25 Settembre 2024, mercoledì
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Statali, mobilità obbligatoria: c’è scritto nella spending review

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Se non ci sono richieste di trasferimento tra i dipendenti statali, allora scatterà la mobilità obbligatoria per coprire i vuoti di organico. Il trasferimento obbligatorio sarà comunque su base regionale. Questa la misura prevista da Carlo Cottarelli, incaricato di redigere i dossier per la spending review. Cottarelli ha individuato 25 task force e previsto risparmi tra i 15 e i 20 miliardi di euro entro il 2016.
Marco Rogari sul Sole 24 Ore spiega:

“Cottarelli ha già individuato le aree dove ricavare i risparmi necessari per cominciare a ridurre le tasse sulle imprese e sul lavoro”.
I risparmi erano già noti al governo Letta:
“erano servite allo stesso Letta per indicare nel suo documento programmatico “Impegno Italia” i risparmi prudenziali attesi dalla “spending” nel biennio 2014-2015, quantificati nel complesso in 16,6 miliardi, 13 dei quali da destinare prioritariamente alla riduzione del cuneo fiscale. A questi 16,6 miliardi andrebbero però aggiunti altri 488,4 milioni già nel corso di quest’anno per coprire il mancato taglio delle detrazioni fiscali. Si arriva quindi quasi a quota 17,1 miliardi e si potrebbe salire a quasi 17,9 miliardi per coprire la mancata potatura delle detrazioni fiscali anche nel 2015 (quasi 800 milioni). Si tratterebbe di tagli già superiori a 1 punto di Pil. Ma la ricetta prospettata per grandi linee da Cottarelli a Letta, che ora il commissario straordinario è pronto a sottoporre a Renzi, prevederebbe un intervento più massiccio, con tagli selettivi per almeno 5 miliardi nel 2014 e non meno di 15 nel 2015. In tutto 20 miliardi nel biennio”.
Tra le proposte di Cottarelli per la spending review ci sono anche misure per la mobilità degli statali:
“dal tavolo sul pubblico impiego sono arrivati suggerimenti sulla possibilità di rafforzare gli attuali strumenti che regolano la mobilità senza ricorrere a un dispositivo nuovo di zecca. In altre parole in caso di vuoti d’organico se risultasse impossibile percorrere la strada della mobilità volontaria per mancanza di richieste, che rimarrebbe prioritaria, scatterebbe automaticamente la mobilità obbligatoria (su base regionale come già previsto). A gestire il “traffico” sarebbe una nuova cabina di regia in cui sarebbero presenti ministero dell’Economia e l’attuale ministero della Pa”.

Spinelli a cena in manovia

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IMG-20140222-00017Con Alessio Spinelli oltre 200 sostenitori in un calzaturificio per la serata dedicata al lavoro

Un omaggio al mondo del lavoro, al made in Italy e alla professionalità della manodopera e delle aziende fucecchiesi. E’ stato questo il senso della cena elettorale a sostegno di Alessio Spinelli, candidato a sindaco alla primarie del PD, che si è svolta ieri all’interno della manovia di un importante calzaturificio di Fucecchio.

Oltre 200 partecipanti hanno preso parte alla serata; tra loro presenti imprenditori, professionisti e operai. Tutti insieme a sostenere la candidatura dell’attuale assessore al bilancio del Comune di Fucecchio, un renziano della prim’ora che ha tra i propri obiettivi quello di proseguire l’opera di rinnovamento della politica in linea con i valori e i principi del Parito Democratico e del suo nuovo segretario. Anche per questo motivo erano presenti alla serata tanti cittadini e alcuni volti noti dell’area renziana tra i quali il Presidente del Consiglio Comunale di Firenze Eugenio Giani.

Ufficio Stampa

Renato Mannheimer: evasione da 10 mln con false fatture, chiusa l’inchiesta

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Renato Mannheimer: evasione da 10 mln con false fatture, chiusa l’inchiesta. Il pm di Milano Adriano Scudieri ha chiuso le indagini su Renato Mannheimer, presidente dell’Ispo, l’istituto di sondaggi, indagato per un’evasione da 10 milioni di euro insieme al consulente Francesco Merlo ed altre persone. L’evasione, contestata a conclusione di indagini della Guardia di Finanza, si riferisce agli anni dal 2005 al 2010, e sarebbe stata realizzata con fatture false per 30 milioni di euro. Mannheimer, dopo essere stato interrogato due mesi fa dal pm, aveva detto di voler restituire al fisco tutto il dovuto.
Il sondaggista è indagato per associazione per delinquere finalizzata all’evasione fiscale e all’utilizzo di fatture per operazione inesistenti nella sua qualità di “amministratore e legale rappresentante, dal 29.07.2010 al 23.05.2013, della ISPO RICERCHE s.r.l.” e come responsabile di altre società. E’ accusato di essere l’ideatore “e beneficiario dell’attività fraudolenta, posta in essere attraverso il consulente e commercialista Merlo Francesco Mario, e, altresì, mediante le società filtro” e le “società ‘cartiere’ tunisine ‘EUROMED CONSULTING sarl’, ‘ARDI RESEARCH sarl’, ‘WORLDLOGIC sarl’, ‘M.C.G. sarl’”.

Mannheimer, secondo quanto scrive il pm del pool coordinato dal procuratore aggiunto di Milano Francesco Greco, si sarebbe servito “al fine di evadere le imposte sui redditi e sull’Iva, nelle dichiarazioni fiscali societarie per gli anni dal 2004 al 2010″ di fatture “per operazioni inesistenti utilizzate dalle società effettivamente operative da lui amministrate, emesse dalle società ‘filtro”’ e di ”fatture per operazioni inesistenti utilizzate dalle società ‘filtro’ da lui di fatto amministrate, emesse dalle società ‘cartiere’ tunisine”. Il sondaggista, inoltre, avrebbe trasferito “il provento dell’evasione alle società cartiere tunisine per poi veicolare l’illecito profitto su conti a lui riconducibili radicati in Svizzera, in Antigua e Lussemburgo”.

Scuola, laurea ad hoc per diventare professori: la proposta del Pd

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Una laurea ad hoc per diventareprofessore nelle scuole. Questa la proposta del Pdguidato da Matteo Renzi per rivoluzionare il sistema scolastico. L’obiettivo è stabilizzare i precari in pochi anni, attraverso nuove assunzioni gestite dalle scuole, e revisionare la legge Fornero. 

Davide Faraone, responsabile Scuola e Welfare della segreterie Pd, è al  lavoro, scrive Salvo Intravaia su Repubblica:

“Merito e non solo anzianità, ecco le parole d’ordine per gli insegnanti del terzo millennio. Per colmare la casella lasciata vuota dalla Gelmini — che riuscì a varare la riforma della cosiddetta Formazione iniziale degli insegnanti — il Partito democratico ha già messo a punto un piano che verrà sottoposto al nuovo esecutivo e al nuovo inquilino di Palazzo della Minerva”.

L’obiettivo della riforma è sbloccare il turn over:

“Per sbloccare il turn-over, il nuovo governo in-tende modificare i paletti della legge Fornero, che non tengono conto della specificità del lavoro degli insegnanti, rendendo più facile l’uscita di maestri e prof dalla scuola. Ad agevolare il tutto, l’età dei docenti italiani, che con una media di 50 anni sono tra i più vecchi d’Europa. Nell’arco di una sola legislatura, i 185mila precari inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento dovrebbero trovare una cattedra fissa. Ci sono poi i 90mila che si abiliteranno con i Percorsi abilitanti speciali e gli 11mila che hanno ottenuto il lasciapassare per l’insegnamento attraverso i Tirocini formativi attivi, previsti dalla riforma Gelmini”.

Arrivano poi i contratti determinati a 3 anni per i precari che non potranno avere accesso alle graduatorie provinciali ad esaurimento:

“Una novità assoluta che ha l’obiettivo di garantire una maggiore continuità didattica all’interno delle scuole dopo il disastro della riforma degli ordinamenti messa a segno dalla coppia Tremonti/Gelmini. Ma servirà anche a gestire le supplenze annuali e quelle di lunga durata e per rendere finalmente attuativo il cosiddetto organico dell’autonomia previsto dall’ex ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo. In questo modo, le scuole avranno a disposizione le risorse di personale per le supplenze e per rendere realmente flessibile il curriculum scolastico e adattarlo al Piano dell’offerta formativa”.

Intravaia spiega poi il piano Pd per smaltire i precari:

“Per smaltire prima possibile il precariato storico, con l’accordo dei sindacati, nei primi anni la quota di assunzioni dalle liste dei precari sarà maggiore — si vorrebbe partire dal 75 per cento — per ridursi man mano che il popolo dei supplenti si assottiglierà. Di contro, le assunzioni secondo la nuova procedura concorsuale in cantiere dovrebbe prevedere una quota iniziale del 25 per cento che aumenterà fino ad arrivare al cento per cento nel 2018″.

Nel documento, spiega Intravaia, si legge:

“«Va introdotta — si legge nel documento — la possibilità per le scuole di valutare i docenti che lavoreranno con loro e selezionarli in base alla propria offerta formativa». Attualmente, la riforma Gelmini varata nel 2011, prevede un percorso universitario abilitante quinquennale per gli insegnanti della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, che diventa di sei anni — cinque di formazione e uno di tirocinio — per i futuri docenti di scuola media e superiore. Ma il reclutamento viene ancora effettuato secondo le vecchie regole: concorsi per esami e titoli. In via Sant’Andrea delle Fratte si medita di rivisitare il tirocinio formativo attivo, sia nelle modalità di accesso sia in quelle di svolgimento, che verrà retribuito dando ai giovani insegnanti la prima possibilità di guadagno. Gradualmente le graduatorie d’istituto verranno abolite e fra qualche anno nessun docente non abilitato potrà più insegnare”.

Fucecchio: Melani sposa le richieste dei cacciatori

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1536448_1374613746131006_469704771_nApplausi per il candidato sindaco nell’incontro con l’assessore Crescioli “Hanno visto cosa ho fatto in questi anni come consigliera in Provincia, adesso inserirò i nuovi appostamenti fissi nel regolamento urbanistico”

Un riconoscimento per quanto realizzato da consigliera provinciale per il settore, e l’adesione alle richieste dei cacciatori, con un programma di impegni da sindaco per il prossimo futuro: sono i punti cardine del programma di Silvia Melani in materia venatoria, emersi nel corso di una partecipata assemblea a Massarella con l’assessore provinciale Renzo Crescioli. Oltre una cinquantina di persone – tra cui il presidente dell’associazione Il Padule Paolo Pellegrini,

di Federcaccia, Rico Lupi, e rappresentanti di ArciCaccia – ha preso parte all’incontro per fare il punto sulla situazione della caccia a Fucecchio e nel Padule. La Melani ha presentato il bilancio di cinque anni di lavoro in Provincia e, forte di una credibilità acquisita con fatti concreti, presentato i propri impegni come sindaco.

“Quando mi sono candidata alla Provincia di Firenze ho trovato i rapporti tra associazioni venatori e istituzioni totalmente compromessi – spiega la Melani- perché non erano stati presi provvedimenti attesi a lungo, né alcuna concertazione nei processi decisionali. Ecco perché dopo il mio ingresso in Provincia andai a Massarella con l’allora assessore Laura Cantini e dopo 4 anni ci sono tornata con Renzo Crescioli e un carnet di impegni realizzati”. Porta la firma di Silvia Melani, infatti, il documento del marzo 2010 che impegna formalmente la Provincia a prendere ogni decisione in accordo con associazioni venatorie, ambientaliste e agricole, in seno alla Consulta del Padule. Sempre nel 2010 abbiamo ottenuto il Piano provinciale delle Aree Protette che conferma la gestione della riserva naturale attraverso il Circondario, che si è impegnato a tutelarla, promuoverla e valorizzarla.

“Così come continuerò a fare da sindaco – aggiunge la Melani – attraverso l’apposito organismo che costituiremo per la promozione delle eccellenze fucecchiesi (Padule, Cerbaie, Palio, Francigena, centro storico, cultura)”. Altri impegni realizzati sono stati l’approvazione del Piano Faunistico venatorio, che ha istituito una zona a silenzio venatorio in Padule nei terreni di proprietà della Provincia, che hanno quindi trovato la loro destinazione, e il regolamento sull’agricoltura (che sarà approvato la prossima settimana in Provincia) che anticipa già quest’anno il tempo del taglio della cannella, tanto atteso, dal 10 agosto al 31 luglio.

Un capitolo a sé riguarda gli appostamenti fissi di caccia: la Provincia ne ha approvato il regolamento dettando le proprie regole venatorie, come da impegni presi 5 anni fa. Restano le regole urbanistiche che solo il Comune può indicare. “Il mio impegno come sindaco – spiega ancora la Melani – è scrivere nel regolamento urbanistico regole per la realizzazione dei nuovi appostamenti e la regolarizzazione di quelli esistenti, in quanto testimonianze storiche, mediante opportuni interventi da valutare caso per caso e senza che vengano in alcun modo autorizzati i volumi. 

Ufficio Stampa

“UNDERFORTY E ROTARY INSIEME A FAVORE DELLA PREVENZIONE IN OCCASIONE DELLA PARTITA DI RUGBY FEMMINILE ITALIA SCOZIA CHE SI TERRA’ A SANTA MARIA CAPUA VETERE (CE).

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Ilaria_Romano_presidente_Underforty (1)Ilaria Romano,  Presidente di Underforty Women Breast Care si prefigge con la Onlus di promuovere campagne informative volte a sensibilizzare le giovani donne sull’importanza della prevenzione senologica. In concomitanza con la partita internazionale di Rugby femminile , valevole per il trofeo 6 nazioni,  in programma domani (23 feb 2014) allo Stadio del Rugby di Santa Maria Capua Vetere –  ed in accordo con il Rotary Club Capua –  Underforty dedica, prima della gara, una mattinata al progetto “InVita alla Prevenzione” per sensibilizzare le signore under 45 sull’importanza della diagnosi precoce.

Medici specialisti  – sotto la direzione scientifica del Dr. Massimiliano D’aiuto, Dirigente  Chirurgo Oncologo Senologo presso il Dipartimento di Senologia dell’Istituto Nazionale dei Tumori  “Fondazione G.Pascale” di Napoli – si alterneranno presso lo stadio Cassino dalle 09,30 alle 13,30 per effettuare screening mammari

Tante sono le attività  dalla forte connotazione sociale messe in campo nel corso di questi due anni da Underforty: partnership prevalentemente nel Centro Sud con Istituzioni, Università, Circoli, Club , Enti pubblici e privati, nell’unico intento di accorciare la distanza tra le prevenzione e l’universo femminile, un’attività svolta con abnegazione e passione che ha consentito in varie occasione anche di salvare vite umane grazie alla tempestività. Non è prevista oggi infatti –  per le donne al di sotto dei 45 anni –  tutela da parte del  Servizio Sanitario Nazionale in quanto non esistono protocolli di  prevenzione strutturati e obbligatori.

“Underforty, nel diffondere con efficacia il suo messaggio – dichiara la Presidente Ilaria Romano –  crede molto nel connubio tra sport e prevenzione. Tali manifestazioni creano una consapevolezza importante nelle donne. Lo sport non è soltanto fonte di aggregazione e benessere ma una valida arma con cui combattere il cancro o ridurne drasticamente la comparsa. Lo sport, la prevenzione attiva e la corretta alimentazione devono essere appuntamenti quotidiani del nostro stile di vita”.

Ufficio Stampa

L’uso del nucleare sul piano umanitario

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In 146, tra Stati, Organizzazioni internazionali e non governative, si sono dati appuntamento a Nayarit, in Messico, per trovare la strada della messa al bando del nucleare. Assenti i 5 grandi dell’Onu, gli altri presenti si sono confrontati sul tema, ma senza arrivare a una visione comune. Stabiliti intanto i prossimi appuntamenti in Austria e a New York.

Da Hiroshima a Fukushima
Le conseguenze umanitarie dell’uso dell’arma nucleare sono state al centro del dibattito tenutosi il 13 e il 14 febbraio. Non è la prima volta che un incontro internazionale viene dedicato a tale argomento e, al termine del meeting del 13 e del 14 febbraio, è stato già fissato un altro appuntamento.

Che l’impiego dell’arma nucleare possa avere conseguenze nefaste è fuori di dubbio. L’esperienza di Hiroshima e Nagasaki lo dimostra e il ricordarne ogni anno l’anniversario mantiene vivo il ricordo in un mondo che tende a dimenticare le peggiori esperienze. A ravvivare la memoria vi sono stati anche i tragici incidenti di Chernobyl e Fukushima i cui effetti non sono però minimamente raffrontabili a quelli dell’impiego dell’arma nucleare.

Il mondo della scienza puntò il dito sin dall’inizio verso questa minaccia: il manifesto di Einstein/Russel del 1955 ne costituì un primo forte segnale. Durante la guerra fredda, si cercò di mantenere in sordina un problema che tuttavia riemergeva periodicamente in occasione degli esperimenti nucleari che le potenze effettuavano nell’atmosfera e poi solo nel sottosuolo. Tutti i test nucleari sono oggi proibiti e anche i paesi che non hanno aderito al trattato che li vieta, con l’eccezione della Corea del Nord, da 16 anni hanno cessato di effettuarli.

Legittimità del nucleare
Sulla legittimità dell’uso dell’arma nucleare si pronunciò nel 1996 la Corte Internazionale di giustizia. Fu un parere “pilatesco”. L’unanimità fu raggiunta sull’esistenza di un obbligo a concludere negoziati sul disarmo nucleare, ma la Corte non fu in grado di esprimersi in modo definitivo sulla legalità o meno dell’uso in circostanze estreme di autodifesa.

Dopo il verdetto della Corte, i paesi in possesso dell’arma nucleare continuarono a minimizzare la percezione del rischio. In ciò furono in parte coadiuvati dai Non Allineati che, originariamente fortemente contrari al nucleare, attenuarono il loro fervore dopo che anche alcuni di essi si dotarono dell’arma nucleare.

Il profilo si mantenne basso sino a quando, inaspettatamente, il Comitato Internazionale della Croce Rossa si fece promotore assieme ad un ristretto numero di paesi, di un’iniziativa volta a enfatizzare questa minaccia alla vigilia della Conferenza di Riesame del Trattato di Non proliferazione nucleare (Tnp) del 2010.

Il concetto delle “catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso dell’arma nucleare” fu accettato persino dai cinque paesi (N5) cui il Tnp concede di possedere l’arma nucleare. Difficile per loro fare retromarcia. Infatti, lo scorso anno è stato lanciato un processo – con una prima conferenza a Oslo – che mira a mantenere viva l’attenzione su questo problema.

Alla ribalta
Ė questo il retroterra in cui si inserisce la conferenza appena conclusasi in Messico. Non ci si poteva aspettare risultati concreti, né l’incontro si è concluso con un documento consensuale: vi era chi mirava a una proibizione totale, chi voleva solo una proibizione dell’uso, e chi preferiva un approccio graduale al disarmo nucleare.

Il dibattito dottrinale include anche opzioni come quella del “non primo uso” dell’arma nucleare o quella, adottata nel 2010 dagli Stati Uniti, di non usare l’arma nucleare in risposta ad un attacco con armi di distruzione di massa diverse da quelle nucleari.

I cinque paesi militarmente nucleari (Francia, USA, Gran Bretagna, Cina e Russia) non si sono presentati all’appuntamento messicano, analogamente a quanto avvenuto l’anno scorso a Oslo. Ma il processo va avanti.

L’Austria ha annunciato che ospiterà un ulteriore incontro nel 2014. Di fronte al susseguirsi delle iniziative è poco probabile che la questione umanitaria ricada nel dimenticatoio.

La Conferenza di Riesame del Tnp, il vertice quinquennale della non proliferazione, si terrà a New York il prossimo anno. Il tema delle “catastrofiche conseguenze umanitarie dell’uso dell’arma nucleare” tornerà alla ribalta e costituirà uno dei percorsi per raggiungere l’obiettivo, sempre più largamente condiviso, di un mondo privo di armi nucleari.

L’innovazione ever green di Spinelli

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Sono trascorsi trent’anni da quando, sotto l’impulso di Altiero Spinelli il Parlamento europeo approvò, il 14 febbraio 1984, un progetto di Trattato come avvio del processo di costituzionalizzazione dell’Unione europea.

Svolta per l’integrazione
Spinelli operò il suo tentativo costituzionale (cioè quello di dotare la Comunità europea di un testo di natura costituzionale) in un momento di crisi paragonabile, mutatis mutandis, a quello in cui si dibatte attualmente l’Unione Europea.

All’epoca, occorreva risolvere il problema del negoziato sull’ammontare del contributo britannico al bilancio europeo, quello della riforma della politica agricola comune e l’aumento delle risorse proprie dell’Unione (senza parlare dei negoziati per l’adesione della Spagna e del Portogallo).

Spinelli provò a superare la frustrazione che pervadeva il Parlamento europeo, eletto, ma privo di poteri reali, mettendolo sul cammino delle riforme costituzionali. Così riuscì a imprimere una profonda svolta nella storia dell’integrazione europea.

Nel 1987, al termine del negoziato che portò alla conclusione del primo e importante mutamento di quella che era solo la comunità economica europea, con l’approvazione dell’Atto unico, scrissi un libro con il sottotitolo “Cronaca di una riforma mancata”.

Una cronaca che va dalla costituzione del Club del coccodrillo alla firma dell’Atto unico europeo. Una storia che può sommariamente dividersi in due periodi. Il primo comprende la fase parlamentare dell’assemblea di Strasburgo e il secondo quella intergovernativa dal Consiglio di Fontainbleau al Consiglio di Milano: è un periodo contrassegnato da grandi impegni e speranze, da un senso di amara delusione dopo la conclusione del negoziato.

Non si può tuttavia negare che proprio da quel progetto di Trattato partirà il processo di riforma che attraverso le conferenze intergovernative di Maastricht, Amsterdam, Nizza culminerà nella convocazione della Convenzione e nell’approvazione del Trattato Costituzionale, per poi naufragare di fronte ai referendum francese e olandese del 2005.

Ispirazione per le riforme
Tutta la stagione delle riforme dell’Unione s’ispira al Trattato Spinelli e ancora oggi ne sottolinea la persistente attualità.

Una rilettura del testo del Trattato del 14 febbraio 1984 mostra che la maggior parte delle sue disposizioni innovatrici sono state riprese nei Trattati successivi o nel testo del Trattato Costituzionale del 29 ottobre 2004.

Basti pensare che Spinelli fu il primo a sostenere che un Trattato di natura costituzionale non poteva essere elaborato da una Conferenza intergovernativa secondo il tradizionale metodo diplomatico. Questa tesi è stata fatta propria dai governi quando, dopo il Trattato di Nizza, hanno affidato a una Convenzione europea il compito di preparare un nuovo progetto di Trattato.

Inoltre, nel progetto Spinelli c’era in germe la partecipazione dei Parlamenti nazionali e della società civile quale si è verificata in seguito nella Convenzione europea e nei suoi metodi di lavoro.

Appare altresì significativo il superamento delle varie forme di cooperazione/integrazione politica, nonché il riferimento ai diritti fondamentali, alle sanzioni nei riguardi degli Stati membri, alla istituzionalizzazione del Consiglio europeo e al principio di sussidiarietà.

Il progetto Spinelli introduce inoltre il concetto della legge europea, poi ripresa dal Trattato Costituzionale, nonché l’investitura politica della Commissione.

Significativo altresì il metodo indicato per l’entrata in vigore dei Trattati, anche in assenza di una ratifica da parte di tutti gli Stati membri.

Importante anche il processo di revisione mediante l’accordo del Parlamento europeo e del Consiglio, secondo la procedura applicabile alle leggi organiche. Questa disposizione mirava a sottrarre agli Stati la competenza per la revisione del Trattato e a sopprimere l’esigenza dell’unanimità.

E ancora, l’articolo 71 del progetto Spinelli prevedeva la possibilità di creare nuove entrate per l’Unione senza la necessità di modificare il Trattato (una legge organica era sufficiente).

Inoltre, la Commissione poteva essere autorizzata per legge a emettere prestiti. Questa proposta, fortemente innovativa all’epoca, rimane tale anche oggi.

Antidoto ai populismi
Il riferimento al Tratttato Spinelli e soprattutto al metodo da lui propugnato possono rappresentare l’antidoto ai populismi crescenti, che rischiano di prendere in ostaggio il Parlamento europeo e di bloccare il processo di integrazione ormai incentrato solo sulle questioni economiche e di bilancio.

Nel suo appassionato discorso del 4 febbraio a Strasburgo, il presidente Giorgio Napolitano ha esaltato il ruolo del Parlamento europeo per combattere il sentimento di crescente disaffezione dei cittadini verso la costruzione europea, comunque irreversibile.

Napolitano ha elencato le carenze del progetto europeo nella fase attuale, a partire dalla piaga sempre più dolorosa della disoccupazione giovanile, alla quale si sommano gli egoismi nazionali, la miopia mostrata dalla classe politica europea, la politica dell’austerità fine a se stessa e non più sostenibile. Il presidente ha richiamato a una maggiore solidarietà i governi europei.

Napolitano ha detto che il compito di ravvivare l’idea di Europa spetta soprattutto al Parlamento europeo, ma non è andato oltre, per evidente cortesia istituzionale.

Non può sfuggire che il punto di svolta può essere però rappresentato solo dal conferimento al nuovo Parlamento europeo del ruolo di assemblea costituente, al fine di riprendere il cammino che Spinelli aveva indicato verso un Unione politica democratica e solidale in grado di rappresentare le esigenze dei cittadini europei e assicurare all’Unione Europea il suo posto nel mondo come soggetto portatore di diritti fondamentali e di valori della civiltà occidentale.

Paese nuovo con problemi antichi

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La seconda sessione dei negoziati organizzati dall’Inter-Governmental Authority on Development (Igad) sulla crisi sud sudanese si è aperta ad Addis Abeba l’11 febbraio. Benché siano trascorsi solamente due mesi dallo scoppio delle violente ostilità tra governo e opposizione, l’organizzazione regionale che riunisce i Paesi dell’Africa nord-orientale avrà bisogno di molto tempo per tentare di sanare le ferite venutesi a creare.

Al di là degli eventi contingenti, infatti, le radici dell’attuale crisi vanno rintracciate nei nodi irrisolti della nascita del più giovane Stato africano, figlio della più lunga guerra civile combattuta nell’Africa post-coloniale.

Al di là degli eventi contingenti, infatti, le radici dell’attuale crisi vanno rintracciate nei nodi irrisolti della nascita del più giovane Stato africano, figlio della più lunga guerra civile combattuta nell’Africa post-coloniale.

Khartoum addio
“Goodbye Khartoum!”, recitavano innumerevoli striscioni innalzati a Juba, capitale del Sud Sudan, in occasione delle celebrazioni per l’indipendenza tenutesi il 9 luglio 2011.

Acquistata al prezzo di due guerre civili (1962-1972, 1983-2005), l’autodeterminazione sembrava segnare un nuovo inizio per una popolazione martoriata da decenni di emarginazione e sfruttamento da parte dei governi di Khartoum.

Il Sudan people’s liberation movement/Army (Splm/A), che aveva condotto con successo la lotta di liberazione si proponeva come protagonista indiscusso di questo riscatto. Molti si chiedevano tuttavia se il Movimento fosse pronto a governare uno Stato che aveva bisogno di essere costruito da zero.

Il Splm/A aveva ricevuto un duro colpo dalla morte di John Garang, leader carismatico coinvolto in un incidente aereo pochi mesi dopo la firma del Comprehensive peace agreement (Cpa) con Khartoum nel 2005.

Garang era stato capace di plasmare il Splm/A come una formidabile macchina da guerra, ma aveva occupato quasi in solitaria il palcoscenico politico. Con la sua scomparsa, il Sud Sudan si trovava senza una vera guida politica, in mano ad una classe dirigente formatasi sul campo di battaglia. Inoltre, più di vent’anni di guerra avevano fatto tabula rasa di qualsiasi altra organizzazione, ponendo il Splm/A nella condizione di assumere il potere come un partito unico di fatto.

Fratture mai sanate
Alla mancanza di contendenti non corrispondeva un’equivalente coesione interna al Movimento, attraversato da profonde divisioni, risalenti agli anni della guerra con Khartoum.

La spaccatura più grave si era prodotta nel 1991, quando tre comandanti del Splm/A avevano ripudiato la leadership di Garang, dando inizio a un moltiplicarsi di fazioni dissidenti. Uno degli fuoriusciti era Riak Machar, riappacificatosi con il leader del Splm/A nel 2003 per poi divenire, alla firma del Cpa, vicepresidente del Sud Sudan.

Ciò che sta accadendo in queste settimane assomiglia molto a una riproposizione di quegli eventi, anche se in questo caso si tratta della destabilizzazione di un governo sovrano e non di un movimento di guerriglia, differenza non irrilevante viste le possibili ripercussioni regionali della crisi sud sudanese.

Alla testa dell’opposizione si trova ancora una volta Machar che accusa il presidente Salva Kiir – succeduto a Garang alla guida del Splm/A e del Paese – di gestire il potere attraverso metodi dittatoriali.

Molti, all’interno del Splm/A, rimproverano inoltre al presidente una gestione inefficace dei negoziati post-referendum con Khartoum, la cui posta in gioco – dalla definizione dei proventi delle risorse petrolifere condivise alla demarcazione del confine – è decisiva per il futuro del Sud Sudan. Tra i volti di spicco dell’opposizione, ironia della storia, figurano la vedova di Garang, Rebecca Nyandeng, e il suo figlio maggiore Mabior.

Guerra etnica?
È spontaneo chiedersi come possa Machar dissociarsi completamente dalle azioni di un governo di cui è stato vicepresidente per nove anni.

La natura fondamentale del conflitto va identificata nella perenne contesa per la leadership del Movimento e, attualmente, del Paese. Il fatto che tale lotta si sia trasferita immediatamente sul piano militare, anziché contenersi all’interno del perimetro politico, testimonia come il Splm/A non abbia ancora compiuto la transizione da guerriglia armata a partito politico.

La dimensione etnica, enfatizzata sui media internazionali in seguito ai numerosi massacri avvenuti tra Dinka e Nuer – le due popolazioni maggioritarie in Sud Sudan – è subordinata alla lotta ai vertici del Movimento.

Ciascun leader ha nella propria comunità d’origine la constituency primaria da cui trarre sostegno politico e, se necessario, militare. Una volta scatenati dall’alto, tuttavia, i conflitti etnici tendono ad auto-alimentarsi a causa della minaccia di annientamento reciproco che incombe sulle popolazioni coinvolte.

I negoziati di Addis Abeba, la cui agenda deve essere ancora definita dalle parti, avranno come effetto una probabile scissione del Splm/A, che potrebbe paradossalmente rivelarsi uno sviluppo positivo.

Molto più difficile sarà porre le basi per una progressiva demilitarizzazione della società – politica e civile. I mediatori dell’Igad stanno insistendo perché la soluzione delle questioni di “alta politica” – la probabile formazione di un governo transitorio, nuove elezioni, l’intervento dell’esercito ugandese al fianco del Governo – venga collocata nel contesto di un più ampio processo di riconciliazione nazionale.

Questa è l’unica garanzia affinché non venga firmata una pace di carta, ma è anche una strada lunga e piena di incognite. E le scorciatoie, si sa, sono una tentazione a cui è difficile resistere.

Scuola, negli ex Macelli il nuovo polo per l’infanzia

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1536448_1374613746131006_469704771_nFucecchio, l’impegno del candidato sindaco Melani (Pd): la struttura sarà portata lì nel 2017 e finanziata con fondi regionali ed europei “Mai più mamme che rinunciano a lavorare per star dietro ai bambini”

Un nuovo polo per l’infanzia, per venire incontro alle esigenze delle famiglie e alla necessità di conciliare il tempo della scuola con quello del lavoro. E’ la ricetta del candidato sindaco di Fucecchio Silvia Melani (Pd), contenuto nel suo “piano di mandato” della durata di cinque anni, autentico filo conduttore del suo impegno per la prossima amministrazione. La Melani ricorda come sul tema della scuola il Comune abbia conseguito “risultati elevati facendo fronte ai tagli generali degli ultimi anni. Tuttavia ci sono campi scoperti su cui è necessario intervenire partendo da un presupposto: i genitori devono avere la possibilità di lavorare, se vogliamo che le famiglie escano dalla crisi, ma ciò non può penalizzare il rapporto con i figli. Non vogliamo più vedere mamme che lasciano il lavoro o non accettano proposte perché non sanno a chi lasciare i bambini all’ora di pranzo o dalle 16,30”.

Da qui la proposta del candidato sindaco: “Per la prima volta a Fucecchio l’amministrazione si occuperò di prendere all’uscita di scuola i bambini le cui famiglie sono al lavoro, e li porterà in una struttura dove personale qualificato provvederà a farli pranzare, giocare, fare i compiti. I genitori verranno a prenderli quando avranno finito di lavorare. Questo servizio avrà ovviamente un costo, ma siamo certi che sarà una di quelle spese che le famiglie affronteranno volentieri”.

Nello spirito degli impegni di Silvia Melani, anche questa proposta non è solo una dichiarazione d’intenti o una promessa elettorale: “Come sempre, diciamo come, dove e quando. Il nuovo polo per l’infanzia sarà localizzato negli ex Macelli a partire dal 2017 con il primo lotto e sarà completato l’anno successivo con il secondo lotto. L’investimento complessivo sarà di un milione di euro, finanziato dai bandi per l’edilizia scolastica che sia l’Unione Europea che la Regione Toscana erogano semestralmente. Si tratta di un immobile in pieno degrado, abbandonato, che il Comune ha messo in vendita per costruirci appartamenti. Crediamo che di abitazioni invendute ce ne siano abbastanza, in città: lo toglieremo dal piano di alienazioni – spiega la Melani – e lo recupereremo, mettendolo in sicurezza, con impianti a risparmio energetico e spazi verdi, mense con prodotti a km zero e un parcheggio interrato. Troverà posto lì anche il servizio del Ciaf, attualmente al Corsini in uno spazio meno accessibile e che adesso serve alla biblioteca.

Ufficio Stampa