25 Settembre 2024, mercoledì
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MoneyGram: alleanza con Vodafone per le rimesse di M-Pesa

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Le rimesse di M-Pesa, dal valore di decine di miliardi di dollari l’anno, confluiscono nei servizi offerti da MoneyGram International. Il servizio, disponibile dalla seconda metà del 2014, è frutto della nuova partnership stretta tra la compagnia internazionale di money transfer e Vodafone, che ha creato M-Pesa nel 2007 per raggiungere i Paesi non ancora bancarizzati con una offerta di trasferimento denaro via cellulare.

15 MILIONI DI CORRENTISTI – Attualmente i conti correnti di M-Pesa sono stati sottoscritti da 15 milioni di clienti, con una rete di 165mila agenti autorizzati in tutto il mondo, con rimesse che interessano principalmente la Repubblica Democratica del Congo, l’Egitto, le Fiji, l’India, Lesotho, il Mozambico, il Sud Africa e la Tanzania.

RIMESSE ONLINE O VIA APP – Grazie alla partnership che coinvolge ben 200 Paesi, gli utenti di MoneyGram possono trasferire denaro ai clienti che utilizzano i servizi di pagamento M-Pesa tramite il sito moneygram.com e attraverso l’applicazione mobile della società di money transfer disponibile per iPhone, Android e Windows 8.

Banca Mediolanum: nuovo look per l’online banking

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Una user experience più vicina ai modelli di interazione imposti dai giganti di internet. Il nuovo internet banking di Banca Mediolanum offre agli utenti una serie di novità, tra cui la possibilità di abbandonare la tradizionale struttura di navigazione cui siamo abituati per un’interfaccia che ricalca i modelli vincenti sul web. Sottolineando l’impatto che la consumerizzazione dell’IT e le nuove abitudini di consumo dei clienti stanno avendo su tutti i settori, banche comprese.

I MOVIMENTI DEL CONTO, COME FACEBOOK – La visualizzazione dei movimenti del conto, ad esempio, può tradursi in una vera e propria timeline delle azioni effettuate dal cliente, che scorrendo la schermata ripercorre, a ritroso, addebiti e accrediti. Esattamente come fa su Facebook con gli eventi della propria vita. La ricerca delle operazioni da effettuare, invece, anziché passare da menù articolati in categorie e sottovoci, potrà avvenire inserendo una parola chiave nel campo “cerca”. Google, su quel campo vuoto in cui digitare ciò che stiamo cercando, ci ha fatto un business globale: una lezione messa in pratica da Mediolanum creando un motore che suggerisce, man mano che l’utente digita una parola chiave, i risultati più probabili. Basterà allora digitare la lettera B per vedersi suggerite le opzioni “bonifico” o “bancomat”, ma anche eventuali beneficiari ricorrenti di bonifici il cui nome o cognome incomincia per B: un click e si andrà alla schermata corrispondente.

TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLA RELAZIONE – Una navigazione semplificata che si traduce anche nella possibilità di “trascinare” alcuni elementi per selezionarli (il modello vincente, qui, è quello dello smarphone con touchscreen) e con una piattaforma di banking che memorizza le preferenze del cliente: tutti i beneficiari di bonifico, ad esempio, vengono memorizzati automaticamente, senza che sia necessario salvarli in una rubrica apposita. «La tecnologia deve sempre essere al servizio della relazione, e non disintermediare il rapporto dei family banker con la clientela – commenta Oscar di Montigny, Direttore Marketing di Banca Mediolanum. Un rapporto che verrà integrato nella piattaforma di online banking, con la possibilità di videochattare con il family banker e con il banking center, condividendo un’agenda e una serie di informazioni: l’utente riceverà delle notifiche per le richieste di appuntamento o per le proposte del banker». Nei prossimi tre anni, gli investimenti IT di Banca Mediolanum ammonteranno a 400 milioni di euro.

COME TI TAGGO IL BONIFICO – Sempre nell’ottica di personalizzare al massimo l’esperienza utente sulla piattaforma, ai movimenti potranno essere associati dei “tag”, analogamente a quanto accade con i contenuti su internet, per facilitare la gestione del proprio budget e la rendicontazione delle spese. I dati che compongono la “visione di sintesi” della propria posizione nella home page dell’area riservata, inoltre, potranno essere parzialmente personalizzati: accanto ad alcune informazioni chiave, il singolo cliente potrà scegliere di vedere, ad esempio, lo stato del proprio patrimonio. Puramente estetica, ma comunque da segnalare, la possibilità di scegliere una immagine di sfondo per la piattaforma: magari una spiaggia da sogno o una foto di famiglia, come per ricordarsi l’obiettivo per cui si risparmia.

Visco: all’economia italiana servono riforme e responsabilità

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«Come dice Olli Rehn, il ministro Padoan, che viene dall’Ocse e ha appena firmato il rapporto “Going for growth”, sa bene quel che si deve fare. Prima di tutto, bisogna attuare le riforme iniziate, all’interno di un progetto organico. Ed è essenziale creare un clima favorevole alle imprese. Come ho detto altre volte, servono riforme e responsabilità». È il governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, a sottolineare, in una conversazione a margine del meeting di Sidney, che il tema della crescita e del necessario rilancio degli investimenti sono al centro delle discussioni al g20 ma sono anche il cuore della cura necessaria per l’economia italiana. «C’è una ripresa fragile, anche se è pur sempre una ripresa» osserva.

«Nell’area dell’euro si prevede che sarà quest’anno e il prossimo intorno all’1 e all’1,5 per cento, in Italia quest’anno cresciamo intorno allo 0,7 per cento, il governo dice l’uno per cento. E’ comunque poco e non è sufficiente a far crescere l’occupazione nell’immediato». Anche perchè, ricorda il numero uno di via Nazionale, l’occupazione associata a nuove attività produttive richiede tempo, perchè è necessario che il processo di ristrutturazione delle imprese si completi. Per assicurare uno sviluppo stabile, ricorda Visco, nelle discussioni di questi giorni al G20 si è convenuto che servono tre cose: «Occorre riuscire ad aumentare la crescita potenziale, realizzando le riforme strutturali; stimolare la domanda, in modo da ridurre la distanza fra prodotto effettivo e potenziale.Infine, si deve assicurare la sostenibilità della crescita. Tutte cose che vanno realizzate insieme. Di certo però-sottolinea – concordo con l’osservazione del ministro del Tesoro britannico che non si stimola la crescita distruggendo la finanza pubblica». Il governatore evita di entrare nel merito delle scelte che attendono il nuovo governo italiano. «Banca d’Italia si attiene alle sue specifiche responsabilità». Queste, sostiene, riguardano in primo luogo la sua partecipazione alla definizione della politica monetaria più adeguata. «Come dice Draghi, non siamo in deflazione. Però non dobbiamo correre il rischio che si disancorino le aspettative di inflazione da un obiettivo vicino al due per cento nel medio periodo».

Tra le responsabilità specifiche di pertinenza della banca centrale c’è poi la vigilanza, che assicura la stabilità del sistema bancario.«Qui al vertice» racconta il governatore «molti volevano sapere qual è lo stato dell’arte per il sistema bancario europeo. Ho spiegato che. per quanto ci riguarda, abbiamo già cominciato interventi che consentono di avere bilanci di buona qualità ben prima che si profilasse la prospettiva dell’asset quality review e degli stress–test. Lo abbiamo fatto non in vista degli esami europei ma perchè era necessario per contrastare gli effetti di una doppia recessione, molto forte: in questi anni abbiamo avuto una caduta di prodotto pari al 10 per cento». «E proprio perchè abbiamo agito– aggiunge- possiamo dire che il sistema bancario ha retto».

Dunque, prosegue il Governatore «è sbagliato criticare singoli aspetti dell’impianto regolamentare che neanche si conoscono a fondo, specie se queste critiche vengono rappresentate da banchieri in forma anonima. L’importante è vedere in che modo le regole vengono applicate. Un conto, insomma, sono le regole e un altro è la vigilanza:in passato, l’errore inglese è stato il soft touch nell’azione di vigilanza. Noi, invece, garantiamo che non si generino rischi sistemici». Ma alcune banche italiane, obiettiamo, sostengono che Bankitalia è troppo severa e che non difende con forza sufficiente il sistema italiano nel contesto internazionale..«Non è così» è la risposta. «Le aziende di credito italiane dovrebbero essere grate a Bankitalia. Quanto agli aumenti di capitale, vanno realizzati: le banche che lo hanno fatto stanno meglio e adesso torna loro utile ai fini dell’esame europeo, che è un esame condotto con una metodologia comune, che riguarda 130 banche».

Visco sottolinea inoltre che in questo momento l’attenzione dei mercati è straordinaria, perchè effettivamente le sofferenze sono cresciute, comunque le si misurino.«Quindi, Bankitalia chiede più riserve per garantire che le banche siano solide». Per finire, chiediamo al governatore di precisare il suo pensiero sul tema della bad bank. «E’ essenziale- risponde– separare la componente crediti deteriorati dal resto delle attività. L’importante è che il mercato sappia con chiarezza cosa la banca sta facendo». Quanto ai “progetti più ambiziosi” di bad bank a cui ha fatto riferimento nel suo recente intervento al Forex, il responsabile di Palazzo Koch spiega:«Può non trattarsi di una singola banca ma di un gruppo di banche, possono non essere le banche da sole ma con un’eventuale assistenza pubblica, come una garanzia o altro».

 

Delrio apre ad aumento tassa sui BoT «ma no alla patrimoniale». Civati: resto nel Pd

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«Non faremo» una patrimoniale, ha detto il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Graziano Delrio a In mezz’ora. «L’Imu fu una patrimoniale a tutti gli effetti, il governo Monti la introdusse perche il Paese aveva bisogno di sistemare i conti». Il governo, ha detto, valuterà un aumento delle tasse sulle rendite finanziarie che, al momento, «non sono in linea con la tassazione europea”»al 25%. Tassare le rendite per destinare risorse «alla fasce più deboli». Se una signora anziana, ha detto Delrio, «ha messo da parte 100 mila euro in Bot non credo che se le togli 25 o 30 euro ne avrà problemi di salute.
Vediamo». In serata arriva la precisazione di Palazzo Chigi: non ci sarà nessuna nuova tassa, ma una rimodulazione delle rendite finanziarie e delle tasse sul lavoro. Il risultato della manovra, che Renzi illustrerà lunedì in Parlamento, dice Palazzo Chigi, sarà una riduzione complessiva della pressione fiscale.

Salvini: tassare i Bot? Idea folle «Il governo Renzi-Merkel pensa di tassare i Bot. A me pare un’idea folle, demenziale, suicida», ha scritto in un tweet il segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini, commentando le parole del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio su un eventuale incremento della tassazione delle rendite finanziarie.

Schifani: no a un ulteriore aumento della pressione fiscale «Sono convinto che, nel campo della politica economica, non si possa più procedere con il fallimentare sistema di un aumento ulteriore della pressione fiscale. Neanche per soddisfare esigenze improrogabili, come la riduzione del costo del lavoro», ha detto il Presidente del Nuovo Centrodestra Renato Schifani.

Renzi su Twitter: ho sempre ridotto le tasse. Niente promesse, ci proveremo In mattinata Renzi twitta. «Nella mia esperienza di amministratore, le tasse le ho sempre ridotte: prov. Ipt, Comune Irpef», ha scritto il premier Matteo Renzi su twitter. «Niente promesse ma ci proveremo». «Mi fermo qui. Altrimenti passo la domenica su Twitter anziché sui dossier. Ma in settimana, dopo la fiducia, riprendiamo il #matteorisponde», ha detto il premier Matteo Renzi.

Renzi valuterà personalmente i conflitti di interesse dei ministi Guidi e Poletti «Tutti gli atti che potranno avere un potenziale conflitto d’interesse del ministro Guidi (Sviluppo economico, ndr) o del ministro Poletti (Lavoro, ndr) verranno esaminati dal presidente del Consiglio personalmente», ha assicurato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Delrio a in Mezz’ora su Raitre. «Sui ministri tecnici ci siamo dati una regola – ha detto Delrio – non abbiamo chiesto a nessuno per chi votavano.

È giusto che si sappia. Parlando esplicitamente del ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi e di quello del Lavoro Giuliano Poletti, Delrio ha spiegato che si è «voluto portare dentro il governo sempre più una sensibilità dei corpi intermedi perché crediamo che sia importante: c’è un grido di dolore che viene dal Paese che riguarda le imprese, i disoccupati, i centri per l’impiego che non funzionano e va rappresentato anche da persone che lo conoscono e lo toccano».

Ucraina, telefonata Merkel-Timoshenko, ma lei: “Non voglio fare il premier”

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L’ex premier ucraina Yulia Timoshenko incontrerà “molto presto” la cancelliera tedesca Angela Merkel, con cui ha già avuto una conversazione telefonica.
Lo fa sapere in una nota il partito ‘Patria’ di Timoshenko. L’ex ‘pasionaria’ della Rivoluzione arancione dal controverso passato di principessa del gas è stata scarcerata sabato, nello stesso giorno in cui il suo acerrimo nemico politico Viktor Ianukovich è stato destituito dall’incarico di presidente.

Merkel avrebbe proposto alla Timoshenko di impegnarsi in prima persona per il suo Paese, tuttavia la ex premier ha smentito di volersi candidare a primo ministro.
Intanto il parlamento ucraino completerà entro martedì la formazione di un nuovo governo d’unità nazionale. Lo fa sapere il nuovo presidente dell’organo legislativo, Oleksandr Turcinov, appena nominato nuovo presidente ad interim dell’Ucraina. Turcinov è il braccio destro dell’ex premier Yulia Tymoshenko.
“Chiedo ai deputati di formare immediatamente una nuova maggioranza e un governo di unità nazionale. Questo dovrà essere fatto entro martedì”, ha detto il premier ad interim.
Per Yanukovich, di cui si sono perse le tracce, è tempo di fare i conti con la sconfitta. Il partito delle Regioni ha deciso di scaricarlo. Accusa lui e i suoi più stretti collaboratori come “responsabili” delle violenze di Kiev in cui, tra agenti e insorti, sono morte almeno 82 persone.
Il Parlamento ha deciso che la sfarzosa villa di Yanukovich ritorna allo Stato. Si trova a Mezhighiria, a circa 20 chilometri da Kiev. Ieri le autorità di confine ucraine non hanno permesso Yanukovich di lasciare il paese. La sua scorta armata ha cercato di corrompere le guardie e affinchè un charter con a bordo Yanukovich potesse decollare. A quel punto l’ex presidente si è infilato in un’auto, partita poi alla volta di una destinazione ignota.

Nuova tassazione atti immobiliari, in una circolare tutte le regole operative

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Pronti i chiarimenti sulle novità fiscali relative al settore immobiliare. Con la circolare n. 2/E di oggi, l’Agenzia delle Entrate, infatti, detta istruzioni a seguito della riforma dell’imposizione indiretta relativa agli atti, a titolo oneroso, traslativi o costitutivi di diritti reali immobiliari. Le novità sono state introdotte dal Dlgs 23/2011, come modificato dal Dl 104/2013 e dalla Legge di stabilità 2014 (Legge 147/2013), e si applicano dal 1° gennaio di quest’anno per gli atti pubblici formati o autenticati a partire dalla stessa data.

Registro a tre vie – A partire dal 1° gennaio 2014, per i trasferimenti di immobili fuori campo Iva entrano in scena tre sole aliquote dell’imposta di registro: 2% per la prima casa, 9% per tutti gli altri beni immobili, 12%, a determinate condizioni, per i terreni agricoli e relative pertinenze. L’imposta di registro dovuta non può essere in ogni caso inferiore a 1.000 euro. Inoltre, passa da 168 a 200 euro l’importo di ciascuna delle imposte di registro, ipotecarie e catastali previste in misura fissa per gli atti soggetti a Iva.

Tetto al 2% per la prima casa – Imposta di registro leggera per i trasferimenti di case di abitazione, in cui il cedente è un privato. Ciò a patto che non si tratti di abitazioni di tipo signorile (cat. A/1), abitazioni in ville (A/8), castelli e palazzi di eminente pregio artistico e storico (A/9). Per beneficiare del trattamento di favore, al momento della stipula dell’atto di trasferimento è sufficiente indicare la classificazione dell’immobile nelle categorie catastali da A/2 a A/7. Ciò a patto che siano comunque soddisfatte le altre condizioni richieste dal Testo unico delle disposizioni sull’imposta di registro (nota II-bis all’articolo 1 della Tariffa, Parte prima, allegata al Tur). Le agevolazioni prima casa competono inoltre sia in caso di trasferimento di immobile in costruzione sia per l’acquisto contemporaneo di immobili contigui, destinati a costituire un’unica abitazione, o di un immobile contiguo ad altra abitazione acquistata con i benefici prima casa. Il documento di prassi si sofferma poi, anche con esempi di calcolo, sull’agevolazione prima casa in caso di successione e donazione e sul credito d’imposta riconosciuto per il riacquisto entro l’anno.

Conferimento di immobili ai soci e atti giudiziari, chiarimenti a tutto tondo – Il documento di prassi illustra infine gli effetti della riforma sugli atti societari con riguardo al conferimento di beni immobili e assegnazione ai soci: in relazione a questi atti, trovano applicazione le aliquote dell’imposta di registro del 9 o del 12%, per un importo minimo pari a 1.000 euro, e le imposte ipotecaria e catastale nella misura fissa di 50 euro ciascuna. Focus anche sugli atti giudiziari che comportano il trasferimento della proprietà di beni immobili e la costituzione o il trasferimento di diritti reali immobiliari di godimento.

Quando scattano le nuove misure – Si applicano dal 1° gennaio di quest’anno per gli atti pubblici formati o autenticati e per gli atti giudiziari pubblicati o emanati a partire dalla stessa data. Per quanto riguarda invece le scritture private non autenticate occorre considerare la data di richiesta della registrazione.

Diligenza e (dis)obbedienza

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Insufficiente e contraddittoria. Tale è la sentenza della Corte d’appello di Roma, 3 agosto 2010, che ha ritenuto illegittimo il licenziamento di un dipendente il quale, osservando un ordine del superiore, agiva in violazione di norme di legge.

Con la recente pronuncia 29 ottobre 2013, n. 24334, la Suprema corte interviene su un tema assai delicato che riguarda i doveri del lavoratore subordinato e i limiti ai poteri datoriali.

I fatti
I fatti risalgono al periodo tra il 1986 ed il 1991. Un impiegato dell’Agenzia delle Entrate, attenendosi agli ordini del proprio superiore, provvedeva alla notifica dei verbali di accertamento (art. 140 c.p.c.) senza effettuare il previo accesso domiciliare. Poneva in tal modo in essere un comportamento penalmente rilevante che avrebbe portato ad un lungo iter giudiziario, con condanna penale per lo stesso impiegato (reati di falso, abuso d’ufficio, peculato e truffa), poi annullata in appello e successivamente prescritta, e licenziamento senza preavviso, dopo un periodo di sospensione e di riammissione in servizio. Il lavoratore era consapevole delle norme sulle procedure da eseguire, ma dichiarava la propria convinzione di aver agito nell’interesse dell’amministrazione per evitare che spirassero i termini di prescrizione dei crediti derivanti dai verbali di accertamento.
Secondo la Corte d’appello di Roma andava escluso il dolo nel comportamento del lavoratore e “qualsiasi personalità e autonomia indipendente dell’azione”, dovendosi negare una tendenza dell’agente ad infrangere le regole e dovendosi censurare il comportamento in esame con sanzione meno grave del licenziamento. In sintesi, era certamente da censurare il comportamento del dipendente “ma non al punto da farne conseguire il licenziamento, perché in definitiva tutto si risolveva in una passività rispetto agli ordini; passività però oggettivamente difficilmente superabile”.

La sentenza di cassazione
La Suprema corte, come detto, cassa la sentenza con la quale la Corte d’appello nega la sussistenza di proporzionalità tra i fatti contestati e la sanzione del licenziamento, e dispone il rinvio alla medesima Corte territoriale in diversa composizione.
Secondo la motivazione, il lavoratore, al quale viene impartito dal superiore un ordine palesemente illegittimo, comportante anche la commissione di reati, deve sindacare nel merito tale ordine, come peraltro previsto anche dai Ccnl, e disattenderlo. Diversamente, la condotta penalmente rilevante derivante dall’esecuzione del comando illegittimo costituisce fatto disciplinare che può dar luogo a sanzioni non conservative, quale il licenziamento per giusta causa, salvo che emerga una condotta colpevolmente inerte dell’ente a fronte di ripetute condotte qualificabili in termini di grave illegittimità dai suoi dirigenti.

La questione di fondo
La questione riguarda, in sostanza, il delicato problema dei limiti al potere direttivo del datore di lavoro e del relativo dovere di obbedienza del prestatore di lavoro.
Il lavoratore, come noto, è tenuto, per il puntuale e corretto espletamento delle proprie attività, ad osservare gli obblighi di diligenza e di obbedienza. Difatti, “il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta e dall’interesse dell’impresa (…). Deve inoltre osservare le disposizioni per l’esecuzione e per la disciplina del lavoro impartite dall’imprenditore e dai collaboratori dai quali gerarchicamente dipende” (art. 2104, c.c.).
La congiunzione copulativa “inoltre” congiunge i due doveri come un’unica obbligazione integrativa. Ciò che emergerebbe, nella sentenza degli ermellini, è, invece, un contrasto per il quale sia possibile adottare una forma disgiuntiva quale “o”, “oppure” che ponga in alternativa diligenza ed obbedienza del lavoratore.
La manualistica dedica ampio spazio alle regole generali di correttezza nell’attuazione del rapporto obbligatorio (art. 1175) e di buona fede nelle diverse fasi del procedimento contrattuale (artt. 1337, 1374 e 1375 c.c.).
Gli obblighi di diligenza e di obbedienza sono una precisazione delle regole sopra menzionate con riferimento all’esecuzione della prestazione lavorativa, operando come criteri di valutazione del comportamento delle parti al fine dell’effettiva realizzazione della struttura dell’obbligazione. In altre parole, costituiscono specificazione del contenuto e misura dell’adempimento della prestazione lavorativa e concorrono a determinare qualitativamente la prestazione, al fine di soddisfare la richiesta del datore di lavoro.
Non si tratta, quindi di autonome situazioni soggettive, ma di comportamenti integrativi e strumentali del dovere principale della prestazione. L’obbligazione lavorativa, quindi, suscettibile di una pluralità di comportamenti, è in tal modo ricondotta ad un contenuto oggettivo, attraverso parametri e modalità privi di una propria autonomia, ma pur sempre necessari per individuare il complesso degli atti dovuti nel rispetto all’assetto concreto degli interessi tra le parti del rapporto.
L’obbedienza concorre, così, alla definizione e valutazione della prestazione lavorativa, secondo l’assetto tipico della subordinazione che si manifesta nell’osservanza delle disposizioni impartite per l’esecuzione e per la disciplina del lavoro. Tale obbligo deriva dal corrispondente potere direttivo del datore di lavoro, ovvero dei superiori gerarchici del lavoratore, e si sostanzia quale soggezione giuridica in senso proprio. Detta soggezione, in cui una parte ha il potere di modificare la sfera giuridica dell’altra, non opera ovviamente sul piano personale, ma quale esigenza funzionale dell’attività lavorativa, pur sempre nei limiti legali e contrattuali attinenti l’organizzazione tecnica e disciplinare del lavoro, nonché del perseguimento delle finalità dell’ente.
Nel pubblico impiego il Codice di comportamento, previsto dall’art. 54 del Dlgs n. 165/2001 , detta disposizioni che costituiscono specificazioni esemplificative di quegli obblighi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che indicano il corretto adempimento della prestazione del dipendente . I contratti collettivi di lavoro, provvedono ad ulteriori specificazioni.
Tuttavia, il concetto di diligenza professionale è sicuramente più ampio, in quanto riguarda l’insieme di attenzioni, cure e cautele richieste e collegate alle specifiche mansioni affidate al lavoratore, in coerenza con il principio generale che indica quale misura per la valutazione delle prestazioni professionali non l’astratta diligenza media del buon padre di famiglia, ma quella specifica e concreta dovuta secondo le esperienze e le conoscenze richieste dalla prestazione (art. 1176, comma 1, c.c.) .
L’inosservanza degli obblighi di diligenza e obbedienza può comportare responsabilità contrattuale per il lavoratore con ripercussioni di tipo disciplinare, a cui si possono aggiungere conseguenze di carattere risarcitorio cumulabili con le prime.
Il datore di lavoro non può, ovviamente, pretendere obbedienza verso direttive che abbiano ad oggetto comportamenti contra legem o contrari a quanto stabilito dal contratto di lavoro, tuttavia il lavoratore è titolare di uno jus resistentiae che, qualora esercitato, lo espone al rischio di un successivo accertamento giudiziale della legittimità dell’ordine disatteso .
Peraltro, i Ccnl dei comparti del pubblico impiego prevedono che il lavoratore deve “eseguire gli ordini inerenti l’espletamento delle proprie funzioni o mansioni che gli siano impartiti dai superiori”. Tuttavia, “se ritiene che l’ordine sia palesemente illegittimo, il dipendente deve farne rimostranza a chi l’ha impartito, dichiarandone le ragioni; se l’ordine è rinnovato per iscritto ha il dovere di darvi esecuzione. Il dipendente non deve, comunque, eseguire l’ordine quando l’atto sia vietato dalla legge penale o costituisca illecito amministrativo”.

Osservazioni finali
La chiave di lettura della vicenda in esame risiede proprio in questa forma di autotutela posta nell’interesse del lavoratore e del datore nello stesso tempo. Si tratta di un vero e proprio dovere che compone il contrasto tra diligenza ed obbedienza.
Mentre, infatti, l’obbedienza ad ordine che esuli dalle previsioni contrattuali o legali non è neppure qualificabile come adempimento, poiché il potere direttivo e quello gerarchico sussistono soltanto all’interno dei limiti imposti dalla legge e dal contratto, il lavoratore rimane tenuto alla c.d. diligenza in senso tecnico, ossia all’esecuzione della prestazione lavorativa secondo la particolare natura della stessa, ma anche a tutti quei comportamenti integrativi od accessori che consentono al datore di lavoro l’integrazione dell’attività lavorativa nella complessiva organizzazione e la piena utilizzazione della prestazione.

Il Ministero chiarisce il regime tariffario per i rifiuti speciali assimilati agli urbani che il produttore dimostri di aver avviato al recupero

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In relazione ad alcune criticità interpretative emerse a seguito dell’entrata in vigore della legge 147/2013 (Legge Stabilità 2014), è stata pubblicata sul sito del MATTM la circolare n. 1/2014, a firma del Ministro Orlando, che fornisce l’interpretazione del Ministero sul mancato coordinamento tra le disposizioni riportate al comma 649, seconda parte e al comma 661 dell’art. 1 della legge in parola.

A riguardo, si riportano di seguito le due disposizioni oggetto dell’intervento ministeriale:
• “649. […] Per i produttori di rifiuti speciali assimilati agli urbani, nella determinazione della TARI, il comune, con proprio regolamento, può prevedere riduzioni della parte variabile proporzionali alle quantità che i produttori stessi dimostrino di avere avviato al recupero.”
• “661. Il tributo non è dovuto in relazione alle quantità di rifiuti assimilati che il produttore dimostri di aver avviato al recupero.”

Il contrasto del disposto normativo nasce dal mancato coordinamento del testo nel corso dei lavori parlamentari finalizzati alla definizione dello stesso. Il Parlamento infatti, con l’introduzione del comma 649, ha inteso lasciare ai Comuni la facoltà di disporre, con un regolamento, l’individuazione dei criteri per la riduzione della parte variabile della tariffa per i rifiuti assimilati avviati al recupero, senza considerare quanto già presente nel disegno di legge e cioè la totale esclusione di detti rifiuti dalla TARI riportata al comma 661.

Sulla base di un “principio di ragionevolezza”, il Ministro Orlando, in attesa di un chiarimento normativo, ha inteso “dare la precedenza” al disposto riportato al comma 649, seconda parte rispetto al comma 661, così da lasciare alle amministrazioni locali, come si legge nella circolare, la possibilità di “conciliare … l’intuitiva esigenza di massima sostenibilità finanziaria … con politiche di incentivo e stimolo per le buone pratiche in tema di recupero dei rifiuti” .

Immobili, i chiarimenti dell’Agenzia delle entrate sulle novità fiscali

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A partire dal primo gennaio scorso, per i trasferimenti di immobili fuori campo Iva entrano in scena tre sole aliquote dell’imposta di registro: 2% per la prima casa, 9% per tutti gli altri beni immobili, 12%, a determinate condizioni, per i terreni agricoli e relative pertinenze. I chiarimenti sulle regole operative delle ultime novità normative arrivano da una circolare dell’Agenzia delle Entrate nella quale si precisa tra l’altro che l’imposta di registro dovuta non può essere in ogni caso inferiore a 1.000 euro. Inoltre, passa da 168 a 200 euro l’importo di ciascuna delle imposte di registro, ipotecarie e catastali previste in misura fissa per gli atti soggetti a Iva. Per quanto riguarda in particolare la prima casa, debutta l’imposta di registro leggera, il 2%, per i trasferimenti di case di abitazione, in cui il cedente è un privato. Ciò a patto che non si tratti di abitazioni di tipo signorile (cat. A/1), abitazioni in ville (A/8), castelli e palazzi di eminente pregio artistico e storico (A/9). Per beneficiare del trattamento di favore, al momento della stipula dell’atto di trasferimento è sufficiente indicare la classificazione dell’immobile nelle categorie catastali da A/2 a A/7. Ciò a patto che siano comunque soddisfatte le altre condizioni richieste dal Testo unico delle disposizioni sull’imposta di registro. Le agevolazioni prima casa competono inoltre sia in caso di trasferimento di immobile in costruzione sia per l’acquisto contemporaneo di immobili contigui, destinati a costituire un’unica abitazione, o di un immobile contiguo ad altra abitazione acquistata con i benefici prima casa. Il documento di prassi si sofferma poi, anche con esempi di calcolo, sull’agevolazione prima casa in caso di successione e donazione e sul credito d’imposta riconosciuto per il riacquisto entro l’anno. Il documento di prassi illustra infine gli effetti della riforma sugli atti societari con riguardo al conferimento di beni immobili e assegnazione ai soci: in relazione a questi atti, trovano applicazione le aliquote dell’imposta di registro del 9 o del 12%, per un importo minimo pari a 1.000 euro, e le imposte ipotecaria e catastale nella misura fissa di 50 euro ciascuna. Focus anche sugli atti giudiziari che comportano il trasferimento della proprietà di beni immobili e la costituzione o il trasferimento di diritti reali immobiliari di godimento. Le nuove misure si applicano dal primo gennaio di quest’anno per gli atti pubblici formati o autenticati e per gli atti giudiziari pubblicati o emanati a partire dalla stessa data. Per quanto riguarda invece le scritture private non autenticate occorre considerare la data di richiesta della registrazione.

Unicredit, Prodi presidente (gratis) dell’International advisory board

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Romano Prodi è il nuovo presidente dell’International advisory board (Iab) di Unicredit, carica che ricoprirà a titolo gratuito. Dell’organo fanno parte personalità di spicco del mondo politico e imprenditoriale provenienti da vari paesi. Tra essi, Javier Solana, ex alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza comune dell’Ue; Aleksander Kwasniewski, ex presidente della Polonia; Joschka Fischer, ex ministro degli affari esteri della Germania e vice-cancelliere. Al comitato partecipa anche il top management di UniCredit: il presidente Giuseppe Vita, l’a.d. Federico Ghizzoni e il d.g. Roberto Nicastro, oltre agli a.d. delle principali banche del gruppo. Prodi succede a Giuliano Amato, nominato lo scorso settembre giudice della Corte Costituzionale.