22 Settembre 2024, domenica
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L'industria prova a rialzare la testa, ma fa i conti con la domanda debole

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L’industria italiana prova a rialzare la testa dopo circa due anni di difficoltà, grazie ai deboli miglioramenti degli ordini nazionali e delle vendite sui mercati Ue. Solo il pieno recupero della domanda interna consentirebbe però di consolidare la ripresa e mettere in sicurezza i conti delle imprese, fortemente penalizzati dalla lunga recessione. E’quanto evidenzia il rapporto“Analisi dei settori industriali” realizzato da Prometeia e Intesa Sanpaolo.

Manifatturiero: nel 2013 flessione del 3% del fatturato. L’industria manifatturiera italiana dovrebbe aver chiuso il 2013 con una perdita del fatturato prossima al 3% a prezzi correnti, pari a circa 25 miliardi di euro, da sommare ai 45 persi l’anno precedente. Tra i settori, solamente la farmaceutica dovrebbe aver sperimentato una crescita del fatturato, mentre le flessioni più intense riguardano ancora una volta i settori produttori di beni durevoli e quelli legati al mondo delle costruzioni. Dalla metà del 2013, dopo circa un anno e mezzo di contrazione, sono tuttavia emersi segnali di recupero, diffusi a quasi tutti i settori. Alla base dell’inversione di tendenza vi è il miglioramento delle due componenti di domanda maggiormente penalizzanti nei mesi precedenti: le esportazioni verso i paesi dell’Unione europea e le vendite sul mercato interno. Dopo cinque trimestri torna in espansione l’export verso l’Ue. A fronte della stabilità della crescita delle esportazioni manifatturiere (circa +1% in valore tra gennaio e novembre), a partire dai mesi estivi il ruolo di traino delle vendite italiane all’estero è passato dai mercati più lontani a quelli comunitari. E’ un miglioramento molto importante alla luce dell’ancora preponderante peso dell’Unione europea per il nostro export, che ha coinvolto quasi tutti i comparti (soprattutto moda, automotive, meccanica e beni intermedi) e la gran parte degli stati membri, dai nostri tradizionali partner commerciali a quelli di più recente adesione, come ad esempio la Croazia. Nonostante l’indebolimento della domanda mondiale legato agli squilibri di molte economie emergenti e la forza dell’euro, le vendite sui mercati extracomunitari hanno proseguito la loro espansione, con segnali di miglioramento nei mesi finali del 2013. Per quasi tutti i settori manifatturieri si segnala un guadagno di quote di mercato in oltre la metà dei mercati extracomunitari serviti, a conferma del rafforzamento della competitività di un nucleo significativo di imprese manifatturiere italiane. Questi risultati positivi accomunano sia i prodotti tradizionali del Made in Italy sia quelli della filiera elettromeccanica.

Migliorano gli ordinativi sul mercato interno. La componente estera resta ancora l’unica a fornire un contributo positivo all’evoluzione del fatturato manifatturiero, ma la congiuntura più recente segnala ormai da diversi mesi un costante miglioramento degli ordinativi sul mercato interno con segnali positivi diffusi a quasi tutti i settori, che indicano l’avvenuto superamento del punto di minimo di questa seconda fase della crisi e che lasciano sperare in un ritorno a variazioni positive anche per la componente domestica del fatturato.

Consumi interni e investimenti ancora in stallo. Il miglioramento degli ordinativi non si sta però accompagnando a un equivalente miglioramento delle componenti interne di domanda. Nel terzo trimestre del 2013 la spesa delle famiglie ha continuato a flettere, annullando i timidi segnali positivi di metà anno e riflettendo sia il continuo peggioramento del mercato lavorativo sia la preferenza dei consumatori verso spese di tipo cautelativo o di ricostituzione dei risparmi. Anche i dati più recenti sulle vendite al dettaglio sembrano indicare una prosecuzione, a ritmi più modesti, della contrazione dei consumi, attesi mantenersi deboli anche nel corso del 2014. Pochi segnali positivi, al momento, si osservano anche sul fronte degli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto, stretti dall’eccesso di capacità produttiva delle molte imprese prevalentemente orientate al mercato interno e dai problemi ancora presenti, benché in attenuazione, di liquidità e accesso al credito. Nei prossimi mesi, lo sblocco degli incentivi della Tecno Sabatini, in uno scenario di ripresa del ciclo economico internazionale condizionato dalla fragilità di alcuni paesi emergenti, potrebbe rappresentare il giusto volano per una ripresa degli investimenti da parte del tessuto manifatturiero italiano, soprattutto nel campo dell’Ict e in quei settori e imprese maggiormente orientati ai mercati esteri.

Conti delle imprese ancora a rischio. In quest’ottica preoccupa, pur in una crescente eterogeneità, la possibilità concreta che i risultati finanziari delle imprese manifatturiere italiane possano sperimentare un nuovo peggioramento a consuntivo 2013 rispetto ai livelli già critici del 2012. La debolezza della domanda ha infatti imposto una elevata cautela nella fissazione dei listini, a fronte delle crescenti pressioni competitive e del raffreddamento dell’inflazione sui mercati europei e italiano. L’andamento dell’occupazione e la tenuta della redditività delle imprese rappresentano gli aspetti più problematici sulla strada che porta a una compiuta ripresa dell’economia italiana, urgenze che, sottolinea il rapporto, andrebbero affrontate in modo più strutturale per consentire, da un alto, il consolidamento della domanda interna e, dall’altro, la possibilità di attuare misure di rafforzamento della competitività, dall’innovazione alla proiezione internazionale, indispensabili nello scenario industriale mondiale per poter cogliere tutte le opportunità offerte dai mercati.

L’export delle imprese italiane in Cina cresce dell’8,1%

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È partito dal paesino brianzolo di Orsenigo nel 2009, destinazione Cina, con le sue innovative bobine intelligenti che fanno bene all’ambiente perché riducono l’inquinamento prodotto da auto e mezzi di trasporto. Sono ricercate da tutte le più grandi case automobilistiche che in Cina hanno il loro più vasto mercato: quasi 22 milioni le vetture vendute nel 2013. Così, Pasquale Forte, presidente dell’italiana Eldor, che ha, e continua ad avere, il suo quartiere generale a Orsenigo, ha deciso di avvicinare la sua produzione di bobine «ecologiche» alle fabbriche cinesi che producono auto, accogliendo la richiesta di ridurre le distanze che gli era arrivata dai grandi gruppi automobilistici che producono in Cina. Così, nella prima fase del suo investimento, nel 2012, ha speso 36 milioni per realizzare il suo stabilimento a Dalian, città di 6,2 milioni di abitanti, terzo porto per importanza della Cina, dove oggi produce 50 milioni di pezzi destinati a 12 milioni di vetture del mercato cinese, praticamente la metà di quelle vendute l’anno scorso. Nel suo stabilimento, di design, robotizzato, realizzato in sei mesi, attiverà quest’anno una seconda linea produttiva, automatizzata che gli permetterà di raddoppiare il fatturato. Una storia che racconta il successo di una eccellenza tecnologica italiana nella componentistica di elettronica sofisticata per l’automotive destinata a ridurre l’inquinamento ambientale, settore dove la Cina ha necessità di importare soluzioni innovative. Successo ottenuto in Cina grazie al supporto e ai servizi della Fondazione Italia Cina presieduta da Cesare Romiti. Certo non sono state tutte rose e fiori, si sono dovuti superare ostacoli derivanti dall’incomprensione culturale, problemi legati ai brevetti, e anche alla contraffazione, terreno sul quale la Cina dovrà migliorare la normativa per ridurre il fenomeno dai contorni molto vasti. I cinesi possono arrivare a copiare tutto il prodotto e per farla franca basta che non mettano il marchio. Una storia emblematica, quella della Eldor, che bene descrive le opportunità offerte dal mercato cinese, ma anche le criticità di quel paese, secondo quanto ha detto Pasquale Forte, intervenendo al VII «Forum Storie di successo italiane in Cina», organizzato dalla Fondazione Italia Cina (che quest’anno festeggia il suo decennale), in collaborazione con Intesa Sanpaolo (in Cina da 30 anni, e tra i soci fondatori della Fondazione di Romiti) e il contributo di Genertec Italia e Fercam. Insieme a lui, a raccontare la propria avventura in Cina, anche Pier Luigi Miciano, presidente di Coveme, azienda leader nella produzione di backsheet per moduli fotovoltaici che nel 2011 ha aperto il primo stabilimento produttivo in Cina; Massimo Roj, architetto milanese presidente e a.d. di Progetto Cmr, società multinazionale specializzata nella progettazione integrata per la sostenibilità ambientale (dalle case e gli uffici ai masterplan urbani, passando per gli stadi), fra i 100 studi di architettura più importanti del mondo e che sta per aprire in Cina la sua prima società di ingegneria. Dalla meccanica alla green economy dei pannelli fotovoltaici per le energie rinnovabili, al design e l’architettura italiana, le storie italiane di successo in Cina di ieri parlano anche di agroalimentare con l’esperienza di Helmuth Senfter, presidente Grandi Salumifici Italiani Cina che con la società Shanghai Yihua Food Ltd dal 1995 produce salumi italiani destinati al mercato asiatico. Gli investimenti delle imprese italiane in Cina, paese ritenuto strategico per la crescita economica dell’Italia, sono aumentati. Nel 2013 hanno toccato quota 233 milioni di euro ((316 milioni di dollari), con un incremento del 28,92% che recupera in parte il calo del 36,62% registrato nel 2012. Nel 2013 l’export italiano in Cina è cresciuto di oltre 960 milioni di euro (1,3 miliardi di dollari), +8,13% secondo i dati del Centro studi della Fondazione Italia Cina e anche l’import italiano è lievemente aumentato. L’interscambio tra i due paesi è passato da 30,4 miliardi di euro (41,91 miliardi di dollari) a 32 miliardi di euro (43,33 miliardi di dollari), ancora distante dai 37,9 miliardi di euro (51,3 miliardi di dollari) del 2011, ma in crescita del 3,38%. Ora, all’orizzonte si profila l’Expo Milano 2015, con un milione di visitatori cinesi annunciati.

La Bce lascia i tassi invariati

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I tassi di interesse dell’area euro restano al minimo storico dello 0,25%. Lo ha deciso la Banca centrale europea, a dispetto dei nuovi rallentamenti dell’inflazione che avevano spinto alcuni analisti a ipotizzare un taglio.
Invariati anche il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale e quello sui depositi, rispettivamente allo 0,75% e allo 0%.

Dl Svuotacarceri, via libera della camera. Ora passa al senato

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La camera ha approvato il decreto cosiddetto svuotacarceri con 296 voti a favore e 183 contrari. Il provvedimento passa al senato per il via libera definitivo.

Antiriciclaggio con la mappa

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Entro l’estate sarà completata, dal ministero dell’economia, guidato da Fabrizio Saccomanni, la prima mappa del rischio antiriciclaggio in Italia. L’obiettivo è quello di dedicare il 2014 ad anticipare l’entrata in vigore delle disposizioni della quarta direttiva antiriciclaggio (in fase di approvazione definitiva da parte dell’Unione europea) e di dotare l’Italia di nuove più stringenti regole in materia. Un nuovo antiriciclaggio personalizzato sul professionista, intermediario finanziario o banca tenuto all’adempimento degli obblighi di adeguata verifica della clientela. Obblighi che diventano diversificati secondo il territorio e il tipo di attività effettuata dagli intermediari. Tanto che, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, nei corridoi di via XX Settembre li chiamano studi di settore antiriciclaggio per la forte componente territoriale che assumeranno le profilizzazioni del rischio riciclaggio. L’obiettivo finale sarà quello per tutti i soggetti tenuti agli obblighi antiriciclaggio di dotarsi, come accade per la responsabilità amministrativa degli enti e la 231/2001, di modelli organizzativi di controllo che formino una sorta di scudo contro gli eventi accidentali che potrebbero far maturare in capo al soggetto che attua la adeguata verifica una qualche forma di responsabilità.

Miami: Linda si rifà il seno ma rimane paralizzata. Condizioni disperate

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Sognava un seno più grande e invece adesso è paralizzata. Linda, una bella ragazza di 19 anni non era soddisfatta del proprio seno e voleva aumentarlo un po’. Ha così deciso di sottoporsi ad un intervento di mastoplastica all’ospedale Coral Gables di Miami convinta dal prezzo invitante dell’operazione: circa 2400 dollari per un intervento che di solito costa il doppio.

Durante l’operazione però qualcosa è andato storto e, per problemi legati probabilmente all’anestesia, Linda resta in coma per 3 mesi. Il cervello subisce danni irreversibili e, al risveglio, le condizioni della ragazza sono disperate. Linda non cammina, a malapena riesce a nutrirsi da sola, ha bisogno di un’assistenza continua 24 ore su 24.

Secondo quanto riferito dalla madre, ora Linda è in depressione e piange in continuazione. Nel frattempo, gli avvocati della famiglia stanno cercando un modo per dimostrare che si è trattato di un caso di malasanità.

Coca-Cola fatta in casa come il caffè: presto le bollicine in capsule

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Presto potremo “spillarci” un bicchiere di Coca-Cola direttamente in casa. Le bollicine saranno infatti vendute in capsule, come quelle del caffè, conquistandosi il loro posto di diritto nelle case, oltre che nei bar. La svolta si deve all’acquisizione da parte del colosso di Atlanta del 10% di Green Mountain Coffee Roasters, il maggiore produttore di caffè in capsule, per 1,25 miliardi di dollari e un accordo di partnership di 10 anni con la società che sta per lanciare un sistema per produrre sode in casa.
Il che significa che presto le bevande gassate, Coca-Cola, Diet Coke, Sprite e Fanta , oltre che in bottiglietta e in lattina saranno concentrate in apposite capsule. La nuova tecnologia, attesa per il 2015, si pone in concorrenza con SodaStream, la società israeliana che vende un dispositivo per rendere gassata l’acqua e prodotti che le danno sapore di soda.

Se Nespresso è stata la pioniera del caffè in capsule e Green Mountain si è presto affermata come la maggiore catena di caffè in capsule grazie al successo delle macchine da caffè Keurig. Green Mountain è forte già dell’accordo con Starbucks per i caffè e i tea in capsule. Inoltre, stando alle stime di Euromonitor, il 13% delle famiglie americane ha una macchina da caffè Keurig in casa. Saranno proprio loro i pionieri della Coca-Cola fai da te.

LifeHand2, la mano bionica sensibile al tatto e che “parla” al cervello

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Sensibile al tatto come una mano vera. La prima mano bionica funziona e “parla” al cervello, tanto da essere in grado di trasmettere sensazioni tattili e calibrare la forza con cui afferra un oggetto. Il primato per l’innesto della mano artificiale LifeHand2 va all’Italia, dove Dennis, danese di 36 anni, ha finalmente un nuovo arto dopo l’amputazione della mano sinistra.
Un vero successo nato dalla ricerca coordinata da Silvestro Micera, del Politecnico di Losanna e docente di Bioingegneria presso l’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, che ha sviluppato parallelamente una serie di algoritmi capaci di trasformare in un linguaggio comprensibile al cervello del paziente le informazioni provenienti dalla mano artificiale.
Paolo Maria Rossini, responsabile clinico del progetto, ha commentato: “Ci siamo presentati un po’ come i ricercatori della prima missione lunare: dopo anni di lavoro spingi il bottone, fai partire l’astronave e da lì non puoi più tornare indietro”. Un risultato, paragonato ad un ‘viaggio vero il futuro’, cui hanno contribuito gli esperti di varie università italiane, in un lavoro di squadra che ha messo a frutto le eccellenze di vari settori.
Rossini ha spiegato il primo obiettivo era il pieno controllo dei feedback dalla protesti:
“Avevamo l’obiettivo di esplorare i cambiamenti nell’organizzazione del cervello del paziente sperando che si verificasse quel che poi è stato: il pieno controllo dei feedback provenienti dalla protesi da parte del paziente, la preservazione della funzionalità di ciò che rimane dei suoi nervi, la riorganizzazione della neuroplasticità del suo cervello in modo da consentirgli un efficace controllo della mano robotica”.
Mario Pappagallo sul Corriere della Sera racconta la storia di Dennis, dall’amputazione alla mano bionica:
“La storia del protagonista ha inizio dieci anni fa. Era il capodanno del 2004, quando Dennis Aabo Sorensen subì l’amputazione della mano sinistra, distrutta da un petardo. Da allora solo una protesi estetica e l’impegno a ricominciare con la forza d’animo che gli ha permesso di superare i test psicologici di selezione e arrivare a Roma per affrontare la fase sperimentale di LifeHand 2 (finanziato da Ue e ministero della Salute italiano). La comunicazione tra cervello di Dennis e mano artificiale ha funzionato grazie a un complesso sistema d’impulsi tra centro e periferia, organismo e arto artificiale, che ha avvicinato la scienza alla riproduzione del fenomeno naturale”.
E il feedback è stato da subito alto:
“In otto giorni di esercizi Dennis ha riconosciuto la consistenza di oggetti duri, intermedi e morbidi in oltre il 78% di prese effettuate. Nell’88% dei casi ha definito correttamente dimensioni e forme di oggetti come una palla da baseball, un bicchiere, un mandarino. E ha localizzato la loro posizione rispetto alla mano con il 97% di accuratezza, riuscendo a dosare con precisione non troppo distante da quella di una mano naturale la forza da applicare per afferrarli”.
Il coordinatore della ricerca, Micera, ha spiegato:
“E’ riuscito a modulare in maniera molto efficace e in tempo reale la forza di presa da applicare sugli oggetti. Ha svolto, inoltre, gli esercizi bendato, riuscendo a riconoscere le varie proprietà di questi oggetti grazie unicamente al continuo invio d’informazioni sensoriali dalla protesi al suo sistema nervoso. È la prima volta che si realizza qualcosa di simile”.
E la sperimentazione appena conclusa, sottolinea Eugenio Guglielmelli, direttore del Laboratorio di Robotica Biomedica e Biomicrosistemi dell’Università Campus Bio-Medico di Roma,
”ci permette di guardare con fiducia all’obiettivo d’integrare in questo tipo di protesi un numero sempre più elevato di sensori. Più aumenta la complessità di sensazioni e movimenti, più sarà importante individuare algoritmi che distribuiscano nel modo migliore possibile i compiti da assegnare al cervello e quelli che possono invece essere delegati al controllo dell’intelligenza artificiale montata a bordo della mano. Su questi aspetti la nostra ricerca prosegue”.

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Osmaronno (Firenze). Incendio in capannone: bruciano tre laboratori cinesi

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Un incendio è divampato nella notte tra il 5 e il 6 febbraio a Osmannoro,nella periferia di Firenze, in un capannone in cui si trovavano tre laboratori cinesi. Le fiamme sono alte e i vigili del fuoco sono al lavoro per stabilire se al momento dell’incendio vi fossero persone all’interno del capannone.
Le fiamme sono divampate nella notte e a dare l’allarme alle 3 del mattino è stata una guardia giurata. Secondo alcuni testimoni, alcune persone sono fuggite dai capannoni allo scatenarsi dell’incendio, ma le sue proporzioni sono tali che non è chiara ancora l’entità dei danni, né se vi sono feriti.

Milano, Abdel Kader Farth arrestato: ha aggredito un tunisino con la mannaia

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Un uomo algerino di 31 anni è stato arrestato a Milano, per aver tentato di uccidere un tunisino di 39 anni a colpi di mannaia.
L’aggressore, la sera del 4 febbraio ha colpito al braccio e al volto il tunisino con una mannaia di 30 centimetri. Ad arrestare l’algerino sono stati gli agenti della polfer: il tentato omicidio è infatti avvenuto all’interno della stazione Centrale per motivi ancora da chiarire.
Ad essere stato arrestato è Abdel Kader Farth, algerino di 31 anni irregolare, con precedenti e senza fissa dimora. L’uomo ha litigato con il 39enne tunisino, forse per un bicchiere di vino. Il ferito è stato medicato all’ospedale Niguarda con oltre 50 punti di sutura soltanto sul viso. I motivi sono comunque definiti futili e, forse, ha giocato un ruolo importante il fatto che l’uomo fosse ubriaco.
Le telecamere di sorveglianza hanno ripreso la scena sconsigliata ad un pubblico sensibile.