28 Settembre 2024, sabato
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Francesco, intervista su primo anno da Papa: “Dobbiamo affrontare la situazione dei divorziati”

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Il Papa non va dipinto come una sorta di superman o una specie di star, perché “è un uomo che ride, piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti, una persona normale”. E’ una delle frasi di Papa Francesco contenute nell’intervista a tutto campo al direttore del Corriere, Ferruccio De Bortoli, in occasione del suo primo anno di pontificato.

Francesco ha parlato della famiglia, “che attraversa una crisi molto seria”, sottolineando che occorre “riflettere molto in profondità”. Solo così si “potranno affrontare seriamente le situazioni particolari, anche quelle dei divorziati”. “Il matrimonio è fra un uomo e una donna”, dice il Papa, ma sulle unioni civili “bisogna vedere i diversi casi e valutarli nella loro varietà”.

Sullo scandalo dei presti pedofili, Francesco ha ripetuto: i casi di abusi su minori “sono tremendi perché lasciano ferite profondissime. Benedetto XVI è stato molto coraggioso e ha aperto una strada”. “La Chiesa cattolica è forse l’unica istituzione pubblica ad essersi mossa con trasparenza”, dice il pontefice, “eppure la Chiesa è la sola ad essere attaccata”.

Rispondendo a una domanda sul testamento biologico, Francesco ha detto che “la dottrina tradizionale della Chiesa dice che nessuno è obbligato a usare mezzi straordinari quando si sa che la vita è in una fase terminale”. “Ho sempre consigliato le cure palliative”, ma “in casi più specifici”, ha aggiunto, è bene ricorrere “al consiglio degli specialisti”.

Parlando dei rapporti con il suo predecessore, Bergoglio ha detto che Benedetto XVI “non è una statua in un museo. E’ una istituzione”. “Non eravamo abituati. Sessanta o settant’anni fa – dice il Papa – , il vescovo emerito non esisteva. Venne dopo il Concilio. Oggi è un’istituzione. La stessa cosa deve accadere per il Papa emerito”. “Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri”, dice Francesco e aggiunge: “Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa”. La sua saggezza, osserva il Papa, “è un dono di Dio. Qualcuno avrebbe voluto che si ritirasse in una abbazia benedettina lontano dal Vaticano. Io ho pensato ai nonni che con la loro sapienza, i loro consigli danno forza alla famiglia e non meritano di finire in una casa di riposo”.

Investire in un Mba conviene: posto sicuro e stipendio da capogiro (specie in Asia)

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Saranno anche molto costosi – ad Harvard ormai superano i 100mila dollari – ma alla fine, dopo dure selezioni e sacrifici, mantengono quanto promesso: una rapida assunzione e stipendi da capogiro al primo colpo (da 90mila fino a 200mila dollari). Soprattutto se si è pronti a fare le valigie per andare a lavorare in Paesi lontani. Sono i master in business administration che assicurano a chi ne può vantare uno nel curriculum guadagni e carriera più rapida. A rivelarlo è l’ultima indagine «TopMBA.com jobs and salary trends report» di Qs – l’agenzia Quacquarelli Symonds -, che oggi a Milano e domani a Roma porta in tour le migliori business school fornendo ai giovani consulenze, consigli e l’opportunità di incontrare i responsabili delle ammissioni.

Posto sicuro in giro per il mondo e maxi-stipendi L’indagine di Qs – tra le più autorevoli nel settore – è stata realizzata interpellando 4.318 recruiters in tutto il mondo con una qualifica Mba. E mostra come la domanda di persone con questo master cresca ogni anno in media del 15% dal 1990 (l’anno scorso in lieve calo al 14%). L’Asia è il mercato che ne cerca di più – qui la domanda di Mba è cresciuta del 20% – seguito da Medio Oriente (8%), America Latina (6%) ed Europa centrale (6%). Quasi piatta la domanda negli Usa e in Europa – rispettivamente +2% e +1% – con Paesi come Grecia, Spagna, Italia e Irlanda dove la crisi ha fatto crollare la richiesta di Mba. I settori più gettonati sono: consulenza, finanza, grande industria e tecnologia. Più lenta la crescita nel settore media-intrattenimento, turismo-ospitalità, industria estrattiva e mineraria, società farmaceutiche e sanità. E gli stipendi? Chi è appena uscito da una top business school può contare su stipendi tra i 110mila e i 150mila dollari. Con le banche di investimento che in qualche caso arrivano anche a 200mila. Per guadagnare di più vale la pena trasferirsi all’estero: in Australia i laureati Mba guadagnano in media 133.100 dollari, in Svizzera 129.700, in Danimarca 121.400, in Gran Bretagna 106.100 in Francia 100.800 e negli Usa 98.300.

Le top business school e il tour nel mondo Va detto che se si vuole puntare su queste cifre è bene fare domanda in una delle top business school. Nelle ultime classifiche di Qs pubblicate nei mesi scorsi nella top five mondiale ci sono Harvard e Stanford (Usa), Insead (Francia), la London Business School e Insead di Singapore. La milanese Bocconi è tra le top in Europa dove si piazza al sesto posto. Un’occasione per scoprire il pianeta degli Mba arriva dal «QS World Mba tour» che farà tappa a Milano (il 5 marzo) e a Roma (il 6 marzo).

“Per il centro storico 4,5 milioni in cinque anni”

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1536448_1374613746131006_469704771_nE’ l’impegno del candidato sindaco Melani: “Tra migliorie, contributi, interventi e manutenzioni straordinarie investirò un milione l’anno (+30%). Progetto ambizioso? Basta spendere meglio ciò che si ha a disposizione”

Un piano per il centro storico che non ha precedenti nella storia di Fucecchio, un progetto di ampio respiro che intende sfruttare due distinti canali di finanziamento – da un lato i fondi europei, dall’altro una migliore gestione dei fondi a disposizione – per restituire splendore al cuore della città. Il candidato sindaco alle primarie del Pd Silvia Melani ha elaborato una serie di investimenti che promettono di portare sul territorio risorse importanti, stimate in 4,5 milioni di euro nell’arco di cinque anni. “So che si tratta di una cifra ingente – spiega Silvia Melani – ma non sono così ingenua da non aver pensato a una copertura adeguata. Da una parte intendiamo sfruttare i fondi, mai cercati e dunque mai arrivati, che ogni anno l’Unione europea destina a progetti del genere; dall’altro crediamo si possa spendere meglio ciò che già abbiamo a disposizione. Basti pensare che la realizzazione dell’ascensore da piazza Lavagnini al centro storico è costata 8 milioni di euro, di cui 4 pagati dal Comune”.

Oltre agli 1,6 milioni di manutenzione ordinaria, che non rientra nel calcolo della Melani, il programma prevede 4,5 milioni in cinque anni di manutenzione straordinaria. Tra strade, parcheggi, cimiteri, aree verdi e così via si passa dagli 800mila euro che stanzia l’attuale amministrazione al milione previsto dalla Melani: un incremento del 30% in cinque anni.

Del primo biennio agli 880mila degli anni seguenti fino al milione del 2018). In ballo anche 350mila euro per il ripristino di facciate, infissi e gronde, che per la prima volta saranno erogati mediante bando pubblico destinato ai residenti del centro, e 500mila per il miglioramento della qualità architettonica e dell’arredo urbano (aiuole, lampioni a led, pavimentazione) nella nuova area pedonale individuata dal piano del traffico. Altri 300mila euro serviranno per l’apertura di un nuovo varco tra via Soldaini e piazza dei Caduti, mentre 150mila andranno all’ampliamento della biblioteca comunale.

E ancora: il progetto di Silvia Melani per il centro storico prevede di stanziare 1,1 milioni per il polo dell’infanzia nell’area ex Macelli, più altri 200mila per il recupero delle  scarelle e di via Sant’Antonio. La risistemazione del parco Corsini con camminamenti fruibili e il recupero della Torre Grande costerà 300mila euro, mentre ulteriori 1,3 milioni andranno alla risistemazione di piazza Montanelli, via Farini e piazza Amendola, con uno spazio pubblico ad hoc. Il nuovo giardino “Bombicci” richiederà 150mila euro, quello in via della Ferruzza invece 140mila. Infine, il tourist point prevede uno stanziamento di 150mila euro.

Un totale di 4,5 milioni da investire nell’arco di un mandato da cinque anni, un impegno da circa un milione l’anno in crescita progressiva da quest’anno fino al 2018. Non solo numeri e impegni di spesa, però: il progetto di Silvia Melani per Fucecchio prevede anche alcune norme destinate a incrementare la vivibilità del centro storico. Saranno così vietati i cambi di destinazione d’uso dei fondi commerciali e artigianali in abitazioni, mentre sarà incentivato il cambio d’uso dei locali al piano terra, da residenziale a commerciale.

Ufficio Stampa

Mediazione, il Cnf fissa 15 ore di corso di formazione per gli avvocati

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Un corso della durata di 15 ore e lo svolgimento di due procedimenti di mediazione in qualità di uditore, consentiranno agli avvocati di svolgere l’attività di mediatore civile.

È la conclusione cui è pervenuto il Consiglio nazionale forense che, nella seduta del 21 febbraio 2014, ha deliberato le regole per la formazione dell’avvocato che intenda esercitare il ruolo di mediatore di controversie civili e commerciali in base al decreto legislativo 28/2010.

Agli avvocati iscritti all’albo professionale la recente riforma della mediazione aveva riconosciuto la qualifica di «mediatore di diritto», pur imponendo al contempo di acquisire e mantenere un’adeguata formazione in materia di mediazione con percorsi di aggiornamento teorico-pratici a ciò finalizzati.

Era poi intervenuto il ministero della Giustizia con una circolare interpretativa il 27 novembre 2013 (integrata con altra circolare del 9 dicembre 2013) che aveva sostanzialmente rimesso al Cnf la determinazione degli standard formativi che, in deroga al sistema generale, avrebbero dovuto essere applicati agli avvocati-mediatori.

Il sistema formativo per mediatori prevede un corso della durata non inferiore a 50 ore mentre per l’aggiornamento è previsto un percorso di 18 ore nel biennio oltre a 20 tirocini nella forma dell’uditorato durante i procedimenti di mediazione.

Vitamina D: il ruolo fondamentale della “vitamina del sole”

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Da tempo sono noti gli effetti della vitamina D sulla salute ed è dimostrato come essa abbia un ruolo fondamentale nella prevenzione e nel trattamento dell’osteoporosi postmenopausale e senile e sia presupposto indispensabile a qualsiasi trattamento farmacologico legato a tali patologie. La vitamina D oltre ad essere essenziale per una corretta mineralizzazione delle ossa e dei denti e per il rimodellamento osseo, intervenendo nella regolazione del metabolismo del calcio e del fosforo e regolandone l’assorbimento intestinale, è anche in grado di stimolare la produzione di proteine muscolari e di favorire il trasporto del calcio, elemento essenziale nella contrazione muscolare. Studi condotti su persone anziane hanno dimostrato che la supplementazione vitaminica D è in grado non solo di ridurre il rischio di caduta e il conseguente rischio di frattura ma di determinare anche un miglioramento dell’equilibrio della forza muscolare, del tono posturale e della mobilità funzionale.
Recenti scoperte allargano inoltre il contributo di questa vitamina a molti altri tessuti ed apparati e dimostrano che la sua carenza causa l’insorgenza o l’aggravarsi di molte patologie.
Si è notato infatti come essa agisca sull’ipertensione abbassando la frequenza del ritmo cardiaco; diminuisca le riacutizzazioni dell’asma e l’insorgere di raffreddori o influenze.
La vitamina D sembra inoltre contrastare la comparsa di malattie autoimmuni come il diabete e l’insorgenza di alcune patologie cutanee quali la psoriasi e la dermatite atopica. Numerosi studi hanno dimostrato come tale vitamina abbia un ruolo sostanziale nella regolazione della crescita e differenziazione cellulare e osservazioni epidemiologiche avrebbero rilevato che le persone maggiormente esposte alla carenza di vitamina D hanno anche una maggiore predisposizione a sviluppare alcune neoplasie come il carcinoma del colon, prostata e seno. Infine essa sembra agireanche sugli organi visivi: la sua carenza porta ad affaticamento del contorno occhi.
La vitamina D in realtà è un gruppo di pro-ormoni liposolubili ( ossia che si sciolgono nei grassi) costituito da 5 diverse vitamine, definite: D1, D2, D3, D4 e D5. Le due più importanti sono la vitamina D2 (ergocalciferolo) e la vitamina D3 (colecalciferolo), che presentano attività biologica molto simile. Il colecalciferolo (D3) deriva dal colesterolo ed è sintetizzato negli organismi animali, mentre l’ergocalciferolo (D2) è di provenienza vegetale.
La vitamina D è nota anche come “Vitamina del Sole” perché è grazie al sole che il nostro corpo, attraverso la pelle, è in grado di sintetizzarla. Circa l’80% di vitamina D che utilizziamo viene infatti sintetizzata a livello cutaneo; è quindi raccomandabile una adeguata esposizione al sole, soprattutto per gli anziani.
L’esposizione solare necessaria per garantire livelli adeguati di vitamina D varia a seconda della latitudine, della stagione e dell’ora del giorno in cui ci espone. Generalmente per un’adeguata produzione di vitamina D bisognerebbe esporsi per 15-20 minuti al giorno, per almeno 4 giorni alla settimana, possibilmente scoprendo braccia, viso e gambe. Da ricordare che le creme solari bloccano gran parte delle radiazioni utili alla sua formazione.
Per quanto riguarda la sua assunzione con la dieta, gli alimenti più ricchi di questa vitamina sono il fegato, gli oli di pesce e alcuni pesci marini (aringa, salmone, sardina); quantità minori si ritrovano nelle uova, nel burro e nel latte.
In seguito a richiesta il gruppo di esperti scientifici dell’EFSA sui prodotti dietetici, l’alimentazione e le allergie (NDA) ha recentemente valutato la fondatezza scientifica relativa ai benefici della vitamina D e il suo contributo al normale sviluppo di lattanti e bambini. Tale gruppo di esperti ritiene che il ruolo della vitamina D per lo sviluppo delle ossa e la mineralizzazione dei denti si applica a tutte le età, compresi i neonati e i bambini piccoli (dalla nascita ai tre anni). Quindi l’esposizione al sole è importante a tutte le età, ovviamente con moderazione.

Mobilità e neutralità ai fini assunzionali

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Ai sensi del comma 1 dell’art. 30 del Dlgs n. 165/2001 (modificato dall’art. 16, comma 1, lett. a), della legge n. 246/2005, come sostituito dall’art. 49, comma 1, del Dlgs n. 150/2009), le amministrazioni possono ricoprire posti vacanti in organico mediante cessione del contratto di lavoro di dipendenti appartenenti alla stessa qualifica in servizio presso altre amministrazioni, che facciano domanda di trasferimento. Le amministrazioni devono in ogni caso rendere pubbliche le disponibilità dei posti in organico da ricoprire attraverso il passaggio diretto di personale da altre amministrazioni, fissando preventivamente i criteri di scelta. Il trasferimento è disposto previo parere favorevole dei dirigenti responsabili dei servizi e degli uffici cui il personale è o sarà assegnato sulla base delle professionalità in possesso del dipendente in relazione al posto ricoperto o da ricoprire. In tale procedura, come chiarito dal dipartimento della Funzione pubblica, con la nota n. 10395, del 1° marzo 2013, il trasferimento per mobilità è disposto dal titolare dell’ufficio competente, secondo l’organizzazione definita dalla singola amministrazione, e l’assenso da parte dell’amministrazione cedente è un presupposto imprescindibile.

Secondo il disposto di cui al successivo comma 2-bis del predetto art. 30 (comma aggiunto dall’art. 5, comma 1-quater, del Dl n. 7/2005, come convertito dalla legge n. 43/2005, successivamente modificato dall’art. 1, comma 19, del Dl n. 138/2011, convertito, con modifiche, dalla legge n. 148/2011), le amministrazioni, prima di procedere all’espletamento di procedure concorsuali, finalizzate alla copertura di posti vacanti in organico, devono attivare le procedure di mobilità di cui al comma 1, provvedendo, in via prioritaria, all’immissione in ruolo dei dipendenti, provenienti da altre amministrazioni, in posizione di comando o di fuori ruolo.

In un tale ambito normativo, di preliminare, obbligatoria attivazione delle procedure di mobilità, è stata posta la problematica se le stesse possano essere considerate neutre rispetto alle facoltà assunzionali usufruibili dalle pubbliche amministrazioni locali e se sia ancora possibile la c.d. mobilità per interscambio.

Tali tematiche sono state affrontate dalla sezione di controllo per il Veneto della Corte dei conti, nel parere n. 65 del 4 febbraio 2013. La Corte ha ritenuto che ai sensi del Dlgs n. 165/2001, ed in particolare del disposto di cui all’art. 6, comma 1, l’istituto della mobilità vada visto come un ottimale strumento di distribuzione del personale in relazione alle esigenze della amministrazioni pubbliche; infatti, ancor prima di ricorrere a procedure di reclutamento del personale, deve necessariamente essere attivato l’istituto della mobilità, in un contesto di rigide norme vincolistiche in materia di assunzioni, al fine di limitare il turn over del personale, reiterando, nel contempo le disposizioni atte a regolare, al meglio, l’ottimale distribuzione del personale già in servizio, i cui oneri non determinano incrementi della relativa spesa, a livello di comparto.
In tal senso, l’art. 1, comma 47, della legge n. 311/2004, ha previsto che “in vigenza di disposizioni che stabiliscono un regime di limitazione alle assunzioni di personale a tempo indeterminato, sono consentiti trasferimenti per mobilità, anche intercompartimentale, tra amministrazioni sottoposte al regime di limitazione, nel rispetto delle disposizioni sulle dotazioni organiche e, per gli enti locali, purché abbiano rispettato il patto di stabilità interno per l’anno precedente”.

Peraltro, il Dl n. 95 /2012, come convertito dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, all’art. 14, comma 7, ha stabilito che “le cessazioni dal servizio per processi di mobilità, nonché a seguito dell’applicazione della disposizione di cui all’art. 2, comma 11, lett. a) (relativa ai c.d. esodati), non possono essere calcolate come risparmio utile per definire l’ammontare delle disponibilità finanziarie da destinare alle assunzioni o il numero delle unità sostituibili in relazione alle limitazioni del turn over”. Con detta disposizione, come evidenziato dalla Corte dei conti nel predetto parere n. 65/2013, il legislatore ha confermato l’orientamento interpretativo che le sezioni riunite della stessa Corte avevano assunto con la deliberazione n. 53/2010/CONTR, circa la c.d. neutralità finanziaria che deve conseguire dall’espletamento delle procedure di mobilità del personale, in relazione all’operatività dei vincoli assunzionali ai quali sono soggette le pubbliche amministrazioni locali.

In tale deliberazione, le sezioni riunite avevano precisato che “poiché l’ente che riceve personale in esito alle procedure di mobilità non imputa tali nuovi ingressi alla quota di assunzioni normativamente prevista, per un ovvio principio di parallelismo e al fine di evitare a livello complessivo una crescita dei dipendenti superiore ai limiti di legge, l’ente che cede non può considerare la cessazione per mobilità come equiparata a quelle fisiologicamente derivanti da collocamenti a riposo”. In un siffatto contesto normativo, “relativamente agli enti locali non sottoposti al patto di stabilità interno, nei confronti dei quali operano i vincoli in materia di assunzione previsti dall’art. 1, comma 562, della legge n. 296/2006, le cessioni per mobilità volontaria possono essere considerate come equiparabili a quelle intervenute per collocamento a riposo nella sola ipotesi in cui l’ente ricevente non sia a sua volta sottoposto a vincoli assunzionali”.

In un tale ambito – caratterizzato dalla centralità dello strumento della mobilità, in cui, come puntualizzato dal dipartimento della Funzione pubblica nella nota n. 1373 del 19 marzo 2010, “la mobilità è uno strumento che non risponde solo all’interesse dell’amministrazione che vi ricorre, ma garantisce una più razionale distribuzione delle risorse tra le amministrazioni pubbliche, nonché economie di spesa di personale complessivamente intesa, dal momento che consente una stabilità dei livelli occupazionali nel settore pubblico” – la sezione Veneto della Corte dei conti, nel precitato parere n. 65/2013, ha ritenuto che l’avvenuta abrogazione della disposizione contrattuale di cui all’art. 6, comma 20, del Dpr n. 268/1987, ai sensi dell’art. 62 del Dl n. 5/2012, come convertito dalla legge n. 35/2012, non precluda alle amministrazioni locali la facoltà di attivare una mobilità reciproca o bilaterale con altre amministrazioni locali, in applicazione del principio generale contenuto nell’art. 6 del Dlgs n. 165/2001. Tuttavia, il ricorso a detta procedura deve essere accompagnato da una serie di cautele tese ad evitare che possano essere elusi i rigidi vincoli imposti dal legislatore in materia di riduzione della spesa e di turn over, per cui la mobilità deve avvenire tra dipendenti appartenenti alla stessa qualifica funzionale; l’interscambio deve avvenire, altresì, entro un periodo di tempo congruo (contestualità), che consenta agli enti di non abbattere le spese di personale (derivanti dalla cessione del contratto del dipendente transitato in mobilità ad altro ente) qualora l’assunzione del dipendente in entrata slitti dal punto di vista temporale, rischiando di traslarsi all’esercizio successivo; occorre, anche, garantire la neutralità finanziaria e il personale soggetto ad interscambio non deve essere stato dichiarato in eccedenza o in sovrannumero.
La stessa sezione regionale di controllo per il Veneto della Corte dei conti si è espressa con la deliberazione n. 357 del 19 novembre 2013, circa la neutralità delle assunzioni per mobilità, effettuate da un ente locale, ritenendo che la mobilità possa essere configurata in termini di neutralità di spesa (e, quindi, non assimilabile ad una assunzione o dimissione dal rapporto di lavoro), solo se intervenga tra amministrazioni, entrambe, sottoposte a dei vincoli assunzionali. Il requisito per riconoscere il carattere di neutralità di una procedura di mobilità è costituito dalla sussistenza o meno di un regime vincolistico, in materia di assunzione di personale, per gli enti coinvolti nella procedura. Diverso è, invece, il caso in cui l’ente sottoposto a limitazioni dia l’assenso al trasferimento di un proprio dipendente presso amministrazioni non soggette a vincoli assunzionali. In questo caso, infatti, “per l’ente ricevente, la mobilità in entrata si configura a tutti gli effetti come ingresso di una nuova unità di personale, risultato che potrebbe essere alternativamente ottenuto attraverso il ricorso alle normali procedure di reclutamento, non ponendosi il problema dell’imputazione del trasferimento ad un non previsto contingente di nuove assunzioni”.

Pertanto, la mobilità intercompartimentale tra un ente locale soggetto al rispetto del patto di stabilità e un ente del Servizio sanitario nazionale, afferente ad una regione non soggetta all’attuazione di un piano di rientro dal disavanzo sanitario, non può essere configurata in termini di neutralità.

In un tale contesto normativo ed interpretativo, è stato chiesto, altresì, se fosse possibile procedere alla copertura di posti rimasti vacanti, recuperando le mobilità in uscita, attraverso l’istituto della mobilità in entrata; quale fosse l’anno di decorrenza che consente il recupero della mobilità e se le mobilità in uscita possano essere coperte nel medesimo anno in cui si verificano oppure occorre attendere l’anno successivo. La risposta a tali quesiti è stata data dalla sezione regionale di controllo per la Lombardia della Corte dei conti, con il parere n. 304 del 20 giugno 2012.

Preliminarmente è necessario richiamare, come peraltro già sopra chiarito, quanto affermato nel precitato parere del dipartimento della Funzione pubblica n. 13731 del 19 marzo 2010, secondo il quale la mobilità, pur rappresentando sempre uno strumento finanziariamente da privilegiare, si configura in termini di neutralità di spesa solo se si svolge tra amministrazioni entrambe sottoposte a vincoli in materia di assunzioni a tempo indeterminato. In tal caso, non si qualifica come assunzione da parte dell’amministrazione ricevente. Ne discende che la stessa non è computabile come cessazione, sotto l’aspetto finanziario, da parte dell’amministrazione cedente.

D’altra parte, la sezione delle autonomie della Corte dei conti, con la deliberazione n. 21 del 9 novembre 2009, ha chiarito che la mobilità di personale in uscita comporta, a seguito del trasferimento, che il rapporto di lavoro prosegua con un altro datore di lavoro, per cui l’amministrazione cedente può solo beneficiare, in termini di risparmio di spesa, dell’avvenuta cessione del contratto, spesa che rimane inalterata in termini globali nell’ambito dell’intero settore pubblico. Corrisponde ad un principio di carattere generale, peraltro, che per effettiva cessazione debba intendersi il collocamento di un soggetto al di fuori del circuito di lavoro, con conseguente venir meno della retribuzione, caratteristica che non si attaglia al fenomeno della mobilità.

Conseguentemente, in conclusione, secondo l’orientamento di cui al precitato parere n. 304/2012 della sezione Lombardia, le situazioni ipotizzabili in tema di mobilità sono le seguenti: 1) se la copertura dei posti resisi vacanti dalla procedura di mobilità in uscita avviene mediante il recupero delle unità di personale con mobilità in entrata, l’operazione non incontra alcun limite di natura finanziaria ed è perfettamente legittima; 2) se la copertura avviene mediante assunzioni di personale dall’esterno, occorre preliminarmente verificare se la mobilità in uscita è avvenuta o meno verso ente soggetto a disciplina limitativa delle assunzioni: 2A) nel primo caso (neutralità finanziaria), la mobilità non determina una cessazione per il comune che, pertanto, non potrà tenerne conto in relazione all’art. 1, comma 562, della legge n. 296/2006 (assunzioni nel limite delle cessazioni di rapporti di lavoro a tempo indeterminato complessivamente intervenute nel precedente anno); 2B) in caso di mobilità in uscita verso ente non soggetto a limiti assunzionali, si configurerà una vera e propria cessazione dal servizio, equiparabile ad un collocamento a riposo ed in quanto tale rilevante ai sensi dell’art. 1, comma 562, della legge n. 296/2006.

In tutti i casi sopra esposti, è, comunque, sempre necessario che l’ente ricevente: a) rispetti il parametro del rapporto tra spesa di personale e spesa corrente ai sensi dell’art. 76, comma 7, del Dl n. 112/2008, come sostituito dall’art. 14, comma 9, del Dl n. 78/2010, convertito con modifiche dalla legge n. 122/2010; b) rispetti il limite della spesa complessiva del personale; c) risulti in linea con le regole dettate dal patto di stabilità interno.

Città della Scienza, salta l’accordo. A sorpresa niente firma per la ricostruzione

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È saltata a sorpresa la firma dell’accordo di programma quadro per la ricostruzione di Città della Scienza prevista per oggi. Alla base della rottura contrasti tra Comune e Regione sulla questione della bonifica di Bagnoli che il Comune vorrebbe fosse inserita nell’accordo. La fumata nera è arrivata in extremis al termine di una riunione tra i rappresentanti delle istituzioni locali negli uffici del museo scientifico con il ministro Stefania Giannini pronta alla firma che aspettava nella sala Auditorium.

E poprio il ministro non ha nascosto la delusione dinanzi al colpo di scena della mancata firma dell’accordo di programma per la ricostruzione di Città della Scienza. «Avrei preferito trovare un accordo concluso e non un diavolo che si annida nei dettagli come sempre. L’accordo non è saltato, ma deve essere perfezionato. Quello che mi è stato detto dai rappresentanti istituzionali è che devono essere perfezionati alcuni aspetti e forse era meglio se lo facevano nei giorni scorsi».

«La bonifica di Bagnoli – ha aggiunto il ministro – è un aspetto importante che credo possa essere assolutamente incluso. C’è un provvedimento del 2011 al quale credo si ispireranno sia la Regione che il Comune».

Cripezzi replica al sindaco Toni

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exedDispiace dover leggere dalla stampa le considerazioni personali del primo cittadino Claudio Toni, sulla presunta superficialità di un partito politico, SEL. Dispiace molto di più che leggere il mio nome. Perché la dignità di un partito, è ben altra cosa rispetto alla posizione politica di un suo militante.

Ci tengo a precisare che la posizione sul tema dei mutui, ahimè, non cambia. Non tanto per le precisazioni del Sindaco, che apprezzo e finalmente ho il piacere di leggere su qualche testata giornalistica, bensì per quanto riguarda il vero problema, il vero punto della questione da me sollevata: le promesse.

Mi chiedo come sia possibile promettere ai cittadini che nei prossimi anni si possa investire milioni di euro in nuove strutture e nuove opere pubbliche, quando il bilancio di previsione 2013 ci consegna un piano di alienazioni  e valorizzazioni immobiliari di beni fino al 2015, per un totale complessivo di oltre 5 milioni di euro, solo per raggiungere l’equilibrio finanziario di bilancio. A onor del vero va ricordato il “parere favorevole” dell’organo di revisione, e del Responsabile del servizio finanziario del comune. Quindi tutto regolare, e noi cittadini tiriamo un ennesimo sospiro di sollievo.

Però mi chiedo: vogliamo parlare delle aste pubbliche indette dal Comune di Fucecchio? Bene, parliamone: sono TUTTE andate deserte. Dall’asta pubblica di alienazione (vendita) del Podere Pannocchino (nel 2009) ad oggi. E l’unico esito di gara positivo va riscontrato nella concessione in uso dei locali dell’ex fienile del Parco Corsini, che attualmente, ahinoi, adesso risulta chiuso.

Ci possiamo permettere di pareggiare i bilanci con l’escamotage delle alienazioni? A quanto pare sì. E pare anche al delfino del Sindaco uscente, nonché assessore al Bilancio, Alessio Spinelli.

Ecco, per concludere, torno sul benaltrismo solonico del Sindaco che ci vuol convincere che la ricetta Renzi ci salverà tutti. Come se l’alito di vita descritto nella Genesi avesse finalmente il suo generatore umano. Staremo a vedere, e mi auguro veramente che riesca a fare un quarto delle cose che ha promesso nella campagna di Italia Bene Comune, nelle primarie del PD e ora come Presidente del Consiglio dei Ministri. Me lo auguro veramente, per noi come italiani, e per gli amici del Partito Democratico che lo stanno sostenendo .

Ah, dimenticavo… #claudiostaisereno!

 

Emanuele Cripezzi

“Fabrica Comune Fucecchio”

Intesa Pd-Fi: riforma della legge elettorale solo alla Camera. Renzi: la norma per il Senato? È secondaria

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Italicum sì, ma solo alla Camera. Dopo una lunga trattativa Pd e Forza Italia raggiungono un accordo sulla legge elettorale. Il tutto in extremis, a ridosso cioè dell’approdo della riforma in aula a Montecitorio. Da Tunisi, dove ieri era in visita, il premier Renzi ha parlato di «un importante passo in avanti», ma non si sbilancia del tutto: «credo ci siano ancora riunioni in corso». «Il fatto che il Senato abbia o non abbia una norma elettorale, nel momento in cui si decide di superarlo, è secondario», ha sottolineato ancora. E aveva concluso: «Davvero non capisco molto le polemiche», riferendosi alla «delusione» evidenziata dal Cavaliere per la linea seguita dallo stesso Renzi sull’Italicum.

Il vertice a Palazzo Grazioli e l’apertura di Forza Italia

In tarda mattinata Silvio Berlusconi ha riunito i suoi collaboratori nella residenza romana di Palazzo Grazioli. Al termine dell’incontro, è arrivato il via libera allo “spacchettamento”: Italicum per l’elezione dei deputati (liste bloccate, circoscrizioni piccole e premio di maggioranza con soglia al 37% al primo turno), proporzionale con una preferenza per l’elezione dei senatori (è il sistema sopravvissuto dopo l’intervento della Consulta, che ha bocciato il Porcellum).

Speranza all’assemblea dei democratici: il Pd si gioca la sua credibilità In queste ore si riunisce anche l’assemblea dei deputati del Pd, dopo una convocazione per ieri sera saltata in extremis, proprio per decidere la linea del partito. dopo gli ultimi sviluppi. La legislatura è a un «passaggio decisivo per la legislatura con l’arrivo della legge elettorale in aula», e ora «il Pd si gioca la sua credibilità», ha detto il presidente dei deputati Pd Roberto Speranza. «O siamo in grado di di fare le riforme oppure dimostriamo che il sistema non si può riformare e consegneremo un’autostrada “a cinque stelle”che vogliono abbattere le istituzioni», ha poi aggiunto.

Il Pd ritira tutti gli emendamenti tranne quelli sulla parità di genere L’assemblea dei deputati si conclude dopo due ore di dibattito, da cui esce la decisione di ritirare tutti gli emendamenti alla riforma elettorale tranne quello sulla parità di genere. E, ovviamente, gli emendamenti concordati, in particolare quello Lauricella-D’Attorre su cui Pd e Fi hanno raggiunto oggi l’accordo che aggiorna il “patto” sull’Italicum.

Seduta sospesa, poi il comitato dei 9 ottiene slittamento a domani La presidente della Camera Laura Boldrini ha accolto la richiesta del presidente della commissione Affari costituzionali e relatore sull’Italicum, Francesco Paolo Sisto, di rinviare la ripresa dei lavori in aula alle 18,15. Nel frattempo il comitato dei Nove della commissione Affari costituzionali di Montecitorio, dopo aver iniziato l’esame dei nuovi emendamenti, presenta una nuova richiesta di rinvio a domani mattina alle 10 per l’esame in Aula della riforma.

Sicurezza, non solo multe: insegneremo ai vigili urbani dell’Unione a leggere gli indizi e a prevenire molti reati

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1536448_1374613746131006_469704771_nIl candidato Melani: “La polizia municipale verrà formata per agire ben oltre le contravvenzioni, sul modello delle esperienze internazionali”

Realizzare uno dei primi esperimenti del genere in Italia, portando a Fucecchio l’esperienza già da anni avviata con successo in altri Paesi europei: formare gli agenti del corpo di polizia municipale dell’Unione dei Comuni alla prevenzione della piccola criminalità, in stretto coordinamento con Carabinieri e Polizia di Stato. E’ questa, in sintesi, una delle proposte del candidato sindaco Silvia Melani (Pd) per aumentare il livello di sicurezza dei cittadini e aiutare il corpo stessi dei vigili urbani ad allontanare da sé la diffusa percezione che siano utilizzati in città soprattutto per elevare contravvenzioni.

Un piano sulla sicurezza che parte da una premessa importante: “Dobbiamo andare oltre le demagogiche corrispondenze che legano il tema della sicurezza al solo fenomeno dell’immigrazione – spiega Silvia Melani – ma il problema va affrontato con serietà e immediatezza tenendo insieme i diritti civili di cittadinanza con la fermezza nell’isolare chi viola le leggi. L’amministrazione deve attuare ogni forma di controllo in suo potere, facendo squadra con tutte le altre istituzioni pubbliche e forze dell’ordine, cercando sempre di preservare il senso di comunità che ci caratterizza”.

Oltre allo spostamento del corpo – che dall’attuale sede di via Battisti (in affitto) passerà nell’area ex Saffa, fondo ceduto al Comune mediante convenzione a scomputo d’oneri da 150mila euro con la proprietà – i principali aspetti che caratterizzeranno l’azione della nuova amministrazione saranno quattro. La formazione della Polizia Municipale, per passare da un impiego degli agenti come comminatori di multe ad una funzione di prevenzione della piccola criminalità. L’attività di formazione si incentrerà soprattutto sulle moderne teorie di prevenzione del crimine, sia sui reati tipicamente commessi dai più giovani che su quelli compiuti dalle imprese che operano fuori dalla legalità: dai reati ambientali a quelli fiscali, dal riciclaggio allo sfruttamento di manodopera irregolare. Saranno promossi corsi di formazione rivolti agli agenti per l’analisi criminologica, la mappatura delle attività criminali sul territorio comunale e, in prospettiva, dell’Unione dei Comuni, la pianificazione e simulazione delle operazioni di contrasto al crimine e le tecniche investigative che vengono definite Intelligence-led policing.

Gli agenti, insomma, saranno chiamati ad agire come piccoli 007: anziché limitarsi a reprimere i reati quando vengono commessi, e facendo seguito alle denunce fatte dai cittadini, impareranno a  raccogliere informazioni e, analizzando le caratteristiche dei reati, individuare chi li commette in modo ricorrente o sistematico, concentrando su tali individui la propria iniziativa. Oltre a ciò, le risorse di personale e mezzi vengono concentrate sui reati più frequenti e di maggiore impatto sulla comunità. La mappatura criminologica, utilizzata per monitorare le aree in cui abitualmente si svolgono attività criminali, anche se non denunciate (spaccio, gioco d’azzardo, ricettazione, contrabbando, furti d’auto, prostituzione), servirà a pianificare le attività di pattugliamento e di sorveglianza.

Spazio poi al contrasto all’usura che colpisce privati cittadini e imprese, sia commerciali che manifatturiere: la crisi agevola l’azione degli usurai, spesso collegati al crimine organizzato. Il Comune darà supporto alle vittime, e li aiuterà ad accedere alle misure di sostegno previste dal fondo anti-usura. Lotta anche alla penetrazione del crimine organizzato nel tessuto produttivo di Fucecchio, attraverso il dialogo con le aziende presenti sul territorio e il monitoraggio delle situazioni di più grave crisi, per impedire che le organizzazioni criminali si insedino come soci occulti o mimetizzati dietro società di comodo e prestanome nella struttura proprietaria delle imprese. Ultimo, ma non ultimo, il contrasto alle imprese illegali, che sfruttano i lavoratori illegali, li mantengono in condizioni di schiavitù e danneggiano con la propria concorrenza sleale le imprese in regola con le norme, inquinano il territorio ed esportano i capitali illecitamente accumulati, contribuendo a impoverire la comunità. Al contrario, l’amministrazione dovrà sostenere e portare ad esempio le imprese, sia amministrate da italiani che da nuovi cittadini immigrati, che rispettano le leggi e contribuiscono all’armonioso sviluppo della comunità.

Ufficio Stampa