20 Settembre 2024, venerdì
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Terapia genitore-bambino: Come la psicoterapia familiare può prevenire malattie gravi nei bambini traumatizzati

A cura di Ionela Polinciuc

La psicoterapia che coinvolge i genitori dimostra benefici sia per la salute mentale che fisica dei bambini traumatizzati, secondo uno studio dell’Università della California.

Un nuovo studio condotto dall’Università della California, San Francisco (UCSF), ha rivelato che la psicoterapia che coinvolge sia i genitori che i bambini può non solo migliorare il benessere mentale dei piccoli che hanno vissuto traumi, ma anche comportare benefici biologici significativi. Questo tipo di terapia potrebbe, infatti, ridurre il rischio di malattie gravi come obesità, cancro e malattie cardiache.

Il Metodo della Ricerca

Pubblicata sulla rivista Psychological Science, la ricerca ha utilizzato un biomarcatore chiamato “accelerazione dell’età”, che misura quanto velocemente il corpo invecchia rispetto all’età cronologica. Questo indicatore è spesso accelerato nei bambini che hanno subito traumi durante l’infanzia, aumentando il rischio di malattie cardiache, obesità, asma e cancro.

Per valutare l’efficacia della terapia, i ricercatori hanno esaminato due gruppi di bambini tra i 2 e i 6 anni che avevano vissuto esperienze traumatiche. Il primo gruppo, composto da 45 bambini, ha partecipato a sessioni di psicoterapia congiunta genitore-bambino, mentre il secondo gruppo di 110 bambini non ha ricevuto questo tipo di trattamento.

Prima dell’inizio della terapia, entrambi i gruppi mostravano tassi simili di accelerazione dell’età biologica. Tuttavia, al termine dello studio, i bambini che avevano partecipato alle sessioni di terapia mostravano una minore accelerazione dell’età rispetto ai bambini che non avevano ricevuto il trattamento. Anche se la differenza osservata non era marcata, essa suggerisce che i piccoli cambiamenti biologici durante l’infanzia possono avere un impatto significativo sulla salute a lungo termine.

Questo studio mette in luce l’importanza di garantire l’accesso alle terapie congiunte genitore-bambino per le famiglie che hanno vissuto traumi e stress. La dottoressa Nicole Bush, psicologa e co-autrice della ricerca, ha sottolineato come i risultati possano supportare la necessità di politiche e interventi sanitari mirati che considerino non solo gli effetti psicologici, ma anche quelli biologici dei traumi infantili.

Un aspetto importante dello studio è che oltre l’80% dei bambini nel gruppo di trattamento e due terzi del gruppo di confronto appartenevano a famiglie di origine latino-americana, una comunità frequentemente esposta a traumi a causa di fattori sociali ed economici. La dottoressa Alicia Lieberman, direttrice del Child Trauma Research Program dell’UCSF e ideatrice del programma di sedute psicoterapeutiche, ha evidenziato che i partecipanti allo studio presentavano livelli di trauma superiori rispetto a quelli generalmente osservati nei bambini della loro età, rendendo i risultati particolarmente rilevanti.

La Child-Parent Psychotherapy (CPP) è un approccio che utilizza giochi e immagini per aiutare i bambini a elaborare le emozioni e i pensieri legati alle loro esperienze traumatiche, mentre aiuta i genitori a comprendere come il comportamento dei loro figli sia influenzato da tali esperienze. Le sedute di ascolto e dialogo sono progettate per rafforzare il legame tra genitore e bambino e promuovere interazioni sociali positive.

La dottoressa Lieberman ha spiegato che quando sia il genitore sia il bambino hanno vissuto un trauma, gli effetti negativi si amplificano e possono perdurare nel tempo. La terapia mira a guarire in modo congiunto sia il rapporto tra i due sia le ferite psicologiche. “Le relazioni sono la chiave per la salute, a partire dalla prima infanzia,” ha affermato Lieberman.

Lo studio sottolinea quindi l’importanza degli interventi precoci, idealmente prima dei cinque anni, quando il cervello del bambino è in una fase cruciale di sviluppo. Gli autori dello studio auspicano che queste evidenze possano sensibilizzare politici e operatori sanitari sull’importanza delle terapie basate sulla relazione familiare, offrendo una valida alternativa ai trattamenti farmacologici per il trauma infantile.

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