3 Ottobre 2024, giovedì
HomeMondoPolitica nel MondoTruppe italiane in Libano: pronti due piani di evacuazione

Truppe italiane in Libano: pronti due piani di evacuazione

A cura di Ionela Polinciuc

Il futuro delle truppe italiane impegnate nella missione Unifil in Libano è al centro di un delicato dibattito politico. Alla luce dell’aggravarsi della situazione in Medio Oriente, il governo italiano sta vagliando l’eventualità di un rientro anticipato dei militari, con due piani di evacuazione già pronti. La decisione, che potrebbe essere presa in tempi brevi, riflette le preoccupazioni per l’escalation del conflitto tra Israele e Hezbollah, che potrebbe mettere a rischio la sicurezza dei soldati italiani dispiegati nella regione.

La questione è stata affrontata dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso di un’audizione davanti alle commissioni parlamentari Esteri e Difesa. Crosetto ha spiegato che, nonostante la missione Unifil sia condotta sotto l’egida delle Nazioni Unite, l’Italia può decidere autonomamente di ritirare le sue truppe in caso di pericolo imminente. Questo potrebbe avvenire anche senza un coordinamento preventivo con l’ONU, qualora la situazione dovesse richiedere un intervento tempestivo per garantire la sicurezza dei militari italiani.

Secondo fonti del governo, esistono già due piani di evacuazione che potrebbero essere attuati rapidamente in caso di necessità. Il primo prevede un rientro graduale e programmato delle truppe, in modo da ridurre gradualmente la presenza italiana in Libano senza destare allarmi. Il secondo, invece, riguarda un’evacuazione di emergenza, nel caso in cui la situazione sul campo dovesse peggiorare drasticamente e richiedere un’azione immediata.

L’area in cui operano i militari italiani è diventata sempre più instabile nelle ultime settimane, soprattutto a causa dell’intensificarsi degli scontri tra Israele e Hezbollah nel sud del Libano. Questa situazione ha portato ad un aumento dei rischi per i soldati della missione Unifil, impegnati a monitorare il cessate il fuoco tra le parti dal 2006. L’Italia è uno dei principali contributori alla missione, con oltre 1.000 soldati sul campo, e il deteriorarsi della sicurezza impone al governo di considerare tutte le opzioni.

Nonostante le rassicurazioni di Crosetto sulla capacità dell’Italia di prendere decisioni autonome, il dilemma resta: ritirare le truppe e mettere fine alla partecipazione italiana a una missione fondamentale per la stabilità della regione, oppure rimanere e rischiare di esporre i militari a pericoli sempre maggiori. Per ora, il governo continua a monitorare la situazione, ma l’opzione di un rientro delle truppe sembra sempre più concreta.

La decisione finale dipenderà dall’evoluzione della crisi, ma è chiaro che l’Italia è pronta ad agire in caso di emergenza, proteggendo i propri militari anche senza l’approvazione formale dell’ONU.

Sponsorizzato

Ultime Notizie

Commenti recenti