A cura di Ella Ayoub
Un’indagine condotta dal Financial Times tra 72 economisti solleva forti critiche nei confronti della Banca Centrale Europea (BCE), accusata di essere stata troppo lenta nell’agire sulla politica dei tassi di interesse nonostante l’evoluzione della situazione economica.
Secondo metà degli esperti intervistati, la BCE ha “rimasto indietro” rispetto agli sviluppi economici, una lentezza che potrebbe avere gravi conseguenze per l’economia globale. Le previsioni per il 2025 indicano una crescita più debole nell’Eurozona rispetto agli Stati Uniti, con il divario destinato ad ampliarsi ulteriormente se la BCE non adotterà misure più decisive.
La gestione dei tassi di interesse da parte della BCE è stata oggetto di accese discussioni. Il ritardo nell’abbassamento dei tassi viene visto come un errore strategico: molti esperti ritengono che un intervento più tempestivo avrebbe potuto favorire una ripresa più rapida, evitando che l’Eurozona restasse troppo indietro rispetto alle altre economie mondiali.
I tassi di interesse sono uno degli strumenti principali utilizzati dalle banche centrali per influenzare l’inflazione e stimolare la crescita. In questo contesto, gli economisti sostengono che una riduzione più rapida avrebbe potuto mitigare gli effetti della stagnazione che ha colpito molti paesi dell’Eurozona.
Il rallentamento della crescita in Europa è, infatti, uno dei temi più rilevanti emersi dal sondaggio. Le previsioni per il 2025 suggeriscono che l’economia della zona euro crescerà a un ritmo inferiore rispetto a quella degli Stati Uniti. Se la BCE non agisce con maggiore determinazione, questo divario potrebbe aumentare, mettendo a rischio una ripresa economica solida e duratura.
Secondo molti degli intervistati, un approccio più dinamico da parte della BCE, con tagli dei tassi più rapidi, avrebbe potuto stimolare la domanda e sostenere l’attività economica, alleviando le difficoltà di imprese e famiglie europee, troppo spesso alle prese con una crescita debole e incertezze economiche.
In sintesi, la lentezza della BCE nel ridurre i tassi rischia di compromettere la competitività dell’Eurozona, aumentando il divario con gli Stati Uniti e mettendo in pericolo le prospettive di crescita a lungo termine.