24 Settembre 2024, martedì
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Mostra Antonio Ligabue

Dal prossimo 21 SETTEMBRE, PALAZZO ALBERGATI ospita la prima grande mostra
antologica a BOLOGNA dedicata a uno degli artisti più straordinari e
commoventi del Novecento: ANTONIO LIGABUE.

Un rapporto speciale quello tra Arthemisia e Antonio Ligabue, nato nel 2017
con una grande mostra al Complesso del Vittoriano di Roma e seguita dalle
esposizioni di Conversano e Trieste che hanno riscosso un grandissimo
successo di pubblico e critica contribuendo alla divulgazione e conoscenza
dell’opera di un artista che oggi è tra i più richiesti nel panorama
nazionale.

Paesaggi, fiere, scene di vita quotidiana e numerosi e intensi
autoritratti: OLTRE 100 OPERE – tra oli, disegni e sculture – saranno
protagoniste di un percorso espositivo unico dove, attraverso la fortissima
carica emotiva delle tele, sarà possibile conoscere la vita di un artista
visionario e sfortunato ma che, da autodidatta, fu ed è tutt’oggi capace
di parlare a tutti con immediatezza e genuinità.

ANTONIO LIGABUE, con la sua vita così travagliata, escluso dal resto della
sua gente, legato visceralmente al mondo naturale e animale e lontano dal
giudizio altrui, riuscì a imprimere sulla tela il suo genio creativo; un
uomo, talmente folle e unico, che con la sua asprezza espressionista riesce
ancora oggi a penetrare nelle anime di chi ammira le sue opere.

Una storia umana e artistica straordinaria e unica, che negli anni ha
appassionato migliaia di persone, tanto da essere diventato addirittura
protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70.

Apprezzato e compreso da importanti critici e studiosi negli ultimi anni
della sua esistenza, cadde poi nell’oblio dopo la sua scomparsa. Bollato
semplicisticamente come un pittore naif – una definizione che finì per
sminuirne il reale valore artistico, portando a non considerarlo
adeguatamente – per lungo tempo, Ligabue rimase nell’ombra, una figura di
nicchia conosciuta solo da pochi appassionati, ingiustamente trascurato dai
grandi circuiti dell’arte. Solo negli ultimi decenni, grazie a un rinnovato
interesse da parte di critici e istituzioni, si è compreso appieno il suo
valore di artista autentico e originale, pur nella sua eccentricità. Un
talento spesso frainteso, che celava una poetica unica e stratificata, in
grado di restituire sulla tela tutta la sublime semplicità e drammaticità
del mondo naturale.

Tuttavia, nel tentativo di rivalutarne l’opera artistica, spesso si è
finito per trascurare l’aspetto umano e personale dell’uomo Ligabue.
Eppure, per comprenderne appieno la grandezza, è fondamentale considerare
entrambi questi aspetti, inscindibilmente legati.

Le sue tele, caratterizzate da uno stile unico e originalissimo nel
rappresentare soprattutto soggetti animali con un realismo quasi
sconcertante, furono accantonate e relegate nell’ambito del mero folklore
popolare. Si perse così di vista la profondità della sua ricerca
pittorica, la capacità di cogliere l’essenza più intima delle creature
ritratte, trasmettendone con potenza l’istinto primordiale.

La mostra a Palazzo Albergati di Bologna racconta l’uomo e l’artista
valorizzandone sia l’eccezionale talento artistico quanto la sua ricca
interiorità e la sua personalità fuori dal comune.
Seguendo una ripartizione cronologica, sono narrate le diverse tappe
dell’opera dell’artista a partire dal primo periodo (1927-1939), quando
i colori sono ancora molto tenui e diluiti, i temi sono legati alla vita
agreste e le scene con animali feroci in atteggiamenti non eccessivamente
aggressivi; pochissimi gli autoritratti.
Il secondo periodo (1939-1952) è segnato dalla scoperta della materia
grassa e corposa e da una rifinitura analitica di tutta la
rappresentazione.
Il terzo periodo (1952-1962) è la fase più prolifica in cui il segno
diventa vigoroso e continuo, al punto da stagliare nettamente l’immagine
rispetto al resto della scena. È densa in quest’ultimo periodo la
produzione di autoritratti, diversificati a seconda degli stati d’animo.

Una straordinaria e unica storia umana e artistica, tanto da aver
appassionato negli anni migliaia di persone, diventando addirittura
protagonista di film e sceneggiati televisivi, sin dagli anni ’70.

Infatti, accanto agli OLTRE 100 CAPOLAVORI– molti dei quali inediti
assoluti quali /LINCE NELLA FORESTA/ (1957-1958), /VENTI DISEGNI A MATITA
SU CARTA DA DISEGNO/ (1961-1962) e diverse opere di grande qualità non
esposte da tantissimi anni come /CIRCO ALL’APERTO/ (1955-1956), /CASTELLI
SVIZZERI/ (1958-1959), /CROCIFISSIONE/ (1955-1956) e un rarissimo pastello
a cera, matita e china su carta /LEOPARDO E ANTILOPE E INDIGENO/
(1953-1954) – a definire la figura di Ligabue anche uno stralcio del film
“/Volevo nascondermi/” di Giorgio Diritti con la magistrale
interpretazione di Elio Germano, uscito nel 2020 dopo il memorabile
sceneggiato RAI di Salvatore Nocita del 1977 con Flavio Bucci.

Per la prima volta verranno anche esposti UN ALBUM COMPLETO DI DISEGNI che
Ligabue ha realizzato mentre soggiornava nell’ultimo periodo della sua vita
alla locanda “La Croce Bianca” (gestita dalla famiglia della famosa
“Cesarina”, l’amore platonico della sua vita), perduto per anni e da poco
ritrovato, e alcune delle FIERE custodite al Museo Lazzaro Spallanzani dei
Musei Civici di Reggio Emilia, le stesse che proprio Ligabue osservò per
ore all’interno del Museo, accompagnato dall’amico Sergio Negri. Fiere
che Ligabue non ebbe modo di vedere e conoscere di persona se non in queste
sue visite, che studiò accuratamente per poi ritrarle nelle sue tele, oggi
per la prima volta messi a confronto.

In mostra anche un album di figurine Liebig del 1954, di recente scoperta,
che Ligabue fu solito consultare e da cui prese spunto per la
rappresentazione di vari animali nei suoi lavori.

Col patrocinio del COMUNE DI BOLOGNA, la mostra è prodotta e organizzata
da ARTHEMISIA in collaborazione con COMUNE DI GUALTIERI e FONDAZIONE MUSEO
ANTONIO LIGABUE, è curata da FRANCESCO NEGRI e FRANCESCA VILLANTI e
racconta la vita e l’opera di un uomo che ha fatto della sua arte il
riscatto della sua stessa esistenza.
La mostra vede come /special partner/ RICOLA e /mobility partner/
FRECCIAROSSA TRENO UFFICIALE.
Il catalogo è edito da MOEBIUS ed è arricchito da due contributi
originali: un saggio del regista GIORGIO DIRITTI, che offre una prospettiva
cinematografica, e un’analisi di FRANCESCA ROMANA MORELLI sul rapporto
tra Ligabue e Renato Marino Mazzacurati. Due testi che propongono per la
prima volta una lettura completa del duplice successo del pittore, come
uomo e come artista.

LA VITA DI ANTONIO LIGABUE
Non si può parlare dell’arte di Ligabue senza conoscerne la vita, né si
possono capire le sue opere se non si entra nel mondo di quel piccolo uomo
sfortunato e folle, pieno di talento e poesia.

Nato a Zurigo nel 1899 da madre di origine bellunese e da padre ignoto,
viene dato subito in adozione ad una famiglia svizzera. Già
dall’adolescenza manifesta alcuni problemi psichiatrici che lo portano,
nel 1913, a un primo internamento presso un collegio per ragazzi affetti da
disabilità.
Nel 1917 viene ricoverato in una clinica psichiatrica, dopo
un’aggressione nei confronti della madre affidataria Elise Hanselmann
che, dopo varie vicissitudini, deciderà di denunciarlo ottenendo
l’espulsione di Antonio dalla Svizzera il 15 maggio del 1919 e il suo
invio a Gualtieri, il comune d’origine del patrigno (il marito della
madre naturale, che odierà sempre).
Ligabue non parla l’italiano, è incline alla collera e incompreso dai
suoi contemporanei, viene soprannominato “el Matt” dagli abitanti di
Gualtieri che ne rifiutano i dipinti e il valore artistico, costringendolo
a prediligere la via dell’alienazione e della solitudine.
Dopo tormentati e inquieti anni di vagabondaggio in cui vive solamente dei
pochi sussidi pubblici e si rifugia nell’arte per esprimere il suo
disagio esistenziale, a cavallo tra il 1928 e il 1929 incontra Renato
Marino Mazzacurati (importante artista della /Scuola Romana/) che ne
comprende il talento artistico e gli insegna ad utilizzare i colori.
Con singolare slancio espressionista e con una purezza di visione tipica
dello stupore di chi va scoprendo – come nell’infanzia – i segreti del
mondo, Ligabue si dedica alla rappresentazione della lotta per la
sopravvivenza degli animali della foresta; si autoritrae in centinaia di
opere cogliendo il tormento e l’amarezza che lo hanno segnato, anche per
l’ostilità e l’incomprensione che lo circondavano; solo talvolta pare
trovare un po’ di serenità nella rappresentazione del lavoro nei campi e
degli animali che tanto amava e sentiva fratelli.
Nel 1937 viene nuovamente ricoverato presso l’ospedale psichiatrico di
San Lazzaro a Reggio Emilia per autolesionismo e per “psicosi
maniaco-depressiva” nel marzo del 1940.
È il 1948 quando comincia a esporre le sue opere in piccole mostre e
ottenendo, sotto la guida di Mazzacurati, qualche riconoscimento e a
guadagnare i primi soldi.
Ma il successo è breve: dopo essersi permesso solo qualche lusso, nel 1962
viene sopraggiunto da una paresi e ricoverato all’ospedale di Guastalla
dove continua a dipingere e dove termina la sua vita il 27 maggio del 1965.

LA MOSTRA
Antonio Ligabue emerge come una figura singolare nel panorama artistico
italiano del XX secolo. Questa mostra, con oltre 100 capolavori, tra cui
alcune straordinarie opere inedite, offre una panoramica completa della
produzione di un artista la cui vita e opera formano un intreccio
indissolubile.
L’esposizione documenta il percorso artistico di Ligabue, caratterizzato da
uno stile unico che fonde realismo e fantasia. Le sue opere,
contraddistinte da colori accesi e pennellate vigorose, rivelano un
universo pittorico intenso, dove la natura e gli animali assumono qualità
quasi mitiche.
Un racconto biografico e artistico che si snoda attraverso i temi
principali entro i quali si sviluppa l’universo creativo del pittore: le
fiere, nelle quali si immedesima riproducendo le movenze e i suoni per
riuscire a catturarne l’essenza, gli animali domestici nei quali possiamo
riconoscere il suo sguardo, la vita silenziosa dei campi, le carrozze, le
troike i postiglioni, antiche iconografie derivate da stampe popolari che
decoravano le case dei contadini e infine gli autoritratti, l’estremo
tentativo di allontanare la sua condizione di emarginazione. Questi lavori
non solo testimoniano la straordinaria capacità espressiva di Ligabue, ma
offrono anche uno sguardo penetrante sulla sua psiche tormentata e sul suo
rapporto complesso con il mondo circostante.
Attraverso questa mostra esaustiva, il pubblico avrà l’opportunità di
comprendere appieno il valore di un artista che ha saputo trasformare le
sue esperienze di vita, spesso dolorose, in opere di straordinaria potenza
espressiva.
L’arte di Ligabue, pur non allineandosi con le correnti dominanti del suo
tempo, ha anticipato tendenze successive che valorizzano l’autenticità
dell’espressione oltre le convenzioni accademiche. La sua tecnica,
apparentemente grezza e istintiva, sfida i parametri tradizionali di
analisi critica, invitando a un’esperienza estetica più diretta e
viscerale.

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

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