19 Settembre 2024, giovedì
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Lotta alla disinformazione: Chi decide cosa è vero e cosa no?

di Ionela Polinciuc

Viviamo in un mondo saturo di informazioni, dove la verità sembra sempre più difficile da distinguere dalla menzogna. Ogni giorno, milioni di persone interagiscono con notizie e contenuti online, ma quante di queste informazioni sono realmente affidabili? E, soprattutto, chi ha il diritto di stabilire cosa è vero e cosa non lo è?

Questa è la domanda che si annida al cuore di uno dei dibattiti più cruciali del nostro tempo: la lotta alla disinformazione. Un fenomeno che, negli ultimi anni, ha assunto proporzioni spaventose, minacciando non solo la fiducia nelle istituzioni e nei media, ma anche la coesione sociale, il dialogo democratico e, in ultima analisi, la nostra capacità di comprenderci e fidarci l’uno dell’altro.

La disinformazione non è un problema nuovo. Da sempre, la manipolazione dei fatti è stata utilizzata per controllare le narrazioni e influenzare l’opinione pubblica. Tuttavia, con l’avvento delle piattaforme digitali e dei social media, la sua diffusione ha raggiunto una velocità e una portata senza precedenti. Ogni post, ogni notizia, ogni “meme” condiviso ha il potenziale di influenzare migliaia, se non milioni di persone, spesso senza alcuna verifica dei fatti.

Durante la pandemia di COVID-19, abbiamo assistito all’impennata di teorie del complotto, cure fasulle e notizie fuorvianti che hanno contribuito a creare divisioni profonde nelle società di tutto il mondo. E oggi, con l’evoluzione dell’intelligenza artificiale, come i “deepfake”, la disinformazione si sta evolvendo a un livello in cui non possiamo più fidarci nemmeno di ciò che vediamo con i nostri occhi. In un tale scenario, chi può davvero stabilire cosa è vero e cosa è falso?

In risposta a questa crisi, molte piattaforme tecnologiche, governi e organizzazioni hanno avviato meccanismi per il fact-checking, cercando di limitare la diffusione di notizie false e di promuovere un’informazione corretta. Ma qui si pone una questione fondamentale: chi decide cosa è vero? Queste piattaforme, spesso dominate da interessi economici e politici, hanno il diritto di decidere quali notizie circolano e quali no?

Pensiamo a quanto accaduto negli ultimi anni con la rimozione di contenuti “fuorvianti” sui social media. Alcuni sostengono che si tratti di una necessaria salvaguardia contro la disinformazione, mentre altri vedono in queste azioni una forma di censura mascherata, che limita il diritto alla libertà di espressione. La linea tra proteggere la verità e reprimere il dibattito è sottile, e attraversarla significa rischiare di compromettere il fondamento stesso della democrazia.

Dietro ogni notizia falsa, dietro ogni decisione di eliminare un contenuto o di amplificare una narrazione, ci sono persone reali. Persone che vengono manipolate, ingannate, convinte a credere in una realtà distorta. E le conseguenze possono essere devastanti. Famiglie che perdono i propri cari a causa di cure mediche non sicure promosse online, elezioni democratiche minate da campagne di disinformazione mirate, intere comunità che si disintegrano sotto il peso di menzogne virali.

Ma le vittime della disinformazione non sono solo coloro che credono alle falsità. Sono anche i giornalisti, i ricercatori, gli scienziati che, ogni giorno, lottano per portare la verità alla luce, spesso a rischio della propria sicurezza. In un clima di sospetto e sfiducia, la loro voce si perde, affogata nel mare delle fake news, e la verità diventa una merce rara, sempre più difficile da trovare.

Il Ruolo di Ognuno di Noi nella Difesa della Verità

Ma non tutto è perduto. Ognuno di noi ha il potere di contribuire alla lotta contro la disinformazione. La verità non è un concetto che può essere semplicemente imposto dall’alto; deve essere coltivata attraverso il dialogo, la ricerca critica e la responsabilità individuale. In un mondo in cui i confini tra verità e falsità sono sempre più sfumati, è fondamentale che impariamo a mettere in discussione le informazioni che riceviamo, a verificarle, a non fermarci al titolo di un articolo o al post di un social network.

La verità, in fondo, non è un’entità statica. È una conquista, un impegno che richiede sforzo, umiltà e apertura mentale. Se vogliamo difenderla, dobbiamo essere pronti a impegnarci per cercarla, anche quando è scomoda, anche quando va contro le nostre convinzioni. Perché la verità, come scriveva Orwell, “non scompare mai del tutto”. Può essere occultata, distorta, ma alla fine troverà sempre la via per emergere, grazie a coloro che la difendono con coraggio e dedizione.

La battaglia contro la disinformazione non è solo una sfida per i media, le istituzioni o le piattaforme tecnologiche. È una battaglia che riguarda tutti noi. Siamo tutti responsabili di preservare e difendere la verità, in ogni sua forma. Perché la verità non è solo una questione di fatti. È ciò che ci tiene insieme, come società, come esseri umani. Se perdiamo la capacità di discernere il vero dal falso, rischiamo di smarrire la nostra umanità. E questo è un rischio che non possiamo permetterci di correre.

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