23 Settembre 2024, lunedì
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L’IMPORTANZA DEL ‘PRONTO-MODA’ NEL NOSTRO PAESE

A cura di Carla Cavicchini
Un convegno altamente interessante quello tenuto a Bologna al Teatro Arena del Sole ”con un nome che è tutto un progetto visto che si parlava de:“ Il Futuro della moda è il Pronto Moda:il modello di business che ridefinisce il mercato”.
Un incontro in cui vengono messe a fuoco varie dinamiche rappresentando l’importante
occasione di confronto sulle sfide ed opportunità del ‘Pronto Moda’, nel contesto internazionale.
Moderatore dell’incontro Alessandro Nardone ‘communication – manager’ abilissimo nel gestire il panel nonché trarne le opportune considerazioni intervistando relatori di spicco quali Valentino Valentini “Vice-ministro dell’Imprese e del Made in Italy”, l’Eurodeputato Carlo Fidanza, l’assessore regionale Vincenzo Colla, il responsabile nazionale di Cna Federmoda Antonio Franceschini, il Vice sindaco di Bologna – Città Metropolitana, Marco Panieri. Per quanto riguardava invece ‘Centegross’, si esprimevano in materia il Presidente Piero Scandellari, l’Export manager Riccardo Collina e l’Art director Roberto Corbelli.
Punto focale: filiera corta con i negozianti presenti di tale indotto qual parte del sistema
“Made in Italy” per bellezza, tradizioni e saper fare, con speranza di divenire sempre più ‘green’. Da sottolineare che ‘Centergross’ gode di una ricchissima concentrazione di aziende avendo ‘vestito’ addirittura nel periodo del Covid, le varie urgenze operando di conseguenza con l’ambiente e con il sociale. Innegabile osservare che, dopo i settori della meccanica e del food, in terre squisitamente bolognesi, ‘Centergross’ da sempre opera con progetti di lavoro su certificazione in lungo e largo con attente tematiche volte nell’abbracciare anche la filiera europea.
Nota dolente – non c’è rosa senza spine – il fecondo lavoro instaurato prima con la Russia
decisamente cambiato per motivi di cui tutti ne siamo a conoscenza. Rimane tuttavia ‘il bello di Centergross’ quale appunto nel non fare magazzino in considerazione che le mani godono d’intelligenza e genialità, aggiungendo doveroso – veto verso la massificazione dello stile quale lotta soprattutto nei confronti del ‘Fast-fashion’. Altro tassello importante quello della sostenibilità valorizzando appunto le fatiche di tale fiera decisamente operativa nei confronti di tale città, “La grassa”, verso orizzonti che dopo il passato, tengono attentamente presente l’oggi ed il domani. E questo in un agile contesto significativo sempre più di venti fecondi verso l’internazionalizzazione, con tanto di buona tracciabilità.
E se gli scogli esistono in ogni ambito, è necessario tutelare maggiormente le eccellenze –
aspetto decisamente vitale – permettendo in tal modo di continuare nello stare nei binari giusti.
Un momento in cui veniva parlato anche della contraffazione del “Made in Italy” con tanto
di concorrenza sleale su web, e quindi da tutelare maggiormente, sottolineando che a tutt’oggi manca la provenienza del prodotto con danni che possono essere non indifferenti anche nel piano della salute stessa. Necessario pertanto che il nostro ‘Stivale’ attivi maggior sistema curando sempre più le filiere gestendo al meglio tale ‘asset’, con opportuna considerazione d’essere stati ‘grandi’ nel mondo.
Pertanto perché non rimanere ad esserlo?
A Fabiana Giacomotti giornalista e docente nonché storica esperta di moda, abbiamo poi
domandato come possibile intervenire su tale comparto, analizzandone gli aspetti più spinosi .
“Beh…il problema è che l’Italia non è abbastanza forte dal punto di vista dei fatturati
mentre lo è invece dal punto di vista della qualità e delle eccellenze. Forse questo fa parte del ‘lobbismo’, nel fare ‘muro’, tenendo conto che è anche un po’ sola contro tutte quelle spinte importanti che arrivano dal nord-d’Europa, dove ci sono grandi produttori di ‘Fast-Fashion’ nonché grandi produttori sportivi che producono nel mondo.
E questo seguendo logiche completamente diverse dalle nostre senza avere nessun interesse in merito. Pertanto questo l’abbiamo dimostrato negli ultimi 20 anni sostenendo quel che è l’eccellenza e la difesa del lavoro, entro certe condizioni: quello dei manufatti con regole e norme di sicurezza in cui siamo abituati, e che dobbiamo esigere. Di conseguenza tutto questo ha bisogno di tutta una serie di politiche che ad oggi Bruxelles non ha mai fatto.”
A suo avviso possono profilarsi tempi migliori?
“Eh…questo dipende dal ‘Pil’ del mercato. Il mercato non lo facciamo noi, il mercato lo
fanno i consumatori e quindi il consumatore va educato a scegliere meglio.”
Si può fare. Decisamente. Con consapevolezza d’occhio attento all’acquisto a sostegno del
nostro orgoglio ‘Made in Italy’.

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