26 Settembre 2024, giovedì
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La valvola senza suture

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“Perceval” – questo il nome dell’innovativa valvola aortica che non necessita di suture – può essere impiantata nei pazienti di età maggiore o pari a 65 anni, affetti da stenosi o da steno-insufficienza della valvola aortica.
Oggi la stenosi aortica è la malattia cardiaca valvolare acquisita più comune nel mondo occidentale e la sua insorgenza aumenta con l’invecchiamento della popolazione. La prognosi dei pazienti affetti da stenosi aortica sintomatica grave è poco favorevole: se il paziente non viene sottoposto a trattamento subito dopo l’insorgenza dei sintomi, la sopravvivenza media è breve – spesso si tratta solo di 2 o 3 anni.

Oggi è possibile sostituire la valvola danneggiata con PERCEVAL che può essere posizionata e ancorata nel sito

La valvola senza suture
d’impianto senza l’ausilio dei punti di sutura, grazie a un suo esclusivo dispositivo di ancoraggio autoespandibile. Se prima per una sostituzione valvolare la procedura di fissaggio richiedeva 30-40 minuti, oggi in 10 minuti è possibile inserire la valvola sutureless: l’importante riduzione dei tempi operatori va a tutto vantaggio del paziente e offre anche al chirurgo più tempo da dedicare a eventuali procedure associate.
Il primo impianto del San Raffaele è stato eseguito, nella sala operatoria dell’Unità di Cardiochirurgia diretta dal Professor Ottavio Alfieri, dal team del Dottor Stefano Moriggia su un paziente di 74 anni affetto la stenosi aortica severa.
L’Unità di Cardiochirurgia del San Raffaele ha all’attivo 1.400 interventi all’anno e comprende il più ampio spettro della disciplina cardiochirurgica. L’Unità è infatti centro di riferimento nazionale e internazionale per la chirurgia riparativa della valvola mitrale (circa 500 interventi annui), per la chirurgia della fibrillazione atriale e dello scompenso cardiaco.

1968, Svezia: la prima Gamma Knife

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Vent’anni fa l’Unità di Neurochirurgia dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, attualmente diretta da Pietro Mortini, Professore Ordinario e Direttore della Scuola di Specializzazione in neurochirurgia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, introduceva per la prima volta in Italia la radiochirurgia stereotassica con Gamma Knife.
Dal 1994 ad oggi gli specialisti del San Raffaele hanno effettuato 8.297 interventi con Gamma Knife e l’Ospedale detiene il primato italiano per il trattamento multimodale delle neoformazioni intracraniche sia con Gamma Knife come unica terapia che in combinazione con microchirurgia.

La Gamma Knife è una forma di radioterapia stereotassica, cioè una metodica di trattamento radiochirurgico mediante irradiazione, per la cura non-invasiva di tumori al cervello, malformazioni vascolari e nevralgie trigeminali. Si tratta di uno strumento estremamente preciso che consente di somministrare su una lesione anche molto piccola alte dosi di raggi gamma.

L’Unità di neurochirurgia del San Raffaele, nel 2012, ha trattato complessivamente circa 2.100 pazienti, di cui 1.500 con interventi chirurgici in ricovero ordinario per patologie craniche e spinali ed interventi sul sistema nervoso periferico. Con Gamma Knife sono stati eseguiti nell’anno circa 600 trattamenti.

Afferma il professor Mortini “L’unicità della nostra attività consiste nella interdisciplinarietà del percorso terapeutico. La terapia viene personalizzata in base alle caratteristiche della patologia e del paziente che ne è portatore applicando le linee guida internazionali dettate dalle più aggiornate evidenze scientifiche. In particolare ci si avvale di uno scambio continuo di informazioni tra i vari specialisti. Questa metodologia di lavoro è già stato esportata in paesi “emergenti” come Brasile, Iran, Ucraina, Russia che hanno scelto il nostro istituto universitario come centro di riferimento culturale ed organizzativo per lo sviluppo della Neurochirurgia”.

Il San Raffaele, lo scorso 25 gennaio, ha dedicato ai vent’anni della Gamma Knife un evento in Istituto organizzato con il supporto di Elekta, la società che ha brevettato lo strumento radiochirurgico, sviluppato nel 1968 dal neurochirurgo svedese Lars Leksell.

Apicoltura Campania, finanziamenti fino a € 10.400 per l’acquisto di arnie per lotta alla varroa

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Con decreto dirigenziale n. 463 del 19 febbraio 2014, Regione Campania ha adottato il bando che finanzia gli apicoltori per l’acquisto di arnie per la lotta alla varroa. La misura è dotata di risorse per € 158.000 e troverà applicazione su tutto il territorio regionale.

Soggetti beneficiari

Possono proporre istanza di finanziamento gli apicoltori che detengono e conducono almeno 80 alveari e che risiedono in Campania o, per le persone giuridiche, che vi abbiano sede legale, in possesso dei seguenti requisiti minimi:

  • aver dato formale comunicazione ai servizi veterinari della Azienda Sanitaria Locale competente per territorio del numero di alveari detenuti;
  • aver costituito il proprio fascicolo aziendale nella Banca Dati SIAN;
  • essere iscritti al Registro delle Imprese della CCIAA con indicazione del codice attività per l’apicoltura.
Interventi ammissibili ed ammontare del finanziamento

Sono ammissibili le spese relative all’acquisto di arnie con fondo a rete.  Il contributo può raggiungere il 60% della spesa massima ammessa, fino ad un massimo complessivo di € 10.400. Il numero massimo di arnie finanziabili è determinato nella misura del 50% del numero di alveari denunciati, e comunque pari a non oltre 80 arnie

Termine di presentazione delle domande

Le istanze dovranno essere inoltrate entro le ore 15.00 del 10 marzo 2014.

 

Brevetti, Apple e Samsung non patteggiano

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Fallisce il tentativo di patteggiamento fra Apple e Samsung: le trattative per raggiungere un accordo sulla disputa sui brevetti negli Stati Uniti si chiudono infatti senza un’intesa, aprendo la strada a un confronto in tribunale. I ceo delle due società si sono incontrati a febbraio insieme a un mediatore nel tentativo di raggiungere un accordo, ma “la proposta di patteggiamento del mediatore non ha avuto successo”, affermano le due società in un documento congiunto riportato dal Wall Street Journal. L’appuntamento è ora in tribunale a marzo. Il processo riguarderà i brevetti usati per i nuovi prodotti Samsung e, secondo gli analisti, c’è la possibilità che ad Apple vengano riconosciuti danni maggiori che in passato nel caso in cui Samsung fosse riconosciuta colpevole. La battaglia mondiale per i brevetti fra Apple e Samsung è iniziata nel 2011, quando Apple ha fatto causa alla società accusandola di aver copiato il design dell’iPhone e dell’iPad. Le varie corti dove la denuncia è stata presentata si sono espresse diversamente. La corte americana ha ordinato a Samsung di pagare 930 milioni di dollari ad Apple per aver violato i suoi brevetti.

Fede: ho creato l’immagine di Alfano in tv. E lui ora non mi risponde neanche al telefono

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È più combattivo che mai dopo oltre mezzo secolo di carriera alle spalle. Anche dopo «un divorzio non consensuale» da Mediaset, dove si dice pronto a tornare subito, perché «nessun altro giornalista può vantare la mia stessa memoria storica. E la mia fede…ltà».
D. Emilio Fede, secondo lei, Matteo Renzi durerà fino al 2018?
R. Garantito: elezioni anticipate entro il prossimo ottobre.
D. Il Ncd ha aperto a Renzi. Come giudica l’allontanamento di Angelino Alfano dal Cavaliere?
R. Non giudico Alfano. anche se non mi è mai stato particolarmente simpatico. Anni fa, Berlusconi, mi chiamò chiedendomi di far crescere la popolarità di Alfano facendolo apparire spesso in televisione e costruendo il suo personaggio. Così ho fatto e Alfano, negli anni, mi ha ripagato con l’indifferenza. Adesso non si degna neppure di rispondere alle mie telefonate. Ogni volta cade misteriosamente la linea. Ma non è il solo a essere irriconoscente: ho aiutato alcune donne, che si sono poi distinte in politica, a comunicare nella maniera più corretta e incisiva in televisione. Raggiunto l’obiettivo, sono letteralmente sparite. Chi le ha più viste?
D. È amareggiato perché si aspettava almeno un briciolo di gratitudine?
R. Giovanni Spadolini un giorno mi disse che la riconoscenza altro non è che l’attesa di nuovi favori. Chi faceva la fila per apparire al Tg4, oggi fa finta di niente. E parlo anche di professionisti di alto livello. Tutti volatilizzati. Non è amarezza, è rabbia.
D. Un voltafaccia che le ha fatto male?
R. Mi ha aiutato a capire che ero circondato anche da molti ruffiani, personaggi a cui ho dato risalto e che a me non hanno dato niente.
D. Bisognerebbe fare nomi e cognomi, no?
R. Potrebbero esserci nel mio prossimo libro, che sarà pubblicato in estate. Si intitola «Io c’ero… voi no» e ripercorre i momenti più importanti della mia lunga vita professionale ma anche verità scomode, come la storia di Ruby, donna con cui non ho mai avuto nulla da spartire, o quella della misteriosa valigetta con dentro 2 milioni e mezzo di euro, capitali che avrei portato a Lugano e versato in banca se i dipendenti di quest’ultima non avessero rifiutato di prenderli, ritenendoli di dubbia provenienza. In pratica, sarei stato protagonista di riciclaggio. Una bugia madornale.
D. Qual è la verità? Ha esportato capitali all’estero?
R. La verità è che è arrivata una lettera anonima all’Agenzia delle Entrate, in cui si parlava di questa valigetta. La Procura di Roma ha indagato e ha archiviato perché il fatto non sussiste. Lettera anonima vera, valigetta inventata. Indaga anche la Procura di Milano, attendo sviluppi.
D. Perché ha deciso di raccontare queste verità?
R. Perché lo devo alla mia famiglia, in primis. E a tutta la gente che m’incontra per strada, mi attesta solidarietà. E mi chiede: direttore, quando torna in televisione?
D. Già, quando torna?
R. Non lo so, io non avrei lasciato, il mio divorzio dal Tg4 non è stato consensuale. A dare il colpo di grazia alla mia carriera sono stati il caso Ruby e quella che io chiamo la valigetta del mistero. Mi è stato cortesemente chiesto di lasciare per il buon nome dell’azienda. Se fosse possibile tornare, però, lo farei senza un attimo d’esitazione. Nel frattempo, dirigo la Discussione, giornale fondato da Alcide De Gasperi: A questo giornale ho dato una nuova veste grafica e ho aggiunto nuove iniziative. E preparo un tour teatrale, da maggio, per raccontare le mie verità agli italiani che mi apprezzano.
D. Torniamo alla politica: che ne pensa dello strano asse che si è formato tra il premier incaricato e Silvio Berlusconi?
R. Sono due personaggi di peso, possono fare tanto per le riforme.
D. Renzi riuscirà a rottamare il concetto vetusto di politica?
R. Sono i politici di vecchio stampo, quelli che andrebbero rottamati. perché sono corrotti e infingardi.
D. L’agenda di Renzi ha come priorità una riforma al mese. Si riuscirà a fare tutto?
R. Ho conosciuto molti politici che assicuravano di poter risolvere tutto in poco tempo, ma che poi hanno risolto poco. O niente. Bisognerebbe avere il coraggio di dire: italiani, nell’immediato possiamo risolvere un problema urgente. Forse due. Il resto si vedrà. Prima o poi.
D. Quali e dove sono, secondo lei, gli interventi più urgenti?
R. Bisogna abbassare la soglia di povertà di milioni di famiglie, che non riescono a raggiungere la fine del mese con lo stipendio assottigliato da balzelli vari. Questo è un Paese paziente, che, purtroppo, sta per perdere la pazienza. La gente è stanca di continui sacrifici ed è pronta a scendere in strada, anche se quando accadrà – credo – sarà una protesta civile, per quanto dura. Il nostro Paese è un disastro, è costruito su mattoni vuoti. Bisogna radere al suolo e ricominciare a costruire. Non sarà facile.

Scuole che cadono a pezzi, prof sottopagati. Con Renzi cambierà qualcosa?

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Avremo scuole più belle, con le aule imbiancate di fresco, soffitti che non crollano, e insegnati pagati meglio? Matteo Renzi ha speso diverse pagine dei suoi libri per ricordare quanto lui creda nella scuola come strumento di crescita di un Paese. Come sindaco di Firenze, si vanta di avere dedicato ogni martedì per visitare a rotazione le scuole della città. E la cosa che più gli è dispiaciuta è di avere toccato ogni volta con mano quanto gli edifici scolastici siano malridotti e fatiscenti, bisognosi più che mai di manutenzione, ma condannati a deperimento ulteriore per mancanza di fondi pubblici. Quanto agli insegnanti, non ha mai dovuto muovere un passo per sapere che sono pagati poco e male: sua moglie Agnese è una insegnante precaria di lettere, e guadagna 1.200 euro al mese. Anche per questo, è molto probabile che  nella stesura  del programma di governo Renzi si guarderà bene dal fare un copia-incolla dell’alluvione di  ricette economiche che gli vengono suggerite da più parti (un esempio per tutti, l’editoriale di Alberto Alesina e Francesco  Giavazzi sul Corsera di ieri), e farà di testa sua, mettendo la scuola tra i primissimi interventi. Vale a dire: subito qualche miliardo di euro da investire nella manutenzione  degli edifici scolastici, con una ricaduta positiva sia sulla ripresa che sul pil, e a seguire un cambio di rotta graduale anche sul fronte delle retribuzioni. A fargli da bussola su questo secondo punto, oltre allo stipendio della moglie Agnese, è arrivato l’ultimo studio dell’economista Roberto Perotti, bocconiano, che da mesi coordina un gruppo di studio sulla spesa pubblica su incarico di Renzi. Dopo essersi dedicato agli stipendi d’oro degli ambasciatori, dei super-burocrati e dei manager delle aziende pubbliche, Perotti ha messo sotto la lente due categorie del pubblico impiego, gli insegnanti ed i vigili del fuoco, e confrontato le loro retribuzioni con quelle dei loro colleghi inglesi. Il risultato della ricerca, pubblicato appena due giorni fa sul sito lavoce.info, ha scatenato un autentico putiferio di commenti, soprattutto da parte degli insegnanti.  Ma andiamo con ordine. Per Perotti, i privilegi scandalosi di cui godono i vertici della pubblica amministrazione non valgono per i livelli più bassi. Anzi, i due casi da lui studiati, insegnanti e vigili del fuoco, dimostrano il contrario. E poiché gli insegnanti sono circa un milione, l’economista ne deduce che lo Stato italiano dà «tanto a pochi, e poco a tanti». Qualche esempio. Un insegnante delle scuole primarie ha uno stipendio tabellare di 21.447 euro lordi l’anno, che salgono a 24.849 sommando le indennità e le spese accessorie. Si tratta di una retribuzione annua inferiore al pil pro capite, precisa la ricerca: lo 0,97%. Un insegnante di pari grado inglese guadagna di più: 37.400 euro l’anno, pari all’1,27% del pil pro capite britannico. Anche per un insegnante delle scuole superiori la musica cambia di poco: stipendio base di 23.471 euro, che sale a 28.547 con le indennità accessorie, pari all’1,12% del pil pro capite. Il pari grado inglese sta certamente meglio: guadagna 41.930 euro l’anno, pari all’1,42% del pil pro capite. Gli unici ad avere una retribuzione decente sono i dirigenti scolastici, che sommando stipendio tabellare e indennità accessorie arrivano a 66.963 euro l’anno, pari al 2,62% del pil pro capite. In questo caso è il dirigente scolastico inglese a guadagnare qualcosa di meno nelle primarie (60.282 euro), e qualcosa di più nelle secondarie (70.735 euro), pari rispettivamente al 2,05 e al 2,40% del pil pro capite. «Una parte del differenziale potrebbe essere spiegata con il fatto che gli insegnanti britannici, al contrario di quelli italiani, sono sottoposti a valutazione e hanno un orario contrattuale maggiore» spiega Perotti. Ma ciò non toglie – è la conclusione – che nel pubblico impiego italiano persista una disparità eccessiva tra i pochi che al vertice prendono tanto, mentre i tanti che stanno alla base guadagnano poco. Benché la ricerca di Perotti dia ragione alle lamentele sollevate dagli insegnanti negli ultimi anni, il sito lavoce.info ha ricevuto, in poche ore, una quantità di commenti critici come non si era mai visto. Due esempi per tutti. C’è chi considera sbagliato il confronto con gli insegnanti inglesi, poiché in Inghilterra è molto diffusa la scuola privata. Se il paragone fosse stato compiuto con i colleghi francesi e tedeschi, allora sì che si sarebbe toccato con mano che l’Italia ha gli insegnanti pagati peggio in Europa. «In Francia un collega che abbia la mia stessa qualifica di docente liceale e la stessa anzianità di servizio, con tre ore in meno alla settimana di orario e molte pause di due settimane durante l’anno scolastico, guadagna 1.600 euro più di me» scrive Giuseppe Farinetti, 57 anni,  30 anni di servizio e 1.740 euro netti al mese. In Baviera, aggiunge, un insegnante di liceo prende ancora di più del collega francese. Senza contare, poi, che in Italia gli stipendi pubblici sono bloccati dal 2008.  All’opposto, c’è chi continua a considerare gli insegnanti dei privilegiati: «La disistime degli italiani verso gli insegnanti è originata in gran parte dal loro atteggiamento vittimistico» scrive Massimo Gandini. «La domanda per entrare nella scuola supera in modo incommensurabile l’offerta, se fosse questo mondo infernale non sarebbe così. Io ho lavorato per 20 anni con un ingegnere che era anche insegnante di scuola secondaria, come insegnante era talmente impegnato che poteva svolgere anche (male) un altro lavoro. Tutti gli ingegneri che lavorano nella scuola hanno anche uno studio dove lavorano al pomeriggio, posso assicurare che il lavoro di insegnanti non li ha mai uccisi dalla fatica». Al di là dei pro e dei contro, resta il fatto che la scuola, a scapito del suo ruolo strategico,  è un nervo scoperto da troppo tempo. Che Renzi abbia deciso di iniziare da qui il cambiamento, sembra una buona idea, anche se resta da vedere come lo farà in concreto.

Fibra ottica, accordo fra Telecom ed Enel Distribuzione

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Telecom Italia ed Enel Distribuzione hanno siglato un accordo per individuare possibili sinergie tra le rispettive infrastrutture, con l’obiettivo di dare impulso allo sviluppo della rete in fibra ottica e realizzare modelli innovativi di distribuzione intelligente dell’energia elettrica. L’intesa prevede l’avvio di attività congiunte di confronto e verifica per utilizzare le reti Enel per la posa della fibra ottica di Telecom Italia, sia per la telefonia fissa sia per i collegamenti con le stazioni radio base di quella mobile. Inoltre, la collaborazione riguarderà anche l’elettrificazione dei cabinet stradali di Telecom Italia e i collegamenti in fibra ottica dei nodi di rete di interesse di Enel per la realizzazione di un modello “Smart Grid”.

Renzi alla prova del parlamento. La tassa sui Bot agita già il governo

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Il neo premier Matteo Renzi alla prova del voto di fiducia ci arriva con un bagaglio già carico di polemiche per l’ipotesi di una tassazione dei bot annunciata dal ministro Graziano Delrio durante la puntata di “In mezz’ora” di Lucia Annunziata. Una bomba per il governo nato da poco tanto che in serata Palazzo Chigi è dovuto intervenire con una precisazione: “L’orizzonte del governo è quello di una riduzione della pressione fiscale attraverso una rimodulazione delle rendite finanziarie e delle tasse sul lavoro. Il tema della riduzione della pressione fiscale attraverso la rimodulazione sarà illustrato dal presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso del suo intervento in Parlamento per il voto di fiducia”. Insomma, il primo volo da premier si annuncia pieno di turbolenze. Occhi puntati, dunque, al senato dove oggi Renzi chiederà la fiducia al grido di “Non annunci spot, ma visione alta e concretezza da sindaci… Metodo, metodo, metodo”.

Al Senato, infatti, Renzi bisogno del voto di tutti i vari gruppi che hanno dichiarato di appoggiare il suo governo. La maggioranza è di 161 voti, il Pd da solo ne ha 107 voti. In teoria tutti insieme questi gruppi danno al governo 170 voti, cioè 9 in più della maggioranza. I vari conteggi che si trovano sui giornali in questi giorni parlano di una maggioranza che dovrebbe oscillare tra i 176 e i 184 voti. Alla camera dei deputati, invece, il governo non dovrebbe avere problemi ad ottenere la fiducia, poiché la sua maggioranza è rimasta invariata rispetto a quella del Governo di Enrico Letta. Alla Camera, in particolare, il PD da solo ha 293 voti su 630. Per raggiungere la maggioranza, quindi, basterebbero soltanto i voti di uno dei principali gruppi alleati, come ad esempio quelli di NcD, con 29 voti, oppure Scelta Civica, con 27 voti (qui potete vedere la composizione di tutti i gruppi alla Camera).

Poletti si è dimesso da tutti altri incarichi

A seguito della sua nomina a ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti si è dimesso da tutti gli incarichi finora ricoperti. Le dimissioni riguardano la presidenza dell’Alleanza delle Cooperative Italiane, di Legacoop e di Coopfond, il fondo di promozione dell’associazione cooperativa. Poletti sì è inoltre dimesso da consigliere della Fondazione Obiettivo Lavoro.

Giura anche Padoan

Questa mattina, al Palazzo del Quirinale, ha prestato giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan. Erano presenti, in qualita’ di testimoni, il Segretario Generale della Presidenza della Repubblica, Consigliere di Stato Donato Marra, e il Consigliere Militare del Presidente della Repubblica, Generale Rolando Mosca Moschini. Erano presenti il Presidente del Consiglio dei Ministri, Matteo Renzi e il Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Graziano Delrio.

Franceschini: fatti, non parole

“Uno dei motivi della stanchezza degli italiani nei confronti della politica, di qualsiasi colore è stato vedere molti annunci e pochi fatti corrispondenti a quegli annunci”, lo ha detto il ministro per i Beni Culturali, Dario Franceschini, intervenuto a Prima di tutto su Radio1. “Dobbiamo invertire la rotta, dobbiamo tornare a essere credibili, semplicemente facendo bene il nostro lavoro. Questo vogliono da noi gli italiani, e noi dobbiamo essere controllati, giorno per giorno, su quello che facciamo”.

Prodi: Renzi può durare

“Io ce l’ho una parola di speranza e di augurio, per carità, ce l’ho senz’altro, ma non prendo posizioni su problemi interni. Io spero solo, per il futuro del Paese, che le cose vadano bene”, così l’ex premier Romano Prodi ai microfoni di Agorà su Rai3. “Se le cose vanno bene, il Governo Renzi durerà certamente fino al 2018, ma il problema è che le cose vadano bene perché non è che siamo messi bene, gli impegni sono tanti sia in Italia che in Europa”.

Popolari per l’Italia non sosterremo Renzi per sempre

Tanto per essere chiari fin da subito. “Un governo ci vuole e deve essere per fare le riforme”, ha detto Andrea Olivero, senatore di Popolari per l’Italia, “questo passaggio se vedrà la nostra fiducia non vuol dire che lo sosterremo su tutto. Non essere stati chiamati a far parte della compagine di governo ci rende attenti e rigorosi nel valutare le scelte di Renzi”. Olivero ha assicurato che la scelta sulla fiducia sarà presa a prescindere dalla partita sui sottosegretari: “In questo momento non c’è nessuna partita. Renzi ci sta abituando a un nuovo metodo, quello di scegliere lui stesso dopo aver ascoltato le richieste. Peraltro sono contento che la partita dei sottosegretari si apra domani dopo la fiducia.
Sceglieremo a prescindere da questo ma se daremo la fiducia saremo attenti e rigorosi nei prossimi mesi. Al governo Renzi non si possano perdonare sbagli”.

Telefono azzurro: anche l’infanzia tra le priorità

“Il nuovo governo ponga tra le sue priorità proprio l’affermazione di un impegno strategico e fattivo nei confronti dell’infanzia e dell’adolescenza”, è l’appello di Telefono Azzurro al nuovo esecutivo.

Federmeccanica si aspetta fatti

“Ci aspettiamo dei fatti e la squadra di governo verrà misurata sui fatti. Bisogna concentrarsi sl rilancio della domanda interna, dei consumi, e del Pil. Vedremo se le parole diverranno fatti”, lo ha detto il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi.

Martina: salto di qualità per l’agroalimentare

“L’agroalimentare italiano ha davanti a sé una partita importante e complessa e noi intendiamo giocarla fino in fondo e con il massimo impegno, tenendo ben presente che questo settore ha numeri e potenzialità eccezionali”. Così il ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Maurizio Martina, a margine della cerimonia di insediamento di oggi al Palazzo dell’Agricoltura.

Il papa istituisce il super ministero economico

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Papa Francesco ha creato una “nuova struttura di coordinamento per gli affari economici e amministrativi”, una sorta di superministero vaticano dell’Economia: nuova “segreteria per l’Economia” guidata dal cardinale George Pell, nuovo “consiglio per l’economia” con otto cardinali o vescovi e sette laici, nuovo “revisore generale”. L’Apsa “banca centrale del Vaticano”, l’Aif continua a svolgere il suo ruolo. Nessuna menzione dello Ior. Finisce il suo compito il consiglio dei 15 cardinali.

Attenzione, bufale on line

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Internet sta cambiando radicalmente il mondo dell’informazione. Una rivoluzione appena iniziata, che potrebbe avere effetti sociali più dirompenti di quelli provocati dall’invenzione della stampa. On line le notizie viaggiano in modo molto più veloce e a costi decisamente più bassi. Ma c’è anche l’altro lato della medaglia. Insieme all’informazione si diffonde in modo altrettanto rapido ed economico anche la disinformazione. Anzi, sembra che anche in questo campo valga il principio per cui la moneta cattiva scaccia quella buona.

Anche sui media tradizionali i giornalisti commettevano e commettono errori o negligenze. Subiscono le pressioni della politica e dei poteri forti. Tendono a enfatizzare, soprattutto nella titolazione, tutto ciò che viene pubblicato. Ma quello che si stampa, in qualche modo, viene consegnato alla storia, non si può più cambiare. E chi scrive lo sa bene. E se sbaglia ne risponde spesso in tribunale. Rischiando risarcimenti da centinaia di migliaia di euro, a volte di milioni di euro.

Internet è un altro pianeta. Qui le notizie si pubblicano prima di verificarle (perché tutti vogliono arrivare prima dei propri concorrenti), tanto a correggerle si fa sempre in tempo. E se il giornalista si accorge che circola una notizia importante, anche se la ritiene falsa, spesso è costretto a pubblicarla per evitare di avvantaggiare un suo concorrente. Perché qui non ci sono lettori affezionati che ti acquistano in edicola, ma solo navigatori che entrano ed escono dal tuo sito. E più contatti fai più hai valore dal punto di vista pubblicitario. Siccome queste sono le uniche entrate disponibili per la maggior parte dei siti, pur di avere visitatori non si va troppo per il sottile. E c’è pure chi le notizie, invece di andarsele a cercare, trova più comodo inventarsele. Costringendo tutti gli altri a venirgli dietro. Anche perché più sono fantasiose, inverosimili, pruriginose, più fanno audience. Un circolo vizioso che rincorre e giustifica i modi più triviali, i pregiudizi più diffusi, le situazioni più oscene. Tutto è lecito in questa corsa ad avere un maggior numero di utenti.