta euro”, “basta banche”. Come rivela Marco Zatterin su La Stampa, quel manipolo di difensori del popolo, nemici giurati delle banche, quando si è trattato di votare… In occasione del voto sulla direttiva Ue che puntava a trasformare l’ insider trading e la manipolazione dei mercati in reati penali, sia Salvini che Borghezio hanno infatti votato contro, detto “no”. E dei venti voti contrari alla misura, sei erano leghisti. Il Parlamento europeo ha comunque approvato la direttiva con 618 “sì”. La lotta alla grande finanza? Per Salvini e Borghezio magari un’altra volta.

Medicina taglia 1 posto su 4, test ad aprile: “2mila dottori in meno”

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“Rischiamo troppi disoccupati“. Per questo motivo nell’anno accademico 2014/2015 sarà cancellato a Medicina un posto su 4, per un taglio totale del 23% dei posti destinati agli aspiranti medici. Un taglio che implica 2mila futuri dottori in meno e che con il test anticipato ad aprile segna un sempre più difficile percorso per l’accesso alle facoltà a numero chiuso come Medicina, Veterinaria e Odontoiatria.

“Per l’anno accademico 2014/2015 i posti sono stati tagliati del 23 per cento: ben 2.239 in meno rispetto a 12 mesi fa. Stesso discorso per Veterinaria — 632 accessi contro gli 825 del 2013 — e Odontoiatria il cui taglio si riduce al 20 per cento: 787 posti in luogo dei 984 del 2013. Per iscriversi ci sarà un mese di tempo: dal 12 febbraio fino alle ore 15 dell’11 marzo prossimo, con domande esclusivamente online sul sito www.universitaly. it. Ma i 7.918 posti — più 351 per gli studenti non comunitari non soggiornanti in Italia — renderanno ancora più impervia la strada agli 80-90mila aspiranti studenti della facoltàdi Medicina (l’anno scorso furono 85mila)”.
E il taglio potrebbe essere definitivo, spiega Intravaia:
“Tanto più che sono in molti a temere che la riduzione dei posti di quest’anno possa essere definitiva a causa dei 3.500 studenti in più entrati l’anno scorso rispetto alle previsioni grazie ai ricorsi contro il bonus-maturità. Nel 2013, i posti messi a concorso per Medicina furono 10.157, più 591 per gli studenti stranieri. E se dal ministero della Sanità dovesse arrivare l’ok per il contingente appena comunicato le chance per le migliaia di aspiranti camici bianchi si ridurrebbero drasticamente”.
La graduatoria sarà nazionale anche nel 2014 e il test prevede 60 quesiti a risposta multipla a cui rispondere in 100 minuti:
“Meno domande, dunque, di Cultura generale e Logica e più quesiti di Biologia, Chimica, Matematicae Fisica. Dopo il pasticcio dello scorso anno, il bonus-maturità è stato invece definitivamente cancellato”.
Il test di Medicina e Odontoiatria si svolgerà l’8 aprile, mentre il 9 aprile sarà il momento di Veterinaria e il 10 aprile Architettura. Il 29 aprile sarà il momento del test di Medicina e Odontoiatria in lingua inglese, mentre il 3 settembre arriverà il test per le Professioni sanitarie.

Inps “ombra” di Mastrapasqua: nel buco affitti d’oro e consulenze

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Inps “ombra”, il buco di Mastrapasqua: affitti d’oro e consulenze. Non è solo la Corte dei Conti a criticare gestione e bilancio dell’Inps a guida Mastrapasqua (il presidente dimessosi): è lo stesso Comitato di Valutazione interno del’Inps che nel “Preventivo finanziario gestionale” redatto dal direttore generale Mauro Nori a documentare la “montagna di denari che si perde in decine di rivoli di spesa” (La Repubblica, che oggi ha anticipato i contenuti del rapporto).
L’Inps possiede centinaia di immobili di proprietà, un patrimonio valutato 3,2 miliardi di euro, ma spende più di 120 milioni di euro in affitti per uffici. L’Inps chiuderà il 2014 con un deficit di 12 miliardi, ma spende 55 milioni di euro di premio produzione per i suoi dirigenti. L’Inps, non estranea alla scure della spending review, deve tagliare la spesa di almeno 500 milioni, tuttavia continua a versare 170 milioni di euro per servizi informatici, a Finmeccanica, Telecom, Ibm, Kpmg e Deloitte, un maxiappalto su cui proprio la Corte dei Conti ha acceso un faro (in questo settore è stato registrato un incremento della spesa del 135 per cento in un solo anno, pari a 74,3 milioni di euro)

Sulla scrivania di Mastrapasqua giace da oltre un mese un’altra richiesta del Comitato: la lista completa delle società a cui sono stati affidati contratti di consulenza. Alcuni dirigenti parlano proprio di un “Inps ombra”: funzioni che fino a poco tempo fa erano svolte da personale interno oggi sono affidate a società e grossi advisor. Naturalmente al prezzo di ricche parcelle. Un capitolo delicato, questo, che però nel Preventivo finanziario non si vede. È spalmato sulla miriade di voci, non tutte chiare, di cui si compone. Ufficialmente la spesa per consulenze è pari a zero, eppure rientrano tra i compensi vari a professionisti esterni i 2 milioni per gli incarichi agli avvocati domiciliatari, gli 1,4 milioni per la gestione degli immobili e, ancora, i 35 milioni di onorari ai medici esterni delle commissioni che accertano l’invalidità civile.

Squinzi, ultimatum a Letta: “Porti soluzioni o ci appelliamo a Napolitano”

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Squinzi, ultimatum a Letta: “Porti soluzioni o ci appelliamo a Napolitano”. Se Enrico Letta verrà a mani vuote “non ci resterebbe altro che appellarci a Napolitano” che “nella sua grande saggezza prenderà le decisioni giuste”. Ultimatum del leader di Confindustria, Giorgio Squinzi, intervistato da Giovanni Minoli su Radio24. Il 19 febbraio il premier è atteso in via dell’Astronomia. I due si erano visti ieri (5 febbraio) pomeriggio a Palazzo Chigi. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, si è impegnato ad andare il 19 febbraio in Confindustria a confrontarsi con i vertici dell’associazione. Squinzi si aspetta che lo faccia “portando delle soluzioni, alcune già fatte, altre avviate”. Se il 19 febbraio “dovesse arrivare con la bisaccia vuota, sarebbe un grosso problema, a quel punto non ci resterebbe che appellarci a Napolitano”.
Nel corso dell’incontro – riferiscono fonti governative – sono state affrontate le principali questioni sul tavolo del confronto tra Governo e imprese: costo del lavoro, credito alle imprese, semplificazioni, investimenti, anche alla luce del recente viaggio di Letta nel Paesi del Golfo. L’incontro serviva anche a siglare una “tregua” dopo le polemiche dei giorni scorsi: Squinzi aveva alzato i toni accusando il Governo di immobilismo, cui ha replicato Letta seccamente invitando i vertici industriali a cooperare invece che abbandonarsi al disfattismo.Le stesse fonti di Palazzo Chigi avevano sottolineato come l’incontro di ieri fosse stato “franco, ma positivo e costruttivo”. Laddove, franco, nel linguaggio della diplomazia, di solito allude a confronti senza risparmio di colpi.

Squinzi, a Firenze, aveva negato incontri o appuntamenti con il sindaco Matteo Renzi. In realtà un breve scambio di saluti c’è statostamani a Palazzo Vecchio a Firenze, per un convegno sulle città metropolitane. Prima dell’inizio degli interventi, Renzi e Squinzi hanno scambiato qualche breve battuta di saluto, dopo di che, agenda alla mano, Squinzi ha chiesto a Renzi quando avesse un po’ di tempo libero. Al termine del colloquio, il presidente di Confindustria e il segretario del Pd si sono accordati per un contatto telefonico che avverrà il 12 o il 13 di febbraio.
L’ultimatum segnala comunque che la disillusione nei confronti di un Governo troppo attendista e incapace di rispettare gli impegni ha superato i livelli di guardia. Come sul cuneo fiscale: Letta promise 10 miliardi di euro per abbassare le tasse sul lavoro: ne è arrivato a malapena uno, fra l’altro ricavato dal surplus dei premi Inail pagati dalle imprese. Scavalcare il livello di interlocuzione, scegliendo il Capo dello Stato al posto di quello del Governo, significa delegittimarne alla radice funzione e responsabilità, schierandosi dalla parte di chi chiede un profilo più politico dell’esecutivo: un Letta bis rinnovato e rafforzato dai renziani al minimo, lo stesso sindaco a Palazzo Chigi in alternativa. E al limite nuove elezioni, cosa che solo al Presidente della Repubblica possono esser chieste.

Berlusconi imputato per compravendita senatori: il Senato sarà parte civile

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Contrordine! Il Senato si costituirà parte civile contro Silvio Berlusconi: lo ha stabilito il presidente Pietro Grasso che ha impugnato la decisione presa dall‘Ufficio di Presidenza che aveva detto no con dieci voti contrari e otto a favore.
“Il presidente – si legge in una nota – ha ritenuto che l’identificazione, prima da parte del Pubblico Ministero poi del Giudice, del Senato della Repubblica italiana quale “persona offesa” di fatti asseritamente avvenuti all’interno del Senato, e comunque relativi alla dignità dell’Istituzione, ponga un ineludibile dovere morale di partecipazione all’accertamento della verità, in base alle regole processuali e seguendo il naturale andamento del dibattimento”.

Ed è la prima volta nella storia della Repubblica che Palazzo Madama prende parte con questo ruolo in un procedimento contro un ex parlamentare. La presa di posizione di Grasso si deve essenzialmente a due ordini di ragioni: innanzitutto per la composizione del gruppo a favore, gli otto componenti dell’Ufficio di Presidenza favorevoli sono di Pd, M5S e Sel, ovvero forze numericamente più rappresentate in Senato rispetto alla combinazione Forza Italia, Lega, Nuovo Centrodestra, rafforzati da Scelta Civica e Popolari per l’Italia, che ha prodotto in Ufficio la maggioranza dei dieci. In secondo luogo poi, per il sì si è espresso il Pd, principale partito di governo al momento.
All’Ufficio di Presidenza, Grasso aveva chiesto un parere “in punta di diritto”. Il risultato era stato invece, tutto politico. Il processo nel quale Berlusconi siederà al banco degli imputati e il Senato a quello delle parti danneggiate è quello imbastito a Napoli, sulla presunta compravendita di senatori nel biennio 2006-2009, quando al governo c’era Romano Prodi. I pm accusano Berlusconi di aver pilotato la caduta del governo, forti soprattutto della confessione resa ai magistrati dall’ex senatore Idv Sergio De Gregorio.
Nel voto collegiale di questa mattina decisiva era stata la contrarietà di Linda Lanzillotta di Scelta Civica e di Antonio De Poli dei Popolari per l’Italia, che assieme a quella di Forza Italia, Nuovo Centrodestra, Lega e Gal, aveva di fatto determinato il 10 a 8 sui favorevoli (Pd, Sel, M5S +Hans Berger del gruppo Autonomie). Il processo si celebrerà a partire dall’11 febbraio 2014.