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Fabrica Comune Fucecchio presenta la nuova sede

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exed“Sabato 1° marzo 2014 alle ore 18,00 vi aspettiamo all’inaugurazione della sede del comitato “Fabrica Comune Fucecchio” a Fucecchio in Via Nelli n. 2 (nel centro storico, nei locali dell’ex libreria Martin Eden).

Vogliamo che la nostra sede sia il luogo di incontro e di condivisione del nostro progetto, dove i cittadini che vogliono una Fucecchio diversa si possano sentire a casa loro.

Chi verrà potrà conoscerci meglio per uno scambio di idee e proposte per la città; c’è una strada che vogliamo percorrere insieme con le tante persone, passioni, competenze, intelligenze che ci sono a Fucecchio. E ci sono idee per la città da mettere a punto, insieme.

Vogliamo ridare speranza ai tanti cittadini disillusi, creando così una vera alternativa per Fucecchio.

Nell’occasione parleremo dei motivi che ci hanno spinti ad avere la sede in quel luogo così bello e suggestivo e presenteremo le future iniziative di Fabrica Comune Fucecchio.

E’ previsto un buffet con la musica di Silvano Del Gado.

Vi aspettiamo numerosi, fate passaparola, ci teniamo alla vostra presenza.

Riprendiamoci la città…insieme!

                        Emanuele Cripezzi

Candidato Sindaco “Fabrica Comune Fucecchio”

Clienti digitali, ma col volantino

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Se gli italiani per decidere cosa comprare si rivolgono sempre di più ai canali digitali, informandosi sul web dal pc, o comparando i prezzi sullo smartphone mentre sono fuori casa, ci sono settori in cui gli stessi consumatori si rivolgono ancora ai mezzi tradizionali. Un esempio su tutti è il volantino cartaceo, che regna incontrastato quando si tratta di fare la spesa al supermercato, o la moda e l’abbigliamento, per il quale l’esperienza nel punto vendita fisico è ancora centrale.

Chiaramente stiamo parlando in generale di un consumatore sempre più multicanale, come sottolinea l’indagine dell’Osservatorio Multicanalità 2013, condotta da Nielsen, Connexia e dalla School of Management del Politecnico di Milano, basandosi su un campione di individui che si sono connessi a internet nell’ultimo anno (31,5 milioni, pari al 60% della popolazione di riferimento). Dalla ricerca emerge che ormai il 50% è multicanale, con il 78% dei consumatori che pensa che la rete sia la fonte principale per la ricerca di informazioni su prodotti e servizi, mentre sono 3,7 milioni quelli che hanno effettuato almeno dieci acquisti online in un anno, con una crescita delle attività di e-commerce da dispositivi mobili (l’11% da smartphone, superando così il tablet, utilizzato dal 10%). Tendenze, queste, che sarebbero confermate anche da un’indagine della società di consulenza PwC diffusa sempre ieri, secondo cui il 12% degli italiani acquista da device mobili e il 47% usa i social media per seguire un brand e per scoprirne di nuovi.

Tuttavia, non per tutti i tipi di prodotti ci si comporta nelle stesso modo. «Abbiamo notato un’incidenza asimmetrica della multicanalità sui diversi settori», spiega Christian Centonze, targeting e segmentation manager di Nielsen. «Da una parte abbiamo l’elettronica di consumo e i servizi, bancari, assicurativi, utility e telefonia, che sono estremamente digitalizzati. L’impatto è tale da imporre a chi compete in questi settori un ripensamento complessivo che spazia dalla ridefinizione del ruolo dei punti vendita fisici alla costruzione di una value proposition in grado di sfuggire a una competizione meramente di prezzo».

Letta&Bersani, attenti a quei 2

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Ce n’est qu’un début, continuons les combats, dicevano i gauchiste del Maggio francese. Vale a dire «non è che l’inizio, continuiamo le lotte». Paiono averlo detto nei giorni scorsi, gli alfieri della sinistra piddina, Miguel Gotor e Stefano Fassina, intervenendo entrambi durante la fiducia al governo di Matteo Renzi, l’uno al senato, l’altro alla camera. Entrambi hanno poi ribadito il concetto, se non fosse bastato, il primo rilasciando ieri un’intervista al Corsera, il secondo parlando l’altro ieri con L’Unità. Il senso degli interventi è stato il medesimo: votiamo per te, caro Matteo, per convenienza politica, perché non è possibile, per il momento, fare diversamente, ma non considerare il nostro sì come qualcosa da mettere per sempre nel carniere. Anzi, Fassina l’ha dichiarato chiaro e tondo: «Voterò esaminando il merito di ogni provvedimento». Roba delle vecchio opposizioni costruttive, stile Pci che dava l’appoggio esterno al governo di Giulio Andreotti nel 1978. O come, più o meno, ha promesso di fare Silvio Berlusconi, con la sua opposizione ragionevole all’esecutivo del segretario Pd. E sul Jobs act, la riforma del lavoro, Fassina ha già pronunciato, alto e squillante, proprio nel suo discorso alla Camera, il suo niet preventino. La disciplina di partito, quella invocata, se non minacciata contro Renzi quando, nel 2012, perse le primarie con Pier Luigi Bersani, pare un pallido ricordo se, lo stesso Fassina, l’altro ieri, a fiducia ancora da accordare, era passato all’attacco chiedendo le dimissioni della ministra Federica Guidi, perché considerata vicina a B. E Gotor? Sul Corsera ha definito il discorso del premier «con pochi contenuti programmatici». E alla cronista che gli ricordava il taglio del cuneo fiscale, il pagamento dei debiti delle pubbliche amministrazioni, il piano edilizio sulle scuole, il ricercatore dell’Università di Torino ha risposto: «Tutti titoli. Le coperture economiche dove sono?». E poi, tanto per essere sicuro che il presidente del consiglio avesse afferrato il concetto, ha chiarito che, a suo avviso, «Renzi sta governando con i voti presi da Bersani, tanto disprezzati, e con i programmi di Enrico Letta». Letta che peraltro bersaniani e cuperliani hanno defenestrato allineati e coperti col segretario Pd e tributando a quest’ultimo un plebiscito bulgaro nelle decisiva direzione, ma tant’è. Sul saluto calorosissimo, quasi plateale, fra l’ex-segretario e l’ex-premier, in aula alla Camera, proprio sotto gli occhi del premier, l’ex-consigliori di Bersani, ha detto poi che «chi è animato da spirito riformista e ragionevole si sente ben rappresentato da quell’abbraccio», perché «l’Italia ha bisogno come il pane di persone per bene e di una classe dirigente seria. La cifra che unisce Enrico e Pier Luigi è la serietà coniugata al riformismo». D’altra parte, come ha aggiunto dopo, «i premier passano, è importante, invece, che resti il Pd». La cosa singolare è che, come emerse nei giorni convulsi delle elezioni presidenziali dello scorso anno, Gotor non è neppure iscritto al Pd. O meglio, non lo era fino all’anno scorso, chissà che non ci abbia ripensato in occasione dell’ultimo congresso. In ogni caso, nell’intervista, non si è peritato dal suggerire la separazione dei ruoli di premier e di segretario «perché l’identificazione trasforma il partito nel comitato elettorale di un leader». Il governo Renzi è appena nato, che già ne prendono le distanze. Che cosa potrebbe succedere nel segreto dell’urna di un voto segreto, e ce ne saranno a meno che Renzi avanzi a colpi di fiducia? Se lo chiedono in molti al Nazareno. Evidentemente l’avere messo in piedi, Renzi, una compagine governativa con ministri come Andrea Orlando, giovane turco, o Maurizio Martina, bersaniano d’acciaio, non ha ricucito affatto lo strappo fra maggioranza e minoranza. Ora uscito praticamente di scena l’immaginifico intellettuale mitteleuropeo Gianni Cuperlo, mandato all’arrembaggio a prendersi gli schiaffi congressuali, tornano in pista Bersani e Letta.

De Magistris si aggrappa al Pd

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All’indomani del voto che lo ha incoronato sindaco di Napoli, criticava il Pd per aver «perso un’occasione di rinnovarsi attraverso la mia candidatura» perché «potevo rappresentare un elemento di rilancio del Pd». Adesso, dopo quasi tre anni dall’ingresso a Palazzo San Giacomo, con un Comune sull’orlo del dissesto dopo la bocciatura del piano di riequilibrio da parte della Corte dei conti, dieci assessori persi in metà mandato, gli scandali svelati dalle inchieste della Procura e una maggioranza in consiglio comunale sempre più risicata e confusa (basti dire che il gruppo più nutrito a suo sostegno è quello Misto composto da fuoriusciti di altre liste), Luigi De Magistris tende la mano a quel Pd tanto criticato e osteggiato in passato. Il sindaco della (fallita) rivoluzione arancione propone ai democrat un’alleanza contro il centrodestra in vista delle elezioni regionali del 2015. «Sarebbe assurdo andare divisi contro Stefano Caldoro, ha dichiarato ieri in un’intervista a il Mattino, serve in Regione una guida autorevole, c’è stato troppo immobilismo. Così come trovo incredibile che non si riesca a trovare un percorso condiviso con i democratici. Io sono pronto a un’alleanza politica ed elettorale e credo che la primavera sarà importante per capire tante cose». Non è la prima volta che l’ex pm cerca sostegni e attenzioni andando a bussare alla porta del Pd. Lo ha già fatto quando Matteo Renzi ha vinto le primarie ed è salito al Governo, lanciandogli segnali di apprezzamento perché «è un sindaco come me». Peccato però che la sortita di De Magistris in cerca di alleanze abbia coinciso ieri con una doccia fredda arrivata da quello stesso Pd cui tende la mano. In un’intervista al Corriere del Mezzogiorno il deputato lettiano Francesco Boccia svela di aver fatto presente a De Magistris la gravità dei conti di Napoli nei giorni dell’insediamento, avvenuto nel maggio 2011. «Lo invitati a leggere la relazione che avevo preparato per la Iervolino prima che si sbilanciasse nell’affermare che non avrebbe dichiarato dissesto e che ce l’avrebbe fatta. Evidentemente non mi ha ascoltato» rivela Boccia. E il Pd che dice? Il segretario napoletano Venanzio Carpentieri parla di ragionamento «condivisibile», ma quando De Magistris torna a impuntarsi su una sua ricandidatura a sindaco, lo gela liquidando il tutto come «conclusioni affrettate». Per Carpentieri il confronto con il Pd deve avere al centro Napoli e «non può non passare da una seria presa di coscienza del suo stato di salute. La pronuncia della Corte dei Conti sul piano per l’uscita dal predissesto è da questo punto di vista allarmante». Detto ciò, ribadendo il «giudizio negativo sull’adeguatezza e la credibilità degli strumenti e delle tempistiche che il Comune ha immaginato di utilizzare per evitare il baratro del dissesto», Carpentieri sottolinea come «dalla relazione dei giudici contabili emerge con drammatica evidenza lo stato di profonda difficoltà in cui versa Napoli». Insomma, il messaggio è chiaro: caro De Magistris, prima di parlare di alleanze per le regionali del 2015, è meglio che pensi a salvare il Comune, dove noi non abbiamo certo intenzione di sostenere una tua ricandidatura.

Alenia Aermacchi (Finmeccanica), contratto da 280 mln in Polonia

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Alenia Aermacchi, società di Finmeccanica, ha firmato con il ministero della difesa polacco un contratto per la fornitura di otto velivoli da addestramento avanzato M-346 Master. Il contratto ha un valore di circa 280 milioni di euro. La fornitura comprende, oltre agli otto velivoli, il supporto logistico, l’addestramento per piloti e tecnici nonché un sistema di addestramento a terra che include anche la realizzazione di aule dedicate e di supporti didattici. Dopo Italia, Singapore e Israele, la Polonia è il quarto cliente dell’M-346. Con l’ordine polacco il numero di M-346 a oggi ordinati sale a 56 esemplari. Il velivolo italiano è risultato aggiudicatario della commessa al termine di una gara alla quale hanno partecipato i principali concorrenti internazionali.

Lego, ricavi e utili in crescita nel 2013. E aumentano anche i posti di lavoro

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Nel 2013 i ricavi di Lego group sono aumentati del 10%, a quota 25.382 milioni di corone danesi (3.403 milioni di euro), rispetto ai 23.095 milioni di corone (3.103 milioni di euro) dell’anno precedente, mentre in valuta locale (escludendo l’impatto dei tassi di cambio) hanno visto un incremento dell’11% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In aumento del 10% anche gli utili di esercizio (8.336 milioni di corone rispetto ai precedenti 7.606 milioni di corone), mentre gli utili netti sono risultati pari a 6.119 milioni di corone, con un incremento del 9%. “Nel 2013 abbiamo incrementato le vendite dell’11%, superando la performance del settore giocattoli: un risultato davvero soddisfacente. In meno di 10 anni, abbiamo più che quadruplicato i ricavi”, ha detto Jørgen Vig Knudstorp, presidente e ceo di Lego group.
La media dei posti di lavoro a tempo pieno è aumentato del 13%, con un incremento di 1.355 unità, giungendo a quota 11.755 unità per l’intero esercizio.

Marino: fuori i soldi o blocco Roma. Interviene Renzi, domani il decreto

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“Da domenica blocco la città. Quindi le persone dovranno attrezzarsi, fortunati i politici del palazzo che hanno le auto blu, loro potranno continuare a girare, i romani non potranno girare”. Ignazio Marino interpellato a ‘Mix24′ ha annunciato come estrema reazione alla cancellazione dal Decreto enti locali delle misure che consentirebbero a Roma di trasferire 468 milioni di debito dal bilancio comunale a quello della gestione commissariale, ha chiarito così gli effetti del ritiro del provvedimento da parte del governo a causa dell’ostruzionismo di Lega e M5S: “Diciamolo con chiarezza: per marzo non ci saranno i soldi per i 25mila dipendenti del comune, per il gasolio dei bus, per tenere aperti gli asili nido o raccogliere i rifiuti e neanche per organizzare la santificazione dei due Papi, un evento di portata planetaria. Non si chiama Salva Roma”, ha detto Marino – i soldi che stanno in quello che voi giornalisti avete chiamato Salva Roma sono soldi delle tasse dei romani che devono essere restituiti ai romani. Non ce li hanno ridati, il governo italiano ce li deve ridare, deve restituire a Roma ciò che è di Roma”. Una vera furia, insomma, il sindaco di Roma, che ha attaccato ancora: “Io sono veramente arrabbiato e lo sono anche i cittadini. Hanno ragione, dovrebbero inseguire la politica con i forconi. Lo sa che qui a Roma bisogna ancora pagare i terreni espropriati nel 1957 per costruire il villaggio Olimpico? Ma si può continuare a governare così la Capitale”? Toni che a quanto pare hanno irritato non poco il presidente del consiglio, Matteo Renzi, tanto che fonti di palazzo Chigi riferiscono di una “telefonata energica” tra il capo del governo e il primo cittadino di Roma. Nel corso del colloqui sarebbe stato ricordato a Marino che già mercoledì, il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Graziano Delrio, il ministro delle riforme istituzionali e rapporti con il parlamento Maria Elena Boschi e i capigruppo del Pd di Camera e Senato, Roberto Speranza e Luigi Zanda si sono riunitio per esaminare un provvedimento che ponga rimedio al ritiro del decreto Salva Roma deciso, non per responsabilità dell’esecutivo. E il governo avrebbe sototlineato come già domani sarà all’esame del consiglio dei ninistri un testo con le norme più urgenti già contenute nel decreto legge. Poi, mentre veniva annunciata la convocazione di un vertice, in corso, al ministero dell’Economia per sbrogliare la matassa, i toni si sono fatti più cauti: “Ho grande fiducia in Matteo Renzi, con
lui qualunque colloquio è stato sereno, puntuale e nel merito, quelle battute naturali che ha da toscano rendono sempre piacevole una conversazione”, ha detto Marino. “Renzi è oggi un po’ il sindaco d’Italia, ma la conversazione che ho con lui è sempre da sindaco a sindaco. Sa esattamente di cosa parlo, viene dalla gestione pratica di una città”, ha concluso il primo cittadino di Roma. Parole che però non hanno placato il malumore suscitato nel Pd dalla dichiarazione di guerra di Marino, tanto che il deputato Federico Gelli ha invitato Marino “a fare il sindaco di Roma”. “Si ricordi di essere l’autorità di governo della città di Roma, non può pensare di mettersi ad aizzare le folle. Ci auguriamo che le dichiarazioni avventate e minacciose del primo cittadino della Capitale siano state solo uno sfogo sfuggito in un momento particolarmente difficile, è opportuno che Marino smentisca e chiarisca. Non si può pensare di minacciare il blocco della città, non c’è nulla di istituzionale e civile in una provocazione del genere”.

Belviso: Marino vada via. Storace: porti i conti in regione

In precedenza, lo sfogo durissimo di Marino era stato censurato dalla ex vicesindaco di Roma nella giunta guidata da Gianni Alemanno, Sveva Belviso. Che rivolta all’indirizzo di Marino ha dichiarato: “Le ultime incredibili dichiarazioni del sindaco Marino dimostrano che ormai purtroppo ha perso completamente la testa, non ce la fa: in America gli direbbero che è ‘unfit to rule. Marino è solo un solista, purtroppo del tutto inadatto a fare squadra. Minacciare il blocco della città, incitare la gente a prendere i forconi è ridicolo, pericoloso, indegno e del tutto incompatibile con il suo ruolo. Noi non scenderemo a questo livello. A prescindere dalle evoluzioni delle prossime ore sul bilancio”. L’ex presidente della regione Lazio, vicepresidente del consiglio regionale e leader di La Destra, Francesco Storace, ha invece invitato il sindaco a riferire sulla vicenda “La Regione non deve stare a guardare lo spettacolo capitolino. Marino lamenta che non vogliono dargli soldi dei romani, eppure ha tentato di gabbare proprio la Regione infilando nelle enormi richieste per lo stato di calamità dovuto al maltempo di fine gennaio anche pretese strabilianti che non c’entravano nulla”. Per Storace “la pretesa di vendicarsi sui romani col blocco delle auto è incredibile: credo che comunque il sindaco vada sentito. E il luogo giusto è la Commissione Bilancio della Regione Lazio. Il presidente non indugi e disponga l’audizione del sindaco Marino sulle cifre della città”

Energia, cosa fare per ridurre consumi e costi?

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Cosa fare per ridurre notevolmente consumi e costi per l’energia?

1. Usare il condizionatore con parsimonia e in modalità “deumidificazione”, abbinandolo a un ventilatore.
La diffusione dei condizionatori d’aria è tra i maggiori responsabili dell’incremento dei consumi energetici estivi avvenuto nell’ultimo decennio in Italia.
Il condizionatore è infatti un grande consumatore di energia: al suo costo di acquisto bisogna sommare i notevoli costi di esercizio, specialmente per unità multiple o per utilizzi protratti nel tempo. Se infatti un’unità di piccole dimensioni ha un consumo medio di 900W e comporta quindi un consumo di circa 160 euro l’anno se usato 6 ore al giorno per quattro mesi, un’unità centralizzata da 24.000 btu (2,5 ton) consuma 3500W e può costare più di 630 euro l’anno con lo stesso tipo di utilizzo!
I condizionatori portatili non consumano meno di unità esterne. Ciò, unito al fatto che solitamente vengono utilizzati in situazioni di scarsa efficienza, fa sì che vengano utilizzati più a lungo, con un impatto notevole sulla bolletta elettrica.
Un ventilatore è invece decisamente meno costoso e poco energivoro: sia i modelli da pavimento che quelli da soffitto consumano 50-100W a seconda delle dimensioni e della velocità a cui vengono fatti girare.
Se si decide comunque di acquistare un condizionatore, è possibile ridurre a un quarto i consumi e risparmiare più di 120 euro l’anno con una singola unità o 470 euro con un’unità centralizzata a tre uscite.
E’ importante:
• collocarlo nella zona notte, dove la diminuzione della temperatura ambientale migliora il comfort del riposo notturno;
• preferire la funzione “deumidifica” a quella di normale condizionamento d’aria: con questa funzione il condizionatore rimuove umidità dall’aria, che insieme alla temperatura è uno dei componenti dell’indice di calore percepito, senza abbassare la temperatura. In questo modo il condizionatore lavora meno e il suo intervento è meno fastidioso e dannoso per la salute;
• combinare l’uso del condizionatore a quello del ventilatore¸ che sia a soffitto, da tavolo o da pavimento: il ventilatore riduce il senso di calore e contribuisce a diffondere l’aria fresca del condizionatore in tutta la stanza, che deve così lavorare molto meno;
• limitare l’utilizzo alle fasce orarie serali. Questo perchè la temperatura esterna è più bassa, quindi l’unità esterna lavora meglio e perchè in molti casi l’energia costa leggermente meno dopo le 19. Di notte, inoltre, il caldo esterno è meno intenso e non fa in tempo a rioccupare la stanza quando il condizionatore viene spento. Per gli stessi motivi è sbagliato far lavorare il condizionatore di giorno se siamo fuori casa;
• tenere pulita e libera da ostruzioni l’unità esterna, che si sporca facilmente a contatto con gli agenti esterni. Ricordarsi di pulire il filtro una volta al mese;
• una veloce doccia fresca è meglio di un’ora di condizionatore aggiuntiva.
2. Lavare il bucato in lavatrice a 30°.
Il 90% dell’energia consumata da una lavatrice viene usato per scaldare l’acqua del lavaggio . I detersivi e le lavatrici moderne lavano molto bene anche a 30° di temperatura. Lavare a basse temperature è una buona abitudine che consente a una famiglia di abbattere il costo di esercizio della lavatrice.
Non è vero che le temperature basse sono meno igieniche: anche a temperature più alte parecchi batteri sopravvivono al lavaggio, mentre l’azione battericida avviene asciugando al sole o in asciugatrice. Molti modelli hanno una funzione “eco” che allunga i tempi di lavaggio ma consente un leggero risparmio energetico. E’ molto più efficace lavare a basse temperature con un programma normale che impostare temperature più alte e usare la funzione “eco”. Aspettare di avere un pieno carico e ridurre i lavaggi contribuisce molto a ridurre i consumi.
Quando si sceglie una lavatrice bisogna tenere presente che le lavatrici più piccole, di carico massimo 5-6 kg, non sono molto più economiche da operare di quelle più grandi, da 8-9 kg. Al momento si trovano sul mercato lavatrici in classe A+++ a prezzi abbordabili (a partire da 350 Euro), tuttavia anche in questo caso è bene ricordare che la differenza in bolletta è data dalle temperature a cui si effettuano i lavaggi più che dalla classe energetica.
3. Valutare attentamente l’acquisto di un frigorifero di classe A++ o A+++ o la sua sostituzione se fosse più vecchio di 8-10 anni.
Il frigorifero è l’elettrodomestico che consuma di più nella stragrande maggioranza dei casi , perché è sempre acceso e il suo compressore deve lavorare diverse ore al giorno. Valutare quindi attentamente la classe energetica e il consumo annuo del frigorifero all’atto dell’acquisto, orientandosi su apparecchi in classe energetica “A++” o “A+++”.
Considerando modelli di medie dimensioni (circa 300 litri di capacità), i primi hanno un consumo annuo inferiore a 200 KWh / anno (corrispondente a circa 480 Euro in bolletta nel corso della vita utile dell’apparecchio) e si trovano a partire da circa 450 euro. I secondi consumano meno di 150 KWh / anno (meno di 360 euro in 10 anni) e si possono trovare a partire da 500 euro: non è quindi necessario un grande esborso per portare a casa un frigorifero dai consumi bassissimi, che si ripaga velocemente.
E’ importante scegliere un modello correttamente dimensionato per la propria famiglia, senza esagerare: ovviamente è preferibile un frigorifero capiente che consenta un viaggio in meno al supermercato che uno più piccolo ma insufficiente per i propri bisogni.
I frigoriferi combinati e quelli doppia porta, i più diffusi nelle case italiane, consumano meno di quelli side-by-side o tre porte (detti anche “americani”) che si stanno diffondendo negli ultimi anni, specialmente se hanno la macchina per produrre ghiaccio, particolarmente energivora.
4. Valutare attentamente l’acquisto e l’utilizzo di un’asciugatrice / asciugabiancheria.
Le vendite di asciugatrici in Italia sono in aumento costante . Tuttavia il loro acquisto va considerato con attenzione, soprattutto in un Paese come l’Italia dal clima tendenzialmente mite e soleggiato. Al costo di acquisto di un’asciugatrice, variabile tra i 300 e 1000 euro, dobbiamo infatti aggiungere i significativi costi energetici: un’asciugatrice non particolarmente efficiente e usata di frequente può costare 300 euro l’anno in bolletta .
E’ molto importante quindi considerare la classe energetica dell’apparecchio: ipotizzando 5 utilizzi a settimana, un’asciugatrice in classe A può far risparmiare più di 200 euro l’anno e si può ripagare da sola in breve tempo.
Se ne possediamo già una, è bene imparare a usarla solo quando necessario e in modo appropriato. L’asciugatrice ha un filtro che andrebbe pulito almeno 3-4 volte l’anno: la pulizia è un’operazione semplice e descritta nel manuale di utilizzo. Un filtro ostruito incrementa notevolmente i consumi. I capi non dovrebbero essere introdotti ancora bagnati: per questo è sempre opportuno impostare la centrifuga della lavatrice al valore massimo tollerato dai capi da lavare per estrarli umidi, ma non bagnati. Ovviamente anche per l’asciugatrice vale il principio che l’asciugatura è più efficiente dal punto di vista energetico se viene effettuata a pieno carico.
5. Passare al mercato libero.
Per tutti i profili di consumo identificati da SosTariffe.it, il passaggio al mercato libero garantisce risparmi significativi, dell’ordine del 7-10% l’anno.
Per una famiglia di 4 persone che utilizza lavatrice, lavastoviglie e condizionatore ma non lo scaldabagno, questo si traduce in un risparmio di quasi 70 euro l’anno. Una coppia che non è quasi mai in casa di giorno può sfruttare una tariffa bioraria conveniente del mercato libero e risparmiare quasi il 10%.
Sul mercato libero esiste una significativa varietà di offerte: alcune prevedono un canone fisso se si rimane entro certe soglie, altre includono quote significative di energia verde e altre ancora offrono prodotti o servizi aggiuntivi.
La scelta della tariffa giusta sul mercato libero va ponderata in base ai propri consumi e non fatta alla cieca per evitare brutte sorprese. E’ importante conoscere i propri consumi mensili in KWh e come si distribuiscono questi consumi tra le fasce F1 (08:00 – 19:00 di giorni feriali) e F23 (giorni festivi e 19:00 – 08.00 dei giorni feriali). Un servizio di comparazione, come quello di SosTariffe.it, può aiutare a fare la scelta giusta.

Telegram, milioni in fuga da Whatsapp: la chat dove messaggi si autodistruggono

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Da un paio di giorni a milioni stanno scaricando Telegram, la chat supersicura dove i messaggi si autodistruggono. Un vero e proprio esodo di massa verso l’applicazione open source, dopo il blackout della strapagata Whatsapp. Tanto che i produttori hanno twittato quasi desolati: “Quattro milioni di utenti si sono aggiunti nelle ultime 18 ore, facciamo il possibile ma il servizio potrebbe diventare instabile per l’alto traffico”.
Telegram è la nuova creatura dei fratelli Nikolai e Pavel Durov, già fondatori del più popolare social network russo, Vkontakte. Telegram funziona come WhatsApp, solo che i messaggi sono criptati: un vantaggio che risponde ai malumori di milioni di utenti in seguito all’acquisizione di Whatsapp da parte di Facebook, turbati fondamentalmente per questioni di privacy.

La fuga verso l’app del momento è cominciata nel weekend quando il popolarissimo programma di messaggistica è andato in tilt per quattro lunghissime ore: un’eternità che ha costretto gli utenti a cercare soluzioni alternative.
In più Telegram è a prova di 007: offre agli utenti la possibilità di conversare in sicurezza, i messaggi sono criptati, ed è cloud based, cioè consultabile da più dispositivi, anche da pc. Ma soprattutto, vero punto di forza, è gratis: per chi lo avesse dimenticato, Whatsapp costa al momento 89 centesimi.
E così a colpi di privacy e approfittando della provvidenziale finestra di blackout, Telegram si è conquistata il suo posto di diritto nelle classifiche di iTunes e Google Play. Tra le prime recensioni apparse sui market c’è addirittura chi ne fa una questione ideologica: “Basta regalare utenti a Mr. Zuck“. Del resto, Facebook, acquistando WhatsApp ha messo una seria ipoteca sul mondo mobile. Le applicazioni più diffuse per smartphone sono ora di sua proprietà. E proprio questa sorta di monopolio pare aver messo in allarme più di qualche utente.
Circostanze che hanno all’improvviso fatto la fortuna di Telegram, tanto più che “iI programma non è in vendita e non è stato pensato per produrre profitti”, si legge sul sito ufficiale. Il boom degli ultimi giorni sembra dunque non solo il frutto dei timori degli utenti, con relativa fuga verso altri servizi simili.

Dessena coi lacci colorati per i diritti gay. Blog dei tifosi: “Caghino”

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Domenica ha aderito all’iniziativa contro l’omofobia, indossando i lacci delle scarpette da calcio colorati nella gara con l’Inter. Per questo Daniele Dessena, che ha aderito all’appello dell’Arcigay e di dare il suo appoggio alla campagna “Diamo un calcio all’omofobia, chi allaccia ci mette la faccia”centrocampista del Cagliari, è stato insultato sul web.
Su Facebook, nella pagina del blog che raduna virtualmente migliaia di ultras del Cagliari, le offese si sono moltiplicate in poco tempo. ”Brutto “caghino” (offesa omosessuale nel dialetto sardo, ndr), fatti gli affari tuoi e pensa soltanto a giocare”.

Pochi casi, per la verità, qualche parolaccia e un invito a farsi gli affari propri e a non allargarsi ad argomenti che non riguardano strettamente pallone e rettangolo verde. “Siete degli stupidi ignoranti, abbiate rispetto delle scelte delle persone”, ha replicato Dessena.