24 Settembre 2024, martedì
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Disclosure, paletti all’autodenuncia

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Autodenuncia solo per le annualità ancora aperte. Se l’attività estera è stata costituita in un periodo d’imposta non più accertabile, il contribuente non deve indicare all’Agenzia delle Entrate la provenienza dei fondi che sono stati alla base della precostituzione  della provvista estera. Le bozze dei modelli di richiesta di ammissione alla procedura di collaborazione volontaria confermano la natura “confessoria” della voluntary disclosure ma limitano l’oggetto dell’autodenuncia che è alla base della procedura. Tale autodenuncia, che non può più essere ritrattata, assume dunque valenza di “confessione stragiudiziale” in ordine a) alla violazione della normativa sul monitoraggio fiscale, b) alla normativa sostanziale relativamente alla mancata tassazione dei redditi prodottisi sulla provvista estera non dichiarata, b) alla normativa sostanziale relativamente ai redditi che servirono per precostituire la provvista estera, ma solo se tali redditi sono stati prodotti in una annualità ancora accertabile. Arriva dunque una autorevole conferma sul fatto che il contribuente è tenuto a fare piena luce sui fatti che sono alla base della precostituzione della provvista estera solo se tale provvista è stata prodotta con redditi sottratti a tassazione in una annualità non “prescritta”, per la quale risultano ancora attivabili i poteri di accertamento dell’Amministrazione. Ai sensi dell’art. 2735 del codice civile “la confessione stragiudiziale fatta dalla parte o da chi la rappresenta ha la stessa efficacia probatoria di quella giudiziale”.  In sostanza l’autodenuncia, nel caso in cui la procedura di collaborazione volontaria non si chiuda con il pagamento di quanto dovuto, rappresenta una prova piena rispetto alla quale il contribuente non può tornare indietro.

Al via il premio Excellent 2014

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L’industria turistica e l’ospitalità italiana protagoniste al premio Excellent 2014. La manifestazione, promossa da Communication agency, è l’occasione per riconoscere i meriti di quegli imprenditori e manager del comparto turistico alberghiero che hanno contribuito, con le loro attività, allo sviluppo e alla valorizzazione dell’impresa turistica, vero asset strategico per la crescita del paese. Secondo i dati forniti da Trademark Italia, sono 7.800.000 i posti letto, suddivisi in strutture alberghiere ed extralberghiere, per un giro d’affari pari a 84 miliardi di euro che, considerando anche l’indotto dell’intero comparto viaggi e turismo, possono raggiungere quota 30 miliardi (pari al 12% del PIL). Imponente anche il numero degli addetti che ammontano a 2.200.000 (pari al 10% della forza lavoro italiana) di cui il 70% circa impiegato nelle aziende ricettive.

Come ogni anno è stata una giuria, presieduta dall’on. Ombretta Fumagalli Carulli, a stilare l’elenco dei premiati i cui nomi saranno resi noti a breve. Nel corso della serata d’onore verranno consegnati riconoscimenti anche ad alcuni Ambasciatori dell’eccellenza nazionale, vale a dire personalità che hanno contribuito ad affermare il brand Italia nel mondo.

Quest’anno saranno premiati Antonino Zichichi, scienziato, professore emerito di fisica superiore all’università di Bologna, membro della Pontificia accademia delle scienze e presidente del Centro Enrico Fermi di Roma.

Andrea Monti, direttore della Gazzetta dello Sport, il quotidiano sportivo più letto in Italia, al quale ha saputo conferire una nuova veste giornalistica.

Federico Leo, pilota dell’Af Corse, uno dei migliori driver emergenti italiani è dotato di talento e grinta ed è già stato due volte campione europeo nella categoria FIA GT3 e GT Open nella GT2, sempre con Ferrari 458 Italia.

Luca Parmitano, astronauta, che il 28 maggio del 2013 è partito con la Sojuz TMA-09M, dal cosmodromo di Baikonur , Kazakistan, in direzione della Stazione Spaziale Internazionale ed è rimasto in orbita fino a novembre assieme al altri tre astronauti.

Fisco, San Marino esce dalla black list

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La Repubblica di San Marino esce dalla “black list” fiscale. Ieri il ministro dell’economia Saccomanni ha firmato il decreto che normalizza le relazioni economico finanziarie tra i due paesi. Elemento determinante per la valutazione italiana è stato la ratifica, il 3 ottobre scorso, della Convenzione tra il governo della repubblica italiana e il governo della repubblica di San Marino per evitare le doppie imposizioni in materia di imposte sul reddito e per prevenire le frodi fiscali, oltre alla realizzazione di numerosi interventi di adeguamento sostanziale del quadro normativo sanmarinese ai più avanzati standard internazionali in materia di trasparenza e scambio di informazioni. Ulteriore elemento determinante per la decisione del governo italiano è stata l’approvazione, da parte delle autorità sanmarinesi, di una “importante riforma fiscale che persegue l’obiettivo di un recupero di efficienza nel prelievo tributario e lo avvicina a livelli adeguatamente congrui rispetto a quelli italiani”.

L’Italia ha la diplomazia più costosa del mondo

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Sono cifre a cui si stenta a credere, tanto sono scandalose: le remunerazioni degli ambasciatori italiani sono pari a due volte e mezzo quelle degli ambasciatori tedeschi. Quello a Parigi, per fare un esempio, prende 20.995 euro netti al mese, contro gli 8.449 del suo collega tedesco. Un privilegio assurdo in un Paese in crisi economica come l’Italia. È quanto emerge da una ricerca di Roberto Perotti, 53 anni, docente di economia politica alla Bocconi, pubblicata dal sito lavoce.info. È probabile che questa volta, alla denuncia di un ricercatore, facciano seguito delle decisioni politiche. Perotti è infatti uno dei collaboratori più fidati di Matteo Renzi, e da mesi sta coordinando un gruppo di ricerca sulla spesa pubblica su incarico del segretario Pd. L’obiettivo, stando ad alcune dichiarazioni dello stesso Renzi, è di estendere i tagli già previsti per la politica anche alla casta dei diplomatici, che gode di retribuzioni e privilegi record a livello mondiale, pur non brillando per efficienza né per autorevolezza. È bene essere chiari su un punto: la voglia dichiarata di tagliare stipendi e pensioni già in essere, voglia che da qualche tempo caratterizza i consiglieri di Renzi  (in primis il finanziere Davide Serra e il deputato Yoram Gutgeld), non ci è mai piaciuta. Ma gli altissimi stipendi dei dipendenti della Farnesina, sommati a una serie di privilegi senza eguali al mondo, sono indifendibili. La ricerca del professor  Perotti spiega che gli ambasciatori italiani godono di una retribuzione elevata poiché quando vanno all’estero prendono di fatto due stipendi: l’Ise (indennità di servizio all’estero) e lo «stipendio metropolitano», che è quello che avrebbero preso restando in Italia. Così l’ambasciatore a Parigi, sommando l’Ise di 15.610 euro allo stipendio metropolitano di 5.385 si porta a casa ogni mese 20.995 euro netti, pari a 2,48 volte la remunerazione netta del suo collega tedesco (8.449 euro netti). Dettaglio da non trascurare: anche l’ambasciatore tedesco può sommare due stipendi (quello nazionale più l’indennità per l’estero), ma tra il suo netto in busta paga è quello del collega italiano c’è un abisso. Se pensate che la busta paga dell’ambasciatore italiano a Parigi sia un caso limite, vi sbagliate. Quello che sta a Tokyo batte tutti, con 27.028 euro netti al mese, seguito dagli ambasciatori a Mosca (26.998 euro), a Washington (24.606), all’Onu di New York (23.667). La media degli altri è di 20mila euro netti al mese, o poco più. Il più povero, si fa per dire, è l’ambasciatore a Città del Messico, che si deve accontentare di 18.797 euro netti al mese. Quanto ai privilegi, la ricerca di Perotti precisa che gli ambasciatori sia tedeschi che italiani «hanno diritto all’abitazione», per cui non devono pagare l’affitto. A questo provvede lo Stato, che, nel caso italiano, non è mai stato neppure sfiorato dall’idea di una spending review. A Ginevra, precisa Perotti, il rappresentante italiano alle Nazioni unite risiede in una villa con 12 bagni che costa 22mila euro di affitto al mese. Poi ci sono le spese di rappresentanza, che costituiscono un’indennità a parte. Il professor Perotti non le ha incluse nella sua tabella perché sono variabili e soggette a rendicontazione. Si va da 4mila euro mensili a Pretoria fino a 22mila euro a Tokyo: si tratta di spese per la benzina, l’auto di servizio, il leasing, viaggi di rappresentanza, domestici, ricevimenti. Non è finita. Perotti ricorda che gli ambasciatori percepiscono anche un’indennità di sistemazione quando prendono servizio all’estero (è pari a una volta e mezzo l’Ise mensile), mentre quando tornano in Italia prendono l’indennità di richiamo dal servizio (anche questa pari a una volta e mezzo l’Ise mensile). A queste si somma un contributo per le spese di trasporto delle «masserizie», pari al 50 per cento dell’Ise se la sede diplomatica in cui si prende servizio dista meno di 1.500 km da Roma; al 75% dell’Ise se è tra 1.500 e 3.500 km; e al 100% oltre i 3.500 km. Al rientro dal servizio, il contributo per il trasporto delle masserizie è garantito per il medesimo importo. Forse per non infierire, Perotti non ha aggiunto altri dati, che tuttavia sono disponibili su internet e sono utili  per completare il quadro. L’Italia ha più sedi diplomatiche e consolari all’estero (325) di gradi Paesi come gli Stati Uniti (271), la Russia (309), il Regno Unito (261) e la Germania (230). Una commissione parlamentare, già in passato, ha calcolato che riducendo il numero delle sedi si potrebbero risparmiare almeno 5 milioni di euro l’anno. Poca cosa rispetto al costo complessivo della Farnesina, che è pari a 1,7 miliardi l’anno, equivale allo 0,1% del pil, ed è formato per l’83,3% dalle spese per il personale. Una spesa che rappresenta una scandalosa anomalia sotto ogni punto di vista. La forbice degli stipendi va dai 300mila euro netti l’anno (in media) degli ambasciatori, fino ai 6mila euro netti al mese per gli autisti. In totale, la Farnesina conta 906 diplomatici (di cui 522 all’estero e 387 in sede), 41 dirigenti, e 3.457 addetti alle aree funzionali. Un esercito di 4.752 dipendenti di ruolo, di cui 2.853 all’estero e 1.989 a Roma. A questi si sommano altri 2.400 dipendenti assunti a contratto, di cui 800 con contratto italiano, e gli altri con contratti locali dei Paesi in cui si trovano le sedi diplomatiche, con forti disparità retributive. Dunque, una doppia anomalia, in quanto più della metà di tutto il personale in servizio all’estero è mandato dall’Italia (il 60%), con costi assai elevati, mentre il restante personale viene assunto sul posto, con contratti meno costosi. Gli altri Paesi, di regola, fanno esattamente l’opposto, e inviano in missione non più del 20% del personale nazionale. Infine, una chicca trovata sul web. L’ambasciatore italiano a Berlino guadagna 20mila euro netti al mese, ed ha 58 dipendenti. La cancelliera Angela Merkel prende meno della metà: 9.072,43 euro netti al mese, e governa un Paese con più di 80 milioni di abitanti. Ogni commento è superfluo.

Eurozona, ripresa lenta e con rischi. Lavoro giovani, Italia maglia nera

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L’Italia è tra i paesi dell’area euro dove è maggiormente peggiorata la disoccupazione giovanile a seguito della crisi, rileva la Bce in una analisi contenuta nel suo ultimo bollettino mensile. “Il tasso di disoccupazione giovanile è aumentato in maniera particolarmente marcata nei paesi soggetti a tensioni di mercato”, si legge, “portandosi nel 2013 su valori compresi fra il 50 e il 60% in Grecia e in Spagna e raggiungendo livelli prossimi al 40% in Italia, Portogallo e Cipro e al 30% in Irlanda”. L’evoluzione della disoccupazione giovanile mostra “notevoli differenze fra paesi”, dice ancora la Bce. “In Austria e a Malta l’incremento è stato moderato e in Germania si è persino registrato un calo”. Ma l’Italia è il paese dell’Eurozona con il maggior numero di giovani Neet (persone di età compresa tra i 15 e i 24 anni che non sono né occupate, né impegnate in attività di studio o formazione. Dal 2007 al 2012, rileva la Bce, i Neet italiani sono passati da circa il 16% a oltre il 21% del totale, un incremento percentuale inferiore solo a quelli di Grecia e Irlanda (che segnano comunque dati assoluti più bassi, con la sola Grecia che supera di poco il 20%). Il dato italiano è legato soprattutto al forte incremento dei giovani inattivi. In Spagna e Portogallo, invece, l’aumento dei Neet è connesso soprattutto alla disoccupazione, laddove gli inattivi sono addirittura calati, grazie all’aumento dei giovani impegnati in attività di studio e formazione.
Eurozona in lento recupero, ma i rischi sono al ribasso. Quanto al pil, Eurotower si attende “un lento recupero del prodotto nell’area euro”. I rischi per le prospettive di crescita “continuano a essere orientati al ribasso”. Pesano le incertezze dei mercati mondiali, in particolare i paesi emergenti, ma anche domanda interna e un export che potrebbero deludere le attese. Invariate, rispettivamente all’1% e all’1,5%, le stime sul pil dell’Eurozona per il 2014 e il 2015.
Inflazione stabile e tassi bassi a lungo. La Bce si aspetta che l’inflazione dell’Eurozona nei prossimi mesi “resti sui livelli attuali” e vede rischi “bilanciati”, attribuendo la frenata a 0,7% a gennaio principalmente “alla componente energetica”. I tassi, promette la Bce, resteranno sui livelli attuali o inferiori a lungo.

 

Ciellini spaccati alle europee

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Alle Europee Comunione e Liberazione dovrà decidere. Gli eredi di don Luigi Giussani sono da sempre conosciuti per la loro compattezza nel campo delle scelte politiche; ma stavolta il rischio che i ciellini si spacchino in più tronconi nel segreto dell’urna è un rischio quasi concreto. Al momento, infatti, nel mondo ciellino si parla con insistenza – dicono a Italia Oggi – della segmentazione del popolo di CL in tre grandi aree: la prima, che è ritenuta vicina a Luigi Amicone, il 58enne direttore di «Tempi», settimanale ciellino nato nel 1994 e nel complesso una figura che piace a Silvio Berlusconi malgrado un breve periodo, nel 2012, nel quale Amicone si è mostrato più incline a sostenere Mario Monti che il Cavaliere. Secondo troncone: quello diciamo più «tradizionalista». Sono i ciellini che si riconoscono in Roberto Formigoni – e che lo hanno appoggiato in Lombardia per quasi un ventennio. Adesso c’è anche un altro nome di riferimento che piacerebbe a questo gruppo: il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che con Formigoni è transitato dentro il Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano. Insomma, una bella pattuglia di «diversamente berlusconiani» che dovranno misurarsi – per la prima volta dalla nascita dell’NCD – con un banco di prova importante. Il terzo troncone è rappresentato dall’area CL che si riconosce nella figura del ministro della Difesa Mario Mauro. Questa è una compagine molto interessante: alle Europee 2009 Mauro è stato il più votato a Milano dopo Berlusconi. Sembrerebbe la «corrente» (se ci passate il termine democristiano) in ascesa, grazie al fatto che Mauro non ha una così lunga frequentazione col potere berlusconiano come Lupi, o un lungo servizio permanente effettivo nella politica come Formigoni, del quale è un amico di vecchia data e grazie al quale, nel 1999, si è avvicinato a Berlusconi. Il fatto è che anche Mauro proviene da un partito come Scelta Civica, al momento un po’ in difficoltà avendo perso il fondatore Mario Monti, che nell’andarsene via ha accusato Mauro di «simpatia» politica con Pierferdinando Casini. Il leader UDC ormai, a dirla tutta, non sembrerebbe più scaldare gli animi e i cuori Oltretevere, malgrado il «ritorno a casa» nel centrodestra del Cavaliere. E comunque i sondaggi elettorali non prevedono una strepitosa affermazione degli orfani montiani. A questo punto il problema si fa pesante. Perché CL, sia pure influente e sia pure attiva in politica, con buoni rapporti anche col mondo delle cooperative rosse dell’Emilia, ossia parte dell’humus culturale dell’ex segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani (quello che andava al Meeting di Rimini per dire che la sinistra si doveva rifondare partendo dal retroterra di CL), non ha una presenza elettorale in grado di sostenere tre correnti contemporaneamente. Toccherà quindi fare una scelta: e il problema è che, a differenza del passato, stavolta la situazione sembrerebbe essere così frammentata da rischiare una perdita di peso politico del movimento fondato da don Giussani. Un’ipotesi che per tanti, in CL, sembra non promettere molto di buono.

Scambio automatico informazioni fiscali, l’Ocse presenta un nuovo modello

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L’Ocse ha presentato un nuovo modello per lo scambio automatico di informazioni in materia fiscale. La proposta sarà presentata ai ministri delle finanze del G20 in programma fra dieci giorni a Sydney. Lo scopo del nuovo modello è che i paesi ottengano informazioni da banche e altri fornitori di servizi finanziari e li scambino automaticamente con altri stati su base annuale. Il nuovo standard globale precisa quali dati debbano essere condivisi, quali siano i fornitori di servizi finanziari interessati, quali procedure di due diligence debbano essere rispettate e a quali contribuenti si applichino le nuove regole. Le linee direttive tecniche dovrebbero essere elaborate entro l’estate, dopodiché deciderà il consiglio dell’Ocse.

Una voluntary da semplificare

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Un rimpatrio light per importi fino a 5 mln di euro, imposte dovute a forfait, estensione del rimpatrio alle società e termini per l’accertamento ridotti. Sono queste alcune modifiche che Daniele Capezzone, presidente della commissione finanze della camera sta studiando e preparando per il decreto legge 4/2013 sulla collaborazione volontaria che ha iniziato il suo esame presso la VI commissione nei giorni scorsi. «Senza modifiche», dichiara Capezzone a ItaliaOggi, «la voluntary disclosure rischia di essere un flop». Il provvedimento potrebbe approdare in aula i primi di marzo concludendo il suo esame davanti la commissione entro la fine del mese e lasciando lo spazio per le correzioni tra il 17 e il 20 febbraio prossimi.

Domanda. Il provvedimento sulla voluntary disclosure funziona?
Risposta. È un provvedimento deludente. Lasciando da parte polemiche propagandistiche sulle opinioni della sinistra che, non più tardi di un anno fa, su un accordo fiscale con la Svizzera, ci dissero che una tale soluzione era impossibile da trovare, ora che è possibile arrivare in qualche modo a un accordo, il governo non aspetta la conclusione del negoziato ma mette il carro davanti ai buoi stabilendo che in nessun caso gli esiti del negoziato potranno discostarsi dai contenuti del decreto stesso.

Musei Campania, finanziamenti a comuni ed associazioni fino a € 20.000

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Con decreto dirigenziale n. 27 del 20 gennaio 2014, Regione Campania ha adottato il bando per l’accesso ai contributi di sostegno per interventi, attività e servizi finalizzati allo sviluppo, promozione e valorizzazione di musei e raccolte di ente locale e di interesse locale per l’anno finanziario 2014. La misura è dotata di risorse complessive per € 500.000.

Sono finanziabili le seguenti tipologie di intervento:

consolidamento, adeguamento e manutenzione degli immobili sede di musei appartenenti ad ente locale;
impiantistica, con particolare riferimento agli impianti che garantiscono la sicurezza e la tutela del patrimonio posseduto, oltre quella del personale e degli utenti (impianto di antintrusione, di antincendio, di condizionamento e di controllo dell’umidità e adeguamento degli impianti alla normativa di sicurezza vigente) nonché la messa a norma della struttura, dal punto di vista del superamento delle barriere architettoniche;
sostegno al funzionamento e allo sviluppo dei sistemi museali e dei loro progetti, ai sensi dell’art. 6 della L.R. 12/05 e dell’art.6 del relativo Regolamento di attuazione;
documentazione e catalogazione del patrimonio museale da realizzare secondo gli standard dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione – I.C.C.D. del Ministero per i Beni e le Attività Culturali;
progetti di attività di promozione e di valorizzazione del patrimonio museale:
1. realizzazione siti internet per cui è richiesto il rispetto della normativa sull’accessibilità ai sensi dell’art. 4 comma 3 della Legge n.4/04 (LeggeStanca);
2. attività di didattica museale e di educazione al patrimonio culturale, con particolare riferimento alla promozione e alla fruizione del territorio tramite la conoscenza del patrimonio museale;
produzione di cataloghi scientifici/divulgativi e materiale promozionale, con obbligo di specificare, per le richieste di contributo per cataloghi a stampa, guide e depliants, il formato (cm x cm), il numero minimo di pagine e il numero minimo di foto;
allestimenti museali comprendenti:
1. vetrine, pannelli esplicativi, revisione degli apparati didascalici, supporti, riproduzioni, calchi, adeguata illuminazione che non prevede l’impianto primario dell’edificio né delle singole sale espositive;
2. progettazione e allestimento degli ambienti di deposito, laboratori e ambienti destinati in generale alla gestione, cura e conservazione delle opere, compresi i laboratori di restauro;
manutenzione e restauro dei beni e delle collezioni facenti parte del patrimonio museale:
1. interventi di restauro conservativo di beni mobili;
2. pianificazione della conservazione (informatizzazione dei piani di manutenzione);
3. diagnostica ( analisi delle cause di degrado e studio delle soluzioni possibili di eliminazione dei rischi);
progetti di studi e ricerche coerenti con la missione del museo, delle raccolte museali da cui discendono e relativa edizione e divulgazione scientifica;
progetti di incremento raccolte che in osservanza a quanto stabilito dal Codice dei Beni Culturali (d.lgs 42/2004) potranno effettuarsi attraverso acquisti, donazioni, lasciti ed espropri che siano coerenti con la tipologia delle collezioni/raccolte già esistenti e nel caso di tipologie non presenti è necessario che queste siano coerenti con lavocazione/missione del museo.
Sono inoltre ammissibili iniziative, proposte anche da soggetti giuridici senza scopo di lucro, escluse le persone fisiche, titolari e non titolari di musei e/o di raccolte museali, relative all’organizzazione erealizzazione di mostre, convegni, seminari e azioni di valorizzazione e promozione del complessivopatrimonio museale campano e di elaborazione statistica, sulla realtà museale in Campania. Le suddette iniziative, adottate dal Settore Musei e Biblioteche, saranno comunque realizzate dai proponenti, previa direzione del Settore stesso.

Beneficiari

Possono presentare istanza di contributo gli enti locali e i soggetti giuridici senza scopo di lucro (associazioni, fondazioni, enti ecclesiastici e istituti scolastici) titolari di musei e raccolte museali che abbiano ottenuto il riconoscimento dell’interesse regionale nonché i sistemi museali, tramite il rappresentante legale dell’ente capofila.

Termini di presentazione delle istanze

Gli interessati possono inoltrare l’istanza di contributo entro il 27 marzo 2014.

Entità di ciascun contributo

E’ previsto un contributo:

Fino a concorrenza del 70% del costo complessivo, e nei limiti di un importo non superiore ad € 20.000 (ventimila/00), per gli interventi, ritenuti ammissibili al finanziamento, di consolidamento, adeguamento e manutenzione degli immobili sede di musei appartenenti ad enti locali,impiantistica,allestimenti, incremen to raccolte;
Fino a concorrenza del 70% del costo complessivo, e nei limiti di un importo non superiore ad € 20.000 (ventimila/00), per gli interventi, ritenuti ammissibili al finanziamento, di sostegno al funzionamento e allo sviluppo dei sistemi museali e dei loro progetti, documentazione e catalogazione del patrimonio, restauro e manutenzione dei beni mobili, studi e ricerche, progetti di attività di promozione e di valorizzazione.

Nuova Sabatini, dal 31 marzo 2014 le domande per i finanziamenti per nuovi beni aziendali

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Con la circolare del 10 febbraio 2014 n. 4567 il Ministero dello Sviluppo Economico (Mi.S.E.) dà il via alla Nuova Sabatini, disciplinata con il decreto Fare (decreto legge 21 giugno 2013, n. 69 convertito con modifiche in legge 9 agosto 2013, n. 98).
L’emanazione della circolare permette alle le micro, piccole e medie imprese di accedere ai finanziamenti agevolati per l’acquisto di beni strumentali aziendali.
Gli interventi saranno resi possibili dalla disponibilità, presso la Cassa Depositi e Prestiti, di un plafond di risorse per 2,5 miliardi di euro ulteriormente incrementabile fino a 5 miliardi.

Come già anticipato nell’articolo pubblicato su Campania Europa il 25 gennaio, potranno chiedere i finanziamenti le micro, piccole e medie imprese.

Microimpresa è un’impresa il cui organico sia inferiore a 10 persone e il cui fatturato o il totale di bilancio annuale non superi 2 milioni di euro;
Piccola impresa è l’impresa il cui organico sia inferiore a 50 persone e il cui fatturato o il totale del bilancio annuale non superi 10 milioni di euro;
Media impresa è l’impresa il cui organico sia inferiore a 250 persone e il cui fatturato non superi 50 milioni di euro o il cui totale di bilancio annuale non sia superiore a 43 milioni di euro.
Potranno accedere altresì le piccole e medie imprese agricole e della pesca.
Escluse, invece, le imprese del settore carboniero, delle attività finanziarie e assicurative nonché della fabbricazione di prodotti di imitazione o di sostituzione del latte o dei prodotti lattiero-caseari.

Operazioni agevolabili

Il contributo è erogato in virtù delle seguenti operazioni: investimenti, anche mediante operazioni di leasing finanziario, in macchinari, impianti, beni strumentali di impresa e attrezzature nuovi di fabbrica ad uso produttivo, nonché per gli investimenti in hardware, in software ed in tecnologie digitali.

Gli interventi potranno essere finalizzati:

alla creazione di una nuova attività produttiva;
all’ampliamento di una unità produttiva esistente;
alla diversificazione della produzione in uno stabilimento;
al cambiamento fondamentale del processo di produzione in uno stabilimento esistente;
Ogni operazione dev’essere avviata soltanto dopo la presentazione della domanda di accesso al contributo.

Natura ed ammontare delle agevolazioni

A fronte di finanziamenti concessi da istituti bancari ovvero altri intermediari, purchè convenzionati col Ministero dello Sviluppo Economico, è concesso un contributo pari all’ammontare degli interessi calcolati in via convenzionale su un finanziamento al tasso d’interesse del 2,75%. I finanziamenti devono avere durata quinquennale per importi non inferiori ad € 20.000 e non superiori ad € 2.000.000.

La concessione dei finanziamenti può essere assistita anche dalle garanzie del Fondo di Garanzia per le PMI, nei limiti dell’80% dell’ammontare del finanziamento.

Modalità di accesso alle agevolazioni

Le imprese interessate, a corredo della richiesta di finanziamento, presentano alla banca o all’intermediario finanziario la domanda di accesso al contributo. Ciascuna banca o intermediario finanziario, verificata completezza della documentazione, trasmette a Cassa Depositi e Prestiti la richiesta di verifica della disponibilità della provvista e l’avvio dell’istruttoria per la liberazione delle risorse da concedere ai beneficiari.

La domanda di agevolazione, deve essere compilata dall’impresa in formato elettronico e presentata, a partire dalle ore 9.00 del 31 marzo 2014, esclusivamente attraverso l’invio a mezzo posta elettronica certificata (p.e.c.) agli indirizzi di p.e.c. delle banche ed intermediari finanziari aderenti alle convenzioni con il Ministero dello Sviluppo Economico.

L’elenco delle banche ed intermediari finanziari aderenti alle convenzioni sarà pubblicato nei siti internet del Ministero e della Cassa Depositi e Prestiti, costantemente aggiornato.