25 Settembre 2024, mercoledì
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Nel 2013 sono nate 18.882 srl semplificate

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Più di 18.880 società semplificate fondate nel 2013. Di queste, 2.600 hanno messo come capitale sociale un euro avendo, quindi, diritto all’esenzione dal pagamento delle spese notarili, dei diritti di segreteria e dell’imposta di bollo. A guidare le nuove iscrizioni, il comune di Roma, dove le srl semplificate aperte nel 2013 hanno raggiunto quota 2.453. Questo il risultato delle elaborazioni condotte dall’Ufficio studi della Camere di commercio di Monza e Brianza su dati Registro Imprese.
Un euro e l’impresa è cosa fatta. E sono sempre di più i giovani sotto i 35 anni che decidono di intraprendere questa strada resa possibile dalla legge 27/2012. Solo nell’ultimo anno, in Italia, si sono iscritte in Camera di commercio 18.882 nuove società semplificate, che hanno colto l’opportunità di mettere come capitale sociale da 1 a 10.000 euro; di questi, più della metà sono giovani under 35.
Da un punto di vista territoriale, la classifica è guidata dal comune della capitale che, nel 2013, ha fatto registrare 2.453 aperture di nuove srl semplificate, seguito da Napoli con 1.209, Milano con 926, Salerno con 574 e Bari 514. Per quel che riguarda, invece, Monza e Brianza le nuove società semplificate iscritte nel 2013 sono 177, di cui il 48% aperte da giovani. Fanalino di coda Potenza, con 167 nuove srl, Vicenza con 165 e Ancona. In particolare, il capoluogo marchigiano nell’ultimo anno ha visto l’apertura di 163 unità. «In questo momento le imprese, specialmente quelle che si affacciano per la prima volta sul mercato, hanno bisogno di poter contare su condizioni favorevoli all’iniziativa imprenditoriale», ha spiegato Carlo Edoardo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza, «il dato significativo relativo alle nuove società semplificate testimonia che, nonostante le difficoltà, c’è voglia di fare impresa»

Delibera srl valida solo in sede

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Sono a rischio di annullabilità le delibere assembleari di srl semplificate nel caso in cui l’assemblea sia tenuta in luogo diverso rispetto alla sede sociale. È quanto deriva da una interpretazione letterale dell’art. 2.463 bis, codice civile, terzo comma, ai sensi del quale «Le clausole del modello standard sono inderogabili» e dell’art. 2479-bis, c.c., terzo comma, che afferma, «Salvo diversa disposizione dell’atto costitutivo, l’assemblea si riunisce presso la sede sociale». Tale disposizione è valida sia per le assemblee ordinarie che per quelle qualificate, a meno che l’assise non risulti totalitaria.
La rigidità dello statuto standard. In relazione alle nuove disposizioni, introdotte dal dl 76/2013 lo statuto standard delle srl semplificate non può essere in alcun modo modificato dalle parti, salvo, (come si legge nel parere Mise n. 6404 del 15 gennaio 2014) quelle necessarie a renderlo coerente con la legge notarile. Da quanto sopra deriva la non integrabilità del modello standard neppure al fine di stabilire la possibilità per gli amministratori di indire assemblee in località diversa rispetto a quella tipica della sede sociale (che nel nuovo diritto societario può essere indicata solo nel registro delle imprese limitandosi nell’atto costitutivo ad individuare il comune in cui ha sede la società).

Lombardia, boom di danni erariali

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La legge anticorruzione stenta ad essere applicata negli enti locali. Basti pensare che al 30 novembre 2013 (ossia a un anno dall’entrata in vigore della legge n.190/2012) solo il 34% dei comuni italiani ha nominato il responsabile anticorruzione. La Lombardia ha fatto meglio della media nazionale (626 comuni su 1544, ossia il 41% del totale, si sono dotati di questa figura) ma la strada da percorrere è ancora molto lunga, perché «la velenosa pianta corruttiva è tuttora ben lungi dall’essere non solo estirpata ma anche più semplicemente ridotta in modo apprezzabile». A parlare è Antonio Caruso, capo della procura della Corte conti Lombardia che nel 2013 ha vissuto un anno particolarmente intenso. Un dato su tutti: la procura contabile lombarda ha accertato danni erariali per circa 180 milioni di euro. Nel 2012 la cifra chiesta indietro dallo stato era stata di 11 milioni. Un risultato che, anche al netto dei 119 milioni di presunto danno erariale contestati alla provincia di Milano per l’acquisto a prezzi ritenuti «incongrui e eccessivi rispetto al mercato» del 15% del capitale della società Milano Serravalle, rappresenta un dato su cui riflettere. Perché è il frutto del boom degli atti di citazione, ma anche delle denunce dei privati cittadini che vedono nella Corte conti una sorta di giustiziere delle malefatte della p.a.

Andora, treno pericolante: lunedì si prova l’impresa. Arriva la chiatta con gru

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Aspetterà che scenda il sole e cali la bonaccia poi prenderà il mare la grande chiatta sulla quale sono state caricate tre enormi gru. Destinazione Andora, in faccia a quel che resta dell’Intercity 660 ancora in bilico sulla scogliera da quando, era il 17 gennaio, una grande massa di terra è scivolata giù colpendolo in pieno e facendolo deragliare.
Il viaggio tra Genova e Capo Mimosa non sarà breve perché questo gigante con i fianchi larghi non è certamente un esempio di aerodinamicità ma è proprio quel che serve per rimettere sui binari quel locomotore e l’ultima carrozza rimasta che da soli hanno bloccato per quasi un mese l’accesso alla Francia dalla Liguria. Ce n’è voluto di tempo, ma adesso ci siamo: e una volta ad Andora la grande chiatta sarà ancorata al fondo e le gru potranno cominciare a lavorare.

La tabella di marcia, che comunque è vincolata alle condizioni del tempo e del mare, è stata stabilita: lunedì l’arrivo e le operazioni di ancoraggio, martedì mattina le operazioni di aggancio e riallocazione del treno sui binari. Bisogna fare in fretta perché se le condizioni del mare cambiassero e si alzasse l’onda, le gru non sarebbero più operative. Infatti, dicono gli esperti, “basta un’onda di 80 cm a spostare la chiatta” che invece, per motivi di sicurezza, dovrà essere assolutamente immobile.
Sarà un’operazione delicatissima: tre gru opereranno dal mare, un’altra struttura da terra. Lavoreranno una trentina di operatori perché motrice e vagone devono essere alzate e ricollocate sui binari. Ci vorrà una precisione al centimetro. Tutto dovrà essere fatto nella massima sicurezza. Per questo, già all’arrivo della chiatta la Capitaneria di porto ha interdetto con ordinanza specifica alla navigazione e a ogni altra attività in mare lo specchio d’acqua davanti alla costa con un fronte di 30 metri e una ampiezza di 500 metri.
Chiuso anche al traffico di droni e qualsiasi altro velivolo per un’altezza di 30 metri dal suolo. Il recupero dell’Intercity, in scala assolutamente minore, è stato calcolato con la stessa precisione del recupero della Concordia naufragata davanti all’Isola del Giglio il 13 gennaio 2012. E anche in questo caso, è il primo recupero del genere in Italia.

Roma, Ivan Scapigliati e Postapiù: 10 milioni spariti nel nulla

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Dieci milioni di euro versati dai residenti per pagare le bollette spariti nel nulla. “Mi spiace per le persone che sono state truffate, chiedo scusa, ma Postapiù ha danneggiato anche me e la mia famiglia”. Ivan Scapigliati, 25 anni, abita a Roma, al Tufello. È lui che gestiva assieme alla madre, Cinzia, l’ufficio di servizi postali in franchising di via Monte Rocchetta, da cui appunto sarebbero spariti nel nulla almeno dieci milioni di euro versati dai residenti per pagare utenze domestiche e altri bollettini.
Riccardo Tagliapietra per il Messaggero spiega:

Dietro il raggiro c’è Postapiù l’azienda palermitana, con 72 affiliate in tutta Italia, al centro di un’inchiesta per truffa e violazione della normativa del testo unico delle leggi bancarie. Un sogno quello di Scapigliati che si è infranto dopo un anno, davanti ai sigilli della Finanza arrivata il 19 marzo 2013 nel locale di proprietà del Comune, affittato alla famiglia del ragazzo. Ivan come comincia la sua storia? “Avevamo una copisteria da 25 anni, ma gli affari andavano male. Avevo vagliato varie possibilità di franchising per servizi postali, prima lavoravo per la Sailpost. Postapiù mi era sembrata la più conveniente”.

Come ha cominciato? «Ho fatto dei prestiti, 22mila euro e dopo qualche mese altri 25mila. I primi sono serviti ad aprire il 23 gennaio del 2012 l’ufficio di via Monte Rocchetta, comprese le licenze e il pagamento a Postapiù. Il resto dei soldi serviva per la seconda agenzia in via Monte Cervialto, mai partita, perché appena finiti i lavori sono arrivati tre finanzieri che mi hanno detto che era tutto abusivo». Cosa si poteva fare presso la sua agenzia? «Ricariche telefoniche, pagamento dei bollettini, ricariche Sky, Mediaset e altri prodotti postali». Ma quando si è accorto che qualcosa non andava? «Dopo qualche mese erano arrivati dei clienti, dicevano che i bollettini non risultavano pagati. Io chiamavo a Palermo e l’azienda mi raccontava che era tutto a posto, mi dava anche i codici Cro per rintracciare il pagamento. Qualcuno dei clienti, infatti, non è più tornato. Avevo pagato anche le mie bollette, sembrava tutto regolare». Quanto denaro girava in agenzia? «Una media di 20mila euro al giorno, mai sotto i 13mila».

Il suo guadagno qual era? «Prendevo una percentuale sui bollettini: 70 centesimi per ogni cedolino pagato. Circa 120 euro al giorno esentasse». E i soldi che fine facevano? «Versavo giornalmente l’incasso con una carta di credito Postapiù alla cassa continua dell’Intesa San Paolo e tenevo la mia percentuale con cui pagavo i mutui e vivevo». Le carte prepagate, invece, come funzionavano? «Io fornivo le carte vuote, poi il cliente si arrangiava con la filiale madre di Palermo. Non gestivo quei soldi».

Qualificazioni Euro 2016, Italia con: Croazia, Azerbaigian, Malta, Norvegia e Bulgaria

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L’Italia giocherà contro Croazia, Azerbaigian, Malta, Norvegia e Bulgaria. Gli azzurri sono stati inseriti nel Gruppo H.

Di seguito tutti i raggruppamenti eliminatori.

GRUPPO A
Olanda
Repubblica Ceca
Kazakistan
Islanda
Lettonia
Turchia

GRUPPO B
Bosnia-Erzegovina
Belgio
Andorra
Cipro
Galles
Israele

GRUPPO C
Spagna
Ucraina
Lussemburgo
Macedonia
Bielorussia
Slovacchia

GRUPPO D
Germania
Irlanda
Gibilterra
Georgia
Scozia
Polonia

GRUPPO E
Inghilterra
Svizzera
San Marino
Lituania
Estonia
Slovenia

GRUPPO F
Grecia
Ungheria
Isole Faroe
Irlanda del Nord
Finlandia
Romania

GRUPPO G
Russia
Svezia
Liechtenstein
Moldavia
Montenegro
Austria

GRUPPO H
Italia
Croazia
Malta
Azerbaigian
Bulgaria
Norvegia

GRUPPO I
Portogallo
Danimarca
Albania
Armenia
Serbia

All’Europeo francese  andranno le nove vincitrici dei gironi, le nove seconde classificate di ciascun gruppo e la migliore terza; le altre otto squadre terze classificate disputeranno i playoff  per aggiudicarsi i restanti quattro posti liberi nella competizione contentale. Le Nazionali sono state divise in base al coefficiente Uefa e gli azzurri sono stati inserita in prima fascia.

Spoleto, “cimitero illegittimo, restituite area al proprietario”. Ma ci sono i loculi

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E’ possibile che un cimitero risulti illegittimo? Vedendo quello che sta accadendo a Spoleto sembrerebbe proprio di sì. Già, perché il camposanto, o meglio la parte ampliata quindici anni fa, è stato costruito in barba al legittimo proprietario che se lo è visto sfilare dal Comune senza un esproprio fatto come il regolamento richiede. A rendere ancora più inconsueta la storia ci si è messo il Consiglio di Stato, che ha depositato la sentenza, condannando il Municipio a “restituire al legittimo proprietario l’area cimiteriale”. Dove, dal novembre del 1999 ad oggi, sono stati realizzati centinaia di loculi e qualche decina di edicole e cappelle.

Il dispositivo della IV Sezione (composta da Riccardo Virgilio presidente, Giulio Veltri consigliere estensore e dai consiglieri Nicola Russo, Raffaele Potenza e Andrea Migliozzi) ha di fatto ribaltato quella emessa nel 2010 dal Tar dell’Umbria che aveva riconosciuto le ragioni del comune escludendo “la restituzione dell’immobile senza limiti di tempo” ma “indicando al contempo all’amministrazione i criteri al fine della liquidazione del danno”.
Criteri che il proprietario terriero, difeso dall’avvocato Giuseppe La Spina con la consulenza tecnica dello studio tecnico del geometra Francesco Restani, ha impugnato davanti al massimo organo della giustizia amministrativa. A favore del ricorrente ha giocato anche la recente introduzione dell’articolo 42 bis del Testo Unico Espropri. Leggiamo la sentenza che applica la norma in quanto “in assenza di un provvedimento di esproprio…la proprietà del suolo rimane in capo all’appellante, sicché nessun danno può profilarsi in relazione alla sua perdita. Piuttosto, il proprietario ha diritto alla restituzione materiale del suolo, ossia ad essere reintegrato anche nel possesso”. Per questo il CdS ha condannato l’amministrazione “salvo il potere della stessa, in costanza dei presupposti di cui all’art. 42 bis, di emanare un provvedimento di acquisizione postuma con contestuale liquidazione dell’indennizzo, nei termini e modi previsti dalla norma citata”. Una sorta di ‘via di fuga’ che consentirà al Comune di sanare la disdicevole situazione in cui ci si è venuti a trovare. Ovviamente risarcendo il legittimo proprietario, il quale, fino a quando non si troverà l’accordo, dovrà rientrare in possesso del proprio bene.
La zona espropriata si sviluppa su una superfice di 8.954 metri quadrati. Un’area grande più di un campo di calcio, più o meno 100 appartamenti di medie dimensioni dove sono nel frattempo sorti diversi siti cimiteriali. Impossibile al momento quantificarne il valore, al quale si dovrà aggiungere gli interessi legali e probabilmente la mancata redditività di quello che un tempo era un terreno agricolo. Resta da capire quali azioni potrà ora intraprendere il proprietario nei confronti dell’amministrazione.
Una storia che dura da 23 anni:
La lite fra lo spoletino e l’amministrazione si chiude quindi dopo 23 anni, un tempo ben maggiore di quello del famoso libro di Alexandre Dumas e dei suo moschettieri. Un ventennio fatto di cause civili davanti al Tribunale di Spoleto (cominciate nel 1991), poi amministrative. E che aveva visto sorgere anche un comitato cittadino che non voleva l’ampliamento perchè troppo a ridosso delle abitazioni. Nel mirino, politicamente parlando, finiscono così ben due amministrazioni, quella del sindaco Alessandro Laureti (in carico fino alla primavera 1999) i cui funzionari espropriarono in malo modo l’area, e la prima amministrazione di Massimo Brunini che, nel novembre 1999, avviò i lavori di ampliamento. I danni saranno invece, ancora una volta, per le tasche dei contribuenti.

Papa Francesco ai nuovi cardinali: “Evitare intrighi e cordate”

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”Evitiamo tutti e aiutiamoci a vicenda ad evitare abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze“, ha detto il Papa ai nuovi cardinali. “Il nostro linguaggio sia quello del Vangelo: ‘sì, sì; no, no’; i nostri atteggiamenti quelli delle Beatitudini, e la nostra via quella della santità”.
“Amiamo coloro che ci sono ostili – ha esortato papa Francesco – benediciamo chi sparla di noi; salutiamo con un sorriso chi forse non lo merita; non aspiriamo a farci valere, ma opponiamo la mitezza alla prepotenza; dimentichiamo le umiliazioni subite”. “Lasciamoci sempre guidare dallo Spirito di Cristo – ha aggiunto -, che ha sacrificato sé stesso sulla croce, perché possiamo essere canali in cui scorre la sua carità. Questo è l’atteggiamento, questa dev’essere la condotta di un Cardinale”.

 

Debiti pubblica amministrazione, pronti 20 miliardi per il 2014

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Sono pronti 20 miliardi per ripagare nel 2014 i debiti dello Stato verso le imprese. I dati sono forniti dal  ministero del Tesoro. Venti miliardi che vanno ad aggiungersi ai 22,4 ripagati ai creditori nel 2013.

La cifra emerge dal monitoraggio condotto dal ministero dell’Economia che, in una nota, ha spiegato che alcuni enti stanno smaltendo i numerosi pagamenti arretrati grazie alle risorse della seconda tranche del 2013 (DL 102/2013); alcune Regioni non hanno ancora acquisito integralmente le risorse messe a loro disposizione fin dalla prima tranche (DL 35/2013) per 2,2 miliardi.

I dati principali che emergono dall’aggiornamento del monitoraggio mostrano che le risorse messe a disposizione degli enti debitori ammontano a circa 24,5 miliardi sui 27 stanziati (90%); il divario tra risorse rese disponibili e risorse stanziate è dovuto agli adempimenti non ancora completati dagli enti debitori per ottenere quanto richiesto in origine.

Capitale umano: ogni italiano genera reddito per 342mila euro

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Il capitale umano di ciascun italiano equivarrebbe a circa 342mila euro”. Lo stima l’Istat, che diffonde per la prima volta ”informazioni sperimentali circa il valore monetario attribuibile allo stock del capitale umano”, cioè la capacità di generare reddito. La cifra, riferita al 2008, riguarda le attività di mercato. Il valore dello stock totale di capitale umano è di circa 13.475 miliardi di euro, spiega l’Istat. Trasformando tale valore in termini pro-capite si arriva, appunto, a poco più di 340 mila euro.

“Forti appaiono le differenze di genere nella dotazione di capitale umano: il 66 per cento dello stock complessivo si concentra nella componente maschile, per la quale il capitale umano pro capite è pari a 453 mila euro contro i 231 mila euro delle donne”.

”La stima monetaria calcolata a livello nazionale per lo stock di capitale umano dà una misura sperimentale dell’entità di questa dotazione di capitale rispetto alla ricchezza prodotta nel Paese”, rileva l’Istituto di statistica. Ecco che nel 2008 lo stock di capitale umano risulta pari a oltre otto volte e mezzo il valore del Pil dello stesso anno. Il metodo di calcolo usato dall’Istituto di statistica considera il valore attuale del reddito da lavoro lungo il ciclo di vita previsto tenendo conto di possibili cambiamenti della retribuzione (dovuti anche all’esperienza), di ulteriore istruzione che si può acquisire, di modelli differenziali di partecipazione alla forza lavoro e della mortalità. Quindi si tiene conto della formazione, delle condizioni del mercato del lavoro e delle tendenze demografiche. Fin qui le stime relative alle sole attività market, ovvero quelle che vengono vendute sul mercato.

Ma l’Istat ha anche esteso la stima dello stock di capitale umano alle attività fuori mercato, quantificandone il valore, sempre con riferimento al 2008 e alle persone tra i 15 e i 64 anni, in circa 16 mila miliardi di euro, pari a 10,2 volte il Pil, di cui oltre 6.100 relativi alla produzione familiare, traducibile con ‘lavoro casalingo’ (cure familiari, abitazione, eccetera), e 9.900 con riferimento all’uso del tempo libero (vita sociale, hobby, attività sportive). Il capitale umano che un italiano tipo impiega in queste attività equivarrebbe a circa 407 mila euro. L’Istat nel presentare il lavoro spiega come sia il risultato delle attività di ricerca sul tema della misurazione del capitale umano ”conseguenti alla partecipazione dell’Istituto alla creazione di un Consorzio internazionale in ambito Ocse”.