29 Settembre 2024, domenica
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Eurostat e Markit: in Italia recessione alle spalle

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Si conferma l’accelerazione della ripresa economica dell’area euro sul finale d’anno: il pil del quarto trimestre 2013 è aumentato dello 0,3% dai tre mesi precedenti, dal + 0,1% del terzo trimestre. Il dato, riferito da Eurostat, corrisponde a quello indicato nella stima preliminare. Intanto l’Italia è tornata a segnare un valore positivo dopo una prolungata fase di recessione, sebbene la crescita del pil si sia limitata allo 0,1%. Nel confronto su base annua la crescita dell’area euro è tornata positiva con un + 0,5%, dal – 0,3% segnato nel secondo trimestre. In Italia invece ha continuato a muoversi in territorio negativo con il – 0,8%, ma in questo caso la contrazione è più che dimezzata rispetto al -1,9% dei tre mesi precedenti.
Intanto i dati definitivi di una indagine tra i responsabili degli approvvigionamenti delle imprese, condotta dalla società di ricerche Markit Economics, sono infatti stati oggetto di una marcata revisione in meglio rispetto alle indicazioni iniziali. E l’Italia non è tagliata fuori, ma anzi ha visto l’attività balzare ai massimi da quasi tre anni, sospinta da una forte accelerazione nel comparto dei servizi. Guardando al quadro generale, il Purchasing managers index (Pmi) relativo all’insieme di manifatturiero e terziario di Eurolandia si è attestato a febbraio a 53,3 punti, massimo da 32 mesi e a fronte di 52,9 punti a gennaio. Un dato decisamente migliore delle attese degli analisti e di quanto indicato dalla stessa Markit nella stima preliminare (52,7). In questo tipo di inchieste i 50 punti sono la soglia di demarcazione tra crescita e recessione dell’attività. In Italia il relativo indice Pmi si è attestato a 53,4 punti, massimo da 34 mesi secondo Markit. La componente del Pmi relativa alle sole imprese del terziario ha mostrato uno scatto in avanti, portandosi a 52,9 punti e uscendo dopo tre mesi dall’area recessiva, rispetto ai 49,4 punti di gennaio. “Questi dati rinforzano l’idea che l’Italia vedrà un susseguirsi di aumenti trimestrali del Pil”, ha commentato Phil Smith, economista di Markit. “Non solo le attività del settore terziario sono aumentate a febbraio, ma il tasso di crescita è stato elevato e supportato dal record di crescita di nuovi ordini”. Tuttavia “gli sviluppi sul fronte occupazionale sono deludenti con l’aumento dei tagli al personale nelle aziende del terziario, forse a causa della recente performance altalenante del settore. Allo stesso tempo diminuisce la creazione occupazionale nel manifatturiero”.

Renzi, riforme choc prima di giugno. La Ue retrocede l’Italia e chiede: giù il cuneo fiscale

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Due miliardi di euro per l’edilizia scolastica, il piano Casa e l’atteso Jobs act. Tutto mercoledì prossimo. Il presidente del consiglio Matteo Renzi ha annunciato così a Siracusa, dove è giunto questa mattina per la sue seconda visita a una scuola, la Salvatore Raiti, che la prossima settimana non farà “la tappa in giro per l’Italia” ma terrà “una corposa conferenza stampa a Roma per annunciare provvedimenti molto importanti. Mercoledì presentiamo il Jobs act, gli interventi sulla scuola e interventi per il piano casa. Ci sono 2 miliardi di euro pronti per l’edilizia scolastica”. Ma non basta, perché il premier, parlando poi agli imprenditori e agli amministratori locali ha sottolineato la necesità che le riforme istituzionali ed economiche arrivino in porto prima che abbia principio il semestre di presidenza italiana dell’Unione europea nella seconda metà del 2014.”Dobbiamo fare misure choc o sprechiamo la ripresa”, ha sottolineato. Mi prendono in giro se dico che faccio una riforma al mese, ma non c’e’ alternativa. Non si può cambiare un paese se non si comincia dalla politica e dalla pubblica amministrazione”. Il premier ha inserito la cancellazione dell’attuale funzione del senato al primo posto della sua lista di priorità: “O noi riusciamo a eliminare il senato, come lo conosciamo adesso, o non avremo fatto il cambiamento di cui c’è bisogno”. Un cambiamento chiesto soprattutto dall’Unione europea, che nel presentare il rapporto sugli squlibri economici dei paesi che soffrono di scarsa competitività ha inserito L’Italia tra gli stati che soffrono di uno “squilibrio macroeconomico eccessivo e ha sollecitato il governo a intraprendere “un’azione urgente” su debito e competitività, anche per evitare un contagio al resto dell’Eurozona. Secondo Bruxelles all’Italia servono riforme efficaci e un intervento di manutenzione dei conti pubblici, visto che l’aggiustamento strutturale per il 2014 appare insufficiente. Insomma, l’Ue, attraverso il commissario per l’Economia Olli Rehn ritiene che gli ultimi 3 governi non abbiano fatto abbastanza. La palla, quindi, ora passa a Renzi, come ha detto Rehn: “In Italia servono “azioni decisive e urgenti e la Commissione europea “incoraggia il nuovo governo a prendere rapidamente misure per riformare il lavoro e l’economia, in modo da rafforzare la crescita e la capacità di creare lavoro del paese”. L’esecutivo guidato da Josè Manuel Durao Barroso, ha aggiunto il commissario per l’Economia, “analizzerà i piani di riforma dei paesi dell’Unione europea a metà aprile e dopo le stime di primavera presenterà le raccomandazioni per i singoli Paesi probabilmente a luglio”. Il commissario Ue per gli Affari economici ha sottolineato che la pressione fiscale sul lavoro troppo elevata è una delle principali cause della crisi italiana: “La perdita di competitività dell’Italia ha origine nel perdurante disallineamento fra i salari e la produttività, nelle tasse sul lavoro troppo alte e nella rigidità nello stabilire i salari” ha osservato Rehn. Parole che hanno trovato eco non dichiarata a Siracusa, dove Renzi ha parlato di scuola e patto di stabilità interno.

Agli insegnanti: guadagnate poco ma siete il cardine del paese

“Guadagnate poco, ma siete il cardine del paese”, ha detto Matteo Renzi rivolto agli insegnati dell’istituto comprensivo. “Io voglio che il governo stia in mezzo agli insegnanti. Il vostro lavoro è fondamentale”. Poi, ai bambini: “Voi ci confermate che noi dobbiamo tenere in vita i vostri sogni”. Il presidente del consiglio ha sottolineato che il governo farà “di tutto per fare della scuola, un luogo della grande bellezza, perché la grande bellezza è già dentro di voi”. Il premier, alla sua seconda visita in una scuola dopo quella di mercoledì scorso a Treviso, ha affrontato il discorso del lavoro e della disoccupazione: “Stiamo vivendo un momento difficile, il più difficile da 30 anni a questa parte per chi perde il posto di lavoro”, ha detto Renzi rivolto ai ragazzi: “Tanti dei vostri genitori forse hanno difficoltà per questo, ma adesso c’è la possibilità di investire per creare nuova occupazione”. Renzi all’uscita dell’istituto è stato contestato da attivisti del M5S e da alcuni precari della scuole e successivamente ha incontrato alcuni sindaci del siracusano: “Fino a ieri ero sindaco anche io come voi”, ha detto, “ma poi ho optato per la carica di premier”.

Bere antigelo contro il freddo: così muoiono 10 clochard. Ma chi gliel’ha detto?

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Hanno bevuto antigelo per difendersi dal freddo. Sono morti così almeno 10 clochard tra Roma e provincia, vittime di una falsa credenza o “bufala” per cui bere il liquido altamente tossico possa ripararli dal gelo notturno. L’ultimo clochard è stato ritrovato il 3 marzo a Fiumicino, ma era morto da almeno un mese nel Parking E dell’aeroporto. Tra fine gennaio e inizio febbraio sono almeno 3 le morti sospette e ora la polizia indaga per sapere chi abbia instillato nei clochard la convinzione che bere antigelo sia un bene.
Il Corriere della Sera dell’edizione di Roma spiega:

“A fine gennaio altri due clochard romeni, di 46 e 47 anni, forse suoi connazionali, sono deceduti all’ospedale Grassi e al Forlanini-San Camillo sempre dopo essere passati per l’aeroporto e aver bevuto l’antigelo. E non si escludono altre vittime, tanto che ora si cercano collegamenti con lo sconosciuto del «Leonardo da Vinci» e con altri decessi: almeno dieci a detta degli inquirenti. La conferma arriverà dalle autopsie”.
L’unico indizio al momento sono le bottigliette di antigelo vuote ritrovate vicino ai corpi senza vita dei clochard che avrebbero creduto dunque alle parole di qualcuno e ingerito, senza pensarci due volte, il liquido tossico e letale.

Fuori corso da 8 anni, papà e mamma non ti devono più un euro

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Se sei uno studente universitario fuori corso da 8 anni i tuoi genitori non ti devono più nemmeno 1 euro. Questo è solo uno dei casi in cui la Cassazione sancisce il diritto di mamma e papà a tagliare i fondi al figlio “bamboccione”.
Selene Pascasi e Giovanni Parente sul Sole 24 Ore riportano le sentenze in cui è la Cassazione a dare diritto ai genitori di ribellarsi alle richieste del figlio, che ormai maggiorenne pretende soldi e assegni per essere mantenuto. Uno dei casi è proprio quello del figlio-studente fuori corso da 8 anni:

“Fuori corso da otto anni? Stop all’assegno di mantenimento. A sostenerlo è stata la sentenza 1585/2014 della Cassazione. I giudici negano, così, a un ventottenne studente universitario – fuori corso da ben otto anni – l’assegno percepito. Il ragazzo, tra l’altro, aveva già lavorato nel settore turistico alberghiero, quindi aveva dimostrato di avere la capacità di trovare un impiego. Non può, pertanto, assumere rilevanza la mancanza di reddito. Al massimo il genitore deve solo versare gli alimenti”.
E se superati i 30 anni la laurea è ancora un traguardo lontano e di cercare un lavoro la figlia non ha proprio voglia, ecco che la Cassazione dà ragione al genitore che taglia i fondi:
“A precisarlo è la sentenza 27377/2013 della Cassazione. A pesare sulla decisione, sia il fatto che la ragazza disponesse già di un patrimonio personale in grado di garantirle il sostentamento sia la sua oziosità in quanto non si era mai impegnata né negli studi, né nella ricerca di un lavoro. E lo stop all’assegno va venir meno anche il diritto della madre convivente alla casa familiare in caso di trasferimento fuori sede”.

Apple. Luca Maestri, italiano, nuovo chief executive officer da settembre

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Apple, il nuovo chief financial officer (cioè il direttore finanziario) è un italiano, Luca Maestri. Prenderà il posto di Peter Oppenheimer, che a settembre lascerà il posto. Maestri, romano, 50 anni, laureato in Economia alla Luiss e con un master a Boston, è l’attuale vice del settore finanziario della mela. Nella nuova posizione si troverà a gestire direttamente la liquidità della azienda di Cuprtino, circa 160 miliardi di dollari cash a fine 2013.
”Peter è stato chief financial officer nell’ultimo decennio durante il quale i ricavi annuali di Apple sono cresciuti da 8 miliardi di dollari a 171 miliardi di dollari. La sua leadership e la sua esperienza sono state strumentali al successo di Apple, non solo come chief financial officer ma in molte aree al di là della finanza”.

Ha spiegato l‘amministratore delegato di Apple, Tim Cook, lodando anche Maestri.
”Quando lo abbiamo assunto sapevamo che sarebbe stato il successore di Peter. Il suo contributo ad Apple è già stato significativo e si è rapidamente guadagnato il rispetto dei colleghi”.

Ministero Agricoltura, sistema informatico Sian costa 780mln€ ma non funziona…

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Gestire e assegnare i fondi per l’agricoltura a chi ha un terreno da coltivare. Fondi che valgono, con i contributi europei, un giro di denaro da 7 miliardi l’anno. Il tutto affidato al Sian, sistema informatico che costa 780 milioni di euro e che da 20 anni è usato dal ministero dell’Agricoltura. Un sistema informatico costoso, ma mal funzionante, che assegna fondi anche a chi non dovrebbe riceverne. E così il Sian è finito nel mirino della Procura di Roma e sarà la prima grana da affrontare per il neo ministro Maurizio Martina.

“Dal 2010 ad oggi sono stati prodotti almeno una decina di dossier, tra relazioni di collaudo, audit interni, perizie legali che dimostrano come il Sian sia un costosissimo colabrodo, un sistema che ha drenato fino ad oggi dalle casse dello Stato la bellezza di 780 milioni di euro”.
Nonostante il sistema informatico non abbia svolto il suo lavoro, è stato rifinanziato, scrive Repubblica:
“Poche settimane fa, nel pieno del marasma del caso De Girolamo, quel contratto è stato ulteriormente ingrassato, aumentandone la provvigione di altri 90 milioni di euro per il triennio 2014-2016. E il Sian si è rivelato, ancora una volta, per quello che è: una torta che scatena appetiti, e la prima grana che piomba come un macigno sulla scrivania del neo ministro renziano Maurizio Martina”.
Davanti alla relazione di collaudo, certificata dallo studio dell’ingegner Giuseppe Felice, il pm di Roma Alberto Pioletti ha deciso di verificare la situazione:
“di cose che non tornano ce ne sono parecchie. Le superfici dei terreni, ad esempio. Quelle inserite via internet nel sistema dagli agricoltori in molti casi sarebbero diverse da quelle reali. C’è un fienile nel comune di Mistretta di 900 metri quadrati per cui sono stati erogati fondi come se fosse di 2000. Ci sono pratiche per cui il software si accorge di “scostamenti tra le superfici richieste e quelle effettive del 100 per cento”, eppure i soldi partono lo stesso, in automatico. Ci sono società agricole che accumulano penalità di 200 mila euro e ottengono comunque il denaro e ci sono finestre del software in cui un soggetto compare prima come intestatario di 2 fabbricati agricoli, poi all’improvviso di 23. Alla stessa data”.
E così l’inchiesta prosegue:
“i risultati di questa maxi inchiesta sono ancora coperti da segreto, ma secondo indiscrezioni ci sarebbero milioni di euro pagati a chi non ha nemmeno un fazzoletto di terra coltivato, a prestanomi di clan mafiosi, a chi ha un garage e lo spaccia per fattoria. E spunta un finanziamento da 50 milioni finito nel nulla”.
Foschini e Tonacci spigano poi che quando Repubblica chiese chiarimenti all’allora ministro Nunzia De Girolamo, non ottenne molte spiegazioni. D’altronde la Sian è al ministero dal 20 anni e gestita sempre dalle stesse persone:
“Perché da vent’anni a gestirlo sono sempre gli stessi imprenditori privati. Cambiano i governi, ma loro no. Dal 2007 il sistema è in mano alla Sin, spa partecipata per il 51 per cento da Agea (società del ministero), per il 49 per cento da un raggruppamento temporaneo di imprese Rti: Almaviva è mandataria con il 20,02%, poi ci sono Auselda1, Sofiter2, Telespazio, Cooprogetti, Ibm, Agriconsulting, Agrifuturo. Sono loro, quell’anno, ad aggiudicarsi il super appalto da 1,1 miliardi di euro per gestire il Sian fino al 2016, ed erano loro che avevano fornito ad Agea lo stesso servizio dal 2001 al 2007, riuniti in consorzio sotto il nome “Agrisian”.
Ernesto Carbone, ex presidente e amministratore delegato di Sin, scrive nell’esposto alla Procura:
“Ed erano loro anche prima. I fornitori di Agea sono stati sempre gli stessi, sebbene in compagnie societarie diverse nella forma, ma immutate nella sostanza”.
Ed è proprio Carbone che con l’esposto ha dato il via all’inchiesta di Pioletti:
“Nei pochi mesi in cui è stato amministratore di Sin (da fine aprile 2012 a marzo 2013) ha disposto una consulenza legale su un altro nodo di questa storia, la traformazione da srl in spa della Sin decisa nell’agosto del 2011. Scrive l’avvocato Francesco Carluccio nella relazione finale, anche questa depositata in procura:
“Fino a quella data si evidenziava una rigorosa e costante verifica del rispetto degli impegni da parte del Rti fornitore. La conseguenza della trasformazione in spa è stato una sorta di favore nei confronti dei soci privati… la Sin sembra aver impegnato i suoi maggiori sforzi quasi unicamente per aumentare i compesi e i rimborsi agli amministratori”. In altre parole, “peggioramento nella gestione della società” e “aumento ingiustificato dei costi”.
Intanto il commissario straordinario di Agea il generale della Finanza, Giovanni Mainolfi, durante il governo Letta ha deciso di rinnovare al rialzo il contratto con i soci privati, aumentando di 30 milioni l’anno la provvigione. Ed è sempre Mainolfi che nomina Antonio Tozzi alla direzione generale della Sin:
“Trentacinquenne commercialista di Benevento, su facebook i suoi amici lo definiscono “re della movida locale”, ex fidanzato di Nunzia De Girolamo, di cui è stato portavoce e capo segreteria. Non esattamente un esperto di agricoltura. “Non ho competenze specifiche. Ma per partecipare non erano richiesti requisiti particolari. E’ sufficiente una laurea, poi io sono stato commissario liquidatore e amministratore di alcune aziende. Sì è vero, conosco bene Nunzia, sono un amico di famiglia, ma l’incarico non l’ho avuto direttamente da lei”. Il dottor Tozzi guadagna 175 mila euro lordi all’anno”.
E un nuovo consulente è stato nominato, scrive Repubblica:
“E nonostante la Sin abbia un’area della Direzione Audit e Comunicazione dedicata all’organizzazione della società, con un direttore che percepisce 163mila euro l’anno, e nonostante abbia anche una direzione amministrativa per le questioni finanziarie, con un altro direttore che di euro ne prende 123mila, il primo febbraio è stato stipulato un contratto di consulenza da 43.084 euro con Antonio D’Angelo, il quale dovrà “affiancare il direttore generale nella supervisione degli aspetti amministrativi, organizzativi, finanziari, procedurali della società… che abbia caratteristiche di terzietà che ovviamente non è possibile riscontrare nell’ambito di Sin”.
Intanto in due anni la Sin ha visto cambiare 4 presidenti e 5 amministratori delegati:
“C’è fortissima preoccupazione per il mantenimento sia del livello occupazionale sia della professionalità dei lavoratori di Sin – dichiara la Rsa Cgil in una nota – confidiamo nel nuovo Ministro De Martina perché il cosiddetto “Collegato Agricoltura”, pur in linea con l’obiettivo di riorganizzazione degli enti vigilati del suo dicastero, tuteli i nostri posti di lavoro insieme con le competenze”. Se il nuovo ministro cercava un punto da cui partire per svolgere il suo mandato, lo ha trovato”.

Prostitute con patentino e partita Iva. Ddl presentato al Senato

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Prostituzione, via al patentino professionale, la partita Iva per pagare le tasse, i controlli psico-fisici e la possibilità di esercitare in appartamenti in base ad un permesso comunale. Sono alcuni dei punti chiave del disegno di legge firmato dalla senatrice del Pd Maria Spilabotte e sostenuto da un gruppo di parlamentari dem e dalla senatrice di Forza Italia Alessandra Mussolini.
La proposta punta “a riconoscere i diritti di prostitute e gigolò e a limitare il fenomeno delle tratte”.

Spiega Alessandra Mussolini:
“Mi auguro che non ci siano impedimenti come quando intervenni a favore della diagnosi pre-impianto. Gli ultracattolici facciano un passo indietro”,
ha detto la parlamentare facendo riferimento al collega del Nuovo Centrodestra Carlo Giovanardi.
In sala era presente anche Efe Bal, transessuale turca nota per aver ricevuto una cartella esattoriale di 500mila euro da Equitalia per non aver potuto giustificare il suo reddito:
“Voglio essere utile al mio secondo Paese. Renzi dice che vuole fare le riforme: bene, faccia qualcosa per 40-50mila persone che lavorano, cosa che per qualcuno sarà anche schifosa, ma pur sempre lavorano. In Germania dalla prostituzione guadagnano 6 miliardi di euro che in Italia potremmo utilizzare contro la crisi”.
Il ddl è formato da sette articoli. Il terzo deroga agli “enti locali” la possibilità di individuare luoghi pubblici nei quali è consentito l’esercizio della prostituzione”. Il settimo, invece, punta ad introdurre “venti ore di educazione sessuale nelle scuole secondarie”.

Antitrust multa Roche e Novartis: “Hanno ostacolato vendita farmaci economici”

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Multa da 180 milioni di euro per Roche e Novartis. L’Antitrust ha sanzionato le due case farmaceutiche con l’accusa di aver creato un “cartello che ha condizionato le vendite dei principali prodotti destinati alla cura della vista, Avastin e Lucentis“.
Roche e Novartis avrebbero raggiunto secondo l’autorità garante un accordo illecito per ostacolare la vendita dell’Avastin, un farmaco economico ma presentato come “pericoloso”, e favorire quella del Lucentis, più costoso ma “spacciato” per più sicuro, arrecando così un danno economico al Sistema sanitario nazionale, ai pazienti e alle assicurazioni.

Accuse che la Novartis ha respinto con forza, tanto da annunciare il ricorso al Tar per la multa giudicata ingiusta:
“I rischi derivanti dall’uso non autorizzato di farmaci sono un problema critico e questa decisione da parte dell’Autorità incoraggia apertamente il diffuso utilizzo intravitreale non autorizzato di Avastin: ciò è fortemente in contrasto con il contesto normativo di riferimento europeo ed italiano, che ha lo scopo di proteggere la sicurezza dei pazienti e che ora rischia di essere compromesso”.
ANTITRUST MULTA ROCHE E NOVARTIS – L’Antitrust in una nota spiega:
“I due gruppi si sono accordati illecitamente per ostacolare la diffusione dell’uso di un farmaco molto economico, Avastin, nella cura della più diffusa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio di un prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti”.
“DANNI AL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE” – Per il Sistema Sanitario Nazionale, l’intesa ha comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni di euro l’anno. Dalla documentazione acquisita, anche grazie alla collaborazione del Gruppo Antitrust del Nucleo Speciale Tutela Mercati della Guardia di Finanza – prosegue l’ Autorità, – è emerso che le capogruppo Roche e Novartis, anche attraverso le filiali italiane, hanno concertato sin dal 2011 una differenziazione artificiosa dei farmaci Avastin e Lucentis, presentando il primo come più pericoloso del secondo e condizionando così le scelte di medici e servizi sanitari.
“ACCORDO ILLECITO” – Secondo il provvedimento dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, le condotte delle imprese trovano la loro spiegazione economica nei rapporti tra i gruppi Roche e Novartis: Roche, infatti, ha interesse ad aumentare le vendite di Lucentis perché attraverso la sua controllata Genentech – che ha sviluppato entrambi i farmaci – ottiene su di esse rilevanti royalties da Novartis.
Quest’ultima, dal canto suo, oltre a guadagnare dall’incremento delle vendite di Lucentis, detiene una rilevante partecipazione in Roche, superiore al 30%. Non è stata invece ritenuta responsabile dell’illecito la controllata di Roche, la società californiana Genentech. In considerazione della particolare gravità dell’illecito, l’Autorità ha comminato al gruppo Novartis una sanzione di 92 milioni di euro e al gruppo Roche una sanzione di 90,5 milioni di euro, per un totale di oltre 180 milioni di euro.
NOVARTIS RESPINGE ACCUSE – In una nota Novartis respinge le accuse e parla di ricorso al Tar:
“La Novartis respinge in maniera decisa le accuse relative a pratiche anti-concorrenziali messe in atto assieme alla Roche in Italia”.
La Novartis ha sottolineato che la decisione di Roche di richiedere o meno per Avastin l’autorizzazione all’immissione in commercio per l’indicazione oftalmica, che al momento non possiede, è stata assunta in modo assolutamente unilaterale. I fattori che impediscono o limitato l’utilizzo per gli occhi di Avastin in Italia “non hanno nulla a che fare con Novartis”, specifica la nota.
L’azienda ribadisce che il farmaco Lucentis, di sua produzione, è diventato il trattamento standard di prima linea per la degenerazione maculare essudativa senile, malattia per la quale è autorizzato oltre 400 paesi:
“La spesa di Lucentis è sotto controllo e lontana dalle cifre circolate: i dati contenuti nel Rapporto OsMed del 2012 attestano la spesa totale per Lucentis allo 0,3% del totale della spesa farmaceutica per un importo pari a 51,2 milioni di euro e i dati relativi al 2013 non si discostano da questo importo dal momento che la spesa per Lucentis da gennaio a settembre 2013 è stata pari a 38,6 milioni di euro”.

Ue: “Italia paese storto”. Troppo debito e niente riforme. Renzi: Cambiare verso

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La Ue boccia l’Italia: troppo debito, poca produttività, manovra insufficiente. Matteo Renzi incassa la bocciatura e twitta: “Numeri duri, ecco perché dobbiamo cambiare verso”. Giorgio Napolitano, invece, chiede una “nuova stagione di crescita sostenibile” e chiede che la Ue non sia difesa “in ordine sparso”.
Secondo la Commissione Ue l’Italia ha “squilibri macroeconomici eccessivi” che richiedono uno “speciale monitoraggio” da parte dell’Ue che farà rapporto all’Eurogruppo sulle riforme italiane e a giugno “deciderà ulteriori passi”.

Tra gli squilibri: debito alto, scarsa competitività, aggiustamento strutturale insufficiente. Sui conti del Paese, l’unico con Croazia e Slovenia ad avere squilibri eccessivi (quelli sotto aiuti, Spagna. Grecia, Portogallo, Cipro e Romania non sono stati presi in considerazione), pesa la scarsa produttività: “Servono surplus primari molto alti e una crescita robusta del Pil”.
Bruxelles riconosce che raggiungere questi obiettivi “sarà una sfida molto difficile” per l’Italia. Anche perché la manovra 2014 “appare insufficiente”, nonostante “nel 2013 l’Italia abbia fatto progressi verso il raggiungimento dell’obiettivo di medio termine”. Bacchettata anche per la Germania per un altro tipo di squilibrio, l’eccessivo surplus della bilancia commerciale tra import ed export: cioè, va bene l’alta produttività, male il livello di domanda interna che pesa negativamente anche sulla crescita complessiva dell’Eurozona.

Maserati Alfieri

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Maserati Alfieri, nuovo coupé del Tridente
Sotto i riflettori del Salone di Ginevra 2014 brilla un inatteso astro tricolore: è la Maserati Alfieri, concept car che anticipa una nuova sportiva della celebre casa italiana parte della galassia Fiat Chrysler. Si tratta di un’elegante 2+2 all’Italiana come la 3500GT del 1957, la 5000GT del 1959 e la Indy del 1969. L’Alfieri concept è più sportiva dell’attuale GranTurismo a conferma del DNA sportivo di Maserati. Le sue proporzioni potrebbero anticipare una futura Gran Sport e sono la dimostrazione delle intenzioni stilistiche del marchio per il prossimo futuro.

Dentro la Maserati Alfieri
L’abitacolo della Maserati Alfieri non delude, rispettando i canoni di eleganza e ricercatezza della celebre casa italiana. Gli interni hanno una classica configurazione 2+2 con un vano bagagli open space. Gli schienali dei sedili posteriori presentano un particolare design allungato. Ben visibili dall’esterno, aggiungono un senso di dinamismo agli interni. Possono essere inclinati in avanti di 90 gradi e servono a separare il vano bagagli. Alfieri offre quindi grande praticità nonostante l’indole squisitamente sportiva.

La meccanica della Maserati Alfieri
La concept car esposta da Mserati al Salone di GInevra 2014 non è uno sterile “manichino”: sotto pelle vanta organi meccanici di attuale produzione, lasciando presagire un futuro commerciale non troppo lontano nel tempo. L’Alfieri si basa sul telaio della GranTurismo MC Stradale con passo più corto di 24 centimetri. Le sue proporzioni sono quindi da vera supercar. L’Alfieri è lunga 4.590 mm, ha un passo di 2.700 mm, è larga 1.930 mm ed è alta 1.280 mm. Sotto l’elegante scocca si nasconde la piattaforma cambio-differenziale della Maserati GranTurismo. La forza motrice dell’Alfieri è rappresentata dal motore V8 aspirato da 4,7 litri Made in Maranello che eroga 460 CV a 7.000 giri/min e 520 Nm a 4750 giri/min. Grazie alla speciale configurazione degli scarichi, il raffinato V8 produce un rombo mozzafiato. Facile immaginare una versione più economica, con un prezzo d’attacco inferiore, spinta dal V6 sovralimentato della Ghibli.