30 Settembre 2024, lunedì
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Maria Teresa Baldini (Lega): “Mense a rischio infezione se personale immigrato”

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Attenzione agli immigrati che lavorano nelle mense (di scuole, come di ospedali e altri luoghi pubblici): potrebbero essere veicolo di malattie infettive.
E’ quello che, con un emendamento in discussione alle Regione Lombardia, chiede la consigliera leghista Maria Teresa Baldini all’Europa. In Regione infatti si sta discutendo dei suggerimenti relativi al prossimo programma di lavoro della Commissione europea. Ecco il passaggio criticato:
«Con particolare attenzione alle problematiche infettive dovute anche all’impiego di personale immigrato nei processi di produzione, distribuzione e somministrazione di alimenti negli ambienti scolastici, sanitari e sociosanitari».
L’emendamento sugli immigrati portatori di malattia suscita perplessità anche a destra. Stefano Carugo (Nuovo centrodestra), ironizza: “Se vuole che si riapra il lazzaretto perché teme che gli immigrati ci riportino la peste a Milano lo faccia sapere. Non diffondiamo falsi allarmismi sugli immigrati”.
Severo anche il giudizio di Paola Macchi (Movimento Cinque Stelle): “I controlli sulla somministrazione degli alimenti devono essere accurati in qualsiasi caso. L’emendamento Baldini si squalifica da solo”.

Claudia Moretti, precaria trova 100mln lire: ma non li può cambiare in euro…

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Cento milioni di lire in un cassetto. Soldi trovati nella casa ereditata dall’anziano zio Antonio a Viterbo. Una fortuna per Claudia Moretti, precaria di 42 anni in un call center di Pesaro. Un ritrovamento che però non vale nulla e la “sentenza” della Banca d’Italia che come una doccia fredda replica alla donna: “I milioni trovati non valgono nemmeno un centesimo”.

“«È bastata una telefonata alla Banca d’Italia – racconta – per prendermi una doccia gelata. Visto che sono trascorsi più di dieci anni dall’entrata in vigore dell’euro, così mi hanno detto, ormai non ho più titoli per rivendicare l’equivalente. Insomma, nello stesso momento in cui mi sono capitati per le mani quei cento milioni, è come se avessi perso cinquantunomila euro e spiccioli. A tanto corrisponderebbero». Moretti ha dato mandato a un legale dell’Agitalia, un’associazione che si occupa della riscossione dei libretti bancari e postali antichi, perché la aiuti a entrare in possesso di quella somma, i risparmi di una vita del fratello della mamma. Che non era stato sposato e non aveva avuto figli, lasciandola di fatto come unica erede”.

La donna ha raccontato al Messaggero:

“«Lo zio Antonio – spiega ancora Claudia – è morto nel 2000 a ottantuno anni. Da allora non avevamo mai sospettato dell’esistenza di quei soldi. Zio amava gli oggetti d’antiquariato, quell’appartamentino vicino alle mura storiche della città era pieno zeppo di mobili antichi, quadri, libri, scaffali, anche se tutto stipato in pochi metri quadrati. All’inizio di quest’anno, con mio padre, ci siamo decisi a liberarlo per avviare dei lavori di ristrutturazione. E aprendo un mobile che conteneva fra l’altro un vecchio grammofono, ci siamo imbattuti in quella cassettina grigia di metallo, che si poteva aprire con una chiavetta. Dentro, la sorpresa»”.

Ma per la Banca d’Italia il tempo legale per riscuotere i soldi è scaduto nel 2012, spiegano da Agitalia:

“«Per la Banca d’Italia – dicono da Agitalia – quei soldi sono da considerarsi moneta senza più alcun valore legale. Ma se è pur vero che è scaduto, in astratto, nel 2012 il termine dei dieci anni previsto per il cambio lira/euro, è altrettanto vero che il termine (tecnicamente il dies a quo) per la signora Moretti decorre da quando la stessa ha rinvenuto le banconote e, quindi, si è trovata giuridicamente nella condizione di potere richiedere il cambio in euro». I legali dell’associazione sottolineano poi che «la Giurisprudenza prevalente è pacifica nel ritenere che il termine di prescrizione o decadenza per il soggetto prende il via da quando lo stesso è nelle condizioni di esercitare il suo diritto»”.

Ora la Moretti spera di poter prendere quei soldi e al Messaggero dice:

“«Certo all’epoca cento milioni di lire erano veramente una bella cifra. Magari mio zio li ha messi insieme acquistando e rivendendo ai mercatini tutti quei pezzi da museo, ma anche adesso con cinquantamila euro qualche soddisfazione me la potrei togliere. Di sicuro zio sarebbe contento»”.

Comunione ai risposati. Card. Kasper: “Dopo penitenza, di nuovo sacramenti”

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Una apertura importante sulla Comunione ai divorziati è stata fatta dal cardinale tedesco Walter Kasper. Rivedere la posizione tradizionale della Chiesa in materia di Comunone ai divorziati risposati
“non è contro la morale né contro la dottrina ma piuttosto a favore di una applicazione realistica della dottrina alla situazione attuale”
ha detto il card. Walter Kasper a Paolo Rodari che lo ha intervistato per Repubblica:
“La Chiesa può trovare una nuova strada affinché un divorziato risposato, dopo un periodo penitenziale, venga riammesso ai sacramenti. La mia non è una posizione lassista, bensì che intende riconoscere come tramite la penitenza chiunque può ricevere clemenza e misericordia. Ogni peccato può essere assolto. Infatti, non è immaginabile che un uomo possa cadere in un buco nero da cui Dio non possa più tirarlo fuori”.
Paolo Rodari fa notare al cardinale Kasper una apparente contraddizione:
“Mentre scrive che occorre rafforzare la famiglia propone un approccio più tollerante verso le famiglie in difficoltà. In merito, pensa che la dottrina possa cambiare?
La risposta è doppia:
“La dottrina non può essere cambiata”.
Però:
“Tuttavia, a parte il fatto che esiste uno sviluppo della dottrina che va sempre tenuto in considerazione, e cioè l’evidenza che essa non è una laguna stagnante quanto un fiume che scorre, una tradizione che vive insomma, occorre anche distinguere bene fra ciò che è dottrina e ciò che invece è disciplina. Tutti i Concili ecumenici prima del Vaticano II hanno fatto questa differenza fondamentale, riconoscendo che la disciplina può cambiare quando le situazioni mutano. In merito ai divorziati risposati, ad esempio, fra il Codice del 1917 e il nuovo del 1983 ci sono sviluppi nella disciplina importanti. E, dunque, oggi si può ulteriormente fare nuovi passi in merito. Del resto è il Papa a chiedere dibattito, anche se c’è chi vuole fermarlo”.
Lo scontro è forte dentro le alte gerarchie, il muro ideologico dei vecchi preti è apparentemente invalicabile e Papa Francesco si muove con prudenza, un conto sono i pedofili, uno conto sono i divorziati.
Chiedere nuove soluzioni per i divorziati risposati è contro l’insegnamento della Chiesa?
“Non è contro la morale né contro la dottrina, ma piuttosto afavore di un’applicazione realistica della dottrina alla situazione attuale. La Chiesa non deve mai giudicare come se avesse in mano una ghigliottina, piuttosto deve sempre lasciare aperto il varco alla misericordia, una via d’uscita che permetta a chiunque un nuovo inizio”.
[…]
La Chiesa ha bisogno di più misericordia?
“L’amore è il centro del Vangelo e anche dell’Antico Testamento dove Dio placa continuamente la propria giusta e santa ira e manifesta al suo popolo, nonostante la sua infedeltà, la propria misericordia affinché abbia una nuova possibilità di conversione. Dall’Esodo ai Salmi il Dio dell’Antico Testamento è “misericordioso, lento all’ira e grande nell’amore””.
Che fase si è aperta nella Chiesa con l’elezione di Francesco?
“Penso che si sia definitivamente aperta la fase della piena ricezione del Vaticano II. L’idea di una Chiesa povera per i poveri, infatti, tanto cara a Francesco, è già presente nei testi del Concilio, seppure per anni il tema sia stato poco sviluppato”.
Cosa pensa della rinuncia di Benedetto XVI?
“Con la rinuncia egli non è più Papa nel senso giuridico. Anche se io stesso, quando lo incontro, continuo a chiamarlo Santo Padre come è giusto che sia. Vedo oggi la sua rinuncia come un gesto molto umile. Dopo il Vaticano II abbiamo imparato ad avere nelle nostre diocesi i vescovi emeriti. E ora abbiamo imparato anche ad avere un Papa emerito a cui è subentrato a tutti gli effetti un successore. Anche nella società civile è così: un ex presidente della Repubblica, ad esempio, continua a essere chiamato “signor presidente” seppure non sia più in carica. Benedetto, poi, tutto vuole essere tranne che un secondo Papa. E, anzi, il rapporto che mi sembra si sia instaurato con Francesco è un esempio per tutti i vescovi su come ci si debba relazionare nei confronti dei propri predecessori e viceversa. Ho grande stima di Ratzinger e amicizia. Qualche giornale in passato ha giocato a contrapporci, mentre non ci sono mai state divergenze fra noi, soltanto accenti teologici in parte, ma mai del tutto, diversi. Tutto sono tranne che l’“alter ego” di BenedettoXVI”.

Pillcam, la pillola che ti fotografa il colon

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Una pillola che fotografa il tuo colon. Si tratta di Pillcam, una capsula mini-invasiva dotata di due telecamere e lunga appena 10 millimetri che può essere ingerita come una normale pasticca. Passando nell’apparato digerente, dallo stomaco all’intestino, Pillcam scatta le foto e le invia dall’interno del corpo umano.
Se in Italia una videocapsula simile a Pillcam si usa ormai da tempo, il dispositivo medico approvato a febbraio dalla Food and Drug Administration americana è la sua evoluzione hi-tech.
La ‘pillola’, realizzata dalla società israeliana Given Imagini, reca una micro-telecamera a entrambe le sue estremità e può muoversi nell’intestino per circa otto ore, scatando fino a 35 immagini al secondo con un angolo di visione di 172 gradi.
Lo strumento potrà essere utilizzato in tandem con la colonscopia, e non come alternativa, soprattutto per il fatto che la Pillcam non possiede una funzione terapeutica, spiega Renato Cannizzaro, direttore della struttura operativa di gastroenterologia oncologica dell’Istituto Tumori di Aviano, a Fabio Di Todaro su Tutto Scienze de La Stampa:
“E’ l’evoluzione di uno strumento che, assicurando una visione più ampia e dettagliata del colon, permetterà diagnosi più accurate. Ma la differenza, rispetto alla colonscopia, rimane ben definita: quest’ultima ha anche una funzione terapeutica, la videocapsula no”.

Padre cinese percorre 29 km al giorno per portare in spalla il figlio a scuola

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Un padre cinese percorre ogni giorno circa 29 chilometri con il figlio disabile in spalla. Papà Xukang, accompagna in questo modo il figlio a scuola. L’uomo percorre ogni giorno 4 ,5 miglia per andare, 4,5 miglia per tornare in paese a lavorare, 4,5 per tornare nella borgata di Fengyi Fengxi dove si trova la scuola del figlio, 4,5 miglia ancora per riportare il bambino a casa.

Per percorrere queste 4,5 miglia quattro volte al giorno, questo padre eroico si sveglia alle cinque del mattino. Dopo colazione, va e torna dal paese in cui si trova la scuola. Poi va a lavoro, compie la sua quotidiana seconda camminata andata e ritorno, torna a casa e cena. In totale, sono 18 le miglia percorse tutti i giorni. Ora, dopo che lòa storia è stata raccontata dalle tv locali, il Governo ha promesso di aiutare Xukang.

L’uomo ha divorziato dalla moglie nove anni fa ed ha deciso di crescere in solitudine il figlio disabile. “Sono orgoglioso – dice – che Xiao Qiang sia il migliore della classe e sono sicuro che farà grandi cose. Il mio sogno è che un giorno si iscriva al college”. Fino ad ora, Xukang ha percorso 1600 chilometri con il figlio in spalla. Fino a quando le istituzioni non si muoveranno, questo padre continuerà a camminare per 18 miglia al giorno.

Usa. 30 anni in braccio morte per omicidio, ora trovato innocente e scarcerato

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Un uomo accusato di omicidio nel 1983 e condannato a morte è stato rilasciato negli Stati Uniti dopo aver trascorso 30 anni nel braccio della morte in attesa di essere giustiziato: Glenn Ford, 64 anni, accusato di avere ucciso un gioielliere, si è sempre dichiarato innocente e un giudice della Louisiana lo ha scagionato sulla base di nuove informazioni che confermano la sua versione dei fatti.

Secondo i media Usa, riporta la Bbc online, nessun carcerato nella storia moderna degli Stati Uniti è mai rimasto nel braccio della morte cosi’ a lungo prima di essere riconosciuto innocente. Il giudice, ha spiegato l’avvocato di Ford, ha riconosciuto che il processo è stato “compromesso da avvocati inesperti e dal fatto che alcune prove sono state dichiarate inammissibili, incluse versioni fornite da un informatore”.

Stuprata gli taglia pene e lo finisce a martellate. La Lorena Bobbitt asiatica

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Gli ha tagliato il pene con le forbici e poi lo ha finito a martellate. Lui l’aveva stuprata. E’ accaduto a Hong Kong: Yeung Ki, 41 anni, ha ammesso in tribunale di essersi fatta giustizia da sola e aver ucciso Zhou Hui, di 32 anni. Tra i due si era consumata una relazione lunga e travagliata. L’uomo, un insegnante di pianoforte sposato, l’aveva abbandonata dopo averla messa incinta e dopo averle chiesto molti soldi in prestito si era dileguato.
La notte dell’omicidio Zhou aveva picchiato brutalmente Yeung e sua figlia e poi l’aveva costretta con la forza a fare sesso. L’aveva anche ricattata sostenendo di avere foto di lei nuda e di essere pronto a pubblicarle su internet se non gli avesse dato 25 mila dollari per comprarsi un’auto nuova. Lei ha subito e aspettato che si addormentasse dopo avergli sciolto i sonniferi nella zuppa. Poi, armata di forbici, gli ha tagliato il vil membro col quale l’aveva violata. Infine lo ha colpito ripetutamente con un martello.
Una Lorena Bobbit in versione asiatica e ancora più spietata. Come lei si è difesa in tribunale raccontando gli abusi e le violenze subite da parte del compagno evirato.

Spalletti esonerato dallo Zenit per frasi contro intervento russo in Crimea?

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Le indiscrezioni di stampa si sono rivelate vere. Lo Zenit San Pietroburgo ha ufficializzato l’esonero di Luciano Spalletti, giunto sulla panchina della formazione russa nel dicembre 2009.

Il 55enne allenatore toscano, in passato alla guida di Empoli, Palermo, Udinese e Roma, ha condotto lo Zenit alla conquista di due titoli nazionali, una Coppa e una Supercoppa di Russia, portandolo per la prima volta sino agli ottavi di Champions League. Spalletti, che sarà sostituito dal suo vice, l’ex giocatore Sergey Semak, paga il pari interno di domenica contro il Tomsk e la perdita del primato in classifica, ora andato, con soli due punti di vantaggio, alla Lokomotiv Mosca.

Secondo indiscrezioni a segnare il destino di Spalletti, piu’ che la virtuale uscita di scena dalla Champions League dopo il 2-4 rimediato nell’andata dell’ottavo di finale contro il Borussia Dortmund,sono state le sue parole pronunciate a Coverciano nella cerimonia della Panchina d’Oro.

Parlando dell’intervento russo in Crimea, il tecnico toscano aveva detto: “Sono cose che non vanno assolutamente bene, armarsi ed uccidere la gente al giorno d’oggi non è piu’ possibile”.

La nota del club, che si conclude con un “Grazie di tutto, Mister!” in italiano, non spiega i motivi del clamoroso esonero, cosa che avvalora l’ipotesi di una ‘soluzione politica’.

Buco ozono, scoperti altri 4 gas “killer”: derivano da insetticidi e solventi

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Oltre al clorofluorocarburi altri 4 gas sono “killer” naturali dell’ozono. A svelarlo è la ricerca coordinata da Johannes Laube dell’università britannica East Anglia, che ha pubblicato sulla rivista Nature Geoscience i risultati dello studio. Questi gas fanno parte delle famiglie dei clorofluorocarburi e degli idroclorofluorocarburi e derivano, secondo Laube, da sostanze chimiche usate per la produzione di insetticidi e da solventi per la pulizia di componenti elettronici.

Si tratta di altri tre gas appartenenti alla famiglia dei clorofluorocarburi ed un quarto che appartiene agli idroclorofluorocarburi e sono stati immessi nell’atmosfera dagli anni ’60 in poi. I ricercatori hanno individuato i gas sia in campioni atmosferici raccolti in Tasmania, sia nelle nevi compatte della Groenlandia.

I clorofluorocarburi, in particolare, sono i principali responsabili del buco nello strato di ozono sopra l’Antartide e lo studio mostra che le concentrazioni atmosferiche di due nuovi composti di questa famiglia sono aumentate gradualmente negli ultimi 50 anni, spiega Laube:

“Mostriamo che questi quattro gas non erano presenti in atmosfera prima degli anni ’60 e ciò suggerisce che sono prodotti dall’uomo”.

Secondo i calcoli degli autori, l’emissione totale dei quattro gas in atmosfera prima del 2012 era di circa 74.000 tonnellate. È una quantità piccola se si considera che negli anni ’80 le emissioni dei clorofluorocarburi erano di un milione di tonnellate all’anno ma le emissioni di questi composti, scrivono gli autori, sono in contrasto con il Protocollo di Montreal, il trattato internazionale destinato a eliminare gradualmente la produzione di sostanze nocive per l’ozono.

Le leggi per eliminare questi composti sono entrate in vigore nel 1989, seguite da un divieto totale nel 2010. Ciò ha portato alla riduzione della produzione di molte di queste sostanze su scala globale. Tuttavia, sottolinea Laube,

”la normativa presenta delle scappatoie che permettono ancora qualche utilizzo di queste sostanze”.

L’identificazione di questi quattro nuovi gas, secondo Laube

”è molto preoccupante in quanto contribuiranno alla distruzione dello strato di ozono. Non sappiamo da dove vengono emessi questi gas e la fonte deve essere cercata”.

Secondo Laube le fonti possibili di emissione includono sostanze chimiche per la produzione di insetticidi e solventi per la pulizia di componenti elettronici. Inoltre questi gas si dissolvono molto lentamente, quindi, anche se le emissioni dovessero cessare immediatamente, queste sostanze saranno presenti in atmosfera ancora per molti decenni.

Prato. Nonna rapinatrice svaligia banca: “Mi servono soldi per le medicine”

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E’ entrata nella banca della Cassa di risparmio di Lucca Pisa e Livorno e si è fatta consegnare dai cassieri increduli un bottino di 6mila euro. “Mi servono per comprare le medicine“, ha detto l’insospettabile nonna rapinatrice: un’anziana di circa 70 anni e ben vestita. E’ accaduto il 10 marzo a Prato e dopo aver preso i soldi l’anziana si è allontanata e ha fatto perdere le sue tracce.
Solo occhiali scuri, un cappello e una sciarpetta per mal celare il suo viso alle telecamere. Una pistola giocattolo per minacciare i cassieri, che non si sono lasciati intimorire. E così la nonna rapinatrice ha tirato fuori un comune tagliacarte dalla tasca del suo cappotto e allora i cassieri hanno deciso di darle i soldi, scrive Maria Vittoria Giannotti su La Stampa scrive:
“Di nuovo è tornata a fare la sua richiesta, stavolta con voce più sicura: «Datemi i soldi». L’ordine è stato eseguito. Ma a convincere i dipendenti ad accontentarla non è stata tanto la paura, quanto la pietà per quella donna, ormai anziana, costretta a recitare una parte che, chiaramente, non era la sua. E così un impiegato ha preso alcune mazzette di banconote e le ha consegnate all’anziana: seimila euro”.
La nonnina ha infilato i soldi nella borsa ed è uscita. Nessuno l’ha seguita, scrive ancora La Stampa:
“«Avevamo paura che potesse farsi male da sola fuggendo» hanno confessato ai carabinieri i testimoni. Solo a quel punto è partito l’allarme al 112. I militari hanno ascoltato l’incredibile storia e hanno chiesto di visionare i video delle telecamere a circuito chiuso. Come previsto, la faccia della rapinatrice non era di quelle conosciute alle forze dell’ordine”.