27 Settembre 2024, venerdì
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Mark Zuckerberg (Facebook): “19 miliardi per WhastApp? Pochi. Vale molto di più”

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Diciannove miliardi di dollari per WhatsApp? Poco. Parola di chi quei soldi li ha messi, Mark Zuckerberg. Il fondatore e ceo di Facebook, riferisce il Wall Street Journal, lunedì ha affermato che la app, nata solo cinque anni fa, vale molto più di quanto è stata pagata, perché una piattaforma simile può raggiungere miliardi di utenti.
In una sessione di domande-risposte al Mobile World Congress annuale, Zuckerberg ha detto che le app di messaggistica monetizzano tra i due e i tre dollari per utente. E WhatsApp è sulla strada giusta per passare dai 450 milioni di utenti attuali a più di un miliardo, con la moltiplicazione di introiti che ne consegue.

“La realtà, ha detto Zuckerberg, è che ci sono pochissimi servizi in grado di raggiungere miliardi di persone nel mondo. E hanno un valore altissimo, molto più dei 19 miliardi di dollari pagati da Facebook per WhatsApp”.
Nei 45 minuti di discussione, Zuckerberg ha parlato a lungo dello spirito che muove un gruppo guidato da Facebook che spinge per connettere, grazie ad internet, le persone meno abbienti o povere dei Paesi emergenti, offrendo l’accesso gratuito ad alcuni servizi come appunto, Facebook.
Quando, però, qualcuno gli ha domandato se fosse disposto a comprare anche un altro servizio di messaggistica, Snapchat, a cui Facebook l’anno scorso aveva detto di essere interessato, Zuckerberg ha risposto:
“Dopo aver comprato una compagnia per 19 miliardi di dollari penso che per un po’ di tempo si è a posto così”.

Concordia, Francesco Schettino torna a bordo per secondo sopralluogo

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Francesco Schettino tornerà a bordo della Concordia a distanza di due anni da quella tragica notte di gennaio 2012. L’ex comandate lo ha chiesto al tribunale di Grosseto, tramite i suoi legali, di poter partecipare al secondo sopralluogo per la perizia al generatore di emergenza previsto per il 27 gennaio.
Un diritto dell’imputato quello di potersi recare sul luogo del reato, sottolineano i difensori di Schettino nella richiesta formale presentata al processo.

I giudici hanno dato l’ok, bisognerà ora stabilire se Schettino potrà svolgere il suo sopralluogo insieme ai periti del tribunale e ai consulenti delle parti o in un momento diverso.
Dopo aver prelevato hard disk e computer dalla plancia di comando nel primo sopralluogo del 23 gennaio scorso, dopodomani i periti si dovranno occupare del generatore diesel di emergenza che già poco dopo l’urto della Concordia contro gli scogli del Giglio non funzionò.
La Procura di Grosseto, intanto, avrebbe aperto un nuovo fascicolo di inchiesta a carico di dirigenti incaricati di Costa Crociere. Sarebbero almeno due le persone indagate.
Il fascicolo riguarderebbe i reati di violazione dei sigilli e ”modifica dello stato dei luoghi” relativamente all’area della nave Costa Concordia posta sotto sequestro. Perquisizioni ci sarebbero state a Genova e in altre città. Tra le misure che la Procura sta valutando a carico degli indagati c’è il divieto di dimora all’Isola del Giglio.
Gli accertamenti sono stati disposti dalla Procura dopo il sopralluogo a bordo della nave svolto il 23 gennaio scorso per esaminare gli apparati della plancia di comando nell’ambito della nuova perizia disposta durante il processo in corso a Grosseto. Oltre alle due persone indagate, al vaglio degli inquirenti ce ne sarebbe una terza, sempre fra il personale incaricato di Costa Crociere.

Primo trapianto al mondo per la neuromielite ottica

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Un team multidisciplinare del San Raffaele guidato dal professor Giancarlo Comi, direttore del Dipartimento di Neurologia, e dal dottor Fabio Ciceri, direttore dell’Unità di Ematologia e Trapianto di Midollo Osseo, ha effettuato per la prima volta al mondo e con risultati molto promettenti, il trapianto di cellule staminali ematopoietiche da donatore allogenico, meglio noto come trapianto di midollo.
I due pazienti trattati erano affetti da forme particolarmente aggressive di neuromielite ottica, una malattia infiammatoria del sistema nervoso a genesi autoimmune, in passato considerata una variante della sclerosi multipla ma oggi riconosciuta malattia a sé stante.

All’origine di tale patologia vi è un autoanticorpo che, diretto contro l’aquaporina 4 – una molecola espressa ad alti livelli in particolare dai nervi ottici e dal sistema nervoso centrale spinale – causa un’infiammazione cronica di tali strutture, con conseguente danno neurologico permanente.
Tali risultati, seppur numericamente limitati, permettono di pensare a questo tipo di intervento come soluzione per altre forme della malattia, refrattarie a diversi trattamenti.

Ogni anno un milione di bimbi muore nel primo giorno di vita

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Ogni anno nel mondo un milione di bambini muore nel primo giorno di vita per nascita prematura o complicazioni durante il parto, e spesso perché le loro madri non possono partorire con un aiuto qualificato, assistite da ostetrici e ginecologi. Due milioni di donne sono completamente sole quando danno alla luce il loro figlio. Un milione e duecentomila bimbi, poi, nascono morti, perché il loro cuoricino smette di battere durante il travaglio. I dati arrivano dal rapporto ”Ending Newborn Deaths” di Save the Children.
Tra i numeri del documento ci sono anche i sei milioni e seicentomila bambini che ogni anno muoiono prima di aver compiuto 5 anni, i quasi tre milioni di piccoli che hanno perso la vita entro il primo mese dalla nascita.

Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia, è netto:
“Nell’ultimo decennio sono stati compiuti enormi passi avanti per contrastare la mortalità infantile, passata da 12 milioni a 6,6 milioni, grazie a un intervento globale che ha visto come protagonisti le vaccinazioni, i trattamenti per polmonite, diarrea e malaria, così come la pianificazione familiare e la lotta alla malnutrizione. Ma questo percorso è ormai giunto a una fase di stallo, se non si interviene immediatamente per contrastare la mortalità neonatale”
Se in Europa un neonato su mille muore nel periodo neonatale, in Africa o in alcune parti dell’Asia il rapporto è almeno 5 volte tanto.
Il Pakistan è il Paese con il più alto tasso di neonati che muoiono il primo giorno o durante il travaglio (40,7) seguito dalla Nigeria (32,7) e dalla Sierra Leone (30,8).
Il rapporto evidenzia come l’assistenza specializzata durante il parto e la tempestiva gestione delle complicazioni potrebbe prevenire il 50% della mortalità neonatale e il 45% di bambini nati morti. Nell’Africa Subsahariana il 51% dei parti non è assistito e nell’Asia sudorientale la percentuale è del 41%.
In Paesi come la Repubblica Democratica del Congo e la Repubblica Centrafricana le madri devono pagare per le cure di emergenza legate al parto. In alcuni casi, alcune madri sono state trattenute fino a quando non sono state in grado di pagare per il loro taglio cesareo urgente.
Alcuni Paesi hanno compiuto significativi miglioramenti nella riduzione della mortalità neonatale: tra il 1990 e 2012 Egitto e Cina sono riusciti a registrare un declino delle morti neonatali del 60%, mentre in Cambogia, una delle nazioni più povere del mondo, si è avuto un decremento del 51%.

La cura del diabete tra alimentazione e movimento

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Il diabete è una malattia metabolica che interessa l’intero organismo. Si tratta di una condizione che può manifestarsi insidiosamente, a volte passa per lungo tempo inosservata e, se non diagnosticata precocemente, rischia di avere delle complicanze importanti che vanno dalla retinopatia fino alla cecità, dalle malattie cardiache all’ictus, dall’insufficienza renale a gravi danni al sistema nervoso e a quello vascolare, fino a danni alle gambe che possono provocare la gangrena.
Queste complicanze si possono prevenire se si cura bene il diabete e si interviene precocemente.

Questa malattia è caratterizzata da un eccesso di glucosio nel sangue, dato dall’incapacità dell’organismo di trasformare gli zuccheri in energia grazie all’azione dell’insulina. Quando questa viene prodotta in quantità insufficiente o per nulla, il glucosio si accumula pericolosamente nel sangue dando seguito ad una serie di scompensi importanti.
I sintomi in genere sono legati ai valori elevati del glucosio nel sangue e si manifestano con l’aumento del bisogno di urinare, sete intensa, perdita di peso, stanchezza, pelle secca e disidratata.

Il diabete di tipo 1 in genere ad insorgenza infantile-giovanile richiede un trattamento quotidiano a base di insulina, i sintomi sono importanti ed in genere di breve durata, qualche settimana. In questo caso è proprio la mancanza di insulina la causa principale della malattia.
Il diabete di tipo 2, adulto-senile, è più insidioso e i sintomi sono meno evidenti in quanto si manifestano nel tempo in modo graduale. Rappresenta circa il 90% dei casi di diabete e può in genere essere curato con terapia farmacologica abbinata a uno stile di vita sano, una dieta equilibrata e una regolare attività fisica.
Un discorso a parte merita il diabete gestazionale che si sviluppa in gravidanza e non dà sintomi: viene diagnosticato con un prelievo del sangue prima e dopo assunzione di glucosio e in genere sparisce dopo il parto.

E’ importante sapere che il diabete ha una componente genetica. Ma quella che si eredita è una predisposizione. Se una persona ‘predisposta’ a sviluppare il diabete segue un’alimentazione moderata e sana, mantiene un peso ideale e non è troppo sedentaria, riduce di molto il rischio di sviluppare il diabete. Oltre alla familiarità, nel determinare la comparsa del diabete intervengono altri fattori ambientali quali il sovrappeso e l’obesità, il tipo di alimentazione, la mancanza di attività fisica, l’ipertensione e la presenza di trigliceridi molto alti.

Per curare il diabete è importante raggiungere il principale obiettivo che è quello di contenere la concentrazione di glucosio nel sangue nei valori più vicini alla normalità ed evitare grosse escursioni tra i valori glicemici pre e post-prandiali. E’ necessario quindi che a gestire le cure sia uno specialista che tenga sotto controllo il quadro di salute del paziente, che ne verifichi periodicamente il benessere generale valutando non solo le glicemie ma anche lo stato del cuore, degli occhi, dei reni al fine di ottimizzare la terapia ed evitare complicanze.

Ogni anno nel mondo oltre 7 milioni di persone sviluppano il diabete e il 50% di questi non sa nemmeno di averlo.

Oggi, con la prevenzione e con terapie farmacologiche sempre più all’avanguardia, seguendo le indicazioni del medico, attenendosi ad uno stile di vita sano e regolare e soprattutto tenendo sotto controllo e in modo stabile i valori della glicemia, il paziente può condurre una vita normale con una aspettativa di vita soddisfacente.

La semplicità di un «Easy Test»

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Prosegue anche per tutto il 2014 l’iniziativa “Easy Test”: ogni primo venerdì del mese, sarà possibile effettuare il test rapido per l’individuazione nella saliva di anticorpi specifici dei virus HIV e HCV.

I cittadini possono recarsi presso le seguenti sedi:

• Punto prelievi LABORAF – Diagnostica e Ricerca San Raffaele
Via Spallanzani 15
dalle ore 12.00 – alle ore 18.00
• Punto prelievi OSR Stazione FN Cadorna
dalle ore 12.00 – alle ore 17.00
• ASL di Milano – Servizio CRH-MTS
Viale Jenner 44
dalle ore 8.30 – alle ore 15.00

dove operatori esperti effettueranno i test gratuitamente e in forma anonima e dove sarà possibile parlare direttamente con un medico che comunicherà l’esito.

La prevenzione sul territorio della trasmissione del virus HIV e l’attenzione al virus dell’epatite C sono da anni l’obiettivo dell’iniziativa, che si svolge con un appuntamento fisso mensile.
Il progetto è un impegno costante portato avanti congiuntamente dal Dipartimento di Malattie Infettive dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, dalle sedi esterne di LABORAF (Diagnostica e Ricerca San Raffaele) in collaborazione con l’associazione Anlaids e l’ASL Milano – Dipartimento di Prevenzione – Servizio CRH-MTS-Malattie Sessualmente Trasmissibili.

Per maggiori informazioni è attivo il sito: www.easytest.it

La bancarotta patrimoniale non esige la volontà di provocare il fallimento dell’impresa

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La bancarotta patrimoniale non esige la volontà di provocare il fallimento dell’impresa, è quanto ribadito dalla Corte di Cassazione della recentissima sentenza del 21 febbraio scorso, la n. 8369.
La Suprema Corte, infatti, argomentando in ordine alla causalità e all’elemento soggettivo del reato di bancarotta fraudolenta patrimoniale ha così ribadito:

“Sotto il primo aspetto, si rileva che all’imputato non è contestato di aver provocato, con gli atti distrattivi, il fallimento della società (ipotesi contemplata e autonomamente punita dall’art. 223, comma 2, della L.F.), bensì di aver distratto beni sociali. Tale condotta è punita dall’art. 216 L.F. indipendentemente dalle conseguenze che da essa sono derivate sulla vita della società, in quanto l’oggetto giuridico della bancarotta patrimoniale è la tutela del patrimonio sociale a garanzia della massa dei creditori, aventi interesse all’integrità del patrimonio sociale (Cass., S.U., n. 21039 del 26/5/2011; N. 16579 del 24/3/2010; N. 33380 del 18/7/2008; N. 38810 del 4/7/2006; N. 3615 del 30/11/2006). Ne consegue che ogni atto distrattivo, purché di significativa valenza, assume rilievo ai sensi dell’art. 216 I.fall. in caso di fallimento, indipendentemente dalla sua idoneità a provocare il fallimento sociale e indipendentemente dal fatto che il fallimento si verifichi, giacché questo non costituisce l’evento del reato. Dal punto di vista strutturale, infatti, il delitto in esame costituisce un reato di pericolo, rimanendo integrato dalla sola esposizione a rischio dell’interesse protetto (Cass., n. 30932 del 22/6/2010; N. 7212 del 26/1/2006; N. 7555 del 30/1/2006).
Sotto il secondo profilo, decisivo appare il rilievo che la bancarotta patrimoniale non esige affatto la volontà di provocare il fallimento dell’impresa, né l’intenzione di recare pregiudizio ai creditori (che rileva solamente nel riconoscimento di passività inesistenti), come sembra ritenere il ricorrente, bastando il dolo generico, dato dalla consapevole volontà dei singoli atti di sottrazione, occultamento o distrazione e, comunque, di quegli atti con i quali si viene a dare la patrimonio sociale una destinazione diversa rispetto alle finalità dell’impresa, con la consapevolezza di compiere atti che cagionano, o possono cagionare, danno ai creditori (Cass., sez. 5, 16/10/2008, n. 43216; Cass., 10/1/2008; Cass., 15/11/2007, n. 46921). Dolo che, nel caso di specie, è stato ragionevolmente ravvisato nella appropriazione di beni sociali.”.

Renzi, 10 mld è la “doppia cifra”: 5 ai lavoratori e taglio Irap del 10%

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Renzi, 10 mld è la “doppia cifra”: 5 ai lavoratori e taglio Irap del 10%. Porteremo “immediatamente alla vostra attenzione una riduzione a doppia cifra del cuneo fiscale con misure serie, irreversibili, non solo legate alla revisione della spesa, che porterà già nel semestre 2014 risultati immediati”: è l’impegno assunto da Matteo Renzi in Senato per mettere da subito più soldi nelle buste paga dei lavoratori insieme a un taglio consistente delle tasse sul lavoro che gravano sulle imprese. La doppia cifra ragionevolmente allude a 10 miliardi di euro (un 10% del cuneo equivale a 33/34 miliardi di euro, troppa grazia sarebbe), la stessa quota minima richiesta da Confindustria. Il fatto che Renzi abbia indicato una scadenza nei primi sei mesi del 2014 consente di approssimare una cifra intorno ai 7/8 miliardi già nel 2014: 5 miliardi ai lavoratori, il resto per finanziare la riduzione dell’Irap del 10%.
Sul Corriere della Sera, Enrico Marro quantifica in 5 miliardi la copertura finanziaria necessaria per il 2014 ipotizzando che gli sgravi sul lavoro da 10 miliardi su base annuale siano operativi entro i primi 6 mesi dell’anno. I 5 miliardi a favore dei lavoratori ( a partire dai redditi bassi) arriveranno aumentando le detrazioni fiscali, il resto a vantaggio delle imprese, appunto con un taglio secco del 10% dell’Irap. Dove trovare 5 miliardi subito? 4 miliardi già quest’anno dovrebbero essere garantiti dai risparmi ottenuti dal taglio della spesa pubblica.

Qualche perplessità più significativa riguarda il cosiddetto nodo lavoro, nella parte che rinvia alla tutela di chi perde il lavoro o non riesce ad inserirsi: Renzi ha esplicitamente parlato di sussidio di disoccupazione universale (30 miliardi costa) e di rafforzamento del fondo di garanzia per l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, ma non ha detto altrettanto chiaramente dove troverà le coperture necessarie. Deve rispondere sul merito, incalza il Sole 24 Ore di oggi (e per il Financial Times, ascoltato il discorso, non è chiaro se Renzi sarà “una genuina forza di cambiamento oppure una stella cadente che svanisce in fretta”).
Una cosa, però, deve essere chiara: di sicuro Renzi non potrà fare tutto perché il taglio a due cifre del cuneo fiscale (necessario e oneroso) non si concilia, ad esempio, con la tentazione ricorrente di un “assegno universale” (altrettanto oneroso), esiste un problema oggettivo di coperture ed è su questo punto (e tanti altri analoghi) che si misura il senso di responsabilità di un governo. (Roberto Napoletano, Il Sole 24 Ore)
Stessa perplessità suscita la promessa di sbloccare rapidamente l’intero blocco dei debiti della Pubblica Amministrazione da restituire alle imprese creditrici: il punto è che una stima attendibile di quanto lo Stato sia debitore non esiste. Regioni ed enti locali, sollecitati in materia a settembre dal ministero dell’Economia, hanno accertato la miseria di 3 miliardi sugli 80/100 miliardi stimati, ovvero la “totalità” dei debiti che Renzi promette di rifondare.

Treno Andora. Chi paga i 2,5 mln? Lite e scaricabarile tra Comune e Ferrovie

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Treno Andora. Chi paga i 2,5 mln? Lite e scaricabarile tra Comune e Ferrovie. “Complimenti”. “Grazie signor sindaco, ora le manderò la fattura”. Dopo 12 ore di lavoro la locomotiva del treno, imbragata e trattenuta da portentosi bracci meccanici in un’operazione stile Concordia, inizia miracolosamente a muoversi sui binari liberando la ferrovia ad Andora: applausi e oh di meraviglia tra gli astanti, il sindaco e il responsabile delle Ferrovie, invece, iniziano a litigare. Chi paga il conto da 2,5 milioni ? Questo il dialogo tra Franco Floris, sindaco di Andora, e Michele Mario Elia, numero uno di Rfi (la società di Ferrovie che gestisce la rete), come riferito dal cronista de La Stampa:
“La fattura, ma siete matti? Siete una Spa, un privato, tocca a voi. Al massimo, in quanto Ferrovie dello Stato, rivolgetevi allo Stato”. “Perché, voi non fate parte dello Stato?”. “No, noi siamo il Comune”. “Ah, però ci siete franati addosso”. “Noi qui non siamo proprietari di niente, è franato un parcheggio privato…”. “…autorizzato dall’amministrazione comunale”. “Noi? Voi, piuttosto: il 30 per cento del costone franato è del proprietario della casa e del parcheggio, ma il 70 per cento è delle Ferrovie. Quale parte è franata prima? Quindi se c’è qualcuno che può chiedere i danni, è il Comune”.

Tardivi ma spettacolari, rimozione dei vagoni pericolanti e ripristino dell’unica linea ferroviaria disponibile della costa ligure (il 10 marzo dovrebbe riaprire) è finita in rissa e scaricabarile istituzionale. Finirà a carte bollate e avvocati: Ferrovie ha fatto già denuncia contro ignoti e si dichiara parte lesa accusando , il Comune si dichiarerà parte civile nel processo. Chiamata in ballo anche la Regione Liguria (avrebbe dato assicurazioni nel vertice al ministero delle Infrastrutture col ministro Maurizio Lupi) che però si adegua al clima di larga condivisione: ”Ma noi non abbiamo mai detto che avremmo pagato – spiega l’assessore Raffaella Paita – anche perché non abbiamo disponibilità. La nostra disponibilità è diversa: se il governo ci dà altri fondi per riparare i danni dell’alluvione, possiamo utilizzarne una parte per questa emergenza. Una partita di giro su fondi che non abbiamo e non sappiamo nemmeno se ci saranno. Nulla di più”.

Un utile strumento per i diabetici

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È nato di recente al San Raffaele il sito del DRI, Diabetes Research Institute, l’Istituto di ricerca sul diabete che è possibile consultare digitando http://dri.hsr.it/. Si tratta di un ulteriore mezzo di comunicazione tra mondo della ricerca e quello dei pazienti.

Il San Raffaele, punto di riferimento per la ricerca scientifica e la terapia sul diabete, nel 2007 ha fondato il Diabetes Research Institute (DRI), struttura formata da 8 unità di ricerca di base e clinica, organo parte della Federazione Internazionale DRI (DRI – NET), una rete di 121 Istituti di Ricerca sul Diabete nel mondo.

Grazie all’interesse nel diffondere la cultura scientifica e i progressi nella terapia nasce il sito DRI, articolato in diverse sezioni, in particolare:
“chi siamo” attraverso ulteriori sottosezioni descrive la storia, la struttura e la missione per la cura e la prevenzione;
“la malattia” classifica i diversi tipi di diabete, i sintomi, i rischi e le complicanze;
le nuove “news”;
gli “eventi” in programma;
“sostienici” per avere l’opportunità di sostenere la ricerca attraverso una piccola donazione.
Inoltre, all’interno del sito, nelle sezioni “DRI per voi”, “come collaborare” e “sportello idee” è prevista la possibilità di segnalare e richiedere iniziative di sensibilizzazione e divulgazione, offrire il proprio tempo per collaborare con l’Istituto o fornire nuove idee.

“In Italia sono quasi 3 milioni le persone affette da diabete, cioè 4,9% della popolazione. Questo significa che è fondamentale lavorare alla promozione dei corretti stili di vita per cercare di prevenire la malattia, ma il lavoro di medici e scienziati deve essere sostenuto dal contributo alla conoscenza della patologia che ciascuno può fornire all’interno dell’ambito familiare e professionale” sottolinea il Professor Emanuele Bosi, direttore del DRI.

Attraverso il nuovo sito DRI è quindi possibile aumentare la conoscenza sul diabete e sui progressi scientifici, nel mondo e in Ospedale, per raggiungere l’obiettivo comune di sconfiggere in modo definitivo la malattia.