Si è fatta imbavagliare e legare dal compagno della sua amica, anche lei badante, si è procurata una caduta da sola e poi ha inscenato un furto. Un sotterfugio che non è sfuggito durante la ricostruzione di quanto accaduto, fatta dalla polizia giudiziaria del Commissariato di Sulmona a seguito della denuncia inoltrata dalla famiglia dove la donna romena lavorava. A finire dietro le sbarre per furto aggravato, Liliana Teodorescu, 33 anni, Gabriela Marginean, 34 anni e il suo fidanzato Ionut Rosu Ichim, 29 anni. Un colpo inscenato, una settimana fa nei minimi dettagli, quasi da regia cinematografica, che però la Teodorescu non è riuscita a gestire nel migliore dei modi. All’interrogatorio della Polizia, la donna non si è mai contraddetta, riferendo che «un uomo si era infiltrato nell’appartamento di piazza Venezuela e l’aveva invitata a farsi consegnare tutti gli oggetti di valore». Preziosi che però, stranamente, erano già pronti dentro un borsone dove la donna stessa li aveva riposti nei giorni precedenti. Poi – sempre durante il confronto – ha raccontato che lo stesso l’aveva picchiata, imbavagliata e legata alla sedia dandosela a gambe con tutta la refurtiva.
Prima di uscire dal Commissariato, la badante però, ha fornito, agli inquirenti, una serie di particolari per ricostruire l’identikit dell’aggressore. Tanti particolari, molto precisi che hanno portato i tecnici addetti ai lavori a risalire immediatamente all’uomo. La donna alla dipendenze della famiglia sulmonese da circa cinque mesi avrebbe approfittato del deficit cognitivo dell’anziana e dell’assenza del marito per fingere la rapina che ha fruttato a lei e a suoi complici 20mila euro. «Abbiamo recuperato parte della refurtiva – ha sottolineato il dirigente del Commissariato, Francesca La Chioma – anche se abbiamo la certezza che gran parte di essa è già stata ricettata». Dall’elenco fatto dalla figlia della signora, risultano mancanti diversi oggetti di valore, quindi, con molta probabilità sono già stati immessi sul mercato nero. La squadra che ha operato nelle indagini ha svolto un gran lavoro ed è riuscita in tempi strettissimi a risolvere il caso che fin dal principio era particolarmente strano a partire dalla roba di profumeria sottratta all’anziana dai malviventi. Le varie telefonate intercorse tra i tre complici dal giorno stesso del furto e che la stessa Teodorescu non aveva assolutamente menzionato durante l’interrogatorio. La refurtiva è stata recuperata dentro una scatola per stivali dentro il bagno e gli articoli da profumeria nei bagni delle rispettive donne. Le due donne, dopo l’arresto sono state trasferite nel carcere di Castrogno a Teramo mentre l’uomo, è recluso nel carcere di Sulmona. Una storia triste che ancora una volta ha colpito una buona famiglia che aveva accolto la donna in casa propria come una figlia. Tant’è che, gli stessi avevano escluso una responsabilità da parte della donna che aveva dimostrato sempre tanto affetto nei loro confronti.
Badante complice dei ladri Si fa legare e simula la rapina
E fu così che l’uomo spense il suo iPad e (ri)scoprì la carta
La carta è morta, viva la carta. Della non troppo precoce dipartita hanno dato il triste annuncio negli anni passati editori, giornalisti, esperti di comunicazione e twittatori compulsivi. Nessuno compra piùi giornali in edicola, non parliamo delle riviste, signora mia. I giovani, poi: non si trova un ventenne che frequenti stabilmente un quotidiano (qualche sveltina saltuaria ogni tanto, al massimo), e pure i quarantenni ormai sanno che tutto si trova online, basta cercare bene. La rivoluzione è avvenuta in fretta. È cominciato tutto una decina di anni fa; pian piano tutti hanno aperto un blog, un tumblr, un account su un social network dove dire la propria opinione e leggere quelle degli altri. Smartphone e tablet hanno solo infierito sul cadavere. Uscire di casa e recarsi in edicola è ormai un gesto che sa di secolo scorso.
Solo che la carta è dura a morire. A voler essere banali, è come la poesia: vecchia, inusuale, poco frequentata ma necessaria. Succede così che i nativi digitali, cresciuti a colpi di notizie sui social e scrollate sull’iPhone, battezzati con una pagina Facebook e circondati da scaffali con pochi libri, scoprano l’esistenza di una nuova tecnologia a loro del tutto sconosciuta con cui si possono fare cose bellissime: la carta. Non la capiscono del tutto, perciò ne sono attratti. Non è il racconto di un mondo utopico, ma un viaggio che ieri il quotidiano britannico Independent ha fatto nel mondo degli editori inglesi indipendenti. Mentre negli ultimi anni il mainstream fluiva verso la digitalizzazione dell’esistente, un gruppo sempre più numeroso di giovani riscopriva la carta scoprendola per la prima volta. Direttori e giornalisti cercano di non perdere i propri lettori inseguendoli sul web, questi impaginano lunghi articoli e foto d’autore in riviste patinate che vendono a prezzi fuori mercato (dieci, anche trenta sterline). E la cosa, al momento, regge. Anzi. Tre anni fa, l’Associazione degli editori professionisti inglesi ha riconosciuto ufficialmente questa realtà, creando il Network deglieditori indipendenti, che nella sua ultima conferenza, a dicembre, ha radunato 280 delegati. Paradossalmente, è stato lo sviluppo delle tecnologie digitali a creare una generazione di giovani creativi in grado di inventare prodotti grafici raffinati e nuovi. Un tempo le pubblicazioni indipendenti erano pagine scritte a macchina e ciclostilate, oggi «con un computer Apple e un software decente si possono fare prodotti favolosi», dice all’Independent Simon Hinde del London College of Communication. È il desiderio di realtà che ogni persona ha dentro di sé a rendere sostenibile tutto questo, spiega Liz Ann Bennet, cofondatrice della rivista di lifestyle Oh Comely: «Il modo in cui gli esseri umani interagiscono con uno schermo è molto limitato in termini di fisicità – toccare e strisciare. Con una rivista è possibile ritagliare e scarabocchiare, interagire fino a rendersi conto che siamo in grado di fare molto di più che digitare su uno schermo». Con appena 5 sterline e mezzo al mese, in Inghilterra la società Stack consegna a casa degli abbonati una rivista a sorpresa tra i 22 titoli che distribuisce, da quello sulla street art a quello per appassionati di ciclismo. Il fondatore di Stack, Steve Watson, spiega il successo dell’iniziativa così: «Sempre più persone desiderano staccarsi dallo schermo del computer, dato che ci passano troppe ore al lavoro». Senza dimenticare la vanità del lettore: farsi vedere in treno mentre si sfoglia una rivista cool dice molto su personalità, gusti e cultura di chi legge. Mostrare il retro grigio di un iPad no.
Unicef, 59 milioni di bambini da aiutare.
Dieci mamme accusano il parroco: «Ha violentato le nostre bambine»
Una brutta gran brutta storia, che già divide il paese e che ormai da tempo circola come veleno tra un rosario e il caffè al bar. Al centro della vicenda presunti atti di violenza sessuale nei confronti di ragazzine che frequentano la parrocchia. Il nord magnetico dell’inchiesta sarebbe il reverendo, da qualche anno a capo della chiesa locale dopo che il suo predecessore fu costretto ad andarsene sotto il tiro di continui dispetti da parte di ignoti che minarono profondamente la sua resistenza. Un giorno fece le valige e non tornò più.
Proprio ieri le braci del sospetto si sono riattizzate con l’audizione, da parte dei carabinieri, di ben dieci mamme di altrettante bimbe.
Prima grana: indagata il ministro Lanzetta
La notizia, in sé, non è nuova, i giornali ne avevano già parlato ad agosto. E anche il reato, abuso d’ufficio, è di quelli in cui facilmente un amministratore pubblico può incappare.
La novità però è che Maria Carmela Lanzetta, sindaco di Monasterace (Reggio Calabria) per sette anni (si è dimessa nel luglio scorso, perché un suo assessore si opponeva alla costituzione di parte civile contro un dipendente accusato di concorso esterno in associazione mafiosa), è diventata da qualche giorno ministro per gli Affari regionali. E di conseguenza adesso costituisce un problema per il neonato governo Renzi, visto che un ministro indagato, per quanto sia come la Lanzetta un simbolo della lotta alla ‘ndrangheta, non è un bel biglietto da visita.
Una tegola, per l’esecutivo. La Lanzetta, rintracciata dal Giornale, si dice tranquilla: «Non ho ricevuto alcun avviso di garanzia afferma domani (oggi per chi legge, ndr) la Gazzetta del Sud scriverà che il caso è stato archiviato. Mio marito ha chiesto le carte ufficiali. È una storia che va avanti da due anni, c’è chi manda dossier dappertutto, ero sicurissima che si sarebbe rimesso in moto questo meccanismo. Spero che sia finita».
A raccontare l’indagine sul ministro icona dell’antimafia – nel 2012, quando era sindaco, hanno bruciato la sua farmacia e sparato contro la sua auto, per convincerla a non dimettersi arrivò a Monesterace l’allora segretario del Pd, Pier Luigi Bersani – è il settimanale Panorama oggi in edicola. La Lanzetta è stata indagata dalla procura di Locri, con l’ex capo dell’ufficio tecnico comunale, in seguito all’esposto di quattro consiglieri dell’opposizione presentato a marzo del 2012. Nel mirino degli inquirenti, un appalto da 230mila euro per l’illuminazione che sarebbe stato affidato senza gara nel 2010. «Il primo cittadino denunciavano, come riporta L’Ora della Calabria, i quattro firmatari del dossier – amministra in modo dilettantesco, poco responsabile e senza rispettare le regole». Il caso era rimbalzato sui giornali già a fine agosto. E l’ex sindaco di Monasterace – di ministero all’epoca non esisteva nemmeno l’idea – aveva respinto ogni accusa: «Nel periodo della mia seconda amministrazione aveva detto all’Ansa i gruppi di minoranza hanno fatto varie denunce. Molti appalti li ho seguiti direttamente e non credo di avere una responsabilità diretta. In quel periodo, il 2009-2010, c’erano molti bandi e non tutti li ho curati passo passo». Panorama va oltre. E nell’articolo di oggi ricorda anche qualche altro «neo» dell’amministrazione Lanzetta a Monasterace: una parentela in odor di mafia del suo ex vicesindaco e, soprattutto, il crac del suo comune: «La Corte dei conti scrive il settimanale ha dichiarato nel 2013 che il bilancio di Monasterace (un comune di appena 3mila abitanti) è al dissesto in quanto presenza attivi insussistenti, cioè un buco per oltre un milione e 117mila euro». Anche a proposito del dissesto, arrivato ad aprile del 2013, a pochi mesi dalle sue dimissioni, a luglio, l’ex sindaco si era difesa sostenendo che era l’unica via per risolvere la situazione delle casse comunali.
In tempo di crisi non si butta via nulla, neppure i cibi scaduti!
Per tagliare le spese in tempo di crisi economica ed evitare sprechi si mettono spesso in tavola cibi scaduti: secondo un sondaggio condotto online da Coldiretti, nel 2013 sei italiani su dieci (59%) hanno mangiato alimenti oltre la data di scadenza, il 34% fino ad una settimana dopo e il 15% addirittura oltre un mese. Ma quali sono le conseguenze? E quali i rischi per la salute? “La data di scadenza indica il termine entro il quale l’alimento può essere consumato, sempre che sia mantenuto nelle corrette condizioni di conservazione, in particolare la giusta temperatura. – spiega Rolando Manfredini, Responsabile Sicurezza Alimentare e Qualità di Coldiretti “Viene prevista per tutti gli alimenti molto deperibili (come latte fresco, yogurt, latticini e pasta freschi, cibi preconfezionati, carne e pesce): per questi prodotti superare il termine di scadenza, indicato con la dicitura perentoria “consumare entro”, seguito dal giorno e dal mese, può anche comportare rischi per la salute, dovuti alla proliferazione di batteri e muffe. La data di scadenza rappresenta anche il termine oltre il quale un alimento non può più essere venduto. Per esempio, il latte fresco pastorizzato ha una scadenza di 6 giorni dal trattamento termico e per motivi igienico sanitari non deve essere consumato oltre questa data”. Diverso è il discorso per il “Termine Minimo di Conservazione” (TMC), indicato sulla confezione con la dicitura “da consumarsi preferibilmente entro”, che può essere superato anche di alcuni mesi. “In questo caso infatti – continua Manfredini- gli alimenti resistono di più all’invecchiamento e mantengono la loro commestibilità oltre il termine previsto ( pasta, riso, biscotti secchi, conserve, alimenti in scatola, bibite, olio), ma vanno progressivamente incontro a un decadimento delle caratteristiche organolettiche (cioè gusto, aroma, colore, friabilità, profumo) e delle proprietà nutrizionali (contenuto di vitamine, antiossidanti e minerali). L’olio extravergine di oliva, per esempio, andrebbe consumato entro 12-18 mesi, ma con il passare del tempo va incontro a processi di ossidazione, che provocano la degradazione di costituenti ad elevato valore nutrizionale, l’aumento dell’acidità e l’irrancidimento. In ogni caso, data di scadenza a parte, qualsiasi alimento che presenti variazioni di colore, consistenza, odore, sapore non deve essere consumato. Lo stesso vale per confezioni che arrugginite, bombate o gonfie.” I rischi per la salute? Le alterazioni microbiologiche a cui va incontro l’alimento dopo la scadenza sono dovute allo sviluppo di microorganismi. Se il cibo è scaduto, le conseguenze possono essere anche molto gravi, come avvenne qualche anno fa a causa del botulino in una partita di mascarpone fornita ad alcuni supermercati e conservata male. I microorganismi in gioco (salmonella, stafilococco aureo, clostridium perfrigens) possono determinare intossicazioni o tossinfezioni alimentari, a seconda che producano o meno una tossina, che si manifestano con disturbi gastrointestinali, come dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, disidratazione, in alcuni casi febbre: in genere con la terapia giusta le gastroenteriti si risolvono nel giro di alcuni giorni, ma nelle persone più deboli (come gli anziani o i bambini molto piccoli) possono creare maggiori problemi. E’ comunque importante identificare l’alimento colpevole e rivolgersi sempre al medico curante. Nel caso del botulino, la tossina prodotta si può ritrovare in diversi alimenti, ma soprattutto nella carne e pesce in scatola, nei salumi, nelle conserve (soprattutto quelle casalinghe) e nei vegetali conservati sott’olio. La sua presenza nell’alimento viene sospettata in presenza di rigonfiamento del coperchio, a volte di alterazioni visibili (irrancidimento comparsa di muffe, rammollimento), ma il batterio può anche moltiplicarsi mantenendo quasi inalterate le caratteristiche esterne. Ma come ridurre gli sprechi? Basterebbe fare più attenzione quando si fa la spesa, comprando nei negozi giusti, preferendo la grande distribuzione dei supermercati , tenendo sempre d’occhio le promozioni e le “offerte del giorno”, cercando canali di distribuzione alternativi, come quelli a filiera corta direttamente dal produttore, optando per le confezioni-famiglia, analizzando il prodotto, dall’etichetta nutrizionale fino alla data di scadenza. E ancora, è importante rispettare la catena del freddo utilizzando borse frigo per il trasporto della spesa a casa, evitare di lasciare gli alimenti al caldo, conservare correttamente i prodotti, riponendoli in modo razionale nei diversi scomparti del frigorifero.
“Fumatori di spinelli cercansi” Tutti in fila all’ospedale di Nancy
«Aaa Fumatori di spinelli cercansi»: non è l’annuncio di uno cinico spacciatore senza scrupoli. Ma di un ospedale universitario di Nancy, nel nord-est della Francia, che lancia una singolare campagna di reclutamento rivolta ai consumatori cronici di marijuana. Con l’obiettivo di studiare gli effetti sul loro cervello. «Oltre 300 persone si sono già presentate per partecipare.
Il centralino sembra esplodere», esulta il dottor Vincent Laprévote, il medico psichiatra che guida lo studio nazionale Causa Map (Cannabis Use and Magnocellular Processing).
L’équipe di ricerca di Nancy parte dall’ipotesi che il forte consumo di cannabis possa «modificare il sistema di comunicazione tra neuroni». La ricerca intende dunque concentrarsi su un totale di 180 volontari, le cosiddette «cavie», divisi in tre gruppi di età compresa tra i 18 e i 55 anni. Tra i profili più ricercati per questo singolare «casting» scientifico: chi fa uso di cannabis almeno sette volte a settimana da oltre un anno, ma anche fumatori regolari di tabacco e non fumatori. «Stranamente – aggiunge – siamo ancora alla ricerca di fumatori di sigarette, ma per la cannabis, siamo al completo, sold out», rivela sorpreso Laprévote. A indurre i consumatori di marijuana ad accettare la proposta sono due fattori: «la curiosità e l’inquietudine».
«Attenzione – avverte il medico – in ospedale non si potranno in alcun modo fumare spinelli e noi non daremo niente». Anzi, al termine del progetto di 12 mesi «vogliamo proporre loro un aiuto» per uscire dalla dipendenza. I volontari dovranno consacrare allo studio due mezze giornate, rispondendo a un questionario, prestandosi all’esame delle urine e indossando uno speciale berretto dotato di sensori per misurare l’attività cognitiva. «Si tratta di vedere cosa succede nei primi 200 millisecondi di reazione del cervello», precisa Laprévote.Lo studio permetterà, tra l’altro, di capire meglio i rischi legati alla guida in automobile. In Francia, il 30,6% della popolazione compresa tra i 15 e i 64 anni dichiara di aver consumato una canna almeno una volta nella vita. La media europea è del 22%. A chi vorrà collaborare con l’ospedale di Nancy, si garantisce «riservatezza e discrezione».
Le crociere sono sicure? Secondo l’Fbi meglio a bordo che in città
Il brutale omicidio di San Valentino e lo stupro sulla nave dei nudisti aprono la strada alla psicosi: le crociere sono sicure? La risposta , secondo le statistiche dell’FBI, è un sì decisivo.
L’enorme numero di persone che si imbarcano sulle navi da crociera ogni anno – 21 milioni nel 2013 – determina in percentuale, numeri irrisori nel calcolo delle possibilità di essere aggrediti a bordo, certamente è molto più probabile essere aggrediti nelle strade di una qualsiasi città Usa. E la maggior parte dei crimini a bordo, i dati dell’FBI lo dimostrano, sono commessi da altri passeggeri , non da membri dell’equipaggio della nave.
I dati del governo mostrano aggressioni sessuali , e la criminalità in generale , sono eventi rari a bordo . Da gennaio 2010 a settembre 2013 ci sono stati 156 casi di aggressioni sessuali, e su 64 casi passati già in tribunale, 39 sono stati commessi dai passeggeri , 22 membri dell’equipaggio e tre da “ altri”. “ Le aggressioni con gravi lesioni personali hanno un tasso del 3,8 per 100.000 ( croceristi 2 è scritto nel rapporto, “mentre nelle città è 27,1 per 100.000 abitanti. La situazione è peggiore nove volte in una città”.
Death Test: i 4 indicatori che ti dicono se muori entro 5 anni
Albumina, Vldl, Alfa1-glicoproteina acida e citrato: sono i quattro indicatori di morte, quelli che compongono il cosiddetto death test, un prelievo del sangue in grado di misurare il rischio di morte, in persone apparentemente in salute, da qui a cinque anni. Va da sè che non sono esse stesse causa di morte, ma la loro concentrazione si altera in conseguenza di certe malattie che poi porteranno alla morte. La loro presenza nel sangue è perciò utile a predire di che morte morirete ma non c’è molto che possiate fare per prevenirla.
I ricercatori hanno attribuito un punteggio a ciascuna delle quattro molecole, dalla cui somma è possibile ricavare un indice: quanto più l’indice è alto tanto più si rischia di morire anzitempo. Il rischio è 20 volte più alto in chi ce l’ha altissimo rispetto a chi ce l’ha basso o molto basso.
Ma cosa sono esattamente queste molecole?
ALBUMINA – E’ una cellula del plasma prodotta da cellule epatiche: i suoi livelli nel sangue si alterano in presenza di malattie del fegato o del rene ma anche in cattivo stato di nutrizione o infiammazione cronica.
VLDL – Acronimo di Very Low Density Lipoprotein: uno dei tanti nomi del colesterolo, sono lipoproteine a bassa densità che hanno a che fare con le malattie del cuore.
ALFA1 – GLICOPROTEINA ACIDA – Un tempo detta orosomucoide, è una mucoproteina sintetizzata dal fegato che aumenta soprattutto nel cancro
CITRATO – Si tratta di un enzima pacemaker del ciclo di Krebs, in grado cioè di regolare la velocità di flusso dell’intero ciclo. E’ importante per il metabolismo energetico.
Genova, divieto di fumo sulla spiaggia di Vernazzola
Vietato fumare sulla spiaggia di Vernazzola, a Genova. Manca solo il via libera del sindaco, Marco Doria, che però, scrive il Secolo XIX, pare scontato. La richiesta di delibera è già stata approvata a larga maggioranza dal Municipio Levante. Se ci sarà l’ok del primo cittadino genovese il divieto di fumo potrebbe estendersi a tutto il litorale del borgo.
In Liguria, del resto, i divieti sono diversi. I cani, per esempio, non solo non sono ammessi sulle spiagge, ma neppure in diversi parchi. Di fronte a cittadini poco educati, il divieto diventa la strada più semplice.