24 Settembre 2024, martedì
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Elisa Caimmi si uccide a 22 anni: cubista per pagare università, era anoressica

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Elisa Caimmi si è tolta la vita impiccandosi con il cordone di una tenda nella sua casa di Osimo, in provincia di Ancona. Elisa, 22 anni, era anoressica. Nel pomeriggio del 12 febbraio la ragazza, che secondo alcune fonti era in cura al Centro di igiene mentale di Ancona, è stata trovata dalla madre.
La ragazza aveva 22 anni e studiava biologia. Elisa lavorava come ragazza immagine al Noir di Jesi per pagarsi gli studi.

Su Facebook l’ultimo saluto dei suoi amici che increduli le scrivono: “Eri bellissima, come poche” e ancora “Chi vive nel cuore di chi resta…non muore mai! Eri la piu bella,te l’ho sempre detto!”.

Squat. Glutei in forma: non solo estetica, ma salute della schiena

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Lo squat è un esercizio preziosissimo per la sua efficacia nel sollevare e tonificare i glutei.

L’argomento è molto interessante: i glutei e non solo dalla parte delle donne. Anche molti uomini ormai vogliono lavorarli per avere più forza e potenza negli allenamenti ed anche per migliorare l’aspetto estetico , perché può cambiare molto la fisionomia di un corpo, ma anche perché è un muscolo importante da avere in allenamento perché si trova in un punto del corpo che gli fa avere la funzione fondamentale cioè la funzione di sopportare a livello di baricentro tutto il peso del nostro corpo.

Infatti le persone che soffrono di mal di schiena non debbono rafforzare solo gli erettori spinali ma il muscoli gluteo che è alla base di tutta la schiena!

Istruzioni per l’uso.

Dopo un iniziale riscaldamento con tapis roulant o con altre macchine cardio è necessario lavorare in maniera mirata la parte del corpo su cui vogliamo ottenere risultati mirati e lo squat è perfetto!

In piedi gambe divaricate piedi all’altezza delle spalle punte leggermente divaricate verso l’esterno, schiena dritta iniziamo a scendere ruotando il bacino indietro come se ci volessimo sedere su una sedia posizionata dietro di noi….piano piano quando sentiamo il muscolo femorale tirare iniziamo a piegare le ginocchia , una cosa importante le ginocchia non devono superare le punte dei piedi e la tibia perpendicolare….. schiena dritta e muscoli lombari ed addominali contratti…..la testa verso l’alto mantiene tesa tutta la muscolatura lombare.

Durante la salita, le ginocchia devono continuare a spingere verso l’esterno, per mantenere stabilità e non sollecitare troppo l’articolazione. Un errore comune è quello di alzare il sedere più velocemente di quanto non consenta la spinta di gambe, ovvero piegando troppo in avanti la schiena. Questo avviene per lo più a causa di muscoli femorali poco allenati o comunque non proporzionati ai quadricipiti. Non cadere assolutamente in questo errore; mantenere la schiena tesa, la concentrazione, e ricordarsi che i muscoli delle gambe sono quelli più forti!

“Mammografia non salva la vita”: diagnosi tumore errata per 1 donna su 5

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Fare la mammografia non salva la vita alle donne. Almeno per 1 donna su 5 infatti la diagnosi di tumore della mammografia risulta sbagliata. Questo il risultato di uno studio dell’University of Toronto pubblicato sulla rivista British Medical Journal e che divide la comunità medica. I pareri infatti sono divisi tra chi è un convinto sostenitore degli screening, nonostante il costo per la Sanità pubblica, e chi invece ritiene che sia preferibile un identikit del rischio legato alla familiarità e allo stile di vita.

“Secondo uno studio canadese, appena pubblicato sul British Medical Journal, lo screening mammografico, cioè l’indagine condotta a tappeto su persone fra i 40 e i 59 anni, non riduce la mortalità per tumore al seno, come ci si aspettava, se confrontato con la palpazione. Anzi: porterebbe a sovrastimare i casi e spingerebbe a cure non necessarie”.
Pierfranco Conte, professore dell’Università di Padova e Direttore dell’Oncologia 2 dell’Istituto Oncologico Veneto Irccs, spiega alla Bazzi:
“«Una cosa è certa. Con gli screening sono aumentate enormemente le diagnosi di carcinoma mammario cosiddetto in situ: un tumore che non dà metastasi, ma che viene però trattato con la chirurgia e la radioterapia»”.
E allora cosa fare? Cancellare i programmi preventivi, scrive la Bazzi, non è la soluzione più condivisa:
“Secondo molti esperti, però, non è ancora arrivato il momento di cancellare i programmi di prevenzione (nonostante lo si sia già fatto per un’altra neoplasia, quella della prostata, la cui diagnosi precoce viene fatta attraverso la misurazione del Psa, l’antigene prostatico specifico, nel sangue), ma sarebbe prima opportuno rivedere tutti gli studi finora condotti, compreso quello canadese. Che ha il merito di aver coinvolto 90mila donne e di essere durato 25 anni ed è finora il più ampio riportato dalla letteratura medica, ma che ha anche qualche limite”.
Va poi sottolineato che il parametro scelto dai ricercatori canadesi per valutare l’utilità dello screening mammografico è la sopravvivenza, non il migliore secondo Francesco Di Costanzo, direttore dell’Oncologia nell’Azienda ospedaliera-universitaria Careggi di Firenze:
“«I canadesi hanno scelto la sopravvivenza come parametro per valutare l’efficacia dello screening, ma probabilmente non è il migliore, soprattutto quando si misura su un lungo arco di tempo. Nel frattempo, infatti, possono intervenire altre malattie che possono portare a morte e confondono i dati. E poi bisogna considerare le macchine: un mammografo di 25 anni fa non è come uno di oggi: il potere diagnostico di questi strumenti è migliorato moltissimo»”.
Oltre ai costi, sottolinea la Bazzi, bisogna tenere conto di quanto rapidamente la medicina stia cambiando:
“Il tumore al seno non è una sola malattia, ma un insieme di malattie diverse da un punto di vista genetico, alcune più aggressive, altre indolenti, che hanno in comune solo il fatto di manifestarsi nello stesso organo: la mammella. Gli screening, invece, sono costruiti in base al presupposto che la malattia sia unica. Ecco perché anche gli interventi per la diagnosi precoce andrebbero «personalizzati», «tagliati» cioè sul singolo paziente, esattamente come sta avvenendo per la terapia”.
Al posto dello screening allora sarebbe forse più efficace delineare un identikit dei rischi, spiega Di Costanzo alla Bazzi:
“«Un identikit dei rischi può permettere di individuare le donne che devono essere seguite con più attenzione. Magari anche con un risparmio sui costi»”.

Codice vichingo di 900 anni fa, segreto svelato: il messaggio è “baciami”

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“Baciami“. Questo il messaggio del codice vichingo di 900 anni fa che è stato svelato da K. Jonas Nordby, runologo dell’Università di Oslo. Solo uno delle 80 iscrizioni del codice “jotunvillur” su una tavola di legno a cui Nordby lavora da tempo.
Nessun profondo segreto celato nel codice, ma parole e messaggi della quotidianità vichinga del XIII secolo, spiega Nordby, che venivano utilizzate per l’apprendimento oppure con un tono giocoso.

Il runologo di Oslo spiega:
“È stato come risolvere un puzzle a poco a poco ho cominciato a riconoscere un modello in quello che apparentemente era un mucchio insignificante di combinazioni di rune. Si tratta probabilmente, nel complesso, di brevi messaggi semplici, di tutti i giorni. Come, appunto, baciami”.

“Non seppellite viva mamma Grazia Bruno”. Ma è morta da 7 giorni

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“Non seppellite viva mamma Grazia”, dicono i figli al capezzale della donna, dichiarata morta da sette giorni ormai. Vegliano sulla bara aperta nella casa di famiglia a Villagrazia di Carini, Palermo: il corpo è ancora caldo, la pelle non è cianotica, non c’è segno di rigor mortis che li faccia dubitare. “Aspettiamo che si risvegli – dicono – la sua è una morte apparente”.
Grazia Bruno, 68 anni, però è morta davvero durante il trasporto in ambulanza dall’ospedale a casa. L’avevano dimessa perché era in fin di vita, era malata di tumore al pancreas e non c’era più nulla da fare. Non la pensano così i suoi figli che non si rassegnano alla perdita e accudiscono il cadavere da una settimana. Il corpo è sistemato dentro una bara aperta e riceve l’attenzione che si riserva ai vivi: una coperta ben rimboccata, i termosifoni della stanza a una temperatura confortevole. Ma soprattutto, la vigilanza costante, in attesa che quel corpo dia un segnale di vita.

La loro determinazione a non mollare si basa su quell’insolito colorito roseo e l’assenza di rigor mortis. Ma ben due medici sono intervenuti a certificarne la morte: l‘elettrocardiogramma è piatto.
“Aspettiamo il medico legale della procura che venga a dirci che è veramente morta, ma al momento non lo sembra. Non c’è nessuna traccia di decomposizione. Non siamo pazzi, abbiamo solo l’evidenza di quanto sta succedendo da alcuni giorni”, dice Francesco Passalacqua, uno dei quattro figli.
“Abbiamo visto su internet tanti casi come quello di mia madre – aggiunge – Persone che sembravano decedute ed invece si sono risvegliate. Nostra madre ancora questa mattina non ha nessun segno di decomposizione e ha una temperatura calda”.
La famiglia ha incaricato anche l’avvocato Gaspare Genova di assisterla in questa delicata vicenda. “Abbiamo chiesto il parere di un terzo medico legale per sciogliere ogni dubbio – dice l’avvocato – Senza questo parere la famiglia non darà il consenso alla sepoltura”.
In quella casa di via Fondo Cicala 55, si sono radunati anche i fratelli della donna, tutti convinti che si tratti di morte apparente, proprio come ne “I racconti del terrore” di Edgar Allan Poe, dove lo scrittore metteva nero su bianco quello che fu uno dei suoi peggiori incubi: essere sepolto vivo.
I figli sostengono di aver parlato del caso con alcuni medici: “Ci hanno detto che è possibile che non sia morta”, spiega Francesco. Ma il professor Paolo Procaccianti, del Policlinico di Palermo, non lascia spazio ad alcun dubbio: “Mi dicono che due medici legali e un cardiologo hanno stabilito la morte della donna. Non c’è altro da aggiungere. Oggi non è possibile commettere errori. Si parla di morte cerebrale quando il cuore smette di battere per 20 minuti. Lo dice la legge, che ovviamente si basa su evidenze scientifiche. I non addetti ai lavori possono manipolare i dati come vogliono”.
Intanto,il sindaco Giuseppe Agrusa, è disposto ad aspettare non oltre domattina: “Se la salma non sarà condotta al cimitero – ha detto perentorio – farò un’ordinanza per seppellire il cadavere”.

Sochi, la moda del casco dipinto

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Le olimpiadi invernali di Sochi, oltre che per le polemiche sulla legge anti-propaganda gay, verranno ricordate per i coloratissimi caschi degli atleti, una vera e propria moda che sta coinvolgendo tutti, indistintamente dalla nazione di appartenenza.
A lanciare la moda per primo è stato il 22enne russo Alexey Sobolev che ha scritto il proprio numero di cellulare sul casco ricevendo in poche ore migliaia di messaggi hot.
Questa foto pubblicata dall’Ap racchiude i migliori caschi che gli atleti di Sochi hanno mostrato finora. Chi sono gli atleti? Ecco l’elenco da sinistra verso destra: Eric Neilson (Canada), Janine Flock (Austria), Alexander Kroeckel (Germania), John Fairbairn (Canada), Sarah Reid (Canada). Nella seconda fila, sempre da sinistra verso destra, abbiamo: Dominic Parsons (Gran Bretagna), John Daly (Stati Uniti), Hiroatsu Takahashi (Giappone), Sean Greenwood (Irlanda) e Katie Uhlaender (Stati Uniti).

Internet, eliminare l’anonimato per trovare i cyberbulli si può

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Se quei cyberbulli su ask.fm avessero dovuto scriverle con nome e cognome certe cose non le avrebbero sicuramente dette. Se Mario Rossi e Franco Bianchi (nomi di fantasia) avessero dovuto metterci la faccia oltre che la cattiveria nelle parole: “Che aspetti? Ammazzati”, non avrebbero avuto il coraggio di darle certi consigli. E forse neppure lei, la quattordicenne suicida di Cittadella, avrebbe trovato la forza di chiedere aiuto su Internet.
L’anonimato è certamente la loro più potente arma. Così come l’omertà e il silenzio erano lo scudo dietro il quale si nascondevano i bulli della vecchia scuola, quelli 1.0. Ferdinando Camon sul quotidiano la Stampa non può fare a meno di domandarsi se valga di più la libertà d’espressione in Rete o la vita di una ragazzina? E la domanda è retorica:

Il sito ask.fm ha un valore quantificabile, anche in termini di dollari, mentre la vita ha un valore che oltrepassa ogni misurazione. «Immenso», etimologicamente, significa questo, che non si può misurare. Porre fine all’anonimato vuol dire che quei quattro-cinque malvagi che spedivano alla ragazza gli inviti a tagliarsi le vene dovrebbero essere individuati oggi, e indicati qui. Lo ritengo un dovere della giustizia, e un nostro diritto.
Camon si è iscritto al sito “galeotto” per dimostrare che rintracciare i colpevoli non è affatto impossibile:
Iscrivendoti devi inventarti un soprannome, col quale farti individuare in rete. La rete è satura. Ho provato con «padre», ma c’è, con «nonno», ma c’è, con «zio», ma c’è, con nomi storici, c’erano tutti, nomi di fantasia, tutti già inventati. Alla fine ho usato le prime otto-dieci sillabe di una poesia di Rilke. Miracolo, erano libere. Fatto questo, però, il sito ti collauda: ti manda un’email, all’indirizzo che gli hai dato. Se l’email ti arriva, vuol dire che tu sei tu, l’indirizzo è giusto, da quel momento sei iscritto. Quindi il sito è in grado in ogni momento di trovarti, basta che lo voglia.
E qui, è impossibile confutarlo:
Qui ci sono iscritti che hanno commesso un grave reato penale, l’istigazione al suicidio. Per di più, di una minorenne. Per di più, dopo altri casi analoghi, quindi con l’aggravante della recidiva. Bisogna che l’autorità giudiziaria faccia richiesta al sito di rivelare quei nomi, ma un minimo di coscienza etica imporrebbe che il sito si muovesse spontaneamente, quando apprende che nel suo spazio s’è compiuto un crimine. Avere parte attiva in un suicidio vuol dire compiere un omicidio.
L’analisi di Camon è impietosa in quanto a rigore logico:
Se un sito contiene un suicidio, allora contiene tanti altri crimini minori: violenza, indecenza, pornografia… La risposta che la protezione da questi mali spetta alla scuola o alla famiglia è sbagliata: questa ragazzina non si è uccisa per colpa del padre o della madre o dei professori. S’è uccisa obbedendo a chi la istigava dalla rete. La famiglia ha sempre meno poteri e sempre più responsabilità.

Il soldato con le ginocchia bioniche: ora può correre e andare in mountain bike

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Un ex soldato che ha perso entrambe le gambe in Afghanistan è la prima persona ad essere dotata, in Gran Bretagna, del più avanzato ginocchio bionico del mondo.
Gregg Stevenson, 29 anni, ha perso entrambe le gambe a Kajaki, villaggio afgano della provincia di Helmand, nel 2009. Gregg è la prima persona ad essere stata dotata di protesi altamente tecnologiche chiamate Genium X3.
In precedenza, il ragazzo ha dovuto cambiare le sue ginocchia finte diverse volte. Le sue nuove gambe sono in grado di connettersi con smartphone e bluetooth e permettono di correre e guidare una mountain bike.
Le protesi sono costate 70mila sterline. Il padre di Greeg Stevenson interpellato dal Daily Mail, ha detto che le nuove protesi “sono fantastiche” e permetteranno a suo figlio una “libertà quasi totale”.

Multa su segnalazione, giudice di pace: “Procedura scorretta, va annullata”

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“La multa su segnalazione? E’ una procedura scorretta e va annullata”. A dirlo è Filippo Coppa, vicecoordinatore della I sezione dei giudici di pace di Roma. In un’intervista a Veronica Cursi del Messaggero, Coppa spiega che la procedura è scorretta e che il verbale redatto dalla polizia municipale è un atto pubblico e non può essere scritto basandosi su dichiarazioni di un privato cittadino o “testimone occasionale” dell’infrazione.
La procedura inusuale e scorretta, spiega Coppa, apre la strada facile al ricorso:

“«Certo. Innanzitutto può contestare il fatto che a differenza del pubblico ufficiale, la dichiarazione del privato cittadino non gode della “fede privilegiata”, circostanza questa che rende facilmente annullabili le contravvenzioni medesime in sede di ricorso»”.
Il giudice spiega poi che la legge citata da Raffaele Clemente, comandante dei vigili urbani di Roma, sulla denuncia di illeciti da parte di cittadini non vale per le multe:
“«Questa è la legge sulla depenalizzazione del 1981. E’ vero, c’è un principio di diritto costituzionale che prevede la possibilità per ogni cittadino di denunciare illeciti, ma di natura penale. Non in materia stradale»”.
La multa, se il sanzionato presenterà ricorso, è quindi annullabile, assicura Coppa:
“«Se verrà presentato ricorso, come credo l’avvocato dell’automobilista che ha ricevuto la multa abbia intenzione di fare, le posso dire con assoluta certezza che questo verbale è perfettamente annullabile. E così tutte le altre contravvenzioni elevate con lo stesso procedimento»”.
Il giudice di pace non è l’unico ad esprimere dubbi sulla multa su segnalazione, anche il sindacato Ugl si è detto “fortemente preoccupato per l’utilizzo che i cittadini potrebbero fare di questo tipo di segnalazioni”, spiega ancora la Cursi
“L’articolo 13 della legge 689/81, a cui fa riferimento il comandante dei vigili urbani Raffaele Clemente, in base al quale sarebbe stato emesso il verbale, rischia infatti di creare un «pericoloso meccanismo». «È il caso di sottolineare, infatti che a differenza del pubblico ufficiale, la dichiarazione del privato cittadino non gode della famigerata ‘fede privilegiatà, circostanza questa che rende facilmente annullabili le contravvenzioni». «Se è vero – spiegano dall’Ugl – che esiste una norma che permette di assumere informazioni per l’accertamento di violazioni è pur vero che viene solitamente usata in caso di incidenti stradali e comunque come elemento in più per ricostruire la dinamica dei fatti, non può essere certo un sistema idoneo per sanzionare i cittadini»”.
Una pratica “assurda” per Mauro Cordova, presidente dell’associazione europea di polizia locale (Arvu):
“«Siamo all’assurdo. In questo modo si rischia di scatenare una guerra tra cittadini e soprattutto una pioggia di ricorsi che causerebbero solo perdite di tempo e denaro»”.
E su internet i cittadini sfogano rabbia e frustrazione:
“«Ma che siete matti – scrive Claudia – Così se ho qualcuno che mi sta antipatico gli segnalo 7 o 8 multe e sono a posto». «Non si possono coprire le carenze delle istituzioni con l’apporto dei cittadini»”.

Molise, Michele Iorio torna in Consiglio regionale. Cassazione: reati prescritti

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L’ex presidente della Regione Molise, Michele Iorio, torna in sella in Consiglio Regionale. Nella serata del 12 febbraio la Cassazione ha dichiarato prescritti i reati contestati per il caso Bain&Co. Annullata la condanna a un anno e sei mesi per abuso d’ufficio.
I giudici hanno annullato la decisione del Tribunale di Appello che lo aveva ritenuto responsabile di aver favorito affidando consulenze come Regione Molise alla Bain&Co, società dove collaborava suo figlio.

“La Cassazione – commenta il legale – ha smentito la teoria enunciata dalla Corte d’Appello di Campobasso secondo la quale il reato contestato si sarebbe concretizzato non quando le due delibere per affidare le consulenze alla Bain&Co furono varate dalla giunta, ma quando, tempo dopo, la Regione pagò la società per il lavoro svolto”.