1 Ottobre 2024, martedì
Home Blog Page 1963

Ambiente, investimenti agevolati

0

Ridurre il carico fiscale per le imprese che compiono investimenti in materia ambientale. Aumentare i costi, invece, per coloro che contribuiscono all’aumento del livello di inquinamento. Il tutto, utilizzando come veicolo madre la delega fiscale. Questo è quanto emerso nel corso dell’indagine conoscitiva sulla green economy, condotta dalle Commissioni ambiente e attività produttive della Camera e che, ieri, ha visto l’ultimo atto con l’audizione dei rappresentanti di imprese del settore (Tesla Italia mobilità Green, Novamont , gruppo Mossi & Ghisolfi, KiteGen, Federazione industrie prodotti impianti servizi ed opere specialistiche per le costruzioni, Associazione tecnico-scientifica di base, Associazione nazionale imprese difesa ambiente, Fater Spa). «Nel corso dell’incontro è emersa la volontà di affrontare il tema della green economy sfruttando anche gli aspetti fiscali», ha spiegato a ItaliaOggi il presidente della Commissione ambiente di Montecitorio, Ermete Realacci (Pd), «l’obiettivo è quello di usare quanto previsto all’interno della legge delega per reditribuire il carico fiscale sulle imprese, facendo in modo che coloro che compiono investimenti in materia ambiantale, circa il 20% delle imprese italiane, possa ottenere ulteriori vantaggi a scapito di coloro che, invece, contribuiscono ad aumentare i livelli di inquinamento». Un settore, quello della green economy, che ha già ottenuto dei risultati sia in termini di investimenti, sia in termini di posti lavoro, grazie a misure come quelle dell’ecobonus e delle ristrutturazioni edilizie. «Non è un caso se gli incentivi per ristrutturazioni ed ecobonus in edilizia sono la misura di gran lunga più importante messa in campo per l’occupazione nel 2013», ha evidenziato Realacci, «solo queste due iniziative hanno prodotto 19 miliardi di investimenti garantendo oltre 280 mila posti di lavoro, tra diretti e indotto, e qualificando un’intera filiera produttiva».

4° SUMMIT ARTE E CULTURA

0

ARTE, CULTURA, TURISMO: NUOVE FRONTIERE TRA MADE IN ITALY E EXPO

MILANO, 10 APRILE 2014 (ORE: 9.00 – 13.15)
SEDE GRUPPO 24 ORE, VIA MONTE ROSA 91

 

PROGRAMMA

Ore 9.00
Registrazione dei partecipanti e welcome coffee

Ore 9.30
Saluti di benvenuto e apertura dei lavori
Armando Massarenti, Responsabile Sole 24 ORE Domenica

Ore 9.40
Moderatore dei lavori: Marco Carminati, Giornalista Domenica Il Sole 24 ORE

La nuova politica di sviluppo economico nazionale per la cultura
– Dai programma quadro europei ai nuovi progetti nazionali

Ore 10.00
Verso EXPO 2015, passaporto della cultura Made in Italy: la sfida dell’internazionalizzazione

Paolo Verri, Direttore palinsesto eventi e contenuti espositivi Padiglione Italia EXPO 2015

Ore 10.20
TAVOLA ROTONDA
Turismo e cultura, il patrimonio Made in Italy

– le identità territoriali locali e il valore delle tradizioni
– gli itinerari della cultura e dell’enogastronomia e il legame con il territorio

Andrea Cinosi, Managing Director ThazItalia
Irene Crocco, Direttore Fondazione La Raia – Arte Cultura Territorio
Alvise di Canossa, Presidente Art Defender
Tiziana Frescobaldi, Direttore Artistico Artisti Marchesi de’ Frescobaldi, Consigliere di Amministrazione Compagnia de’ Frescobaldi
Stefano Lombardi, Docente a contratto Università Cattolica del Sacro Cuore
Pietro Marcolini, Assessore ai Beni e Attività Culturali Regione Marche
Antonio Natali, Direttore Galleria degli Uffizi
Angela Vettese, Assessore Attività culturali e Sviluppo del Turismo Comune di Venezia

Ore 12.00
Moderatrice dei lavori: Marilena Pirrelli, Giornalista Art Economy24, Plus24 Il Sole 24 ORE

TAVOLA ROTONDA
Diritto di seguito: nuovi scenari nel mercato dell’arte

Introduzione a cura di:
Silvia Stabile, Partner Art&IP Negri-Clementi Studio Legale Associato

Ne discutono:
Pablo Carrara, Vice Presidente Associazione Nazionale Case d’Asta
Annamaria Gambuzzi, Presidente Associazione Nazionale Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea
Joachim Mulch, Partner Studio Graf von Westphalen Dusseldorf
Pietro Vallone, Finance Director Massimo De Carlo Milano

Ore 13.15
Chiusura dei lavori

Stipendi super manageri: Sarmi 2 mln, Gorno Tempini 1 mln… La classifica

0

Guadagnare due milioni di euro l’anno. Succede se sei a capo di Poste Italiane. Gli stipendi dei super manager di Stato sono nel mirino dellaspending review non solo del commissario Carlo Cottarelli, ma dello stesso presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che su poche misure proposte da Cottarelli è d’accordo. Mauro Moretti,amministratore delegato di Trenitalia, ha già minacciato di voler lasciare l’incarico se il suo compenso da 850mila euro l’anno verrà tagliato. Nessuno è insostituibile, verrebbe da ribattere…

Ma ecco chi sono gli altri super manager con salari da capogiro. L’elenco l’ha fatto Il Sole 24 Ore.Grazie ai nuovi obblighi di pubblicazione dei dati sugli emolumenti dai Consiglieri di amministrazione delle società partecipate dallo Stato è lo stesso ministero dell’Economia a fornire le cifre dei dirigenti, almeno quelle relative al 2012.

  1. Massimo Sarmi, amministratore delegato e direttore generale di Poste Italiane: 2.201.820 euro
  2. Giovanni Gorno Tempini, amministratore delegato di Cassa depositi e prestiti: 1.035.000 euro
  3. Domenico Arcuri, amministratore delegato di Invitalia: 788.985 euro
  4. Pietro Ciucci, amministratore unico di Anas spa: 750.000 euro
  5. Maurizio Prato, presidente e amministratore delegato dell’Istituto poligrafico e zecca dello Stato:  601.370 euro
  6. Giuseppe Nucci, amministratore delegato di Sogin spa: 570.500 euro
  7. Massimo Garbini, amministratore unico di Enav spa: 502.820 euro
  8. Domenico Casalino, amministratore delegato di Consip spa: 475.410 euro
  9. Mauro Masi, amministratore delegato di Consap spa: 473.768 euro
  10. Giuseppe Sala, amministratore delegato di Expo 2015: 428.000 euro
  11. Cristiano Cannarsa, presidente e amministratore delegato di Sogei spa: 415.844 euro
  12. Raffaele Pagnozzi, amministratore delegato di Coni servizi spa: 336.000 euro

Usa, sicurezza a Ground Zero. 1 Trade Center privo telecamere di sorveglianza

0

L’edificio piu’ a rischio di attacchi terroristici a New York e’ privo di telecamere di sorveglianza. Lo scrive il New York Post dando seguito alla storia del sedicenne che giorni fa e’ salito indisturbato in cima al 1 World Trade Center, ex Freedom Tower, ed e’ rimasto lì per due ore a scattare foto. Secondo una fonte del Post, il sistema di videosorveglianza entrera’ in funzione solo alla fine dell’anno, quando il grattacielo piu’ alto dell’emisfero occidentale sara’ aperto ufficialmente.

La mancanza di telecamere a circuito chiuso significa anche che non c’e’ alcuna traccia documentata di come il ragazzo sia riuscito a salire fino al 104/mo piano. “Non voglio neanche pensare a cosa sarebbe potuto succedere – ha commentato uno degli operai a Ground Zero – se invece di quel ragazzino ci fosse stato qualcuno con cattive intenzioni”.

Il ragazzo e’ entrato attraverso un buco nella recinzione nell’area dove si trova il Memorial dell’11 settembre e il cantiere dove si sta completando il nuovo World Trade Center. Ha ingannato l’operatore di uno degli ascensori salendo fino all’88/mo piano. Di li’ ha preso le scale fino al 104/mo e poi ha raggiunto la cima grazie anche ad una guardia che invece di sorvegliare l’accesso al tetto dormiva placidamente.
L’edificio piu’ a rischio di attacchi terroristici a New York e’ privo di telecamere di sorveglianza. Lo scrive il New York Post dando seguito alla storia del sedicenne che giorni fa e’ salito indisturbato in cima al 1 World Trade Center, ex Freedom Tower, ed e’ rimasto lì per due ore a scattare foto. Secondo una fonte del Post, il sistema di videosorveglianza entrera’ in funzione solo alla fine dell’anno, quando il grattacielo piu’ alto dell’emisfero occidentale sara’ aperto ufficialmente.

La mancanza di telecamere a circuito chiuso significa anche che non c’e’ alcuna traccia documentata di come il ragazzo sia riuscito a salire fino al 104/mo piano. “Non voglio neanche pensare a cosa sarebbe potuto succedere – ha commentato uno degli operai a Ground Zero – se invece di quel ragazzino ci fosse stato qualcuno con cattive intenzioni”.

Il ragazzo e’ entrato attraverso un buco nella recinzione nell’area dove si trova il Memorial dell’11 settembre e il cantiere dove si sta completando il nuovo World Trade Center. Ha ingannato l’operatore di uno degli ascensori salendo fino all’88/mo piano. Di li’ ha preso le scale fino al 104/mo e poi ha raggiunto la cima grazie anche ad una guardia che invece di sorvegliare l’accesso al tetto dormiva placidamente.

Giorni fa un ragazzo di 16 anni e’ riuscito ad eludere la sorveglianza e a salire fino in cima al grattacielo ancora in costruzione a New York. Per la sicurezza di uno dei luoghi più controllati d’America una vera e propria figuraccia, una debacle che molto probabilmente a qualcuno costera’ cara. Protagonista dell’avventura Justin Casquejo. Il ragazzo vive in New Jersey e aveva un chiodo fisso: scattare foto dal grattacielo che svetta su Manhattan e sulla baia dell’Hudson.

Dopo essere sgattaiolato fuori di casa, nel cuore della notte si e’ diretto verso Ground Zero. Non un posto qualunque, quindi, ma probabilmente una delle strutture piu’ sorvegliate di New York, con agenti di polizia e vigilantes un po’ ovunque. Ma non sufficienti evidentemente per l’audace ragazzo che e’ riuscito – come in un copione da film – ad entrare attraverso un buco nella recinzione nell’area dove si trova il Memorial dell’11 saettembre e il cantiere dove si sta completando il nuovo World Trade Center.

Ha ingannato l’operatore di uno degli ascensori salendo fino all’88/mo piano. Di li’ ha preso le scale fino al 104/mo e poi ha raggiunto la cima grazie anche ad una guardia che invece di sorvegliare l’accesso al tetto dormiva placidamente. Così, indisturbato, si è goduto la vista della citta’ per due ore. Ad accorgersi di lui è stato uno degli operai che lo ha notato mentre stava scendendo per uscire dall’edificio. Justin e’ stato arrestato e accusato di reati minori. La passera’ meno liscia, forse, chi non ha controllato a dovere. La Freedom Tower aprira’ entro la fine dell’anno e sara’ dotata di un sistema di sicurezza da 40 milioni di dollari.

Le corna si mettono su Facebook e Twitter: 30% dei divorzi è colpa dei social

0

Il 30% dei divorzi è dovuto a tradimenti via social network. E se al Nord i divorzi aumentano, al Sud invece la famiglia resiste. L’Italia è divisa in due, dunque. Questa la fotografia emersa in occasione del Convegno nazionale dell’Associazione avvocati matrimonialisti italiani (Ami). Secondo i dati Istat, al Nord ci sono 383 separazioni ogni mille matrimoni, mentre al Sud 180.Roccaforte del matrimonio è proprio Napoli. ”A Napoli – ha detto il presidente nazionale Ami Gian Ettore Gassani – il numero dei matrimoni è in costante ascesa, i napoletani ci tengono al matrimonio ed è un giorno su cui investono molto”.

Al Sud, in generale, l’Ami registra ”una tenuta forte del valore della famiglia”, sebbene il dato nazionale rilevi che il 30 per cento dei matrimoni finisca nel triennio, sfatando così anche la leggenda della crisi del settimo anno. Un fenomeno ‘nuovo’ riscontrato dall’Ami riguarda l’aumento dei divorzi tra coniugi over 65 e, dunque, prossimi alle nozze d’oro. Regine in questo ambito sono Roma e Milano dove il 20 per cento dei divorzi riguarda persone della terza età. Un fenomeno che, appena 20 anni fa, si attestava attorno al 2 per cento. Ci sono, poi, i social network il cui avvento ha prodotto l’aumento delle infedeltà coniugali e ha avuto ripercussioni anche nel rapporto genitori-figli. Secondo i numeri forniti dall’Ami, il 30 per cento delle separazioni giudiziali dipende da infedeltà che si consumano su internet all’interno di social network e chat. Percentuali che – come ha sotto lineato il presidente nazionale Ami, Gian Ettore Gassani – ”fino a poco tempo fa appartenevano agli inglesi, ai tedeschi, ai francesi”. Un universo, quello di internet, che pone gli avvocati davanti a problemi di natura ‘tecnica’.

”Ogni giorno – ha evidenziato Valentina De Giovanni, presidente del la sezione distrettuali Ami di Napoli – noi avvocati matrimonialisti facciamo i conti con tradimenti avvenuti in chat o scaturiti da conoscenze maturate in internet e sulla possibilità o meno di poter allegare nella documentazione i link delle chat e il loro contenuto a dimostrazione del tradimento”. Social che non hanno risparmiato nemmeno il rapporto tra genitori e figli su cui hanno avuto effetti ”deflagranti”.

”Purtroppo – ha affermato De Giovanni – assistiamo a madri e figlie che discutono chattando, a bambini che vengono lasciati parcheggiati nelle loro stanze a chattare e vivere una vita virtuale delegando alla rete l’educazione dei nostri figli”. Di qui la necessità – evidenziata dal presidente nazionale Gassani – di un intervento normativo per porre rimedio ”alla carenza legislativa nazionale e internazionale essendo internet una materia che travalica i confini territoriali”.

Unicef. 1.400 bambini muoiono ogni giorno per acqua impura e malattie collegate

0

“Ogni giorno nel mondo 1.400 bambini sotto i 5 anni muoiono a causa di malattie legate alla mancanza di acqua sicura e adeguati servizi igienico sanitari”. Lo afferma l’Unicef in occasione della Giornata mondiale dell’acqua che si celebra sabato. Secondo gli ultimi dati dell’Unicef e dell’Oms sono “768 milioni le persone che non hanno accesso ad acqua potabile.

La maggior parte delle persone senza accesso all’acqua sono povere e vivono in aree rurali remote”. Si stima che “oltre il 60% della popolazione che non ha accesso a fonti” sicure “di acqua potabile, viva in 10 paesi: Cina (108 milioni), India (99); Nigeria (63); Etiopia (43); Indonesia (39); Repubblica Democratica del Congo (37); Bangladesh (26); Repubblica Unita della Tanzania (22); Kenya (16) e Pakistan (16).

L’Unicef ricorda che le più colpite dalla mancanza di acqua sono donne e bambine; e il 71% del carico quotidiano di acqua potabile è infatti trasportato da loro. “Tutti i bambini, ricchi o poveri, hanno il diritto di sopravvivere, di crescere sani e avere un futuro – dice Sanjay Wijesekera, responsabile Unicef a livello globale per i programmi legati all’acqua e servizi igienico sanitari – Il mondo intero non deve fermarsi finchè ogni singolo uomo, donna e bambino non avrà l’acqua e i servizi igienici sanitari cui ha diritto”.

L’accesso all’acqua, riconosciuto anche dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite come diritto umano, “continua a essere negato alle persone più povere in tutto il mondo”.

Michael Schumacher ha perso 20 chili da quando è in coma, un quarto del peso totale

0

Da quando è in coma (circa tre mesi) Michael Schumacher ha perso un quarto del suo peso, 20 chili.

“Nello stato in cui versa –  dice Curt Diehm, esperto della clinica universitaria di Karlsbad- è  normale che abbia perso almeno 20 kg. Inoltre i suoi muscoli si siano degradati notevolmete durante questo periodo di immobilità”.

“Le possibilità di recupero per Schumacher sono sempre più basse – ha detto Mark Maderspecializzato in lesioni cerebrali e pazienti in coma –  Maggiore è il tempo durante il quale una persona rimane in coma, minori sono le possibilità che il suo cervello riesca a recuperare”. Nonostante il quadro clinico non sia dei migliori, per Mader è ancora presto per gridare alla sconfitta: “Come prima cosa deve sopravvivere, solo allora ci si potranno porre le domande più difficili: Può una vita con gravi disabilità essere una bella vita?”

Acqua, il 33% si perde nei tubi: spreco da 3,7 miliardi l’anno, come una manovra

0

L’Italia perde nei tubi in media il 33% dell’acqua. Uno spreco pari “a 3,7 miliardi di euro ogni anno”, praticamente il costo di una manovra finanziaria. E’ quando emerge dal nuovo rapporto dell’Osservatorio prezzi e tariffe diCittadinanzattiva sul 2013. Per Cittadinanzattiva – che cita un’analisi di Legambiente – “in Italia in media il 33% dell’acqua immessa nelle tubature (per tutti gli usi) va persa”. Un “problema” che è “particolarmente accentuato al sud (42%) e al centro (33%)”; va “meglio il nord che presenta percentuali di perdite al di sotto della media nazionale (27%)”. Inoltre, viene messo in evidenza come la dispersione idrica sia “addirittura aumentata dal 2007 in ben 56 città”. E in 11 capoluoghi viene dispersa “oltre la metà dell’acqua immessa nelle tubature”, da L’Aquila a Cosenza con il 68% di dispersione, da Latina (62%) a Gorizia (56%), da Salerno a Avellino e Pescara (55%), da Grosseto (54%) a Catania (53%), a Palermo e Potenza (52%).

Il costo dell’acqua, poi, continua a crescere: nel 2013, in media, è salito del 43% rispetto al 2007.La media è di 333 euro a famiglia nel 2013 (più 7,4% rispetto all’anno precedente). Secondo il report – realizzato su tutti i capoluoghi di provincia; con dati riferiti ad una famiglia tipo di tre persone con un consumo di 192 metri cubi d’acqua all’anno (comprensivi di Iva al 10%) – “le differenze regionali sono rilevanti”. La Toscana è la regione più cara con una media di 498 euro; il Molise è la meno cara con 143 euro in media. Superano la media nazionale i costi dell’acqua anche le Marche (429 euro), l’Umbria(421 euro), l’Emilia-Romagna (407 euro), la Puglia (389 euro). L’aumento record per l’ultimo anno spetta a Vibo Valentia (più 54,7% rispetto al 2012). Le città più “care” d’Italia sono Firenze, Pistoia e Prato con 542 euro all’anno; a Isernia si spende meno di tutte (in media 120 euro). Anche all’interno della stessa regione ci differenze elevate: per esempio in Calabria ci sono 302 euro di distacco tra due capoluoghi, si va dai 473 euro di Reggio Calabria ai 171 di Cosenza. In base ai dati di Cittadinanzattiva “il caro bolletta” dell’acqua ha riguardato soprattutto il nord (9,2%), seguito dal sud (6,4%) e dal centro (5,3%).

Statali. Scambio generazionale: più esoneri per assumere più giovani

0

Statali. Scambio generazionale: più esoneri per assumere più giovani. Gli 85 mila esuberi in tre anni nella Pubblica Amministrazioneindividuati dal commissario alla spending review, o in alternativa, il blocco completo del turn-over, costituiscono la stima prudenziale per consentire un risparmio di 3 miliardi. Ma i numeri del CommissarioCarlo Cottarelli, come aveva già ribadito Matteo Renzi, non armano la scure del governo sul pubblico impiego: anche il ministro Marianna Madia ha rassicurato i sindacati sul fatto che il proponimento del governo sia creare occupazione e non bloccare ilturn-over. La soluzione allo studio è invece lo“scambio generazionale” perché il problema degli statali in Italia non è che siano troppi: la questione è che sono vecchi.

Meglio, sono “troppo vecchi, poco qualificati e mal distribuiti”, conclude un documento del Forum Pa dell’anno scorso e che circola al ministero dellaFunzione Pubblica. Sull’età valga il confronto con due grandi nazioni abbastanza omogenee rispetto all’Italia: da noi un dipendente statale su 10 ha meno di 35 anni, in Francia uno su tre e in Gran Bretagna uno su quattro. La questione si configura come strutturale rispetto alla contingenza, pur importante, della necessità dei risparmi. Si pone cioè “il problema oggettivo di una ristrutturazione della pubblica amministrazione”, spiega il sottosegretario Angelo Rughetti.

Ma se non discute degli 85 mila esuberi e si dichiara favorevole allo sblocco del turn-over per consentire a più giovani di entrare, come intende si risparmiare il Governo concretamente 3 miliardi? Lo scambio generazionale è la soluzione, allo stesso tempo strumento ed obiettivo: gli 85 mila esuberi, o il numero che verrà considerato, saranno incentivati ad uscire attraverso strumenti già a disposizione. L’esonero dal lavoro, con il dipendente a casa con busta paga ridotta e contributi assicurati per giungere alla pensione, è una risposta, anche se può essere migliorata.

“Non credo sia corretto pagare chi sta a casa, l’esonero dal servizio potrebbe essere migliorato chiedendo in cambio al lavoratore di impegnarsi per almeno tre giorni la settimana in attività per lo Stato, magari andando a lavorare al Comune o in una scuola dove c’è bisogno”, precisa Rughetti.

Altri meccanismi sarebbero legati al prepensionamento o all’uso di scivoli e incentivi per andare in pensione. «In questo modo», spiega Rughetti, «si avrebbe una maggiore efficienza della macchina amministrativa, si pensi per esempio», aggiunge, «a comparti come la sicurezza dove l’età media è di 48 anni. Abbassare l’età in casi come questi è determinante». Tutto questo avrebbe anche una valenza economica. Il costo dei nuovi assunti sarebbe inferiore a quello di chi lascia per la quiescenza.

Monaco chiude i conti sospetti

0

Caro cliente se non aderisci allo scambio di informazioni ti chiudiamo il conto. Potrebbe essere sintetizzato così lo scambio epistolare che si è svolto negli scorsi mesi, in pendenza delle norme sulla voluntary disclosure, tra alcuni istituti di credito di Montecarlo e i loro clienti italiani. A gennaio, infatti, da alcune banche del principato di Monaco sono partite delle missive, di cui ItaliaOggi è venuta in possesso, in cui si chiedeva gentilmente ai propri clienti di aderire allo scambio di informazioni fiscali e rinunciare all’applicazione della ritenuta sugli interessi al 35%, la cosiddetta euroritenuta.
Un consiglio che nascondeva una pistola puntata alla tempia dei correntisti italiani perché l’opzione era in estrema sintesi la seguente: o aderisci allo scambio di informazioni fiscale e quindi ci autorizzi a fornire i tuoi dati alla tua amministrazione finanziaria o il tuo rifiuto sarà valutato nel rispetto della nuova compliance della banca con la conseguenza: sarà considerato indice di evasione e noi, per non avere grane, ti chiuderemo il conto. Al cliente era stata fornita anche una data entro cui maturare la scelta, il 31 marzo. Ma i solerti banchieri monegaschi, intimoriti dalle conseguenze della collaborazione volontaria e del nuovo corso dello scambio di informazioni a livello europeo, non avevano fatti i conti con il cambio di destino della voluntary disclosure italiana.