22 Settembre 2024, domenica
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Napoli, guardia di finanza scopre una zecca clandestina

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Una zecca clandestina, nel retrobottega di un negozio di alimentari.
Lo hanno scoperto i finanzieri del nucleo speciale di polizia valutaria di Roma e del comando provinciale di Napoli a Torre Annunziata (Napoli).
Due persone sono state arrestate.
GIÀ ”PRONTI” 1,8 MILIONI. Nel laboratorio clandestino per la stampa di banconote false la guardia di finanza ha sequestrato biglietti falsificati da 10 e 50 euro, già pronti, per 1,8 milioni di euro.
Il materiale in corso di stampa al momento dell’irruzione dei finanzieri avrebbe consentito, secondo le Fiamme gialle, lo spaccio di almeno tre milioni di euro falsi.
ANCHE ABBONAMENTI PER LO STADIO. Sono stati, inoltre, sequestrati falsi tesserini di riconoscimento delle forze di polizia e abbonamenti falsi del calcio Napoli per l’accesso allo stadio San Paolo.

Citroen C4 Cactus

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Dopo essere stata presentata sotto forma di concept a Francoforte, la Citroen C4 Cactus si svela nelle sue forme definitive. Non mancano le sorprese, dato che ritroviamo gli Airbump sulle fiancate, la plancia a mensola ed il divano anteriore quasi integrale. Altro dato sorprendente è il peso della Citroen C4 Cactus, pari a soli 1.000 kg tondi tondi se equipaggiata con il motore più piccolo, il propulsore 1.2 Vti di 82 CV. In buona sostanza, la C4 Cactus pesa 200 kg in meno rispetto alla Citroen C4 berlina.

Eppure le dimensioni della Citroen C4 Cactus non sono affatto striminzite, dato che misura 416 cm in lunghezza, 173 cm in larghezza e 148 cm in altezza. Rispetto alla versione concept, è proprio la diminuzione in altezza a rappresentare la differenza più palese. Altre differenze. cerchi in lega meno futuristici e la presenza di cristalli laterali (quelli posteriori sono a compasso e permettono di risparmiare 11 kg di peso, dicono i tecnici Citroen). I responsabili del progetto sottolineano poi come sia stato risparmiato altro peso sia per quanto riguarda il cofano motore che per i longheroni anteriori e posteriori, in alluminio.

L’elemento più caratterizzante della nuova Citroen C4 Cactus rimangono gli Airbump laterali, profili termoplastici che contengono piccole camere d’aria a protezione delle fiancate. Si potranno avere in 4 colorazioni, da abbinare alle 10 tinte disponibili invece per la carrozzeria. Ai quattro angoli della vettura troviamo elementi dello stesso materiale ma senza “bolle”. Abitacolo arioso e sistema di infotainment avanzato sono altri pregi della Citroen C4 Cactus. La plancia è formata da una sottile mensola e sul lato destro c’è un cassetto vero e proprio. Tanto spazio anche posteriormente e nel bagagliaio (358 litri).

Quattro motori disponibili per la C4 Cactus che viene presentata a Ginevra 2014: il tre cilindri 1.2 benzina aspirato e turbo capace di 82 o 110 CV ed il quattro cilindri turbodiesel da 92 o 100 CV. La produzione di serie inizia a fine aprile e la commercializzazione in Italia parte da settembre.

Lecce, troppo pesante per la barella Muore d’infarto aspettando la gru

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Soccorrerlo con i mezzi tradizionali per i sanitari del 118 è stato impossibile. Perché la barella che avevano a disposizione per portarlo all’ospedale – quella in dotazione per i cosiddetti «grandi obesi» -, era adatta per trasportare persone dal peso massimo di 300kg. E l’uomo che dovevano aiutare invece ne pesava 350. La soluzione era una sola: una gru manovrata dai Vigili del fuoco, che trasferisse il malato dal suo letto all’ambulanza parcheggiata fuori dalla sua casa di San Cesario di Lecce. Il macchinario però non è arrivata in tempo. E l’uomo è morto di infarto nella sua casa.

SOCCORSI – 66 anni, gravemente malato, l’uomo aveva bisogno di una continua assistenza sanitaria. Per tirarlo fuori da casa è stato necessario allargare una finestra. E anche la tumulazione della salma potrebbe essere un’operazione non facile da portare a termine. Il peso eccessivo, infatti, aggiunto a quello della bara, rende impossibile la collocazione della salma in un loculo. E nel piccolo cimitero del paese la sepoltura a terra non è prevista.

Opel Astra OPC Extreme

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Opel Astra OPC Extreme è la coupè sportiva dotata delle più avanzate tecnologie da corsa, che Opel presenterà al Salone di Ginevra 2014 (dal 6 al 16 marzo). Questo studio segue la tradizione della concept Astra OPC X-treme presentata nel 2002 e dopo 12 anni, contrariamente all’X-Treme che rimase un esemplare unico, la tipica livrea delle sportive Opel da competizione costituirà il punto di partenza di una serie di produzione dai volumi limitatissimi.

La Opel Astra OPC Extreme sarà omologata per la circolazione e deriva direttamente dalla Astra OPC Cup, il modello da corsa che partecipa al Nürburgring Endurance Championship (VLN). I componenti di carbonio di qualità elevatissima permettono di ridurre le masse rispetto alla Astra OPC da 280 cv lanciata nel 2012. Inoltre la struttura di sicurezza integrata, i sedili da corsa e le cinture a sei punti di ancoraggio rivelano come la vettura venga proposta con tutte le dotazioni necessarie per correre in circuito.

Opel Astra OPC Extreme va così ad arricchire la gamma delle sportive della casa, insieme alla Corsa OPC, all’Astra OPC e Insignia OPC, tutte vetture che affrontato numerosi test a tutta velocità e un estenuante programma di durata da 10.000 chilometri in condizioni durissime sul Nordschleife.

Lampedusa candidata al Nobel per la Pace

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Se parli di Lampedusa pensi subito al dramma dei clandestini. Nessuno si ricorda più com’era azzurro e limpido quel mare una decina di anni fa, quando quella terra era ancora considerata un paradiso per pochi. Dopo gli innumerevoli sbarchi e la paura di un incubo senza fine, l’isola con il mare dei Caraibi forse potrà tornare a sorridere, grazie alla candidatura ufficiale al Nobel per la Pace del 2014.

La decisione di candidare Lampedusa è stata una scelta volontaria degli italiani, per cercare di trovare una soluzione a uno dei fatti più tragici della nostra Penisola: da tempo infatti, oltre alla petizione da firmare arrivata a Oslo, diversi personaggi pubblici hanno cercato di promuovere una campagna a favore della popolazione, tartassata continuamente da questo problema. Non è un caso infatti se da anni appuntamenti ricorrenti come O’scia’ abbiano l’obiettivo di “sensibilizzare l’opinione pubblica sul delicato tema dell’emergenza immigrazione e, allo stesso tempo, esprimere solidarietà agli abitanti delle isole Pelagie, così direttamente interessati dalle drammatiche cronache degli sbarchi dei clandestini”, ha spiegato Claudio Baglioni sul sito dell’evento. E non sono mancate le opinioni di politici e quotidiani, che hanno premuto per ottenere la candidatura dell’isola per il Premio Nobel: “Lampedusa non è una periferia dell’Europa: è il cuore del nostro continente. E’ un messaggio di speranza per i diritti umani e per la legalità nel Mediterraneo e per questo deve mobilitare tutta l’Italia e tutti i Paesi dell’Unione europea – ha spiegato il Presidente del Consiglio, Enrico Letta -. Il premio sarebbe il riconoscimento a una comunità che insegna a tutto il mondo la globalizzazione della solidarietà”. Anche il Presidente del Senato, Piero Grasso, ha espresso il suo parere su questo tema delicato: “E’ giusto rendere questo omaggio simbolico ai cittadini di Lampedusa che, con grandi sforzi, ci mostrano la strada dell’accoglienza. Sono convinto sia necessario porre l’attenzione sulla drammatica condizione di chi sfida il mare, tra mille difficoltà e di una comunità che è stata sconvolta dagli sbarchi ma che non ha mai perso la propria umanità”. All’appello si sono aggiunti anche i sindaci di Menfi, Montevago, Santa Margherita di Belìce e Sambuca di Sicilia che hanno spiegato quanto sia importante per lo Stato Italiano prendersi le proprie responsabilità, anche in ambito europeo.

Ma cosa ne pensano i lampedusani? “Siamo onorati di essere in gara per questo premio tanto ambito. Abbiamo sofferto, faticato ma siamo rimasti sempre gli stessi. Abbiamo sempre dato il nostro aiuto per migliorare le condizioni di vita di questi poveri innocenti che arrivavano sull’isola – ha spiegato Pietro, uno dei tanti ragazzi che credono ancora sia possibile riportare tutto alla normalità a Lampedusa – non si possono dimenticare le persone che sono morte per giungere fino al nostro porto”. Ventimila vittime in un ventennio e, tra queste, circa settecento sono decedute nel settembre 2013. Il Comitato per il Nobel, formato da cinque norvegesi scelti appositamente dal Parlamento, proclamerà per ottobre il nome del vincitore, che riceverà il premio a Oslo il 10 dicembre, giornata dedicata ad Alfred Nobel.

Nuova Renault Twingo al Salone di Ginevra 2014

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E’ stata la stessa Casa automobilistica francese a confermare ufficialmente la notizia: al Salone di Ginevra 2014 debutta la nuova generazione di Renault Twingo. Il 4 marzo potremmo dunque ammirare la rinnovata citycar francese, che il Costruttore porta alla rassegna elvetica per fare compagnia alla nuova versione di Renault Clio R.S. ed al nuovo motore della famiglia Energy.

La nuova generazione di Renault Twingo rappresenta un’autentica rivoluzione nella storia di Twingo, dato che è stata sviluppata parallelamente alla nuova generazione di Smart. Con la piccola di Casa Mercedes-Benz la nuova Twingo va a condividere il nuovo propulsore tre cilindri turbo, collocato (per la prima volta in assoluto) in posizione posteriore, esattamente come avviene sulla Smart.

Questo inedito motore ha una cilindrata di 900 cc ed è capace di 90 cavalli e 135 Nm di coppia massima. E’ d’obbligo sottolineare come rispetto ai motori tre cilindri TCe utilizzati sui modelli Renault a trazione anteriore, questo propulsore è stato parzialmente riprogettato in maniera da risultare meno ingombrante. Il nuovo tre cilindri è omologato Euro6.

Due morti per polmonite dopo le infusioni di cellule Nuovo filone d’indagine

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Due morti sospette per polmoniti fulminanti, una a Brescia e l’altra all’ospedale triestino «Burlo Garofolo», entrambe avvenute dopo la somministrazione di infusioni Stamina. E altre due infezioni alle vie respiratorie che avrebbero messo in serio pericolo due bambine in trattamento con il «metodo Vannoni». Una correlazione certa non c’è ma Nas e Procura di Torino da un po’ di tempo hanno acceso i riflettori su l’aspetto più inquietante dell’«affare Stamina»: quello della sua presunta pericolosità per la vita dei pazienti. Un filone nuovo delle indagini che potrebbe portare a richieste di rinvio a giudizio anche per omicidio colposo in una fase due dell’inchiesta. Dopo aver messo il punto sulla prima fase, quella che per fine mese dovrebbe portare alla richiesta di rinvio a giudizio per Vannoni e soci con l’accusa di truffa non più semplice ma aggravata, finalizzata alla somministrazione di medicinali pericolosi.

La novità è che i carabinieri dei Nas avrebbero rilevato una coincidenza allarmante tra le infusioni Stamina e la successiva insorgenza di gravi infezioni respiratorie che avrebbero colpito due piccole pazienti, tra le più esposte mediaticamente nell’ultimo anno. E lo stesso tipo di infezioni sarebbero la causa di due decessi sospetti». Il primo, per polmonite, riguarda un paziente trattato a Trieste prima che lo stesso ospedale «Burlo» decidesse di mettere la parola fine ai trattamenti Stamina. Il secondo caso è quello di un malato di atrofia multisistemica, patologia simile al Parkinson che solitamente non determina il rischio di morte repentina. Infatti le cause del decesso, dopo un’infusione praticata agli Spedali Civili di Brescia, non sono legate alla malattia neurodegenerativa ma, anche in questo caso, a una gravissima forma di polmonite, come aveva svelato a suo tempo lo stesso Davide Vannoni. Un modo per mettere in chiaro che in alcun modo la morte poteva essere collegata alle infusioni. Ma per gli scienziati un legame invece ci può essere eccome. I primi a dirlo sono stati gli esperti del comitato scientifico numero uno, quello che bocciò sul nascere la sperimentazione prima di essere dichiarato «non imparziale» dai giudici del Tar Lazio. Nel documento consegnato a suo tempo al Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, gli esperti dopo aver esaminato passo dopo passo il protocollo Stamina coperto da un discusso segreto industriale, avevano a chiare lettere ritenuto il terreno di coltura delle cellule a rischio di tossicità. Denunciando inoltre il pericolo che la presenza di detriti ossei nel cocktail somministrato ai pazienti potesse provocare «micro embolie polmonari e cerebrali».

Il professor Paolo Bianco, una cattedra in anatomia patologica alla Sapienza di Roma e tra i massimi esperti italiani di cellule staminali, fa capire ancor più nel dettaglio perché può esserci una correlazione tra infusioni e polmoniti. «Tutto quello che scorre nelle vene va nei polmoni e le cellule staminali mesenchimali non fanno eccezione», spiega in premessa. «Negli stessi polmoni –precisa- vengono trattenute da un filtro vascolare e questo, teoricamente, può facilitare l’insorgenza di polmoniti. Pericolo che sussiste nel caso le cellule infuse siano in qualche modo infette, ma anche in caso contrario». «Questo perché comunque –conclude il professore- le cellule sono in grado di provocare danni alla micro circolazione polmonare, esponendo così il paziente al rischio di infezioni anche gravi». Tutte ipotesi al vaglio dei periti medici nominati dal Procuratore Raffaele Guariniello, che stanno cercando di verificare se esistono connessioni tra le infusioni Stamina e i casi di morte sospetta.

Da lunedì poliziotti e carabinieri si difenderanno con lo spray

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Pistola, manganello e spray al peperoncino. Parte lunedì la sperimentazione della nuova arma di difesa di Polizia e Carabinieri, lo spray urticante all’Oleoresin capsicum, che gli agenti hanno ribattezzato «il piccolo lacrimogeno portatile». Il capo della Polizia Alessandro Pansa ha firmato il decreto. Sarà dato in dotazione per adesso soltanto al personale delle volanti e alla Polfer di Milano e ai nuclei radiomobili dei Carabinieri di Roma e Napoli, sarà usato per difendersi dalle aggressioni o per dissuadere da assalti fisici ed evitare il contatto, e solo per il controllo del territorio e gli interventi di 112 e 113. Non sarà invece utilizzato per l’ordine pubblico e quindi nel caso di cortei e manifestazioni. Se ne parlava da tempo, a dicembre c’era stato un primo annuncio della sperimentazione, che si chiuderà il 10 agosto, e da oltre un anno i sindacati di polizia si battevano per ottenerlo. Del resto, lo spray al peperoncino è già in vendita per autodifesa, non occorre un porto d’armi, l’unico limite all’acquisto è la minore età. E la bomboletta che Polizia e Carabinieri potranno usare è in tutto uguale a quelle che si trovano già in commercio, con la stessa percentuale di sostanza irritante licenziata dal ministero della Salute, ovvero il 10 per cento del prodotto totale. I Black bloc a Roma l’hanno utilizzata ma per il momento la Polizia non potrà a sua volta contrattaccare. Le «regole d’ingaggio» sono chiare: se ne limita l’uso, è scritto nel comunicato della Polizia, per «autodifesa dell’operatore impegnato nei servizi di controllo del territorio»; non potrà essere utilizzato «in via preventiva o intimidatoria », e comunque sempre «a fronte di una azione minacciosa o violenta per evitare conseguenze ulteriori, e solo dopo il fallimento della fase di mediazione e negoziazione». Infine, bisognerà rispettare la «proporzione tra offesa e difesa». Gli effetti dello spray al peperoncino sono comunque quelli di un lacrimogeno ma per fermare l’aggressore bisogna spruzzarlo a non più di tre metri di distanza, altrimenti non funziona. Dopo una trentina di minuti, lacrimazione, tosse e bruciore agli occhi scompaiono. Il segretario nazionale del Sindacato autonomo di polizia (Sap), Nicola Tanzi, a dicembre si augurava il «piccolo lacrimogeno» che potesse presto essere adottato ovunque dagli agenti in Italia e quindi anche dai reparti mobili, perché «meno invasivo del manganello e della pistola». E ieri ha ribadito: «La partenza della sperimentazione è un fatto positivo, quello che si vuole evitare è il contatto fisico ed è da tempo che chiediamo di introdurre questo nuovo strumento di difesa proprio per evitare il più possibile, nel caso di tentativo di aggressione, il contatto fisico. Se la sperimentazione avrà esito positivo — aggiunge Tanzi — si può sperare in un’estensione dell’utilizzo dello spray anche per l’ordine pubblico ». Vedono bene l’uso dello spray come «strumento di autodifesa e dissuasione» anche i poliziotti del Silp-Cgil. «È una prima risposta alle esigenze degli operatori », ha detto il segretario generale del Silp Daniele Tissone, anche se non è previsto, durante la sperimentazione, come è scritto sempre nel comunicato della Polizia, un uso di prevenzione. L’aspetto più importante, sottolinea Tissone, è che lo spray si potrà sostituire all’«utilizzo di strumenti di coazione fisica più dannosi » e questo finirà quindi per ridurre i rischi per le persone. Soddisfatti tutti i sindacati di Polizia, dunque, anche se si tratta per ora di una sperimentazione. Il ministero dell’Interno e le forze di Polizia e Carabinieri vogliono sperimentare per evitare l’uso indiscriminato dello strumento. Certo è che non si può fare a meno di sottolineare che i poliziotti europei già dispongono di questi spray e che se la bomboletta è in commercio e liberamente acquistabile per autodifesa, sarebbe un controsenso non dotarne anche le forze di Polizia e i Carabinieri. Due giorni fa il segretario generale del Coisp (Sindacato indipendente di Polizia), Franco Maccari, in merito all’evasione di Domenico Cutrì, segnalava che «gli organi di stampa hanno riportato la notizia che lo spray urticante è stato utilizzato dal gruppo criminale che ha eseguito l’assalto. Inconcepibile che i poliziotti ne siano ancora sprovvisti.

31ENNE ARRESTATO DALLA POLIZIA A SAVONA PER STALKING

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A SAvona la polizia ha arrestato un 31enne con l’accusa di maltrattamenti, persecuzioni, danneggiamenti e botte nei confronti dell’ex fidanzata.

L’uomo in più di un’occasione avrebbe aggredito e perseguitato l’ex convivente dopo che quest’ultima aveva deciso di troncare la loro relazione.

Dopo l’ennesima lite e il passaggio dalle minacce via sms alla violenza fisica, la polizia ha arrestato l’uomo per stalking.

Giallo sulle condizioni di Schumacher

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Non c’è un comunicato ufficiale dell’ospedale di Grenoble ma a smentire le voci incontrollate, infondate e tragiche, che per tutta la giornata hanno riempito la rete, sarebbe stato un medico dello stesso CHU dove Schumacher è ricoverato dal 29 dicembre, rispondendo alle domande di Serge Pueyo, giornalista di Rtl, una delle maggiori radio francesi. Smentite le voci del decesso ma la situazione resta critica. I medici temono lo stato vegetativo.

Secondo il tabloid britannico Mirror si aprono inquietanti prospettive sul futuro di Schumacher. Il professore Heinzpeter Moecke direttore dell’istituto di medicina d’emergenza di Amburgo, sottolinea come l’ex pilota potrebbe passare dal coma artificiale a quello naturale. Le lesioni sono estese e il lungo periodo sotto sedazione sono elementi che non permettono di escludere anche scenari cupi. Questa fase di abbassamento della sedazione potrebbe richiedere settimane se non mesi: si tratta di valutare le risposte di un fisico provato: una situazione che rimane fluida con i medici pronti ad agire assecondando i feedback del sette volte campione iridato. Sempre secondo il Mirror, la moglie Corinna è stata avvisata che anche dopo il risveglio, Schumacher probabilmente dovrà sottoporsi a una dura terapia riabilitativa motoria e a sedute specifiche per recuperare la piena facoltà del linguaggio.