25 Settembre 2024, mercoledì
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Budino Cameo “Muu Muu” ritirato da supermercati: presenza di acqua ossigenata

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Il budino ‘Muu Muu Budino Vaniglia con Macchie al Cioccolato’ è stato ritirato dalla Cameo, su territorio nazionale, per la presenza di acqua ossigenata.
120 i supermercati interessati di tutte le catene sparse sul territorio. Il lotto contaminato è il n. 27.02.2014 22:01 022 con scadenza 27-02-2014 . La notizia è stata anche segnalata nel sistema di allerta europeo Rasff visto che il dessert è stato prodotto in Germania.

Secondo la Cameo sono state distribuite 31.000 confezioni circa nei supermercati di Esselunga, Iper, Bennet, Coop, Crai , Pam Panorama, Metro, Unes, Gs. Il problema è stato confermato dall’Asl che ha analizzato il prodotto confermando la presenza di acqua ossigenata in 2 vasetti sui cinque rimasti.
La denuncia era stata presentata da un consumatore che dopo aver mangiato il budino ha avvertito forti bruciori alla gola. Cameo precisa che sono stati fatti altri controlli su campioni dello stesso lotto senza riscontrare alcun problema e di aver proceduto immediatamente al ritiro del prodotto dal mercato, prima ancora dell’attivazione dell’allerta.
Inoltre la ditta produttrice ha spiegato che l’acqua ossigenata viene utilizzata per disinfettare i vasetti prima dell’utilizzo e che tutti i lotti limitrofi sono stati controllati senza riscontrare alcuna contaminazione.

 

Escort vuole pagare le tasse: prima glielo negano, poi le chiedono 50mila euro

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S. R., alias Sandra Yura o Gaia di Montebello, fa la escort da diversi anni. Forme da modella nonostante i 50 anni passati, la bella brasiliana di Salò (Brescia) in passato più volte era andata all’Agenzia delle Entrate e alla Camera di Commercio per cercare di regolarizzare la propria posizione, riferisce Michele Focarete sul Corriere.it, ma ogni vota si era vista negare questa possibilità. La sua attività non risultava inquadrabile in alcuna categoria contemplata, le rispondevano. Finché la Guardia di Finanza non ha cambiato idea: S. R. è come una ditta individuale, per cui la signora dovrà pagare tasse arretrate per 50mila euro.
Nell’ottobre del 2012 la Guardia di Finanza di Salò va a casa della signora e fa un’ispezione per accertare le imposte dovute dirette e l’Iva per il periodo che va dal 2008 al 2011.

La stessa brasiliana ha mostrato ai finanzieri tutta la sua documentazione, dichiarando di fare la escort. Ha anche fatto vedere i tre siti internet sui quali venivano pubblicizzati i suoi servizi, con tanto di tariffario. Ma questo ha fatto scattare l’indagine per ricostruire il volume d’affari dell’attività della signora.
Dalle indagini è venuto fuori che il lavoro di S. R. era assimilabile a quello di un lavoratore autonomo di una ditta individuale e nel dicembre del 2013 le sono stati notificati quattro avvisi di accertamento per Irpef, Iva, Irap, Inps, oltre a sanzioni e interessi per un ammontare di circa 50 mila euro.
La signora non chiede di non pagarli, ma che i controlli siano meno arbitrari:
“Se guardiamo tutti i siti di escort su Internet, io sono stata a dir poco sfortunata perché sono incappata in una verifica. Oppure, come sarebbe giusto, dovrebbero fare pagare le tasse a tutte quelle che fanno il mio mestiere. Si recupererebbero un sacco di soldi per la gioia delle casse dello Stato e dei tanti cittadini che da tempo chiedono che le prostitute paghino le tasse”.

Sanremo, Antonio Sollazzo e Marino Marsicano minacciano il suicidio

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Sono Antonio Sollazzo e Marino Marsicano i due operai campani che hanno minacciato il suicidio dalle transenne sopra il palco del Teatro Ariston nei primi minuti della serata inaugurale del Festival di Sanremo.
Sollazzo e Marsicano sono due lavoratori del Consorzio di bacino di Napoli e Caserta (Cub), soggetto pubblico che si occupa di gestione del ciclo integrato dei rifiuti, e sono senza stipendio da sedici mesi, nonostante non abbiano mai smesso di lavorare un giorno.
I due hanno voluto far leggere al conduttore, Fabio Fazio, una lettera in cui raccontavano la loro situazione. Per farlo hanno prima minacciato di gettarsi nel vuoto, finché Fazio non li ha convinti a lasciar cadere il foglio protocollo su cui avevano scritto.
Il conduttore ha riassunto per sommi capi lo scritto, poi lo spettacolo è andato avanti, con l’esibizione di Ligabue che ha cantato Creuza de Ma di Fabrizio De André. Solo dopo Fazio ha letto la lettera:
“Siamo senza stipendio da 16 mesi. Ogni giorno ci rechiamo a lavoro. Siamo in 800 in questa situazione e tra di noi ci sono già stati tre casi di suicidio. Ci scusiamo per lo sgradevole intervento. Restituiteci la nostra dignità”.
Il direttore di rete, Giancarlo Leone, ha spiegato:
“Temevano che Fazio non avrebbe letto la loro lettera, ma poi li abbiamo riaccompagnati in galleria ad ascoltare il conduttore ed erano commossi, avrebbero anche voluto ringraziare”.
A quel punto i due contestatori sono stati accompagnati fuori dall’Ariston, e uscendo hanno gridato: ”
“Veniamo dalla Terra dei Fuochi, siamo senza stipendio da 16 mesi. Fatelo sapere!”.
Insieme a loro c’era anche una donna, Maria Rosaria Pascale, che però ha detto di essere svenuta, così da non essere riuscita a partecipare alla protesta con i due colleghi. Dopo la protesta, gli uomini sono stati portati in questura per la necessaria identificazione.

Sanremo, Festival di spettacolo e crisi. Carrà star. Share meno buono del 2013

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E’ iniziata la 64a edizione del Festival di Sanremo. Che sia il Festival della canzone italiana è quasi secondario. In ogni caso ha fatto il suo bello share: visto da quasi 12 milioni e mezzo di italiani (il 45,77% di share) nella prima parte, da 5 milioni e 680 mila con il 47,14% di share nella seconda. Risultato buono ma meno dell’anno scorso.
Subito, ancor prima che si levi il sipario, il comizio di Beppe Grillo, poi, appena Fabio Fazio sale sul palco, la minaccia di suicidio dei lavoratori campani senza stipendio. Quindi la malinconia della musica di un tempo, con Luciano Ligabue, per la prima volta all’Ariston, che rende omaggio a Fabrizio De Andrè nel giorno del suo compleanno, cantando Creuza de Mar. Poi con Fazio che indossa l’impermeabile di Enzo Jannacci, Tito Stagno e Raffaella Carrà che rendono omaggio ai 60 anni della Rai.

Luciana Littizzetto fa il suo ingresso tra piume rosa e reggiseno a balcone, più che a balconcino, accompagnata da uno stuolo di ballerine degno del Moulin Rouge. Poi si contiene nel rigore degli abiti Gucci, fa qualche battuta ma reprime certi eccessi della domenica sera a Che tempo che fa. Appare esplosiva con il “costume” di Raffaella Carrà per “Rumore”, tutina aderente di velluto nero con spalline, anzi, spallone, di lustrini, pantaloni a zampa di elefante super zeppe. Rende omaggio a Freak Antoni, leader degli Skiantos, e mentre l’orchestra suona “Mi piaccion le sbarbine” snocciola i suoi aforismi più celebri.

Ma le star della prima sera sono Laetitia Casta e, appunto, la Raffaella nazionale. La prima, bellissima, trucco leggero salvo un rossetto rosso sangue, canta “Meraviglioso” di Modugno in risposta a “Ne me quitte pas” di Jacques Brel cantata da Fazio. Un siparietto delizioso, anzi, un intermezzo notevole. Spettacolo, davvero. Balla e canta quasi in lingerie, ma mai volgare, la giovane corsa che fece il suo esordio all’Ariston 15 anni fa. Artistica, certo. Conclude con un omaggio a Monica Vitti cantando “Ma ‘ndo vai”, circondata da ballerini e piume nere, per essere poi coperta da una nuvola di coriandoli glitter colorati.

Le canzoni? La gara ha visto in scena i primi sette “Campioni”, ognuno con due brani, di cui uno scelto da Televoto e stampa. Arisa resta in gara con “Lentamente”, Cristiano De Andrè prosegue con “Il cielo è vuoto”, il suo titolo più pop, i Perturbazione (molto deludenti) con “L’unica”, Raphael Gualazzi e Bloody Betroots vanno verso la finale con la dance di “Liberi o no”, Frankie Hi-Nrg Mcva avanti con “Pedala”,Antonella Ruggero con “Da lontano”, Giusy Ferreri con ”Ti porto a cena con me”.

Province in Sicilia salve grazie anche a M5S. Gli effetti del dire sempre no

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Province in Sicilia salve grazie anche a M5S. Gli effetti del dire sempre no. La riforma che doveva abolire le Province in Sicilia, frutto un anno fa dell’intesa fra il presidente della regione Rosario Crocetta e il Movimento 5 Stelle, sta naufragando: martedì 18 febbraio all’Assemblea Regionale, franchi tiratori e grillini hanno battuto l’esecutivo (a rischio liquefazione) sopprimendo la norma che escludeva Palermo, Catania e Messina dal potersi costituire in liberi Consorzi dei Comuni. In pratica, i Consorzi sarebbero un modo dei Comuni per surrogare competenze e funzioni amministrative delle ex Province al momento commissariate da Crocetta in attesa del completamento del processo di abolizione delle Province stesse.
Che era il cavallo di battaglia di Crocetta all’epoca del sodalizio politico con i 5 Stelle. Un obiettivo difficile, pieno di ovvie resistenze che l’intransigenza grillina, il dire sempre no ed alzare sempre la posta, rischia di vanificare sul più bello. Ora il tempo è scaduto (la dead line era il 15 febbraio) anche se qualche forma di deroga temporale è sempre possibile. Sembra che il prolungamento fino a giugno del commissariamento delle Province, deciso in solitaria da Crocetta senza consultare nessuno, abbia suscitato la reazione dei 5 Stelle che si sono decisi a mettere in minoranza Crocetta. Con il risultato che al momento le Province sono vive e vegete.

Dire sempre no a prescindere può portare a conseguenze paralizzanti, di sicuro garantisce il mantenimento dello status quo, come è successo in Sicilia. E un po’ come succede a livello nazionale con l’inedito e abbastanza oltraggioso rifiuto di sedersi davanti a Napolitano per le consultazioni di rito, esteso da Beppe Grillo anche a quelle di Renzi. Il popolo grillino, sollecitato sulla rete, ha però smentito il leader: seppur di poco, una maggioranza 5S si è espressa per concedere la disponibilità a parlare con il premier incaricato, a una sola condizione, lo streaming in diretta dell’incontro.

Clan Cappello, 49 arresti. L’accusa: “Al vertice Agata Balsamo”

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L’hanno denominata operazione “Go kart”, è l’operazione scattata all’alba di oggi contro il clan Cappello, un clan mafioso che opera nella Piana di Catania e nei quartieri Pigno e Librino del capoluogo siciliano riconducibile al boss Orazio Privitera.
Centinaia di agenti della Dia, in collaborazione con l’ organismo tedesco Bundeskriminalamt (Bka), hanno eseguito nelle province di Catania, Siracusa, Milano, Torino e in Germania un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 27 persone. In totale 49 le persone arrestate.

Associazione mafiosa, estorsione, traffico di stupefacenti, porto illegale di armi da fuoco, intestazione fittizia di beni e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche: questi tutti i reati contestati. 

Dopo l’arresto del capo, Orazio Privitera, detenuto in regime di 41 bis, a ereditare la reggenza dell’organizzazione sarebbe stata la moglie del capomafia, Agata Balsamo.

Secondo l’accusa, la donna avrebbe impartito ordini e mantenuto i collegamenti fra il marito ed i singoli associati, imponendo il pagamento di somme a titolo estorsivo e sostenendo le spese legali per gli associati attraverso una cassa comune. Quest’ultima sarebbe stata alimentata con i proventi delle estorsioni, dell’imposizione delle ‘guardianie’ nei terreni e dello sfruttamento di terreni agricoli da cui sarebbero stati tratti enormi vantaggi economici grazie al fraudolento accaparramento di erogazioni pubbliche a fondo perduto da parte dell’Agenzia per le erogazioni in agricoltura (Agea) per oltre un milione e mezzo di euro.

Berlusconi: “Una liberazione”. E ora il matrimonio con Francesca Pascale

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“Adesso è finita davvero con Veronica Lario. Una liberazione per me, per lei e per tutti”. Silvio Berlusconi commenta così la sentenza di divorzio arrivata il 18 febbraio. Ora Berlusconi e la Lario sono “single” e il leader di Forza Italia potrà sposare la sua fidanzata Francesca Pascale.

“Non c’è stato bisogno, né forse qualcuno dei presenti si sarebbe mai azzardato, di chiedergli che cosa provasse, in quel preciso istante, il Cavaliere. Ha fatto tutto lui. Ha chiuso la telefonata con gli avvocati e ha lanciato nell’aria quella parola lì, in mezzo a tante altre: «Liberazione». Senza rancore, senza acredine, senza niente che non fosse un sussurro: «Una liberazione per me, per lei, per tutti»”.
E dopo il divorzio si parla di matrimonio a Villa San Martino:
“Le quotazioni sul terzo «sì» di Berlusconi, in questo caso con la Pascale, sono in netto ribasso. Per chi conosce il linguaggio del bookmaker, insomma, le nozze «sono probabili». Impossibile collocarle nel tempo o nello spazio. Però — raccontano della cerchia ristretta — «non si possono escludere». Perché «nulla», dopo ieri, «si può escludere»”.
Le dichiarazioni d’amore tra i due non mancano e la Pascale non ha mai nascosto le sue intenzioni:
“«L’ho cercato, l’ho corteggiato, l’ho fatto fidanzare. Praticamente — parola di Francesca — ho fatto e faccio tutto io. Lui deve solo dire di sì». E l’ha detto, Berlusconi, più d’un «sì». «Francesca ha saputo starmi vicino. Mi ha ridato la voglia di credere nell’amore sincero di una donna». E, più di recente, al Sunday Times : «Francesca mi ama e io amo lei». Il resto è sotto gli occhi di tutti. A cominciare dalla presenza costante della Pascale in tutte le occasioni ufficiali e non, che si tratti della manifestazione contro la decadenza o del varo dei club di Forza Italia, della campagna elettorale sarda o della kermesse dei «giovani azzurri»”.

Berlusconi-Lario, lite sui conti: 16,8mln per 10 o 30? Lui ha 77 anni, lei 57…

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Silvio Berlusconi dovrà versare a Veronica Lario 1,4 milioni di euro al mese. Ben 16,8 milioni di euro l’anno. Questa la cifra stabilita dalla sentenza di divorzio emessa il 18 febbraio, sentenza che sancisce il loro ritorno a “single”. Berlusconi deve alla ex moglie la cifra in un unica soluzione e un dubbio milionario sorge sulla liquidazione.
Veronica prenderà quei soldi per 10 anni o per 30? Un dubbio non da poco, che vale tra i 168 milioni di euro e i 504 milioni. Cioè oltre 300 milioni di euro di differenza. Un dubbio che non dipende solo dal denaro, ma anche dalle rispettive aspettative di vita di Berlusconi, che di anni ne ha 77, e di Veronica che ne ha 20 di meno.

Giuseppe Guastella sul Corriere della Sera spiega che tutto inizia al tribunale di Milano con la richiesta di separazione da parte della Lario e di un versamento da 3 milioni di euro al mese:
“I giudici decisero che Berlusconi doveva versare a Veronica Lario tre milioni di euro al mese, o se si vuole centomila euro al giorno. Una cifra enorme (il Cavaliere ha comunque fatto appello chiedendo una riduzione) che, come prevede la legge, doveva garantire alla moglie separata di mantenere lo stesso tenore di vita di cui aveva goduto durante il matrimonio. Inoltre, doveva consentirle di affrontare senza problemi le enormi spese che comportava la gestione della villa di Macherio in cui risiedeva, una magione principesca che vale intorno ai 78 milioni di euro, con 70 stanze e un parco sterminato”.
Tre anni dopo è Berlusconi a richiedere il divorzio presso il tribunale di Milano, in cui l’assegno per Veronica viene dimezzato e qui nasce il contenzioso sul risarcimento. Pagare tutto subito o in “comode rate”? Se Berlusconi volesse saldare il debito con la Lario, la questione non sarebbe comunque semplice, perché dipenderebbe dall’aspettativa di vita dei due ufficialmente ex coniugi:
“Le trattative tra i due team legali ruoterebbero sul come parametrare la somma da liquidare in un’unica soluzione. A seconda di come lo si fa, ovviamente, il conto può portare a cifre notevolmente diverse. Partendo presumibilmente dalla base già fissata dal Tribunale di Monza, i legali di Berlusconi vorrebbero moltiplicare il milione e 400 mila al mese per gli anni di aspettativa di vita prevista per un uomo di oltre 77 anni (Berlusconi è nato il 29 settembre 1936), quelli della Lario per l’aspettativa di vita della signora, che di anni ne ha 20 di meno (è nata il 19 luglio 1956). Lo scarto è qualcosa intorno ai 300 milioni di euro in più o in meno”.

Spread Btp-Bund apre a quota 187: effetto governo Renzi sui mercati

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Apre a 187 punti lo spread tra i titoli di stato italiani Btp e i tedeschi Bund la mattina del 19 febbraio. Un valore in apertura inferiore di 2 punti ai 189 segnato alla chiusura dei mercati la sera del 18 febbraio. Il rendimento del titolo decennale è al 3,53%.
L‘effetto “governo Renzi” arriva sui mercati, portando lo spread Btp-Bund a livelli inferiori a quota 190, valori che non venivano ormai toccati dal 30 giugno 2011. Con l’allontanamento dell’ipotesi di nuove elezioni i mercati sembrano aver reagito bene.

E se lo spread è in calo, le Borsee europee non reggono al meglio. La mattina del 19 febbraio Piazza Affari a Milano apre in negativo, sotto dello 0,2%, mentre le Borse di Parigi, Francoforte e Londra sono invariate.

Renzi, auguri di Berlusconi, “ma ora riforme”. Poi tocca a Grillo, in streaming

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“Auguri, ma ora andiamo avanti con le riforme“, dice Silvio Berlusconi dopo l’incontro con il premier incaricato Matteo Renzi. Il leader di Forza Italia auspica ad un “paese governabile” e ha espresso la necessità di approvare la legge elettorale il prima possibile.
Intanto cresce l’attesa per l’incontro tra il segretario Pd e Beppe Grillo. Una consultazione in streaming, come richiesto dagli elettori del Movimento 5 stelle al loro leader. Ma Renzi avrebbe detto no alla diretta tv, come dichiarano i parlamentari M5s in una nota. Un no alla diretta smentito da fonti del Pd.

Per Renzi resta poi aperto l’”impasse Alfano“. Il Ncd ha posto il veto sul Jobs Act di Renzi, motivo per cui il segretario Pd dovrà trovare una soluzione che metta tutti d’accordo. Soluzione che potrebbe arrivare, su consiglio di Mario Baccini di Ncd, con Angelino Alfano nel ruolo di ministro dell’Economia. Un ministero difficile da assegnare e molto discusso durante il toto-ministri del neo governo in arrivo.
“AVANTI CON LE RIFORME” – Berlusconi all’uscita dell’incontro con Renzi ha sottolineato la necessita di riforme e soprattutto della approvazione di una nuova legge elettorale: “Il Paese ha bisogno di diventare un Paese governabile. Abbiamo discusso della necessità di approvare secondo i tempi previsti la legge elettorale su cui non ci sono possibilità di cambiamento”.
Il leader di Forza Italia ha poi aggiunto: “Sulle riforme e su lavoro, fisco, giustizia abbiamo dato al presidente incaricato la nostra assoluta disponibilità a lavorare insieme. Sulla gestione normale siamo opposizione: se i provvedimenti saranno favorevoli ai cittadini, bene, altrimenti diremo no”.
Berlusconi ha poi concluso: “Auguriamo buon lavoro al premier incaricato e al suo team, siamo anche d’accordo per un ringiovanimento della squadra di governo. Oggi ho incontrato un premier che ha la metà dei miei anni e questo è un buon segnale anche per il rinnovamento della classe dirigente”.
DIRETTA TV M5S: SI’ O NO? – Se Grillo aveva definito “una farsa” le consultazioni per il nuovo governo, la base M5s ha decretato il sì alle consultazioni, rigorosamente in streaming, con 20.843 voti su 41.240 votanti, 20.397 i pareri contrari. Oltre a Grillo prenderanno parte alla consultazione anche i capigruppo di Camera e Senato, Federico D’Incà e Vincenzo Santangelo. E’ giallo però sulla diretta tv dell’incontro tra Renzi e Grillo. In una nota il gruppo parlamentare di M5s ha dichiarato:
“Matteo Renzi inaugura in modo encomiabile l’era della trasparenza, rifiutando la proposta di diretta televisiva dell’incontro per le consultazioni. Avremmo voluto garantire anche ai cittadini che non hanno accesso al web la possibilità di assistere all’incontro fra il MoVimento 5 Stelle e il premier incaricato. Renzi invece nicchia”.
“STREAMING CI SARA’” – L’incontro tra il premier incaricato Matteo Renzi ed il leader M5s Beppe Grillo sarà in streaming, ribadiscono fonti Pd, aggiungendo che la disponibilità alla diretta video del faccia a faccia era già stata data la sera del 19 febbraio.