27 Settembre 2024, venerdì
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Monza. Ristoratore si dà fuoco, due agenti restano ustionati

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Le barriere anti rumore in costruzione davanti al suo ristorante complicavano una situazione economica già difficile. E a nulla sono servite le proteste perché i lavori non fossero portati a termine. Per questo il proprietario, C. D. G., si è cosparso di benzina e si è dato fuoco in strada la sera del 24 febbraio in viale Lombardia, a Monza. Sul posto è intervenuta la polizia e il comandante e un agente sono rimasti ustionati cercando di soccorrere l’uomo, protagonista del disperato gesto.
Il titolare del ristorante aveva investito tutti i suoi soldi in nel bar tavola calda, da anni in difficoltà a causa dei lavori per la realizzazione del tunnel urbano in viale Lombardia a Monza. La sera del 24 febbraio l’uomo ha perso la testa e si è dato fuoco per fermare la costruzione delle barriere anti rumore davanti all’ingresso del suo locale.
C.D.G., proprietario del bar ‘Raffaello’ al civico 260 di viale Lombardia, protestava con gli altri commercianti già da alcune settimane, proprio per evitare il posizionamento di quelle barriere anti rumore che offuscherebbero le facciate delle attività e, a detta dei proprietari, impedirebbero sosta ed accesso di mezzi nei passaggi carrai.
La sera del 24 febbraio, poco dopo le 22, quando l’uomo ha realizzato che si avvicinava il momento della posa definitiva delle barriere, ha intriso di benzina una coperta, minacciando di darsi fuoco. In pochi attimi sul posto è arrivata una volante della Polizia Stradale di Seregno. L’uomo, per nulla intenzionato a desistere, ha dato fuoco alla coperta e poi ci è salito sopra.
I due poliziotti sono intervenuti gettandosi sull’uomo: tutti e tre sono stati soccorsi da vigili del fuoco e operatori del 118. Le loro condizioni non destano attualmente preoccupazione, anche se il commerciante ed uno dei poliziotti hanno riportato ustioni estese su tutto il corpo.

Materassi, lavatrici… A Roma è emergenza rifiuti ingombranti in strada

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A Roma è ormai “emergenza rifiuti ingombranti”. Non ci sono segnalazioni che tengano: la Capitale pullula ormai di discariche ingombranti e di materassi accatastati accanto ai cassonetti.
A spiegare bene quello che sta accadendo un articolo pubblicate sulle pagine romane del Corriere della Sera a firma Ambra Murè che spiega, con tanto di video, “i vizi dei romani che non riciclano”. Blitz Quotidiano vi ripropone l’articolo, il video realizzato dalla stessa Murè ed una gallery dedicata a Diavù, lo street artist che marchia i rifiuti ingombranti che trova in giro per Roma con il marchio “Roma Pena Capitale” accompagnato dal disegno di una lupa capitolina ormai diventata scheletrica.
A Roma
“Non ci sono segnalazioni che tengano: in molte zone di Roma è ormai emergenza rifiuti ingombranti. Fatti salvi forse i quartieri centrali, le aree intorno ai cassonetti sono diventate «mini-discariche». Dove mani impietose scaricano di tutto: materassi, soprattutto. Ma anche divani, specchi, mobili, porte, frigoriferi, lavatrici”.

“Ho chiamato il Comune, l’Ama e persino i vigili’, si sfoga una signora incrociata su via della Marranella. Quel giorno, il 14 febbraio, dietro un solo cassonetto di materassi se ne contavano addirittura quattro. Abbandonati alla pioggia e al sole ‘da oltre venti giorni’. Un problema igienico, oltre che di decoro. Gli abitanti della zona raccontano inorriditi di topi acquattati tra gli arredi e siringhe conficcate nei materassi, a mo’ di monito. Normalmente ci si tiene a distanza, benché in molti casi i rifiuti ingombrino pure il marciapiede. Chi ha osato avvicinarsi però ha fatto scoperte interessanti. Un fortunato cittadino ha scovato delle piattole. Le ha fotografate e poi ha inviato tutta la documentazione alla Asl. ‘Che però – denuncia – non mi ha mai risposto’”.

“Stanchi di solitarie (e spesso inutili) segnalazioni telefoniche, i cittadini hanno cominciato a postare immagini e video sui social network. Le bacheche Facebook di molti comitati ne sono piene. Scorrerle è come assistere a una carrellata di innumerevoli orrori metropolitani, documentati non solo a Torpignattara, ma anche al Pigneto, a Centocelle, al Quadraro, a San Giovanni. E persino all’Eur, a Marconi, sulla via del Mare. Un po’ per sfida, un po’ per pignoleria, Donatella Collura e Alessio Marazzi dell’associazione «Amici del parco dell’Acquedotto Alessandrino’ hanno deciso di provare a mettere ordine. Almeno nel loro territorio. Hanno dunque creato un indirizzo mail (torpignaflex@gmail.com) al quale inviare le segnalazioni di Torpignattara e Pigneto”.

“In pochissimi giorni i due hanno documentato una cinquantina di mini-discariche, disseminate nel raggio di un paio di chilometri. La mappa , pubblicata online (vedi la mappa), viene costantemente aggiornata. «Il quadro – precisa infatti Alessio – è in continua evoluzione. Non facciamo nemmeno in tempo a cancellare un’area bonificata, che subito dobbiamo registrare una nuova criticità. A volte nelle vicinanze, a volte nello stesso luogo”‘.

“Difficile capire che cosa stia succedendo. Interrogata a riguardo da Corriere.it l’Ama ricorda «tutti gli strumenti gratuiti e facilmente accessibili che l’azienda mette a disposizione per conferire correttamente i rifiuti ingombranti»: dai 13 centri di raccolta sparsi per la città al servizio di ritiro gratuito a domicilio, passando per le raccolte straordinarie della domenica alternativamente nei municipi pari e dispari della città. Di più. ‘Proprio per contrastare gli scarichi abusivi di materiali ingombranti su suolo pubblico e intercettare maggiori quantitativi di materiali da avviare poi a riciclo, Ama ha recentemente attivato un’unità operativa speciale composta da 32 uomini e 16 mezzi dedicati’”.

“Alla fine la municipalizzata quasi alza le braccia. La responsabilità del degrado capitale, secondo lei, è di «una minoranza di cittadini incivili di alcune e circoscritte aree della città». Magari fosse così semplice. «Se un materasso rimane accanto a un cassonetto per tre settimane – sbotta infatti Alessio Marazzi – evidentemente anche l’Ama non fa il suo lavoro nei tempi dovuti”‘.

“Schiacciata tra inciviltà e inefficienza, resta l’immagine di una lupa capitolina ridotta a scheletro (guarda la gallery a seguire). L’ha ritratta così David Vecchiato, in arte Diavù, di professione street artist. Nel tempo libero gira per la città a caccia di rifiuti abbandonati da marchiare col brand di “Roma Pena Capitale”. I cittadini lo applaudono. Lui risponde sornione: «Speriamo che queste opere d’arte durino il meno possibile”.

Krizia ceduta a Shenzen Marisfrolg: cinese anche il direttore creativo

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Il gruppo italiano della moda Krizia finisce in mano cinese. E’ stato siglato l’accordo di vendita a Shenzen Marisfrolg Fashion, azienda attiva nel mercato asiatico del pret-a-porter di fascia alta. La formalizzazione dell’operazione, informa una nota, è attesa entro aprile.
Le due società hanno dichiarato di aver trovato un accordo per il trasferimento della divisione Moda di Krizia alla società cinese. In particolare, vista la formalizzazione attesa entro il prossimo aprile, le due società “in questa fase non desiderano rilasciare dettagli sulla transazione”. Il gruppo cinese è stato fondato nel 1993 da Zhu ChongYun, che ora ricoprirà il ruolo di presidente del Board e direttore creativo della casa di moda milanese.

Il debutto della sua prima collezione è atteso a Milano Moda Donna nel febbraio del 2015. Nei prossimi cinque anni, inoltre, la società prevede di aprire nuovi negozi a insegna Krizia a Pechino, Shanghai, Guangzhou, Shenzen e Chengdu e di riaprire gradualmente i punti vendita nelle più importanti città in Europa, Giappone e Usa. La fondatrice di Krizia, Mariuccia Mandelli, ha spiegato di essere “felice di aver incontrato Mrs Zhu, con cui mi sono trovata subito in profonda sintonia. Penso che abbia la forza e il talento per continuare al meglio il nostro lavoro e portare Krizia a nuovi successi nel mondo”. Allo stesso tempo, Zhu spiega di essere una “grande ammiratrice del lavoro di Mariuccia Mandelli e davvero orgogliosa di prenderne l’eredità. Voglio dare continuità allo stile di Krizia, con collezioni tutte made in Italy”. Per questo, conclude, “sono decisa a rafforzare il mito di Krizia nel mondo, seguendone lo stile e ripetendone i grandi successi”.

Spese procedura concordato preventivo

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D: Una società a gennaio 2013 ha presentato domanda per concordato preventivo con continuita. A febbraio 2014 i creditori hanno approvato il piano concordatario. Il budget previsionale della proposta concordataria si articola in 4 anni (2013-2016). Le spese sostenute nel 2013 per la procedura: spese di giustizia, compenso commissario giudiziale, compenso professionista asseveratore, compenso professionisti che hanno contribuito a predisporre e presentare il piano, come vanno classificate in bilancio? Hanno tutte competenza 2013? Hanno un particolare trattamento dal punto di vista fiscale per la determinazione di IRES ed IRAP?

R: Ad avviso dello scrivente, le spese sostenute nel corso del 2013 per la procedura concorsuale in oggetto dovrebbero seguire il principio della competenza. Si evidenzia che la società sottoposta alla procedura di concordato preventivo dovrà espletare tutti gli obblighi tributari in base alle regole ordinarie. Per quanto riguarda l’IRES, si sottolineano due particolarità di rilievo: (i) secondo l’art. 86, quinto comma del TUIR, la cessione di beni ai creditori in sede di concordato preventivo non costituisce realizzo delle plusvalenze e minusvalenze, comprese quelle relative alle rimanenze ed al valore di avviamento; (ii) in secondo luogo, l’art. 88, quarto comma del TUIR esclude dal novero delle sopravvenienze attive imponibili quelle derivanti dalla riduzione dei debiti dell’impresa in sede di concordato preventivo. Per quanto riguarda l’IRAP, nel concordato preventivo anche questa imposta va applicata secondo le ordinarie regole, previste dal D.lgs. 446/1997. In particolare, nell’attuale sistema vige il principio di derivazione, in base al quale, per la determinazione dell’imponibile, rilevano i soli dati di bilancio così come assunti sulla base dei principi contabili.

Tre gennaio mail a casa con il conto tasse, clik e paghi con sconto. Bello ma…

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Tre gennaio 2015, arriva a casa una mail del Fisco. Presenta il conto, il conto di tutte le tasse: Irpef, Imu, Tasi, multe…Guardi il conto, paghi subito il 75 per cento e il fisco ti fa anche lo sconto sul totale. Oppure rateizzi il pagamento nell’arco dell’anno. Niente sconto, ma sai con precisione da gennaio quanto devi pagare. Pagare puoi pagare con un click, via mail, con un “rid appoggiato” sulla banca, le Poste…
E’ il piano che starebbe dietro l’ammiccante annuncio di Matteo Renzi in Parlamento della “dichiarazione dei redditi precompilata a casa”. Un piano ci sarà pure, ma mai come questa volta il “sogno” renziano assomiglia come goccia d’acqua ad una illusione.

Eccola l’illusione, meravigliosa quanto si vuole ma pur sempre illusione: e se ogni anno il fisco ci inviasse, magari con una e-mail, il conto totale che come contribuenti dobbiamo pagare? Un conto che comprendesse tutto, dalla Tasi alle multe, e che potesse essere pagato con un clik, on line, o meglio con un comodo rid? Bello e impossibile, rubando il titolo di un vecchio successo di Gianna Nannini. Eppure accade, non in Italia ma in Francia ad esempio, ed è, o meglio potrebbe essere, la traduzione pratica della volontà renziana di semplificare il fisco espressa solo ieri al Senato.
Carlo Bertini, su La Stampa, scrive:
“Il 3 gennaio di ogni anno decine di milioni di contribuenti riceveranno una comunicazione con tutte le singole posizioni aperte per ogni tributo: quanto bisogna versare al fisco per Irpef, Tasi, Imu, Tarsu, cartelle Equitalia per multe. Il cittadino potrà scegliere se rateizzare o pagare subito il 75%, in quel caso beneficerà di uno sconto. Un vantaggio per lo Stato in termini di liquidità, di abbattimento del contenzioso fiscale e della spesa per accertamenti. Una cifra: dei 545 miliardi di euro accertati, secondo stime dell’Agenzia delle Entrate, anche se già sono emessi i ruoli, cioè tecnicamente figurano in bilancio, solo il 5-6% sono recuperabili. Così facendo il nuovo governo conta invece di moltiplicare questa cifra a tutto beneficio dell’erario. Ma il vero punto di arrivo che sarebbe una panacea per milioni di italiani, è se davvero si arriverà a pagare con un clic. Nelle intenzioni, c’è una rivoluzione in arrivo: lo Stato stringerà convenzioni con banche, poste, gestori di carte di credito, per poter associare un ‘Rid’, cioè un’autorizzazione bancaria, al conto fiscale di ognuno. In sostanza, alla mail del 3 gennaio del fisco si potrebbe rispondere con un ok al prelievo dal proprio conto corrente e la pratica tasse finirebbe lì”.
A semplificare il fisco, a renderlo amico ci hanno provati in tanti, almeno a parole. Porre rimedio alla stortura molto italica ma non solo italica di un fisco impossibile e cervellotico, invertire il rapporto che oggi impone ai contribuenti dei veri e propri percorsi ad ostacoli per pagare le tasse, con norme che cambiano e tempistica dei pagamenti incerta, è quasi una costante nelle intenzioni dei vari premier che si sono presentati al Parlamento e ai cittadini.
Una vera e propria rivoluzione che farebbe la felicità dei contribuenti che vedrebbero semplificare la loro vita e, in più, consegnerebbe ai virtuosi anche la possibilità di ottenere uno sconto. E una rivoluzione che farebbe la felicità delle sempre esangui casse statali che beneficerebbero di una maggiore liquidità e che vedrebbero una maggiore incisività nella lotta all’evasione. Ma una rivoluzione che sinora è rimasta nell’alveo delle buone intenzioni dei vari governi che si sono succeduti. Ma che ha anche prodotto degli studi e delle valutazioni di praticabilità. “Dietro i suoi annunci”, come rivela lo stesso Bertini, “ci sono già dossier in fase avanzata di elaborazione a Palazzo Chigi, pronti per essere tradotti in norme, appena possibile e senza eccessivi indugi”.
Se questo piano del neopremier, o questa illusione di Renzi si traducesse in realtà, il 3 gennaio diventerebbe certo il giorno più nero degli italiani. Uno di quei giorni che i puntuali dati che arrivano dai tweet e simili bollano come punte minime nell’umore nazionale. Uno scotto che però tutti i contribuenti pagherebbero volentieri in cambio della certezza, e della conoscenza dell’importo esatto che ogni anno devono al fisco. E in cambio della maggiore qualità della vita che otterrebbero non dovendo rincorrere più commercialisti e caf, norme e cavilli, burocrati e burocrazia.
La battaglia è in qualche modo campale e storica. Per sapere se le intenzioni questa volta si tradurranno in realtà occorrerà in fondo attendere poco. Renzi ha infatti a disposizione poco tempo politicamente parlando per dar seguito alle sue parole. Il suo consenso e la sua forza sono infatti strettamente legati alla capacità di dar seguito alle promesse. Speriamo che non sia troppo bello per essere vero, anche se l’esperienza italiana farebbe propendere per il pessimismo…

Banchetti solidali in ospedale

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Anche quest’anno l’Ospedale San Raffaele ha iniziato il 2014 ospitando i banchetti per la raccolta fondi a supporto della ricerca.

Il San Raffaele ha contribuito a sostenere la lotta contro il cancro, lo scorso 24 Gennaio, ospitando l’iniziativa “Le Arance della Salute” promossa da AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca contro il Cancro) e dai suoi volontari.
Con un contributo associativo di 9 euro potevano essere ritirati 2,5 kg di arance rosse, contrassegnate dal marchio AIRC, frutto protagonista di una corretta alimentazione. Tutto il personale, i pazienti e i parenti che hanno aderito a questa iniziativa hanno aiutato la ricerca scientifica per lo sviluppo di nuove cure ai tumori.

I ricercatori al banchetto

L’Ospedale San Raffaele continua inoltre a dare supporto alla Fondazione Telethon, impegnata, dal 1990, nella raccolta di donazioni per il sostegno della ricerca scientifica sulle malattie genetiche rare.
La Fondazione Telethon, negli anni, è diventata un punto di riferimento importante nella ricerca a livello internazionale grazie ai cittadini, alle aziende e agli Ospedali italiani tra cui il San Raffaele che, grazie all’Istituto San Raffaele Telethon per la Terapia Genica, nato nel 1995, continua la ricerca di base e clinica in terapia genica e cellulare.

Commessa ruba nel negozio, titolare non la licenzia e le aumenta stipendio

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Commessa ruba soldi al negozio, il titolare la sorprende ma non la licenzia, anzi le aumenta lo stipendio. La storia è raccontata dalla Nazione.
Da settimane il proprietario di un negozio di calzature si era accorto di piccoli ammanchi: circa 1500 euro in quattro mesi. Dopo l’ultimo furto la decisione di rivolgersi ad un investigatore privato che installa una microtelecamera con vista sulla cassa. Quindi la scoperta. A rubare viene sorpresa una delle due commesse del negozio.

Quando viene sorpresa, con ancora 200 euro rubati in borsa, la commessa però scoppia a piangere: “L’ho fatto per i miei figli, sono disperata, mio marito ha perso il lavoro da un anno”. Poi la decisione del titolare che sceglie di farsi restituire i soldi ma di non licenziare la commessa anzi, decide di aumentarle lo stipendio di 150 euro.

Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica

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La resistenza antimicrobica costituisce una grave minaccia per la salute pubblica in tutto il mondo poiché comporta innumerevoli vittime, con conseguenti alte spese sanitarie, oltre che perdite di produttività. E’ recentissima l’identificazione di un nuovo antibiotico, chiamato POL7080, per pazienti affetti da infezioni batteriche causate da Pseudomonas aeruginosa: uno dei batteri considerati killer in quanto refrattario a molti antibiotici disponibili e impossibile da prevenire tramite vaccino. Il batterio è inoltre facilmente contraibile negli ospedali ed è letale per i malati di fibrosi cistica. Lo studio, effettuato con finanziamento europeo per il progetto NABATIVI e dalla Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, coordinato dal San Raffaele in collaborazione con l’Università di Zurigo e l’azienda svizzera Polyphor, ha dimostrato un’efficacia superiore di questo antibiotico rispetto a quelli utilizzati nella pratica clinica in modelli di malattia. Il prossimo passo sarà quello di dimostrarne l’efficacia nell’uomo e superare il percorso di approvazione necessario per arrivare sul mercato. Per maggiori informazioni: www.nabativi.org

Quei tre predicatori evangelici Usa e l’Africa (38 paesi su 53) del morte ai gay

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Quei tre predicatori evangelici e l’Africa (38 paesi su 52) del morte ai gay. L’Uganda è solo la punta più avanzata della crociata anti-omosessuale che imperversa in Africa: crociata non è solo una metafora, visto che la condanna all’ergastolo per i gay recidivi è l’esito di una campagna anti-omosessuale che data dall’arrivo di tre predicatori evangelici americani omofobi per vocazione. L’amore fra persone dello stesso sesso è tabù in 38 stati del continente su 53. Tabù certificato da un divieto imposto dalla legge. Il presidente ugandese Yoweri Museveni è il più intransigente: ha appena firmato una legge discriminatoria così restrittiva da prevedere addirittura l’ergastolo per l’omossessualità “aggravata”, cioè quella imputabile ai recidivi. Altrimenti sono 14 anni di galera. Per poco non è stata introdotta la pena di morte per i gay ostinati.
Ma le pressioni internazionali nulla hanno potuto per impedire l’oltraggio di una legge così liberticida. Usa e Olanda hanno minacciato il blocco degli aiuti finanziari, Museveni, che incolpa l’Occidente per la diffusione del “morbo”, ha risposto che si tratta di “imperialismo sociale”. Nel frattempo, le vittime degli imperialisti (è l’ultima agghiacciante notizia), pubblicano liste di proscrizione sui giornali: il Red Pepper, quotidiano ugandese, ha strillato in prima pagina i nomi di 200 omossessuali, in larga parte attivisti, titolando “Scoperti!”.

I tre predicatori evangelici avevano fornito le credenziali storico/biologiche per giustificare l’escalation discriminatoria: in pratica, predicavano, non c’è alcuna base scientifica per dire che l’omosessualità esista per natura. ”La bocca è fatta per mangiare e per baciare, il sesso orale omosessuale fa venire i vermi” fa sapere lo “scienziato” Museveni. D’altronde è stato ben istruito. Scott Lively, predicatore e storico revisionista, afferma che tutti i nazisti fossero gay e che esiste una centrale mondiale omossessuale che vuole prendere il potere mondiale. Caleb Lee Brundidge, omossesuale pentito e predicatore, mostra il classico furore dei convertiti. Don Schmierer, predicatore e capo di Exodus International, si propone di ”mobilitare il corpo di Cristo per portare grazia e verità in un mondo colpito dall’omosessualità”

Inutile dire che già nel 2010 il New York Times li ha ampiamente screditati come studiosi. Però, a un mese dal primo simposio organizzato dai tre, un deputato ugandese propose la forca per gli omosessuali. La predicazione va avanti.

Grazie

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Il 2013 è stato un anno in ripresa, con una partenza lenta e una grande spinta ricevuta nel periodo natalizio.
Il San Raffaele ha riconquistato la fiducia dei suoi donatori e oggi raccoglie molte più nuove donazioni del passato.
Nel corso dell’anno più di 1.000 persone hanno deciso di dare un proprio contributo all’Istituto e oltre 160 aziende hanno riposto fiducia nel San Raffaele.
Questo ha portato a un introito di circa 1 milione e mezzo di euro di fondi che sono stati assegnati ai progetti di ricerca scelti dagli stessi donatori: primo fra tutti quelli legati aitumori, a seguire i progetti sul diabete, sulle malattie neurodegenerative, sulle malattie cardiovascolari e a poca distanza sulle patologie legate all’urologia.

C’è chi ha deciso di aiutare scegliendo le bomboniere solidali per il proprio matrimonio o per il battesimo del proprio figlio, per una ricorrenza importante.
Altri a Natale, aziende e privati cittadini, hanno deciso di “regalare” il sostegno alla ricerca ai propri clienti, dipendenti e ai propri cari, anche con un biglietto di auguri solidale.
C’è poi chi ha preferito una semplice donazione in segno di stima e sostegno ad una ricerca che in questi mesi non si è mai fermata e ha dimostrato la sua qualità con scoperte importanti e passi avanti nella lotta contro malattie ancora senza cura.

È stato un anno importante che ha visto la nascita di questa newsletter come occasione di condivisione con donatori e sostenitori del San Raffaele e medici-ricercatori sempre al lavoro.
L’anno nuovo è partito già con i migliori auspici perché molti di voi hanno già dimostrato di essere ancora al fianco della ricerca!

GRAZIE!