2 Ottobre 2024, mercoledì
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Expo, Obama investirà tra 40 e 50 milioni di dollari

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Barack Obama arriva in Italia e, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, oggi confermerà la partecipazione ufficiale degli Stati Uniti a Expo Milano 2015. L’annuncio dovrebbe avvenire successivamente al bilaterale con Matteo Renzi, previsto per le 14 e 30 a Villa Madama. E cioè durante la conferenza stampa prevista per le 16. Le condizioni minime per la partecipazione degli Stati Uniti all’esposizione universale sono state tutte rispettate. ItaliaOggi ha contattato Simone Crolla, executive vice president del padiglione Usa, nonché consigliere delegato della camera di commercio americana in Italia, che ha spiegato: «Sono impegnato per portare domani (oggi per chi legge, ndr) all’ambasciata Usa a Roma tra 15 e venti ceo di importanti corporation americane. Dovranno incontrare il segretario di stato americano, John Kerry. Alcuni di essi hanno già assicurato il loro contributo economico all’investimento. Altri molto probabilmente si affiancheranno, dopo l’imprimatur del governo Usa alla partecipazione. E si consorzieranno con l’Usa pavillon». A firmare materialmente il contratto con la società Expo spa sarà comunque un delegato del presidente Usa. Potrebbe essere lo stesso Kerry o l’ambasciatore americano a Roma, John R. Phillips. Va ricordato che il padiglione americano non è finanziato da soldi pubblici, ma da una raccolta fondi tra finanziatori privati. L’ammontare dell’investimento complessivo oscilla tra i 45 e i 50 milioni di dollari. «In tempi di vacche magre si tratta di un investimento americano sull’Italia molto importante», chiosa Crolla. «Faccio presente che non è un investimento fatto con fondi pubblici federali, ma essendo frutto dell’investimento di tante diverse aziende acquista ancora più valore. La mia speranza», aggiunge, «è che qualcuna di queste corporation decida di restare in Italia a fare investimenti». E sulla copertura finanziaria minima richiesta per costruire il padiglione Crolla svela: «A mio giudizio abbiamo raggiunto le condizioni sufficienti per assicurare al presidente Obama la serenità per firmare la partecipazione ufficiale con Expo».

Giovanardi si candida per la poltrona di sindaco di Modena

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L’artificiere (di fuochi d’artificio) della politica italiana è lui: il senatore Carlo Giovanardi. Era quasi il gemello (politico) di Pierferdinando Casini: insieme i due democristiani senza più Dc costruirono il Ccd (poi diventato Udc) e non a caso misero nel simbolo lo scudo crociato. Poi il primo fuoco d’artificio: quando Casini strappa con Silvio Berlusconi, Giovanardi lo abbandona tra le lacrime e preferisce un posto al governo col Cavaliere. Cambia casacca ma non il suo personale tormentone di crociato contro i gay, la prostituzione, le unioni civili, l’eutanasia, i drogati, chi fuma cannabis, chi politicamente si schiera a sinistra. Poi arriva la decisione del Cavaliere di resuscitare Forza Italia, lui non fa parte del cerchio magico perciò si trasferisce da Angelino Alfano. Una decisione che sorprende poiché l’ antisinistroso si viene a trovare al governo proprio con la sinistra. Nessun imbarazzo. Anzi va a Porta a Porta e racconta che in fondo anche lui tiene famiglia: «mia figlia venne a casa e mi disse: «papà  sono andata in Sudafrica e mi sono fidanzata con un rasta, mi ha spiegato cos’era:  è di colore ed è sposato. Ma io sono un uomo di mondo… Però era sposato con un altro uomo. A quel punto, quando mi sono svegliato al pronto soccorso, mi ha spiegato che era un matrimonio per interesse. Ora è sposata e ha figli, forse è meglio così per la sua salute». In ogni caso la politica è davvero sorprendente. Giovanardi divorziò da Casini per abbracciare Berlusconi, oggi Casini è col Cavaliere e lui è contro. Da parte sua, Alfano, bisognoso di truppe e di graduati, lo ha accolto a braccia aperte però non ha mosso un dito quando il Pd ha messo il veto: neanche uno strapuntino per Giovanardi né al governo né nei pressi. Il senatore ha trangugiato amaro ma ecco adesso il nuovo colpo di scena: si candiderà a sindaco di Modena, la sua città. Una decisione che scompiglia lo schieramento di centrodestra, che aveva faticosamente trovato un candidato da contrapporre all’aspirante sindaco del centrosinistra, l’assessore regionale Pd, Gian Carlo Muzzarelli. La città è da sempre un feudo rosso. Difficile prevedere un ribaltone, ma non si sa mai, anche perché le primarie Pd hanno avuto strascichi giudiziari e probivirali e hanno spaccato il partito. Certo la difficile impresa diviene impossibile se il fronte avverso presenta più candidati. E Giovanardi s’è mosso da solo, con dietro solo la sparuta pattuglia locale di Ncd, di cui a Modena egli è padre-padrone. Quelli di Forza Italia l’hanno presa male: è una provocazione, non lo appoggeremo. E a Modena va in scena l’ennesimo psicodramma del centrodestra: se Berlusconi e Alfano non si risparmiano frecciate velenose al centro, in periferia sembra non andare meglio. Col rischio, però, di non riuscire neppure a conquistare il ballottaggio. Infatti in caso di più candidati del centrodestra, avrebbe probabilmente la meglio l’esponente dei 5stelle e sarebbe lui a sfidare il quasi-sindaco Pd. Il guanto di sfida Giovanardi lo lancerà sabato, presentando ufficialmente la sua candidatura: «Ritengo un dovere scendere in campo per la mia città visto il quadro delle candidature che si va delineando» . Per lui è inadeguato il candidato sindaco del centrosinistra, schieramento con cui sta però al governo, ma è inadeguato anche Andrea Galli, un passato nel Fronte della gioventù prima della conversione berlusconiana, candidato in pectore del centrodestra, e ora solo di Forza Italia, partito con cui, per altro, ci dovrebbe essere l’apparentamento alle prossime politiche. Insomma, un caos. Tanto che il coordinatore regionale di FI, Massimo Palmizio, dice: «Non ne ero al corrente, ne discuterò coi dirigenti modenesi di FI ma tenendo conto della caratura nazionale di Giovanardi porterò il caso alla commissione nazionale del partito». Mentre il consigliere regionale e coordinatore locale di FI, Enrico Aimi, cita Checco Zalone: «Sì, cado dalle nubi. Nessuno mi ha avvertito, è un fulmine a ciel sereno». E Andrea Galli, che rischia di essere disarcionato prima ancora di ricevere il placet ufficiale alla sua candidatura, commenta: «Ora capisco tante cose sul comportamento di Giovanardi negli ultimi tempi». Il senatore è diventato presenzialista in Emilia dopo che a Roma le cose non sono andate bene. Ha dovuto perfino accettare Ivan Scalfarotto (contro cui si era scagliato) al governo come sottosegretario, sì colui che sottolinea nel suo curriculum: «Durante la mia attività professionale mi sono dedicato assiduamente alle tematiche delle pari opportunità nelle aziende e, durante la prima permanenza a Londra, ho presieduto «Citigroup Pride», il gruppo di dipendenti gay, lesbiche, bisessuali e transessuali della banca». Più recentemente si è scontrato (nel programma l’Arena, condotto da Massimo Giletti, su Raiuno) con Vladimir Luxuria, invitata a un’assemblea in un liceo modenese poi l’iniziativa è stata annullata per la levata di scudi di alcuni genitori appoggiati da Giovanardi. «Vedo che sono uno dei pochi a difendere il pluralismo e il confronto – ha sostenuto Giovanardi. – L’unica censura è stata quella di impedire a una terza persona di esporre un punto di vista differente su questi temi. Il professor Giuseppe Marotta, presidente del consiglio d’istituto e marito dell’ex -viceministro Maria Cecilia Guerra, e la figlia dell’ex ministro Cecile Kyenge volevano trasformare un’assemblea d’istituto in un’assemblea di partito senza punti di vista differenti». La reazione di Luxuria: «Giovanardi, lei è un omofobo di professione. Se gli studenti non l’hanno invitato se ne faccia una ragione». A Modena Giovanardi cercherà di indossare la fascia tricolore. Dovrà vedersela col pidiessino Muzzarelli, ma anche col 5stelle Narco Bortolotti e con Andrea Galli di Forza Italia, oltre che con gli outsider Sergio Celloni (Insieme per cambiare), Vittorio Ballestrazzi (Modena Salute Ambiente), Adriana Querzè (lista civica), Nicola Rossi (Modena Futura) e Michele Barcaiuolo, di Fratelli d’Italia, che tra i litiganti Giovanardi-Galli sembra decisa a scendere in campo da sola. Tre candidati per il centro-destra, e il grillino sorride.

Algida, è l’ora del caffè gelato

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Dopo aver rimesso sul mercato il gelato Winner Taco rispondendo alle richieste della rete e dei social network (si veda ItaliaOggi del 18/1/2014), Unilever Italia e la divisione icecream Algida debuttano con un nuovo prodotto made in Italy: Coppa Kimbo Algida, un gelato in coppetta al gusto di caffè prodotto in co-branding con il marchio partenopeo di miscele e presentato ieri alla Scala di Milano, istituzione della lirica di cui Kimbo è caffè ufficiale.

«Oggi conta essere creativi per sperimentare nuovi prodotti e accordi. Siamo entrati in una nuova era di fare business, in cui le vecchie regole sono soppiantate dai bisogni del consumatore, da quello che chiede il mercato», spiega Angelo Trocchia, presidente e amministratore delegato di Unilever Italia. «Per l’alleanza con Kimbo ha contato la comunanza di storia e di valori, l’eccellenza del prodotto oltreché la vicinanza dei nostri centri produttivi a Caivano (Caserta): le miscele vengono scelte e tostate da Kimbo e trasferite immediatamente nel polo Unilever».

Se il mercato del caffè-gelato fuori casa è stato storicamente presidiato dalla Motta-Nestlé con la Coppa del Nonno, Coppa Kimbo Algida risponde diversificando con una ricetta di gelato e caffè al 32% e una miscela Arabica garantita, puntando poi sulla forza del marchio Kimbo e sulla sterminata rete vendita di Algida: dai bar agli Autogrill, i cinema e gli esercizi stagionali.

Sempre seguendo le regole di un mercato in evoluzione «per Coppa Kimbo Algida nella fase di lancio non è prevista una campagna di comunicazione, non in tv o sui mezzi tradizionali», aggiunge Trocchia, «ma al contrario potremo contare sui price-board di tutti i 100 mila punti vendita Algida, e sugli eventi organizzati. Lo sviluppo del piano marketing dipenderà dalla risposta del mercato».

Le 151 auto blu parcheggiate su ebay

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Il governo sbarca su e-bay e, come annunciato dal premier Matteo Renzi, mette all’asta le auto blu. All’indirizzo: http://stores.ebay.it/Le-Auto-Blu-del-Governo  è possibile al momento visualizzare la vetrina virtuale dove saranno messe in vendita le auto. La prima auto blu all’asta è un’Alfa 166 2.4 Jtd del Viminale immatricolata nel 2007. Prezzo di partenza: 5mila euro. «A partire dal 26 marzo e fino al 16 aprile 2014», si legge nella nota informativa sul sito  «151 auto blu, tra quelle che le Amministrazioni reputano non più essenziali al perseguimento dei fini istituzionali e che anzi implicano costi di custodia e di gestione anche considerevoli per le Amministrazioni stesse, verranno vendute attraverso la piattaforma eBay», continua la nota.  La prima tranche di 25 automobili messe all’asta sono di proprietà del ministero dell’Interno. L’elenco delle auto, nella pagina di vendita, consiste in 151 auto che vanno dalle Alfa Romeo alle Maserati di proprietà del ministero della difesa. Tra i gioielli del ministero della Giustizia, una Jaguar da 400 cavalli e una Subaru Impreza Sti Sport (nella foto)

Obama oggi vede Papa Francesco, Napolitano e Renzi

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Il presidente americano Barack Obama è a Roma. In ritardo rispetto al previsto, l’Air Force One, proveniente da Bruxelles, è atterrato ieri sera allo scalo di Fiumicino intorno alle 21.15. Ad accogliere Obama all’aeroporto l’ambasciatore statunitense in Italia John Phillips e l’omologo presso la Santa Sede, Kenneth F. Hackett. Nella capitale è tutto pronto per accogliere il presidente degli Stati Uniti, di rientro dal vertice Usa-Ue. A Roma Obama non ha al fianco la moglie Michelle, che dopo aver concluso una visita di una settimana in Cina, è ripartita oggi alla volta degli Stati Uniti.

Le misure di sicurezza Rigidissime le misure di sicurezza nella capitale. Il servizio americano che si occupa della protezione del presidente Usa è attivo da giorni. Ma anche la macchina di prevenzione della questura è in campo con l’impiego complessivo previsto di un migliaio di uomini, tra polizia, carabinieri, guardia di finanza e forestale dispiegati tra Campidoglio, Palazzo Chigi, Vaticano, Quirinale, Villa Madama e Villa Taverna la residenza dell’ambasciatore americano, dove Obama risiederà durante il soggiorno romano. A Villa Taverna la stanza che ospiterà Obama è stata già controllata, sigillata ed isolata dagli addetti alla sicurezza della Casa Bianca.

Tiratori scelti sui palazzi Gli artificieri sono stati mobilitati con le unità cinofile per passare al setaccio l’itinerario del presidente, che incontrerà Papa Francesco in Vaticano, poi il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano al Quirinale, dove pranzerà, ed il premier Matteo Renzi a Villa Madama. Infine, nel pomeriggio, visiterà il Colosseo. Tutte le tappe della visita del Presidente Usa, e le rispettive aree circostanti, saranno chiuse e presidiate. L’auto presidenziale si troverà al centro del corteo di macchine, tra la scorta personale ed il cerimoniale. Sui palazzi saranno appostati i tiratori scelti e tutto l’iter sarà monitorato anche con un elicottero. Gli agenti di polizia, con unità cinofile e dalle squadre antisabotaggio, ispezioneranno i numerosi cunicoli e tombini nei pressi di obiettivi sensibili, soprattutto nelle vicinanze delle sedi diplomatiche, in particolare dell’Ambasciata degli Stati Uniti d’America.

Colosseo off limits

L’Anfiteatro Flavio sarà off limits per l’intera giornata, con accesso sbarrato ai visitatori e l’intera area circostante interdetta al pubblico. Nel suo tour storico, Obama sarà accompagnato da un professionista della Sovrintendenza archeologica di Roma, che gli illustrerà la storia e l’architettura dell’Anfiteatro Flavio mentre il presidente degli Stati Uniti percorrerà gli anelli del monumento simbolo di Roma. Dunque via turisti, soppresse le antistanti fermate bus, sbarrata l’omonima fermata metro, via i camion bar e i “gladiatori”, i figuranti tanto amati dai turisti. Una vasta area attorno al Colosseo diventerà zona rossa: dai Fori Imperiali fino all’inizio di via Labicana, compresa l’area pedonalizzata. Vigilato in particolare sarà il parco di Colle Oppio che sorge di fronte al Colosseo.

Domani gli incontri con il Papa, Napolitano e Renzi L’agenda istituzionale di Barack Obama, prevede domani dalle 10 alle 11.30 circa, l’incontro in Vaticano con Papa Francesco. Intorno alle 12 l’incontro con il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (definito dall’ambasciatore Usa John Phillips «una roccia per l’Italia»), dedicato ai principali temi internazionali. Poi il faccia a faccia del presidente Usa con il premier Matteo Renzi, a Villa Madama: l’arrivo è previsto intorno alle 14.30, con una conferenza stampa congiunta intorno alle 15.30. A chiudere la giornata romana del presidente Usa la “passeggiata” al Colosseo. Obama ripartirà e con l’Air Force one la mattina del 28 marzo. Obama ha fatto sapere di non vedere l’ora di conoscere nel dettaglio gli sforzi e i provvedimenti che il governo italiano sta mettendo in campo per blindare i conti, rilanciare una crescita ancora asfittica e contrastare la drammatica disoccupazione giovanile. Ma anche garantire quella stabilità politica da sempre invocata dagli Stati Uniti, che continuano a considerare l’Italia uno strettissimo ed affidabile alleato.

I punti di accesso nel processo telematico

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Diventa operativo dal 30 giugno 2014, nell’ambito del cd. processo civile telematico, l’obbligo del deposito telematico di atti e documenti.
L’art 16 bis del Dl 179/2012, “Decreto crescita 2.0: Giustizia digitale – Processo civile telematico”, convertito con modifiche nella L 221/2012, inserito dalla L 228/2012, “Legge di stabilità 2013”, ha previsto che a decorrere da tale data “nei procedimenti civili, contenziosi o di volontaria giurisdizione, innanzi al tribunale, il deposito degli atti processuali e dei documenti da parte dei difensori delle parti precedentemente costituite ha luogo esclusivamente con modalità telematiche”.

Le regole e le specifiche tecniche per l’adozione del processo telematico sono contenute nel Decreto del Ministero della Giustizia del 21 febbraio 2011, n. 44 e nel Provvedimento del 18 luglio 2011, pubblicato sul sito del Ministero della giustizia. Con tali disposizioni regolamentari sono state introdotte importanti novità che hanno modificato la struttura e la funzionalità del processo telematico. Le novità più rilevanti riguardano la diversa regolamentazione dei punti di accesso, ovvero i canali di interazione con l’amministrazione giudiziaria.

Le novità in tema di accesso
In primo luogo, sono state implementate le funzionalità del portale dei servizi telematici, che passa da sito contenitore a portale interattivo con modalità di accesso alla giustizia online. Tra i nuovi servizi ci sono infatti la possibilità di accedere a raccolte giurisprudenziali e alle informazioni essenziali sullo stato dei procedimenti pendenti, in forma anonima. In generale, nell’ambito della sua generale funzione di consultazione, il Portale dei servizi telematici consente l’accesso da parte dell’utente privato alle informazioni, ai dati e ai provvedimenti giudiziari; mette a disposizione dei soggetti abilitati esterni i servizi di consultazione e di pagamento; consente ai soggetti abilitati e agli utenti privati di accedere attraverso un’apposita area ai documenti che contengono dati sensibili.

In secondo luogo, sono cambiate le modalità di accesso. La PEC diviene lo strumento ordinario deputato alla comunicazione tra l’amministrazione giudiziaria e i soggetti abilitati.
In terzo luogo, vengono potenziati i punti di accesso, attraverso la previsione della possibilità della contemporanea iscrizione da parte degli avvocati in più PDA.

Il PDA può essere definito come un sistema alternativo al portale dei servizi telematici che pur attingendo dalla stessa fonte offre agli utenti oltre ad un servizio di consultazione, anche servizi aggiuntivi e complementari, come ad esempio la predisposizione e l’invio degli atti in forma telematica, nonché garanzia della sicurezza dei servizi, formazione e assistenza agli utenti, anche relativamente ai profili tecnici.
Scheda: I punti di accesso nel processo telematico
Nella scheda sottostante si riportano le spiegazioni degli strumenti essenziali in tema di accesso al processo telematico.

 

Strumento Commento
Dominio Giustizia È l’insieme delle risorse hardware e software, mediante il quale il Ministero della giustizia tratta in via informatica e telematica qualsiasi tipo di attività, di dato, di servizio, di comunicazione e di procedura.
Il dominio è realizzato in conformità con le prescrizioni del codice dell’amministrazione digitale, le disposizioni in materia di protezione dei dati personali e, in particolare, in materia di sicurezza dei dati.
Gestore dei servizi telematici È il sistema informatico, interno al dominio giustizia, che consente l’interoperabilità tra i sistemi informatici utilizzati dai soggetti abilitati, il portale dei servizi telematici e il gestore di posta elettronica certificata del Ministero della giustizia.
Gestisce tutte le operazioni di invio, ricezione e interrogazione delle informazioni tra i soggetti abilitati interni ed esterni.
GiustiziaCert È il servizio di posta elettronica certificata del Ministero della giustizia.
Rilascia e gestisce apposite caselle di PEC degli uffici giudiziari e degli UNEP che sono utilizzate esclusivamente per i servizi del processo telematico. Le caselle appartengono ad apposito sotto-dominio (civi-le.ptel.giustiziacert.it e penale.ptel.giustiziacert.it) e possono ricevere unicamente messaggi di posta elettronica certificata, con la cancellazione automatica dei messaggi di posta elettronica ordinaria.
Portale dei servizi telematici È la struttura tecnologica-organizzativa che fornisce l’accesso ai servizi telematici resi disponibili dal dominio giustizia, secondo le regole tecnico-operative riportate nel decreto del Ministero della giustizia 21 febbraio 2011, 21 e le specifiche tecniche del 18 luglio 2011 pubblicate sul sito del ministero della Giustizia.
Il portale è accessibile all’indirizzo http://pst.giustizia.it ed è composto da un area pubblica e un area riservata. All’interno dell’area pubblica è possibile accedere, senza l’impiego di credenziali o sistemi di identificazione, alle informazioni ed alla documentazione sui servizi telematici del dominio giustizia, alle raccolte giurisprudenziali e alle informazioni essenziali sullo stato dei procedimenti pendenti, che vengono rese disponibili in forma anonima. In quest’ultimo caso, i parametri e i risultati di ricerca riportano unicamente i dati identificativi dei procedimenti (numero di ruolo, numero di sentenza, ecc.), senza riferimenti in chiaro ai nomi o ai dati personali delle parti e tali per cui non sia possibile risalire all’identità dell’interessato.
Nell’area riservata, cui si accede previa identificazione, sono disponibili informazioni, dati e provvedimenti giudiziari in formato elettronico, nonché i servizi di pagamento telematico e di richiesta copie.
Punto di accesso
(PDA)
È la struttura tecnologica-organizzativa che fornisce ai soggetti abilitati esterni al dominio giustizia i servizi di connessione al portale dei servizi telematici, secondo le regole tecnico-operative riportate nel decreto del Ministero della giustizia 21 febbraio 2011, 21 e le specifiche tecniche del 18 luglio 2011 pubblicate sul sito del Ministero della Giustizia.

Il PDA è un sistema alternativo al portale dei servizi telematici che pur attingendo dalla stessa fonte offre agli utenti servizi aggiuntivi e complementari, come ad esempio la predisposizione e l’invio degli atti in forma telematica.

Il PDA è tenuto a fornire un’adeguata qualità dei servizi, dei processi informatici e dei relativi prodotti, idonea a garantire la sicurezza del sistema; adeguati servizi di formazione e assistenza ai propri utenti, anche relativamente ai profili tecnici.
Soggetti abilitati all’attivazione di un PDA:
•i consigli degli ordini professionali, i collegi ed i Consigli nazionali professionali, limitatamente ai propri iscritti;
•il Consiglio nazionale forense, ove delegato da uno o piu’ consigli degli ordini degli avvocati, limitatamente agli iscritti del consiglio delegante;
•il Consiglio nazionale del notariato, limitatamente ai propri iscritti;
•l’Avvocatura dello Stato, le amministrazioni statali o equiparate, e gli enti pubblici, limitatamente ai loro iscritti e dipendenti;
•le Regioni, le città metropolitane, le provincie ed i Comuni, o enti consorziati tra gli stessi;
•le Camere di Commercio, per le imprese iscritte nel relativo registro.
•società di capitali in possesso di un capitale sociale interamente versato non inferiore a un milione di euro.

L’elenco dei PDA accreditati dal Ministero è consultabile all’indirizzo http://pst.giustizia.it/PST/it/pst_2_5.wp
È possibile l’iscrizione contemporanea a più PDA.

Soggetti abilitati Si tratta di tutti i soggetti abilitati all’utilizzo dei servizi di consultazione di informazioni e trasmissione di documenti informatici relativi al processo telematico.
In particolare, questi si dividono in:
•soggetti abilitati interni: i magistrati, il personale degli uffici giudiziari e degli UNEP;
•soggetti abilitati esterni privati: i difensori delle parti private, gli avvocati iscritti negli elenchi speciali, gli esperti e gli ausiliari del giudice;
•soggetti abilitati esterni pubblici: gli avvocati, i procuratori dello Stato e gli altri dipendenti di amministrazioni statali, regionali, metropolitane, provinciali e comunali;
•utente privato: persona fisica o giuridica che opera fuori dalle precedenti ipotesi
Posta elettronica certificata (PEC) È il sistema di posta elettronica nel quale è fornita al mittente la documentazione elettronica attestante l’invio e la consegna di documenti informatici.
È uno strumento fondamentale, in quanto tutte le comunicazioni e notificazioni per via telematica devono effettuarsi, mediante posta elettronica certificata.
La PEC viene rilasciata da un gestore privato e agisce all’esterno del PDA
e del Dominio Giustizia. Può anche essere utilizzata per scopi estranei al processo telematico. I soggetti abilitati esterni sono in ogni caso tenuti:
•a dotarsi di un software idoneo a verificare l’assenza di virus informatici per ogni messaggio in arrivo e in partenza;
•a dotarsi di un software antispam idoneo a prevenire la trasmissione di messaggi di posta elettronica indesiderati.
•a conservare con ogni mezzo idoneo delle ricevute di avvenuta consegna dei messaggi trasmessi al dominio giustizia.
•a fare in modo che si che la casella di posta elettronica certificata disponga di uno spazio disco minimo pari a 1 Gigabyte.
•a dotarsi di un servizio automatico di avviso dell’imminente saturazione della propria casella di posta elettronica certificata e di verifica della effettiva disponibilità dello spazio disco a disposizione.
I dati identificativi e l’indirizzo PEC dei professionisti iscritti in albi ed elenchi, dei soggetti abilitati esterni non iscritti in albi e degli utenti privati sono contenuti nel registro generale degli indirizzi elettronici, gestito dal Ministero della giustizia.
Firma digitale È la firma elettronica avanzata, basata su un certificato qualificato, rilasciato da un certificatore accreditato, e generata mediante un dispositivo per la creazione di una firma sicura

 

La spending review passa anche attraverso una riorganizzazione dell’orario scolastico

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L’assessore all’Istruzione della Provincia di Milano, Marina Lazzati, inviando una comunicazione scritta al presidente del Consiglio, al ministro dell’Istruzione e al responsabile della spending review, ha proposto all’attuale Governo di “rendere obbligatoria l’articolazione oraria settimanale su cinque giorni (dal lunedì al venerdì) per tutte le scuole di ogni ordine e grado, al fine di ottenere significativi risparmi energetici, sui trasporti e sulla pulizia, e per ottimizzare la qualità dell’insegnamento e l’utilizzo delle risorse”.
Posto che «i tagli di bilancio imposti alle Amministrazioni pubbliche stanno mettendo in seria difficoltà l’erogazione dei servizi essenziali per il buon funzionamento delle Istituzioni Scolastiche” – circostanza che incide pesantemente sul “problema del riscaldamento e delle spese di trasporto, per cui sono previste per il prossimo anno scolastico ulteriori diminuzioni di spesa», la proposta – già avanzata dallo stesso Assessorato congiuntamente a Regione Lombardia e alla Direzione Regionale Scolastica della Lombardia – nasce dalla considerazione che la scansione oraria in cinque giorni comporterebbe un significativo risparmio proprio su queste voci di spesa, rendendo, allo stesso modo “le nostre scuole autentici laboratori di apprendimento con pieno sfruttamento del tempo scuola”.
Sempre a detta dell’assessore “il lavoro su 5 giorni settimanali consentirebbe uno sfruttamento ottimale delle risorse anche per quanto riguarda il personale non docente che verrebbe impiegato per almeno 7 ore al giorno consentendo un’adeguata pulizia dei locali scolastici e facendo venir meno l’annosa questione dell’affidamento alle imprese di pulizia”.
La proposta – in linea con le tendenze europee – permetterebbe di ottimizzare l’utilizzo delle risorse a disposizione operando solo su una «diversa articolazione dell’orario» scolastico, senza determinare alcuna riduzione dello stesso.
Poiché a livello nazionale non esiste alcuna direttiva sulla distribuzione del “tempo scuola”, la scelta se optare o meno per la settimana corta è oggi rimessa all’autonomia delle singole istituzioni scolastiche; solo se la scelta fosse “fatta dall’alto per tutto il Paese” sarebbe, tuttavia, possibile quantificare i risparmi su larga scala, soprattutto per quanto riguarda la gestione dei trasporti scolastici e del riscaldamento.
In questa sede ci limitiamo ad osservare che un giudizio sulla validità o meno della proposta non si può esaurire nella stima dei vantaggi che possa offrire in termini di riduzione di spesa o ottimizzazione delle risorse economiche, essendo altresì necessario valutare come il modello proposto possa combinarsi con una migliore gestione e fruizione della didattica, oltreché conciliarsi con l’organizzazione lavorativa e familiare della nostra multiforme realtà sociale.

Termini d’impugnazione delle deliberazioni condominiali

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La Corte costituzionale, con ordinanza n. 52 del 21.03.2014, ha dichiarata manifestamente inammissibile la questione di legittimità degli artt.1137, 1334 e 1335 c.c., sollevata dal Tribunale di Catania in riferimento all’art. 24 della Costituzione.

Il Tribunale siciliano aveva rappresentato diversi profili di incostituzionalità della disciplina di cui all’art. 1137 c.c. in tema d’impugnazione delle deliberazioni condominiali, con particolare riferimento alla posizione dei condomini assenti all’assemblea, per i quali il termine di 30 giorni previsto per l’impugnazione decorre dalla data di comunicazione della delibera.

A parere del giudice remittente, detto termine costituisce “un termine sostanziale a rilevanza processuale, per cui si pone la necessità di applicare tutte le garanzie che assistono i termini processuali (in primis l’applicabilità della sospensione feriale), oltre alla disciplina prevista per la notificazione degli atti processuali, a garanzia del diritto di difesa dei condomini.

Il presunto contrasto con il diritto di difesa, costituzionalmente garantito, coinvolge il combinato disposto degli artt. 1137, 1334 e 1335 c.c., “nella parte in cui non prevedono che la comunicazione della delibera assembleare che, nei confronti dei condomini che non abbiano preso parte alla relativa seduta, determina il decorso iniziale del termine di trenta giorni di cui a detto art. 1137 c.c., sia presidiata dalle medesime garanzie di conoscibilità dell’atto previste per la notificazione degli atti giudiziari”.

La questione sollevata origina da un giudizio di opposizione ad una delibera condominiale ed al conseguente decreto ingiuntivo. Nella fattispecie all’attrice, assente all’assemblea del 3.8.10 perché fuori sede, era stata data comunicazione della delibera a mezzo posta. In particolare, il postino aveva lasciato affisso alla porta della sua abitazione il relativo avviso in data 6.8.10. La raccomandata era stata poi restituita al mittente subito dopo ferragosto (durante il periodo di sospensione feriale dei termini processuali), sicché, al rientro dalle vacanze, il termine per impugnare era già decorso.

Nel rappresentare la questione d’incostituzionalità nei termini sopra decritti, il Tribunale di Catania ritiene debba essere dichiarata anche l’illegittimità dell’art. 1335 (in base alla quale le dichiarazioni negoziali unilaterali si presumono conosciute nel momento in cui giungono all’indirizzo del destinatario), “irragionevolmente” applicabile anche nei casi in cui il momento della conoscenza “segni il decorso iniziale del termine di decadenza entro il quale poter adire quelle vie giudiziali che rappresentino per il titolare l’unico rimedio per far valere il suo diritto”.

A sostegno delle proprie argomentazioni, il remittente richiama la giurisprudenza della stessa Corte costituzionale (sentenza n. 346/1998), secondo cui la diversità di disciplina tra le notifiche a mezzo posta e quelle eseguite personalmente dall’ufficio giudiziario non deve comportare una diminuzione delle garanzie per il destinatario delle prime: “anche per le notifiche a mezzo posta, infatti, si richiede che, in difetto di consegna a mani, al destinatario dell’atto venga data comunicazione con lettera raccomandata e che l’atto da portare a conoscenza non venga restituito al mittente dopo un termine di deposito eccessivamente breve, potendosi verificare, specie nel periodo estivo, che l’assenza dell’abitazione di protragga per più di dieci giorni”, con conseguente impossibilità o grave difficoltà di individuare l’atto notificato ed esercitare il diritto di difesa.

La Consulta, come detto,ha respinto la questione per manifesta inammissibilità alla luce delle numerose lacune presenti nell’ordinanza di rimessione, sia riguardo alla descrizione della fattispecie, sia in ordine al difetto di prova circa la rilevanza della questione. Elementi che hanno portato i giudici costituzionali a ritenere non necessario un esame approfondito della materia.

L’ordinanza di rimessione – osserva la Corte – non chiarisce di quale tipo di delibera si tratti e quale vizio la parte ricorrente abbia fatto valere, anche considerato che il termine perentorio di cui all’art. 1137 c.c. si applica solo alle delibere annullabili e non a quelle nulle. Inoltre, non prende in adeguata considerazione il pacifico orientamento secondo cui la presunzione di conoscenza prevista dall’art. 1135 c.c. ammette sempre la prova contraria, a condizione che il destinatario dimostri di essere stato, senza sua colpa, nell’impossibilità di avere notizia della comunicazione.

Expo, Maroni nomina Cracco ambasciatore dell’agroalimentare

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“Ho deciso di conferire con i poteri che ho a Carlo Cracco il ruolo di ambasciatore di Expo del settore agro-alimentare”. A renderlo noto è stato il presidente della regione Lombardia, Roberto Maroni, a margine della presentazione di Good Food in Good Design. Lo chef Cracco, ha aggiunto Maroni, “diventa uno dei testimoni di Regione Lombardia per Expo, assieme a Davide Van De Sfroos per la musica, ce ne saranno altri ma oggi c’è questa investitura ufficiale”.

Delega fiscale, si parte dai 730

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Dichiarazioni dei redditi precompilate. Riforma del catasto a partire dalla nuova composizione delle commissioni censuarie e del rapporto tra comuni e Agenzia delle entrate. Ridefinizione e forfetizzazione per i minimi. Ampliamento della fatturazione elettronica. Istituzione di una piattaforma online attraverso cui i contribuenti potranno esprimere il loro parere su specifici temi. Questa la lista delle priorità in tema di decreti delegati che è emersa, ieri, nel corso degli incontri che si sono svolti alla camera e al senato tra le commissioni finanze e il viceministro dell’economia e delle finanze Luigi Casero (Ncd), al fine di delineare il programma di lavoro per concretizzare quanto previsto dalla delega fiscale.

I 730 precompilati. Dichiarazioni dei redditi precompilate per pensionati e lavoratori dipendenti. Il tutto, al fine di porre in essere una misura semplificatoria per 18 milioni di contribuenti ed eliminare un milione di errori formali che si verificano ogni anno. Questa la volontà espressa da Casero, nel corso degli incontri. «La misura potrebbe già vedere la luce a maggio, al fine di poterla applicare a partire dal 2015», ha spiegato il viceministro, «più complesso, invece, sarà l’iter a cui andrà incontro l’ampliamento della fatturazione elettronica perché è un sistema che non può permettersi di nascere incompleto». Sull’introduzione dei 730 precompilati, arriva, poi, anche il via libera degli addetti ai lavori. «Siamo favorevoli all’introduzione delle dichiarazioni precompilate», ha spiegato a ItaliaOggi Valeriano Canepari, presidente della consulta dei Caf, «la misura, però deve essere ben studiata al fine di evitare la moltiplicazione degli errori».