28 Settembre 2024, sabato
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Gentile si dimette: contro di me una violenza inaudita. Il direttore dell’Ora della Calabria: sms provano le pressioni

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Si è dimesso il sottosegretario alle Infrastrutture, Antonio Gentile. È stato forte il pressing del Pd perché il senatore calabrese di Ncd lasciasse la carica. È accusato di aver bloccato l’uscita in edicola di un quotidiano locale, L’Ora della Calabria, per evitare che venisse data la notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati di suo figlio. Ncd aveva fatto quadrato intorno al sottosegretario. «Torno a fare politica nelle istituzioni, come segretario di Presidenza, e nella mia regione, come coordinatore regionale, aspettando che la magistratura , con i suoi tempi che mi auguro siano più brevi possibile, smentisca definitivamente le illazioni gratuite di cui sono vittima», ha detto Antonio Gentile annunciando le sue dimissioni da sottosegretario in una lettera indirizzata al presidente del Consiglio, ad Alfano e al capo dello Stato.

Renzi: una scelta che rispettiamo È stata una scelta di Ncd che rispettiamo e apprezziamo, ha commentato Matteo Renzi. Gentile: non capisco perché sarei dovuto intervenire su una notizia già data «Posso assicurare sul mio onore e sulla mia reputazione che non sono intervenuto né sull’editore, né sul giornalista né sul direttore del giornale. È una notizia già consumata. Io sono anche giornalista pubblicista, conosco bene questo mestiere e non capisco per quale ragione io sarei dovuto intervenire su qualcuno per una notizia data», aveva dichiarato questa mattina a «La telefonata di Belpietro» dove aveva anche dichiarato che al figlio non é arrivata «nessuna comunicazione giudiziaria». Gentile aveva dichiarato di non volersi dimettere e che contro di lui si era «mossa una macchina dalla violenza inaudita». Poi in serata l’annuncio delle dimissioni.

Direttore dell’Ora di Calabria: gli sms provano le pressioni «La notte fra il 18 e il 19 febbraio, il presidente della Fincalabra Umberto De Rose, nostro stampatore, fa una telefonata inquietante al mio editore, Alfredo Citrigno, per convincermi a non pubblicare la notizia riguardante l’inchiesta sul figlio del senatore. L’audio della telefonata è sul nostro sito» aveva dichiarato il direttore dell’Ora della Calabria, Luciano Regolo, a Repubblica. La mediazione fra De Rose e i Gentile «è comprovata dall’sms che Andrea Gentile, il figlio del senatore, mandò al mio editore, quella stessa sera: sosteneva di aver parlato con De Rose e poi lo ringraziava per quello che avrebbe fatto», ha dettoLuciano Regolo. «In un altro sms – prosegue -, De Rose sollecitava l’editore: «Ti hanno chiamato, non rispondi». Usa il plurale, intende i Gentile». Intervistato dalla Stampa, l’ex direttore di Calabria Ora, Paolo Pollichieni, aveva ricordato di quando lasciò il giornale per le troppe interferenze. «Il 20 luglio del 2010 – spiega – Citrigno mi disse che voleva partecipare alla fattura del giornale. Eravamo alla conclusione di una storia. Il governatore Giuseppe Scopelliti non gradiva una informazione libera». «Nell’editoriale che i lettori non lessero perché non fu stampato quel numero che pubblicava in “prima” la notizia degli incontri tra il governatore e un boss della ‘ndrangheta, annunciai che mi sarei dimesso, che non avrei accettato interferenze».

L’inchiesta sulla presunta censura è aperta ma non ci sono indagati «L’inchiesta sulla vicenda é formalmente aperta, ma non posso dire ancora se ci siano degli indagati. Ve lo diremo nei prossimi giorni», ha detto il procuratore capo di Cosenza, Dario Granieri, riferendosi alla vicenda del presunto atto di censura ai danni del quotidiano «L’Ora della Calabria», che il 19 febbraio scorso non fu stampato. Nella vicenda figurano Umberto De Rose, il tipografo e l’editore del giornale, Alfredo Citrigno, che avrebbe avuto pressioni da De Rose. De Rose e Gentile hanno annunciato querele contro il giornale, dichiarandosi estranei alla mancata pubblicazione. Altre querele sono state annunciate dal direttore del quotidiano, Luciano Regolo. «Stiamo facendo trascrivere la telefonata al centro della vicenda – ha detto ancora il procuratore Granieri – e nei prossimi giorni valuteremo il da farsi».

La trasformazione degli studi professionali in STP anche in relazione alle clausole di distribuzione degli utili

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L’associazione professionale ad oggi è la forma più utilizzata per l’esercizio in forma congiunta di attività professionali.

Dal momento in cui si è reso lecito utilizzare anche la forma societaria, è utile valutare se sia o meno possibile passare dalla forma di associazione professionale, considerata come associazione non riconosciuta atipica, a quella di società tra professionisti, avvalendoci della possibilità data dalla normativa sulle trasformazioni eterogenee.

Il codice non consente la trasformazione diretta da associazione non riconosciuta in società di capitali; rimane spazio per ipotizzare come lecita una trasformazione in società di persone, per la quale non è prevista alcuna normativa, ovvero in società cooperativa, forma espressamente prevista anche per le società tra professionisti.

In ogni caso non sarà facile dare un valore all’associazione professionale, comprensiva di beni materiali, rapporti di lavoro subordinato, contratti di ogni genere, e beni immateriali quali l’apporto organizzativo e professionale di ciascun associato, ivi inclusa la tanto discussa clientela

Meno problematico sarebbe il passaggio da società di servizi, già costituita tra professionisti, in STP, passaggio che tuttavia non credo realizzerebbe una vera e propria trasformazione ma una importante di modifica statutaria. Infatti la STP non costituisce un nuovo tipo sociale, ma piuttosto un sottotipo, così come ipotizzato per le srl semplificate.
Il problema della continuità dei rapporti facenti capo all’associazione, potrebbe però essere affrontato in modo differente. Se consideriamo che uno studio professionale è un’organizzazione di mezzi e persone che offre dei servizi dietro corrispettivo, che il valore della struttura è superiore a quello dato dalla semplice somma dei beni che la compongono, potremmo considerare l’organizzazione dell’associazione professionale come una azienda professionale, sia pure in senso atecnico e ritenerne lecito il conferimento in società.

Pertanto non dovrebbero esserci ostacoli a costituire un STP, qualsiasi fosse la forma sociale scelta, mediante il conferimento dell’organizzazione creatasi tra i professionisti associati comprensiva di tutti i beni materiali e immateriali, contratti, ecc, che la compongono.

E’ possibile farlo anche da parte del singolo professionista? la risposta dipende dal ritenere o meno legittima la STP con unico socio. In proposito si ricorda che sul punto non c’è unanimità tra i commentatori.

Non appare invece configurabile la trasformazione di questa “azienda professionale” facente capo ad un unico socio in società tra professionisti così come non è prevista la trasformazione da impresa individuale in società commerciale.

Altro problema è della distribuzione degli utili. E’ evidente come nelle STP esista l’esigenza di valutare di anno in anno in quale misura ciascuno ha partecipato a creare il reddito della società e di conseguenza come ripartirne i guadagni.
Le norme societarie consentono di ripartire gli utili anche in modo non proporzionale alla partecipazione al capitale, qualsiasi forma sociale si intenda assumere, anche qualora nella STP ci fosse la presenza di soci non professionisti.

In caso di società di persone, le quote di partecipazione agli utili si presumono proporzionali ai conferimenti, ma i soci possono convenire di distribuirsi i guadagni come ritengono opportuno, con l’unico limite del patto leonino.

Nelle società di capitali la distribuzione degli utili deve passare attraverso la decisione dei soci (art.2433 e 2479 secondo comma n.1 c.c.).

Nella srl, in forza della norma che consente di attribuire diritti speciali a singoli soci, lo statuto potrebbe già prevedere dei criteri per stabilirne le quote di ripartizione, ai quali l’organo amministrativo dovrà obbligatoriamente attenersi. Inoltre si potrebbe riservare ad alcuni soci una misura percentuale sugli utili di esercizio maggiorata, ovvero con priorità, rispetto a quella spettante agli altri, o anche riconoscere una forma di postergazione nelle perdite.

Particolarmente interessante per le STP è la facoltà, di convenire prestazioni accessorie. La previsione può essere compresa nello stesso atto costitutivo che ne detterà la disciplina, inerente l’attività oggetto della prestazione, le modalità, la durata ed il relativo compenso. Questo consente di precisare i termini dell’apporto professionale di ciascun socio e di stabilirne una retribuzione ulteriore rispetto a quella a lui spettante nella distribuzione degli utili per la quale occorre attendere i tempi della stesura del bilancio e della sua approvazione. Inoltre sarebbe un modo per obbligare i a lavorare per la società, obbligo che senza una espressa clausola contrattuale, non si avrebbe.

Passando alle Spa, è opportuno ricordare come la riforma abbia di fatto liberalizzato lo strumento azionario demandando all’autonomia dei soci la possibilità di determinare il contenuto e i diritti sulla base delle esigenze di ogni società. Quindi è possibile creare delle azioni correlate a determinati ambiti di attività professionale a sensi dell’art 2350 c.c., nonché diverse categorie di azioni che attribuiscano diritti diversi sulla distribuzione degli utili e nell’attribuzione della quota di liquidazione in caso di scioglimento, o sulla incidenza delle perdite.

Lo statuto potrebbe prevedere l’emissione di strumenti finanziari a sensi dell’art. 2346 sesto comma c.c., che potranno godere di un trattamento speciale rispetto a quello riservato agli azionisti, e che potrebbero essere utili per soddisfare i collaboratori dello studio professionale che non si intendano far partecipare alla società.
Nel caso di società cooperativa i soci non professionisti potrebbero essere considerati per regola statutaria soci finanziatori a sensi dell’art. 2526 c.c.. In tal modo i soci di investimento potrebbero essere soci non cooperatori e i loro diritti potrebbero essere limitati o privilegiati secondo quanto si riterrà opportuno stabilire.

Non solo Libor: anche il prezzo dell’oro è stato manipolato (per 10 anni) dalle banche?

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Dopo quello del Libor, potrebbe esplodere lo scandalo dei prezzi dell’oro. Con cinque colossi del credito sul banco degli imputati: Deutsche Bank, Bank of Nova Scotia, HSBC Holdings e Sociéte générale. La possibilità emerge in un paper (non ancora pubblicato) dell’Università di New York, firmato da Rosa Abrantes-Metz della Stern School of Business e da Albert Metz, managing director di Moody’s Investor Service.

L’ipotesi – riportata da Bloomberg – è che le cinque banche si siano mosse per pilotare il cosiddetto “afternoon fix” di Londra, quello delle ore 15 GMT, vale a dire il benchmark usato da banche centrali, società minerarie e brand della gioielleria. A insospettire i due ricercatori sono proprio gli strani movimenti di prezzo a cui si assiste intorno alle 15 londinesi.«La struttura del benchmark potrebbe favorire collusione e manipolazione – si legge nello studio – e i dati empirici sono coerenti con l’ipotesi di interventi artificiali sui prezzi. E’ probabile che si sia verificata una “cooperazione” in tal senso tra i partecipanti», ossia le cinque banche, che per inciso hanno rifiutato di commentare i contenuti dello studio.

Gli autori del paper hanno passato al setaccio i movimenti intraday dell’oro spot dal 2001 al 2013, alla ricerca di variazioni improvvise e inspiegabili. Dal 2004, in particolare, hanno registrato frequenti sbalzi del prezzo, ma solo nel pomeriggio. Prima di quell’anno non si erano mai verificati. E mai sono stati osservati al mattino, anche dopo il 2004. La direzione di queste repentine variazioni del prezzo era spesso verso il basso: i due terzi dei movimenti sospetti verificatosi tra il 2004 e il 2013 sono stati all’ingiù, sottolinea la ricerca, ma nel 2010 si è arrivati addirittura al 92% di movimenti negativi durante il “fix”.

Rosa Abrantes-Metz, che ha scritto il paper, è stata l’autrice di Libor Manipulation, lo studio del 2008 che ha aiutato a svelare le manipolazioni del tasso interbancario londinese, portando allo scandalo e alle maximulte per ben 1,7 miliardi di euro comminate nel dicembre scorso dalla Commissione Ue a sei grandi banche mondiali.

Intanto Moody’s prende le distanze dal report, sottolineando che non si tratta di uno studio della società di rating. «Il co-autore ha scritto il paper al di fuori della sua posizione in Moody’s, rappresentando le sue ricerche e il suo punto di vista personale», si legge in una nota.

Attestato prestazione energetica: risolte le contraddizioni normative

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Con la conversione in legge del decreto “Destinazione Italia” (decreto-legge 23 dicembre 2013 n.145 convertito, con modificazioni, in legge 21 febbraio 2014, n. 9), è stata eliminata la contraddizione normativa in materia di attestato di prestazione energetica che era sorta in seguito all’adozione del decreto legge n. 145/2013 e alla successiva legge 27 dicembre n. 147/2013.
Ed infatti, se da una parte il decreto legge n. 145/2013, sostituendo i commi 3 e 3-bis dell’articolo 6 (Attestato di prestazione energetica, rilascio e affissione) del d.lgs. 192/2005 (Attuazione della direttiva 2002/91/CE relativa al rendimento energetico nell’edilizia) con un unico comma 3, manteneva l’obbligo di allegazione dell’attestato di prestazione energetica, la successiva legge n. 147/2013 (con l’articolo 1 comma 139 lettera a) inserendo la seguente premessa all’articolo 6 comma 3-bis (abrogato con il decreto legge n. 145/2013) “A decorrere dalla data di entrata in vigore del decreto di adeguamento di cui al comma 12,”, rinviava l’obbligo di allegazione dell’APE alla data di entrata in vigore dei decreti attuativi previsti dal comma 12, e cioè dei decreti che dovranno intervenire a modificare le “Linee guida per la certificazione energetica” emanate con il decreto ministeriale 26 giugno 2009.

La contraddizione normativa è stata risolta dal legislatore con la legge n. 9 del 21 febbraio 2014, di conversione del decreto legge “Destinazione Italia”, attraverso l’abrogazione della lettera a) dell’articolo 1 comma 139 della legge n. 147/2013 che aveva rinviato, come sopra precisato, l’obbligo di allegazione dell’APE.
In seguito al recente intervento normativo, il testo definitivo dell’articolo 6 comma 3 del d.lgs. 192/2005 è quindi il seguente: “Nei contratti di compravendita immobiliare, negli atti di trasferimento di immobili a titolo oneroso e nei nuovi contratti di locazione di edifici o di singole unita’ immobiliari soggetti a registrazione e’ inserita apposita clausola con la quale l’acquirente o il conduttore dichiarano di aver ricevuto le informazioni e la documentazione, comprensiva dell’attestato, in ordine alla attestazione della prestazione energetica degli edifici; copia dell’attestato di prestazione energetica deve essere altresi’ allegata al contratto, tranne che nei casi di locazione di singole unita’ immobiliari. In caso di omessa dichiarazione o allegazione, se dovuta, le parti sono soggette al pagamento, in solido e in parti uguali, della sanzione amministrativa pecuniaria da euro 3.000 a euro 18.000; la sanzione e’ da euro 1.000 a euro 4.000 per i contratti di locazione di singole unita’ immobiliari e, se la durata della locazione non eccede i tre anni, essa e’ ridotta alla meta’. Il pagamento della sanzione amministrativa non esenta comunque dall’obbligo di presentare la dichiarazione o la copia dell’attestato di prestazione energetica entro quarantacinque giorni.”.
E’ opportuno evidenziare che in sede di conversione del decreto legge, sia stato precisato come il pagamento della sanzione amministrativa non esenta comunque dall’obbligo di presentare la dichiarazione o la copia dell’attestato di prestazione energetica entro i successivi quarantacinque giorni.

Infine è stato confermato il contenuto dell’articolo 1 comma 8 del decreto Destinazione Italia il quale prevede che “Su richiesta di almeno una delle parti o di un suo avente causa, la stessa sanzione amministrativa di cui al comma 3 dell’articolo 6 del decreto legislativo n. 192 del 2005 si applica altresi’ ai richiedenti, in luogo di quella della nullita’ del contratto anteriormente prevista, per le violazioni del previgente comma 3-bis dello stesso articolo 6 commesse anteriormente all’entrata in vigore del presente decreto, purche’ la nullita’ del contratto non sia gia’ stata dichiarata con sentenza passata in giudicato”.
Quindi le parti possono evitare l’applicazione del precedente regime sanzionatorio, optando per la sanzione amministrativa, purché la nullità del contratto non sia stata già dichiarata con sentenza passata in giudicato.

In conclusione, con la legge 21 febbraio 2014, n. 9 sono state eliminate le contraddizioni normative create a fine anno 2013, confermando l’obbligo di allegazione dell’attestato di prestazione energetica in conformità alla direttiva comunitaria sulla prestazione energetica.

RC auto: calano prezzi e incidenti. Ma le polizze sono sempre un rebus

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Qualche buona notizia economica per i consumatori, al sesto anno di crisi, in realtà c’è. Per esempio quella diffusa qualche giorno fa a Milano dall’AIBA, l’Associazione italiana broker di assicurazione: nel 2013 le tariffe delle assicurazioni RC Auto sono calate del 4,4%. Se nel 2012 l’assicurazione obbligatoria di un auto costava agli italiani mediamente 616 euro, nel 2013 erano diventati 589, 27 di meno, e la tendenza è a un calo progressivo delle tariffe anche per il 2014. AIBA ha realizzato l’indagine (che trovate sul sito http://www.aiba.it/ ) in collaborazione con la società di consulenza Innovation Team. Il fatto che siano i broker (che intermediano le polizze ma non le emettono) e non le compagnie o gli agenti a fare quest’indagine è certamente una garanzia che i dati sono più attendibili e meno influenzati da motivi di promozione.

Insomma, l’RC auto che costa meno è una buona notizia? Dal punto di vista degli assicurati, certamente sì. Ma anche dal punto di vista degli assicuratori non va poi così male: se è vero che la raccolta premi è in flessione (gli italiani, con la crisi, sempre più facilmente rinunciano all’auto: fra 2007 e 2013 le immatricolazioni sono calate quasi di 1,2 milioni, di circa 100 mila veicoli solo nel 2013) è anche vero che gli andamenti tecnici hanno raggiunto livelli positivi da record. Gli italiani guidano di meno, fanno meno incidenti: dalla liberalizzazione delle tariffe, avvenuta nel 1998, l’incidenza del costo dei sinistri sulla raccolta premi non è mai stata così bassa. Era il 124% nel 1998, era il 92,1% nel 2013. Dunque le compagnie non perdono più denaro sulla RC Auto e gli utenti spendono di meno anche grazie al ricorso sempre più frequente a polizze online (quasi il 50% dei preventivi richiesti nel 2013 sono stati fatti in rete. E il 50% di chi compra on line ha fatto ricorso ai comparatori che permettono di individuare le tariffe più convenienti) e alla maggiore mobilità degli assicurati fra una compagnia e l’altra.

Una situazione che secondo Carlo Marietti Andreani, Presidente di AIBA, è certamente determinata da fattori contingenti (l’alto prezzo dei carburanti, la crisi del lavoro) che deprimono la mobilità, ma che in realtà probabilmente avrà effetti strutturali su tutto il mercato assicurativo italiano: «L’RC Auto è la vetrina dell’industria assicurativa e la fine dei rinnovi automatici delle polizze ha portato benefici evidenti per i clienti. Ma finché il pubblico non percepirà abbassamento dei prezzi delle polizze RC auto significativo e duraturo, riuscire a incidere sull’attuale situazione di sottoassicurazione delle famiglie è praticamente impossibile. Bisogna dunque rivedere la struttura fiscale, eccessivamente elevata, che grava sull’RC Auto. In funzione delle differenze locali il peso delle tasse sul costo delle polizze varia dal 19,5% al 26,5%». Come dire che su un premio medio annuo di 589 euro, oltre 135 sono mediamente di tasse.

Nel frattempo il calo del mercato procede in maniera difforme per canali di vendita e per province. Le tariffe delle compagnie tradizionali sono calate mediamente più del mercato (-8,6%) e delle assicurazioni telefoniche e online (-8,1%) che continuano comunque ad essere il principale elemento di contenimento dei prezzi. Schizzano all’insù invece le tariffe delle compagnie bancarie (+8,5%), cioè delle polizze vendute nelle agenzie e nelle filiali, che negli ultimi anni hanno comunque applicato politiche molto aggressive di sconti per i loro correntisti. Le province che hanno maggiormente beneficiato del calo delle tariffe sono quelle delle aree tradizionalmente considerate a maggior rischio. Quattro hanno visto un calo superiore al 10%: si tratta di Bari, Palermo, Napoli, Bologna. A Roma, invece, il calo più contenuto (-3,8%).

La raccolta premi complessiva del ramo RC Auto nel 2013 si è attestata a 16,5 miliardi di euro con un calo del 5,9% rispetto al 2012.

Ma se la situazione è in generale così positiva, che cosa manca ancora per evitare che la percezione del mercato assicurativo dell’auto sia così negativa per gli italiani?

AIBA, attraverso le parole del suo Presidente, non ha dubbi: manca ancora una chiarezza normativa di cui il settore ha estremo bisogno.

Non è solo una questione del peso fiscale, ma, per esempio, anche della scarsa trasparenza sulle classi di merito di chi sottoscrive una polizza: chi guida costantemente un’auto di proprietà finisce per avere una classe di merito ottimale, ma basta non guidarla per qualche anno (per esempio perché si guida una vettura in leasing il cui contratto è intestato all’azienda per cui si lavora) per ripartire dalla classe di un neopatentato. Altrettanto assurdo è che la polizza faccia sempre riferimento al proprietario della vettura anche se poi risulta che non è lui a guidare. I vantaggi nelle tariffe che hanno le persone con classi di merito ottimali sono molto inferiori (o addirittura assenti) ha chi ha classi di merito più basse, anche se in realtà ha esperienza di guida e non ha fatto (o subito) incidenti.

Molto spesso, poi, chi sottoscrive una polizza RC Auto ignora le clausole (e le coperture) che contiene. E la legge ci mette lo zampino per complicare ulteriormente le cose: per esempio dalla norma sul divieto di rinnovo automatico delle polizze RC Auto sono escluse le clausole non obbligatorie (come furto, incendio, danno a terzi trasportati, eccetera). Per cui molte persone si sono trovate nella situazione di essere scoperte rispetto a rischi che pensavano di aver assicurato o nella situazione di pagare premi doppi per lo stesso rischio.

Insomma, sele famiglie italiane sono le più restie d’Europa ad assicurarsi, è forse anche perché, come spesso accade agli italiani, invece di poter acquistare un servizio semplice da capire e valutare si trovano di fronte a risposte incomprensibili, prodotti complessi e contratti illeggibili. E piuttosto che assicurarsi preferiscono tenersi in tasca i quattrini e sperare nella buona sorte…

La bacheca parlamentare:…e dei “vecchi” DL non ne rimase quasi nessuno…

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Con il sì al milleproroghe e la rinuncia del Governo alla conversione del DL “salva-Roma”, l’ultima settimana parlamentare di febbraio si chiude con ancora due dei DL del precedente Governo da convertire, quello sugli automatismi stipendiali del personale della scuola (DL 3/2014) e l’altro sul rientro dei capitali dall’estero (DL 4/2014).
E’ comunque in arrivo un “salva-Roma bis”: il nuovo decreto legge, che sarebbe il primo del Governo Renzi, è stato, infatti, appena varato dall’Esecutivo e contiene, come il precedente, norme sugli enti locali e misure per salvare Roma.

Via libera definitivo, al Senato, anche alla delega fiscale, mentre per i delitti contro l’ambiente (proposta di legge contenente disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente e l’azione di risarcimento del danno ambientale, nonché delega al Governo per il coordinamento delle disposizioni riguardanti gli illeciti in materia ambientale) Montecitorio dà il primo ok e il testo, modificato rispetto a quello presentato, passa all’esame del Senato.

E’ proprio il caso di dire “a volte ritornano”: dopo il rinvio in Commissione Lavoro, da parte dell’Aula di Montecitorio, del provvedimento sulle pensioni d’oro, la proposta di legge è tornata, quindi, nell’agenda della Commissione che ne ha proseguito l’esame in sede referente, convenendo di ricostituire il Comitato ristretto per una nuova istruttoria legislativa.

Dulcis in fundo troviamo il disegno di legge contenente disposizioni in materia di regioni, trasporto locale, seggi elettorali, calamità, aziende sanitarie. Assegnato il 24 febbraio scorso alla Commissione Bilancio del Senato, in sede deliberante (per accelerarne l’esame) il disegno di legge ha iniziato il suo iter. Il testo del provvedimento corrisponde al contenuto degli emendamenti proposti dalla Commissione all’Assemblea nel corso dell’esame della conversione del DL “salva-Roma” (DL 151/2013), ma dichiarati improponibili dal Presidente del Senato per estraneità di materia. C’è tempo fino al 4 marzo prossimo per presentare emendamenti.

 

Tachipirina, Efferalgan… paracetamolo in gravidanza: dubbi salute feto

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L’uso del paracetamolo in gravidanza, farmaco noto anche come Tachipirina (principio attivo della Tachipirina), potrebbe aumentare il rischio di disturbi dell’attenzione e iperattività nel bambino.

Uno nuovo studio danese, che tuttavia è ancora in fase di accertamenti, invita a fare attenzione sull’uso di paracetamolo in gravidanza in quanto, se assunto in dosi massicce, potrebbe compromettere la salute del feto.

L’allarme viene da uno studio che ha coinvolto diverse università , in particolare quella danese di Aarhus, e quella della California. Stando a quanto pubblicato sulla rivista specialistica Jama Pediatrics, il ricorso al paracetamolo (contenuto nella Tachipirina) è risultato legato a un incremento dei rischi che il bambino sviluppi disturbi dell’attenzione o iperattività.

Scrive il Corriere della Sera:

“Quello che finora era considerato un farmaco «innocuo» anche nei nove mesi di attesa viene ora messo sotto accusa da un ampio studio che ha coinvolto diverse università in tutto il mondo, in particolare quella di Aarhus, in Danimarca, e quella della California a Los Angeles. Per la prima volta l’uso del paracetamolo da parte delle future mamme è risultato legato a un forte incremento dei rischi che il bambino sviluppi disturbi dell’attenzione e iperattività”

Tuttavia, i dati devono ancora essere presi con le pinze:

“Ma sono gli stessi autori dell’indagine a invitare alla cautela nello stabilire relazioni di causa-effetto. I numeri emersi dallo studio – pubblicata sulla rivista americana Jama Pediatrics – sono tuttavia forti. Soprattutto perché i farmaci che contengono paracetamolo sono numerosi, molto diffusi e finora considerati sicuri per le donne incinte”

I numeri:

“I bimbi nati da mamme che hanno preso paracetamolo hanno evidenziato probabilità di avere diagnosi di sindrome dell’attenzione con iperattività elevata (ADHD) più alte del 37% rispetto alla media degli altri bambini. Non solo: il 29% dei piccoli le cui mamme avevano assunto il farmaco hanno mostrato più probabilità di essere sotto cura farmacologica per il disturbo. Gli studiosi dell’università di Aarhus, in collaborazione con l’epidemiologo Beate Ritz dell’Università della California, hanno seguito 64mila bambini danesi nati tra il 1996 e il 2002, tramite questionari ai genitori, l’albo delle diagnosi dell’ADHD e il numero di ricette scritte per il disordine dell’attenzione. Il 56% delle future mamme avevano usato paracetamolo in gravidanza”

Quando è possibile fare uso di paracetamolo?

“Secondo Antonio Clavenna, responsabile dell’Unità di Farmacoepidemiologia, Laboratorio per la Salute Materno Infantile, dell’Istituto «Mario Negri» di Milano, «lo studio è interessante, anche se soffre di alcuni limiti metodologici. Per esempio, le informazioni sono raccolte attraverso interviste fatte alle mamme e non prendono in considerazione la dose di farmaco assunta. Il rischio più consistente si osserva nelle donne con un’assunzione prolungata (20 o più settimane), che è rara e potrebbe essere indice della presenza di patologie. L’assunzione frequente di farmaci antidolorifici – prosegue Clavenna – può essere indice di una situazione di ansia/depressione non riconosciuta. I ricercatori non hanno, inoltre, valutato l’assunzione di altri farmaci oltre al paracetamolo, per cui non è possibile escludere che l’aumento del rischio di ADHD sia associato ad altri fattori. Dal momento che altri studi hanno segnalato un possibile effetto dell’assunzione prolungata di paracetamolo sullo sviluppo neurocognitivo, è importante assumere questo farmaco solo se necessario, per non più di cinque giorni (salvo diversa indicazione del medico curante) e attenendosi alle dosi riportate sul foglietto illustrativo»”

Vasco Rossi, nuovo chitarrista al posto di Maurizio Solieri: il web si ribella

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“Squadra che vince non si cambia”. Un detto che i fan di Vasco Rossi hanno rispolverato sul web per contestare l’addio al chitarrista storico Maurizio Solieri. La frattura tra Vasco e Solieri era iniziata nel 2012 e ora arriva alla chitarra Stef Burns. Ma non tutti i fan sono stati felici della scelta.
L’annuncio della nuova formazione per Vasco arriva dal post “Cambiamenti” pubblicato sulla sua pagina Facebook:

“La decisione di aggiornare la formazione della band che accompagnerà Vasco Rossi nei sette concerti evento dell’estate 2014 è stimolata dalla “urgenza artistica“ di ottenere rinnovati arrangiamenti con sonorità più heavy riff-oriented. La batteria, il basso e la chitarra ritmica dovranno interagire e muoversi come una cosa sola, essere ancora di più le fondamenta su cui costruire musicalmente lo spettacolo. Nasce da questa volontà di rinnovamento l’esigenza di avere in formazione una sola chitarra solista oltre ad avvalersi di un batterista più in linea con la nuova direzione dello show.
La band:
Per la batteria abbiamo chiesto in prestito a Zakk Wylde (Black Label Society) e agli Evanescence Will Hunt, che porterà on stage il suo set personalizzato con tanto di doppia cassa.
Al basso ci sarà Claudio Golinelli che ha sempre tenuto prestazioni di grande impatto. Dotato di un innato senso del ritmo e di un suono inconfondibile, è una colonna portante della band.
Alla chitarra solista Stef Burns ci farà ancora sognare con i suoi assoli melodici e stilisticamente impeccabili. Dove serve saprà anche potenziare ed incalzare il tessuto ritmico dei brani oltre a produrre arpeggi di grande atmosfera.
Alla chitarra ritmica una nuova entrata: Vince Pastano. Oltre ad avere una cura maniacale del suono e una particolare e aggiornata predisposizione per le divisioni ritmiche, è un ottimo chitarrista acustico.
Ad Alberto Rocchetti sono affidati il pianoforte e le tastiere. Quest’anno si presenterà con un set rinnovato e avrà la possibilità di esibirsi in assoli di orientamento progressive.
Frank Nemola è colui che tranquillizza tutti, è un bravo corista, tastierista e un eccellente trombettista.
Clara Moroni è la tessitrice dei cori che adornano le canzoni, oltre a cantare lei stessa con grande intensità.
Sassofonista e flautista di grande qualità, Andrea Innesto completa a meraviglia le parti corali perché dotato di un tipo di voce molto utile ad assecondare quella di Vasco”.

Tra i commenti dei fan, non tutti sembrano aver preso bene il cambiamento:

“«Quando presentavi la tua band, dicevi che erano i migliori al mondo….e i migliori al mondo non si cambiano…» lo rimprovera un fan, Mauro Camera. « Le tue scelte non si discutono, si amano e basta», dice Alessio Peloso. «Solieri antipatico, Solieri simpatico… resta il fatto che è un grande musicista e mancherà», scrive Ivan Maria Spadacenta. «Ben vengano le aperture verso nuove scelte stilistiche e musicali e un benvenuto alla nuova band» lo assolve, invece, Patrizia Federici. E conclude: «L’unica cosa che non cambierà saranno i brividi infiniti che solo tu sai dare»”.
Ma ormai il cambiamento c’è stato e Vasco è pronto a ripartire con sette concerti: il 25, 26, 30 giugno sarà a Roma, mentre il 4, 5, 9, 10 luglio a Milano. E in un tweet annuncia anche l’arrivo di un nuovo singolo:
“La sorpresa di primavera che Vasco vi ha promesso si intitola “Dannate nuvole” e sarà on air in tutte le radio dal 14 marzo”.

Lazzaro Longobardi, prete ucciso con un colpo di spranga a Cassano allo Ionio

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Lazzaro Longobardi, sacerdote di 69 anni, è stato ucciso a Cassano allo Ionio con un colpo di spranga alla testa. A trovare il cadavere, all’esterno di una chiesa, è stata una fedele. L’omicidio sarebbe da collegare, secondo una prima ipotesi, a fatti di natura privata.
Longobardi era il parroco della chiesa di San Giuseppe, nella frazione Sibari di Cassano allo Ionio, nei pressi della quale è stato trovato il cadavere. Il corpo del sacerdote giaceva a terra e presentava una vasta ferita alla testa,che ha causato un’abbondante perdita di sangue. Sull’omicidio indagano i carabinieri del Comando provinciale di Cosenza. La donna che ha trovato il corpo si stava recando in chiesa. La morte del sacerdote, secondo i primi accertamenti, risalirebbe ad alcune ore prima.

Roma. Fiorello investe pedone sulle strisce in scooter: amnesia e trauma cranico

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Rosario Fiorello ha investito un pedone che attraversava sulle strisce la mattina del 3 marzo a Roma. Nell’incidente Fiorello ha battuto la testa e in stato di confusione e amnesia è stato portato in codice rosso al policlinico Gemelli di Roma. Anche il pedone investito in via della Camilluccia è stato ricoverato in codice rosso e ha riportato una frattura.

Per Fiorello la diagnosi è di trauma cranico e dopo la sutura della ferita alla testa è stato trasportato interapia intensiva, dove dovrà rimanere almeno 24 ore in osservazione. Nonostante il codice rosso, che generalmente indica una certa gravità del paziente, i medici dell’ospedale hanno sottolineato che né lo showman né il pedone sono in pericolo di vita.  

Fiorello ha una lieve ferita lacerocontusa alla testa dopo l’incidente avvenuto a Roma . Sul luogo dell’episodio, all’altezza del civico 647 di via della Camilluccia, c’è un attraversamento pedonale.

La figlia del pedone investito ha dichiarato

“Mio padre stava attraversando sulle strisce pedonali quando è stato investito da Fiorello. Mio padre mi ha detto che le auto si erano fermate mentre lo scooter ha sorpassato le vetture sulla destra e lo ha investito”.