24 Settembre 2024, martedì
Home Blog Page 2037

Letta, primo giorno da ex premier: passeggiata a Trastevere col figlio

0

Cappellino blu e mano sulla spalla del figlio a passeggio per le vie di Trastevere. Così Enrico Letta trascorre il suo primo giorno da ex premier. Un rapido passaggio sabato mattina a Palazzo Chigi, per sistemare le ultime cose da dimissionario. Poi un fine settimana in famiglia, a Roma, con la moglie ed i figli.
Appena ventiquattrore fa era salito al Quirinale per consegnare il proprio mandato nelle mani del Capo dello Stato Giorgio Napolitano.
Molte le telefonate di stima e amicizia ricevute da parte dei leader di tutto il mondo: venerdì quelle di Barack Obama, Josè Manuel Barroso, Mariano Rajoy. Sabato pomeriggio “un colloquio molto caloroso ed amichevole” con Francois Hollande.

Toto ministri, l’Economia a un politico. Moretti, Prodi… e il nodo Alfano

0

Chiuse le consultazioni di Giorgio Napolitano, il toto ministri sulla futura squadra di governo che accompagnerà Matteo Renzi alla guida del Paese si fa di ora in ora più fantasioso. Alessandro Baricco di andare alla Cultura non ne vuole sapere: “Non ho il talento per fare il ministro”, ha detto lo scrittore dopo aver pranzato con Renzi e avergli assicurato la sua collaborazione esterna. Mentre è all’Economia che la faccenda si scalda: l’idea è di metterci un politico dopo troppo indugiare nelle mani esperte dei tecnici.
Il Tesoro negli ultimi anni è stato in mano a tecnici di spessore ma privi della necessaria conoscenza della Pubblica amministrazione e delle logiche parlamentari.

In calo dunque l’opzione Lucrezia Reichlin, scendono anche le quotazioni di Lorenzo Bini Smaghi:
Napolitano ha espresso un chiaro orientamento in favore di un governo con pochi tecnici e molti leader politici, motivo per cui potrebbe sparire dal totoministri il nome di Luca Cordero di Montezemolo, sul quale Renzi aveva puntato. Mario Monti ha declinato prima ancora di ricevere la proposta. E poiché sul nome di Fabrizio Barca c’è il veto di Alfano ed Enrico Morando scontenterebbe l’ala sinistra, ecco che i boatos portano avanti il nome di Romano Prodi. Una voce che al Nazareno non trova conferme e che in serata è l’ufficio stampa dell’ex premier a smentire: “La possibilità che Romano Prodi assuma l’incarico di ministro dell’Economia è destituita di ogni fondamento” (Corriere della Sera)
Il quotidiano la Repubblica punta invece sull’ad di Ferrovie, Mauro Moretti:
per lui facile pensare alle Infrastrutture o allo Sviluppo in caso di no da parte di Guerra. Nel qual caso al Lavoro potrebbe andare Tito Boeri o Marianna Madia, mentre resta la voglia del futuro premier di creare un ministero per promuovere l’Italia all’estero da affidare a Montezemolo. (la Repubblica)
E Andrea Guerra?
Il sindaco non dispera di fare il colpaccio portando allo Sviluppo l’ad di Luxottica. In panchina per quel ruolo gioca Carlo Calenda, ma il viceministro di Scelta civica deve vedersela con Stefania Giannini, avvantaggiata dal fatto di essere donna e interessata alla Cultura: incarico per il quale si è reso disponibile il socialista Riccardo Nencini, interessato pure agli Affari regionali (Corriere della Sera)
Poi c’è la fedelissima Maria Elena Boschi — a dispetto delle invidie dei colleghi uomini — è sospesa tra le Riforme, la Cultura e i Rapporti con il Parlamento:
Quest’ultimo è un ministero strategico. Renzi voleva affidarlo al portavoce del Pd, Lorenzo Guerini, ma ora il segretario si va convincendo che il più diplomatico dei renziani sia indispensabile al Nazareno, per reggere ben saldo il timone del partito. Alla Difesa ambiscono sia Emanuele Fiano che Roberta Pinotti, la quale però rischia, visto che ai franceschiniani spetta un ministero soltanto. Federica Mogherini ha qualche chance per gli Affari comunitari, che Enzo Moavero Milanesi, stimatissimo in Europa, sarà costretto a lasciare. Altra casella chiave è il Lavoro, per la quale sono in corsa Tito Boeri, Guglielmo Epifani e Cesare Damiano. Per la Giustizia il leader aveva pensato al giovane Andrea Orlando, ma il ministro dell’Ambiente vuole restare al suo posto. Crescono così le quotazioni del presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, come Guardasigilli. E Alfano avverte: «Mai un giustizialista ».
Renzi lavora anche per trovare il nuovo ministro della Giustizia:
Se scende il nome del vicepresidente del Csm Michele Vietti, spunta una rosa di tre nomi: il presidente della Corte d’Appello di Torino Mario Barbuto, simbolo dell’efficienza grazie agli zero arretrati del suo ufficio; Andrea Proto Pisani, avvocato e professore di procedura civile a Firenze; Livia Pomodoro, presidente del Tribunale di Milano. Agli Esteri è possibile la conferma di Emma Bonino, anche se in queste ore tra i renziani di stretta osservanza si parla di un avvicendamento: al suo posto potrebbe arrivare un alto quadro della Farnesina (magari una donna) o Lapo Pistelli (Pd), viceministro degli Esteri con Letta (Corriere della Sera)
Resta il nodo Alfano che vorrebbe con forza mantenere a sé il Viminale:
Due ministri più un vicepremier senza dicastero, era l’intesa: e invece Alfano un dicastero per sé lo vuole. In più, il leader Pd sa che il logoramento al quale tenteranno di esporlo comincia appunto dai tempi di varo del governo: e dunque altro che tappeti rossi ed esecutivo- lampo. La partita, insomma, è cominciata: enonè tennis, stavolta, come Renzi già si aspettava…

Cosa cambia: Servizi telematici Inail

0

Continua il programma di informatizzazione attuato dall’Istituto e dall’1.1.2014, le istanze di seguito descritte devono essere effettuate con modalità esclusivamente telematiche, attraverso i relativi servizi web dell’Istituto.
– Ricorsi on line per oscillazione tasso (competenza delle Sedi): il servizio consente la presentazione dei ricorsi innanzi alle Sedi in materia di oscillazione del tasso medio di tariffa per prevenzione nel primo biennio di attività, oscillazione del tasso medio di tariffa per andamento infortunistico dopo il primo biennio di attività e oscillazione tasso silicosi. Si ricorda che i ricorsi devono essere proposti entro il termine di trenta giorni dalla piena conoscenza degli atti impugnati utilizzando esclusivamente il servizio online attivo in www.inail.it – Ricorsi on line. (artt. 19 – 22 d.m. 12.12.2000 e art. 2 d.m. 20.6.1988).
– Domanda per la rettifica dell’inquadramento e della classificazione: il servizio consente la presentazione delle istanze motivate alle Sedi per la rettifica dell’inquadramento nelle gestioni tariffarie e/o per la rettifica della classificazione delle lavorazioni. La domanda deve essere presentata, sia in sede di prima applicazione che in sede di successive modifiche, utilizzando esclusivamente il servizio online attivo in www.inail.it – Denunce.
– Richiesta di autorizzazione alla vidimazione in fase di stampa laser del LUL. Nella richiesta di autorizzazione va indicato il tracciato del LUL utilizzato che può essere o già autorizzato dall’Inail alla casa di software che lo produce (cd. pre-autorizzato) oppure da autorizzare. In caso di tracciato pre-autorizzato, vanno inseriti nella richiesta il numero e la data dell’autorizzazione già rilasciata dalla Direzione Centrale Rischi alla casa di software che lo produce. In caso di tracciato da autorizzare, alla richiesta va allegato il file del tracciato. La richiesta deve essere presentata utilizzando esclusivamente il servizio online attivo in www.inail.it – Libro unico – Autorizzazione stampa laser.

Fonti rinnovabili: pubblicate le procedure di controllo sugli impianti per la verifica dei requisiti per il riconoscimento degli incentivi

0

Con decreto del Ministero dello sviluppo economico del 31 gennaio 2014 (pubblicato in gazzetta ufficiale del 12 febbraio 2014 n. 35 – di seguito anche solo il Decreto) è stata emanata la disciplina relativa alle attività inerenti i controlli sulla documentazione e sugli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per i quali è presentata istanza di accesso o richiesta di incentivo, ovvero che percepiscono incentivi la cui erogazione è di competenza del Gse (Gestore dei Servizi Energetici).
I controlli sono eseguiti dal Gse e sono finalizzati alla verifica della sussistenza o della permanenza dei requisiti soggettivi e oggettivi e dei presupposti per il riconoscimento o il mantenimento degli incentivi.
L’articolo 7 del Decreto stabilisce le norme generali sui controlli mediante sopralluogo, prevedendo che questa verifica debba essere preceduta da una comunicazione di avvio del procedimento comunicato ai sensi dell’articolo 7 della legge n. 241 del 1990 (legge sul procedimento amministrativo), con lettera raccomandata A/R ovvero mediante posta elettronica certificata (Pec).
La comunicazione deve pervenire al titolare dell’impianto nei sette giorni antecedenti alla data in cui deve svolgersi il controllo e deve indicare il luogo, la data, l’ora, il nominativo dell’incaricato del controllo e reca l’invito al titolare dell’impianto a presenziare e collaborare alle relative attività, anche tramite suo delegato. La comunicazione indica, altresì, la documentazione da rendere disponibile per l’espletamento delle attività di controllo.
Il controllo mediante sopralluogo presso l’impianto ha ad oggetto:
a) le caratteristiche tecniche delle opere, dei macchinari e delle apparecchiature installate;
b) la configurazione impiantistica e il processo di produzione di energia elettrica;
c) la strumentazione di misura dell’energia elettrica e degli altri vettori energetici pertinenti, in ingresso e in uscita dall’impianto per verificare l’assenza di manomissioni e la sua integrità, nonché il relativo programma di taratura;
d) le misure e contabilizzazioni dell’energia necessarie per definire correttamente l’energia incentivabile.
Il Gse stabilisce il termine di conclusione del procedimento di controllo mediante sopralluogo, il quale nei casi di maggiore complessità non può essere superiore a 180 giorni.
Fra le disposizioni più importanti previste dal Decreto vi è l’articolo 11 il quale disciplina le sanzioni che si applicano nel caso in cui all’esito delle verifiche si riscontrino violazioni alla disciplina di riferimento.
In particolare:
• qualora, in esito all’attività di controllo o di verifica documentale, vengano accertate le violazioni rilevanti di cui all’allegato 1, il Gse dispone il rigetto dell’istanza ovvero la decadenza dagli incentivi con l’integrale recupero delle somme già erogate. Al di fuori delle ipotesi espressamente previste dall’allegato 1, qualora il Gse rilevi violazioni, elusioni o inadempimenti cui consegua l’indebito accesso agli incentivi, dispone comunque il rigetto dell’istanza ovvero la decadenza dagli incentivi nonché l’integrale recupero delle somme eventualmente già erogate;
• fatti salvi i casi in cui la violazione abbia comportato l’elusione dei meccanismi di asta e registri, le violazioni di cui all’allegato 1, che riguardano impianti con potenza nominale fino a 20 kW e che comportano variazioni inferiori al 10% dell’importo degli incentivi annualmente percepiti dal titolare, non comportano la decadenza dagli incentivi, fermo restando il recupero delle somme indebitamente percepite;
• al di fuori delle violazioni rilevanti, qualora il GSE riscontri violazioni o inadempimenti che rilevano ai fini dell’esatta quantificazione degli incentivi ovvero dei premi, dispone le prescrizioni più opportune ovvero ridetermina l’incentivo in base alle caratteristiche rilevate a seguito del controllo e alla normativa applicabile, recuperando le sole somme indebitamente erogate.
L’allegato 1 considera una “violazione rilevante”:
a) presentazione al Gse di dati non veritieri o di documenti falsi, mendaci o contraffatti, in relazione alla richiesta di incentivi, ovvero mancata presentazione di documenti indispensabili ai fini della verifica della ammissibilità agli incentivi;
b) violazione del termine per la presentazione dell’istanza di incentivazione e, nel caso in cui sia determinante ai fini dell’accesso degli incentivi, la violazione del termine per l’entrata in esercizio;
c) inosservanza delle prescrizioni contenute nel provvedimento del Gse relativo all’esito dell’attività di controllo;
d) indisponibilità della documentazione da tenere presso l’impianto ai sensi dell’articolo 9, comma 3, nel caso in cui se ne sia già accertata l’assenza nell’ambito di una precedente attività di controllo;
e) comportamento ostativo od omissivo tenuto dal titolare dell’impianto nei confronti del preposto al controllo o del gestore di rete, consistente anche nel diniego di accesso all’impianto stesso ovvero alla documentazione;
f) manomissione degli strumenti di misura dell’energia incentivata;
g) alterazione della configurazione impiantistica, non comunicata al Gse, finalizzata ad ottenere un incremento dell’energia incentivata;
h) interventi di rifacimento e potenziamento realizzati in difformità dalle norme di riferimento ovvero da quanto dichiarato in fase di qualifica o di richiesta dell’incentivo;
i) inefficacia del titolo autorizzativo per la costruzione ed esercizio dell’impianto;
j) insussistenza dei requisiti per la qualificazione dell’impianto,per l’accesso agli incentivi ovvero autorizzativi;
k) utilizzo di combustibili fossili di due punti percentuali oltre la soglia consentita, non previamente comunicato al Gse;
l) utilizzo di combustibili rinnovabili in difformità dal titolo autorizzativo o dalla documentazione presentata in sede di qualifica ovvero di istanza di incentivazione;
m) mancata trasmissione al Gse della certificazione di fine lavori dell’impianto nei termini previsti dalla normativa di incentivazione, nel caso in cui sia determinante ai fini dell’accesso o della determinazione agli incentivi;
n) utilizzo di componenti contraffatti ovvero rubati.
Il decreto appena pubblicato ha lo scopo di fornire una disciplina di dettaglio in merito alle modalità di esecuzione dei controlli sugli impianti da fonte rinnovabile al fine di evitare le elusioni che spesso si sono verificate in questo settore dove soggetti del tutto privi dei requisiti di legge, beneficiavano del sistema di incentivazione.
Per questo motivo, e pur considerando le garanzie procedimentali di cui alla legge 241/1990, si ritiene che la comunicazione di avvio del procedimento con la quale il titolare dell’impianto deve essere informato 7 giorni prima del sopralluogo, possa impedire una effettiva verifica sull’impianto considerato che il lasso di tempo tra il preavviso e il sopralluogo, potrebbe pregiudicare una effettiva verifica della situazione di fatto.
Infine, in merito alle violazioni, sembra che nel caso in cui sia accertata una delle “violazioni rilevanti” indicate nell’allegato 1, il GSE debba obbligatoriamente procedere alla dichiarazione di decadenza e al recupero delle somme e quindi in questa ipotesi la valutazione della gravità della violazione è stata fatta ex ante dal Ministero, senza che sul punto il GSE possa esercitare alcun potere discrezionale.

Figli di papà a chi?

0

Un club di figli di papà? Troppo facile, troppo sbagliato. Fin da quando nascono, a cavallo tra gli anni 50 e 60, i Giovani Imprenditori vogliono portare lo “spirito del tempo” nella Confindustria e aprirsi alla società. Sono puntigliosi fino alla pignoleria, ma vedono il domani prima di altri anche a costo di polemiche e scontri. Scommettono sulla partecipazione quando impera il conflitto; sulla globalizzazione anche se in pochi usano il passaporto; sulla legalità come valore civile ed economico mentre imperversano indifferenza e ipocrisia. Sognano la moneta dell’Europa quando la lira vive ancora di svalutazioni e guardano al Mediterraneo come al mare dell’incontro tra civiltà e della Primavera araba non c’è nemmeno l’ombra. Da sempre vogliono che la cultura d’impresa sia cultura davvero, capita e apprezzata. Ma non basta essere un imprenditore giovane per essere un Giovane Imprenditore. La differenza? La scoprirete: ci sono 50 anni di storia a dimostrarlo.

L’assegno di mantenimento deve essere commisurato alla durata del matrimonio?

0

Cassazione Civile, Sezione Sesta, Ordinanza nr. 3365 del 13 febbraio 2014: Pres. Salvatore Di Palma, Rel. Giacinto Bisogni : Divorzio – impossibilità di procurarsi con propria attività lavorativa mezzi necessari, sussistenza obbligo assegno divorzile – entità dell’assegno commisurata al breve tempo del matrimonio – In applicazione del rito disposto dall’art. 380 bis, ricevuta la relazione del Consigliere, la Suprema Corte in Camera di Consiglio “condivide pienamente” gli elementi evidenziati e con Ordinanza, dopo la discussione, rigetta il Ricorso

COMMENTO A CURA DI GIORGIO VACCARO
L’interessante sentenza in commento, depositata il 13 febbraio 2014, contiene alcuni importanti spunti di riflessione in merito alla “sussistenza” dei motivi di conferma dell’assegno divorzile ed in merito alla “vexata quaestio” della brevità della durata del matrimonio, infine, riguardo alla tematica procedurale, costituisce quasi il “caso di scuola” degli adempimenti previsti dall’art. 380 bis del Codice di Procedura Civile.

La Sesta Sezione della Cassazione, nel giudicare di un Ricorso presentato da un marito, che si doleva dell’errata interpretazione dell’art. 5 della Legge del Divorzio, posta in essere, a suo dire, dalla Corte di Appello di Palermo, ha positivamente statuito, nel solco della propria precedente giurisprudenza, in merito alla conferma dell’obbligo di corrispondere l’assegno divorzile in favore del coniuge che, pur se titolare della proprietà di beni immobili, non sia in grado di procurarsi i “mezzi necessari al fine di conservare un tenore di vita “tendenzialmente assimilabile” a quello goduto in costanza di matrimonio”.

In buona sostanza, l’intepretazione della Corte di Appello palermitana, secondo la quale il fatto che il beneficiario dell’assegno sia proprietario di beni immobili, non esclude la necessità di verificare sempre in concreto, la proporzione fra i redditi dei due ex coniugi.

Sotto tale ultimo profilo “l’attualità” del giudizio di sussitenza della “sproporzione”, ove il beneficiario stesso non sia in grado di procurarsi adeguati redditi, per avere le proprie condizioni di salute gravemente compromesse (come rilevato dalla CTU svolta in istruttoria), porta la necessità di riconoscere, come dovuto, l’assegno divorzile.

Il dato da confrontare nel considerare la “sproporzione tra i redditi”, è non solo quello della titolarità di proprietà immobiliari, ma coinvolge l’intera valutazione dei redditi comunuqe a disposizione delle parti: ed in questo senso l’ambito reddituale e patrimoniale degli ex coniugi deve essere sempre confrontato.

Nel caso in cui si accerti la sussitenza di una sproporzione fra i redditi (dice l’Ordinanza sul punto : rilevando come la sproporzione fra i redditi fosse prevalente, rispetto al dato delle disponibilità immobiliari) il successivo focus valutativo s’incentra sulla capacità dell’astratto beneficiario di poter, con le proprie capacità lavorative, conservare un tenore di vita “tendenzialmente assimilabile a quello goduto in costanza di matrimonio”.

Ed è solo ove il giudizio su tali capacità lavorative sia negativo (nel caso concreto esiste nella documentazione processuale idonea ctu che accerta le ridotte capacità della ex moglie) che si può pervenire al riconoscimento di un “assegno divorzile”.

Posta la preliminare considerazione, in ordine alla sussistenza del diritto all’assegno divorzile, la successiva valutazione è quella relativa alla “misura” dello stesso.

Ed anche in tal senso la sentenza della Corte di Appello di Palermo, passa indenne il vaglio della Cassazione, in quanto la brevità della durata del rapporto coniugale è stata considerata specificamente dai giudici del merito per arrivare ad una determinazione della misura del contributo divorzile, che nel caso de quo, rispetto alla somma richiesta di € mille, è stato determinato nella minor somma di € duecento mensili.

Ne consegue come l’Ordinanza del 13 febbraio ultimo scorso, deve essere annoverata tra i precedenti giurisprudenziali che identificano come presupposto dell’assegno divorzile sia l’inadeguatezza “non colpevole” dei mezzi propri, a mantenere un tenore di vita assimilabile a quello avuto in costanza di matrimonio.

Ed in tal senso contribuisce al mantenimento di un criterio, sicuramente previsto dalla norma (art. 5 legge 898/70) ma che risente, più di tanti altri, del mutato contesto economico-lavorativo che vive in concreto il paese : l’inadeguatezza non colpevole a mantenere un tenore di vita, goduto in costanza di matrimonio, è infatti in perfetta rotta di collisione con la difficoltà per la parte, astrattamente onerata dell’assegno, a mantenere essa stessa, per la successiva fase di vita, la possibilità di riorganizzare una “accettabile” disponibilità economica!

La “irrilevanza” sostanziale delle condizioni dell’onerato e del suo nuovo contesto di vita, dato che la norma chiede di verificare l’esistenza di una sproporzione reddito-patrimoniale e l’impossibilità a mantenere il “precedente tenore di vita” per dar luogo all’attribuzione dell’assegno è un elemento che sempre di più confligge con la realtà : ed alla soluzione di un tale contrasto è chiamata tutta l’opera ermeneutica futura.
L’ultima annotazione rilevante dell’Ordinanza è quella relativa agli aspetti procedurali : nell’esame della stessa infatti incontriamo l’iter della definizione del giudizio di Cassazione in Camera di Consiglio.
Questo via è possibile laddove il Consigliere Relatore sia dell’avviso di poter definire l’intero giudizio ai sensi dell’art. 375 e nel caso in esame, per il motivo di cui al punto 5) ovvero quello relativo al rigetto dello stesso per manifesta infonadtezza.
Depositata, infatti, la prevista relazione che conteneva la “concisa esposizione delle ragioni che possano giustificare la relativa pronuncia” è stata emessa, nella camera di Consiglio del 22 ottobre 2013, l’Ordinanza di rigetto, in commento, che alla luce del punto 7 della stessa relazione (che così recita : “Sussitono pertanto i presupposti per la trattazione della controversia in camera di consiglio e se l’impostazione della presente relazione verrà condivisa dal Collegio per la dichiarazione di inammissibilità o il rigetto del ricorso”) sul presupposto della piena condivisione della Relazione ha poi provveduto al rigetto del ricorso ed alla condanna del ricorrente alle spese.

Antitrust, sanzioni per oltre 1 mln di euro a Ryanair e Easyjet

0

Sanzioni per complessivi 1,050 milioni di euro a Ryanair (850 mila) e Easyjet (200 mila) per la mancata trasparenza nelle vendite delle polizze assicurative abbinate all’acquisto dei biglietti e per gli ostacoli posti allesercizio del diritto di rimborso da parte dei consumatori. Le multe sono state decise dall’Antitrust al termine di due distinti procedimenti per pratiche commerciali scorrette. L’Autorità ha dato a Ryanair 30 giorni di tempo perché comunichi le iniziative adottate per rimuovere i comportamenti sanzionati; nel caso di Easyjet ha invece tenuto conto delle modifiche apportate dal vettore aereo inglese nel corso del procedimento sia alle informazioni rese sul sito che alle procedure di indennizzo, irrogando una sanzione più contenuta.

Referendum Svizzera, alcune imprese cominciano a preparare le valigie

0

In Svizzera, dopo il risultato dell’iniziativa referendaria del 9 febbraio scorso “Contro l’immigrazione di massa” che prevede un tetto alle quote di immigrati e la rinegoziazione del trattato di libera circolazione con l’Ue, alcune imprese internazionali avrebbero iniziato i preparativi per spostare altrove la propria sede. “Ci è stato chiesto di preparare il trasferimento del gruppo in Irlanda”, ha detto al Tages Anzeiger un consulente finanziario che lavora per una multinazionale attiva nel settore energetico. Avvocati, revisori e fiscalisti lavorano alacremente per cercare di capire come l’impresa, che conta 40 mila dipendenti nel mondo di cui una cinquantina nel cantone di Zurigo e che non si aspettava affatto una vittoria dei sì al referendum, possa lasciare la Svizzera senza un eccessivo impatto sul fronte fiscale.
Secondo la stampa elvetica, un altro gruppo, che intendeva costruire nel cantone di Zoug un nuovo centro di ricerca e sviluppo, dopo il referendum ha sospeso il progetto. Mentre nel cantone di Zurigo un’impresa attiva nel settore della tecnologia aveva in previsione di delocalizzare la divisione software nell’Est Europa ma mancava la decisione definitiva. Che è puntualmente arrivata proprio dopo il 9 febbraio, come ha riferito un dirigente. Sono casi isolati, per il momento. Quel che è certo è cresce il nervosismo, soprattutto tra le imprese situate presso i confini che hanno tra i propri dipendenti lavoratori frontalieri e che temono un aggravio dei costi e un aumento della burocrazia in caso di nuove assunzioni.
Intanto, il portavoce della Commissione europea Joseph Hennon ha confermato alla Rts che le trattative sui futuri accordi riguardanti la ricerca “Horizon 2020” e quelle inerenti agli scambi fra studenti “Erasmus+” subiranno una battuta d’arresto.
A seguito del referendum il governo di Berna ha anche sospeso la ratifica dell’accordo già negoziato sulla libera circolazione con la Croazia. I programmi sulla ricerca ed Erasmus erano arrivati a scadenza il 31 dicembre scorso. Gli accordi consentivano ai politecnici e alle università svizzere di ricevere denaro dal budget europeo.

La Sabatini bis scalda i motori

0

La Sabatini bis sta per entrare nella fase operativa. Le imprese intenzionate a fare investimenti in beni strumentali, compreso il software, potranno inoltrare domanda di finanziamento a partire dal 31 marzo. Il beneficio ottenibile è uno sconto del 2,75% sul tasso di interesse. E la possibilità di beneficiare della garanzia del fondo centrale fino all’80% del finanziamento richiesto. L’operazione è finanziata e garantita da Cassa depositi e prestiti, che, sempre più spesso, sta surrogando la mancanza di liquidità del sistema bancario attingendo naturalmente al risparmio postale degli italiani. Tutto sommato non siamo di fronte a un’agevolazione per la quale valga la pena di strapparsi i capelli. Anche il nome di Sabatini bis sembra più un’operazione di marketing politico (che ha creato non poche aspettative e ora rischia di innescare altrettanti delusioni), perché le affinità con la vera e propria Sabatini (che consentiva di coprire il 100% del costo del finanziamento, con una garanzia posta a carico del venditore del bene) sono piuttosto evanescenti. In fin dei conti, lo sconto del 2,75% può essere significativo per grossi investimenti e per imprese in buone condizioni attualmente in grado di spuntare interessi del 3% o poco più. Per imprese fuori dall’eccellenza, soggette a tassi che arrivano al 7, all’8% e anche oltre, si tratta di un contributo modesto, tanto più se si considera che magari la banca potrebbe cercare di fare un piccola cresta all’agevolazione aumentando il suo spread. Ma questo è quello che passa il convento. E si tratta pur sempre della più importante forma di agevolazione disponibile per le piccole e medie imprese. Anzi, praticamente l’unica per le imprese del Centro-Nord. Qualche problema potrebbe crearlo la tempistica. Si è già detto che le domande di finanziamento potranno essere presentate a partire dal 31 marzo. Ma i fondi sono a esaurimento. La possibilità di intercettarli è quindi legata ai tempi dell’istruttoria bancaria. Perché solo dopo questo adempimento verrà inoltrata la domanda per la Sabatini bis. Oltretutto per le imprese più deboli è facile prevedere tempi più lunghi perché la banca subordinerà l’operazione alla concessione della garanzia da parte del Fondo centrale di garanzia. Con la necessità di allungare i tempi, aumentando il rischio di arrivare in tavola quando non sono rimaste più nemmeno le briciole. Insomma, siamo in tempi di vacche magre: ben venga anche un modesto contributo finanziario per piccole e medie imprese che sono intenzionate a investire. Ma per favore evitiamo la retorica che vorrebbe la Sabatini bis come strumento decisivo per far ripartire il sistema economico del Belpaese. Non è proprio il caso.

Napolitano incarica Renzi. E lo spread scende a 192

0

Dovevano essere le 10,30, sono state le 10,15 o giù di lì. Con leggero anticipo rispetto ai tempi previsti e alla guida di una Giulietta Bianca Matteo Renzi, segretario del Pd e più che probabile premier incaricato, è salito al Quirinale per ricevere l’investitura ufficiale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Che ieri, terminate le rapidissime consultazioni, ha convocato il sindaco di Firenze con l’obiettivo di risolvere in tempi quanto più brevi sia possibile la crisi di governo. Ma se il premier c’è, e per la squadra di governo è ancora in corso, con progressi, per Renzi la strada è tutt’altro che sgombra. Prima di tutto perché è in pieno svolgimento il braccio di ferro sul nome del mninistro dell’Economai destinato a succedere a Fabrizio Saccomanni, bersagliato quest’ultimo dalle critiche di destra, centro e sinistra. E poi perché sulla legge elettorale il Nuovo Centrodestra chiede di abbassare la soglia di sbarramento per le coalizioni, fissata al 12%, mentre Forza Italia, sulla base dall’accordo sull’Italicum concluso tra Renzi e Silvio Berlusconi, chiede che l’intesa venga approvata al più presto e con il minor numero di modifiche possibili, pena la rottura del tavolo delle riforme. Come se non bastasse, Ncd ha posto condizioni forti anche sul programma, con una politica economica che dovrà avere un occhio di riguardo per il “grande ceto medio italiano”, così lo ha definito Alfano. Il vicepremnier nel governo Letta si è poi confrontato con durezza con Forza Italia e ha attaccato Berlusconi: “E’ irriconoscibile per rabbia e rancore, noi non siamo mai stati così distanti dalla sua violenza. E’ circondato da troppi inutili idioti”. Al di là delle difficoltà, Renzi dopo l’incarico, tornerà a Firenze e lì resterà fino a martedì. Poi, dopo le trattative finali che comunque non potranno essere interminabili, perché il leader del Pd ha dichiarato “io non mi farò imbrigliare”, tra mercoledì e giovedì si svolgeranno il giuramento al Quirinale e il passaggio delle consegne da Letta a Renzi. Venerdì il nuovo presidente del consiglio dovrebbe andare in senato e chiedere la fiducia e sabato alla camera.

 

Renzi:4 mesi per le riforme: febbraio istituzionali, marzo lavoro, aprile pubblica amministrazione, maggio fisco

Al termine del colloquio, durato oltre un’ora e mezza, Renzi ha annunciato: “Ho ricevuto l’incarico e ho accettato con riserva per la rilevanza di questa sfida. Nel corso delle prossime ore incontrerò i presidenti di camera e senato, poi sarò a Firenze per questioni istituzionali e da domani comincerò le consultazioni formali e ufficiali. Ho davanti a me un impegno molto significativo e con il presidente della Repubblica, che ringrazio, abbiamo discusso dell’allungamento della prospettiva politica di questa legislatura fino alla sua scadenza naturale (cioè il 2018, ndr). Nelle prossime ore valuteremo con straordinaria attenzione scelte e tempi”. Renzi ha poi annunciato che entro febbraio si farà un “ingente lavoro sulle riforme istituzionali”, in marzo sarà la volta delle riforme del lavoro, in aprile della pubblica amministrazione, in maggio del fisco. L’ormai quasi ex sindaco di Firenze, dopo avere lasciato il Quirinale, è arrivato, a Montecitorio per incontrare la presidente della camera, Laura Boldrini, alle 12.25. Il segretario del Pd ha raggiunto la camera sempre a bordo della Giulietta bianca con cui si è recato anche al Quirinale stamattina. E successivamente si è trasferito al senato, dove è stato ricevuto dal presidente Pietro Grasso. Una nota della presidenza di Montecitorio annuncia che le consultazioni di Renzi, da domani, si terranno nella Sala del Cavaliere, alla camera. “Ho ccolto con favore la richiesta che possano svolgersi alla Camera le consultazioni, che avranno luogo a partire da domattina nella Sala del Cavaliere”, spiega Boldrini.

Lo spread torna sotto quota 200, a 192 punti nei confronti del Bund decennale tedesco

Spread tra Btp e Bund ai minimi dal 2006 dopo la decisione del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di affidare l’incarico a formare il governo a Matteo Renzi. Il differenziae tra titoli di Stato decennali italiani e tedeschi è sceso a 192,89 punti. Il rendimento arretra al 3,614%, il minimo dal 2006. A restringere il differenziale sono le attese per il nuovo governo e il giudizio positivo di Moody’s.