19 Aprile 2025, sabato
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Due anni e otto mesi per un post: la voce silenziata di Daria Kozyreva

Una ragazza russa di 19 anni condannata per aver criticato la guerra in Ucraina. Amnesty International denuncia: “Violazione gravissima della libertà di espressione”.

In Russia, anche un post sui social può costare la libertà. È quanto accaduto a Daria Kozyreva, una studentessa di San Pietroburgo appena diciannovenne, condannata a due anni e otto mesi di carcere per aver manifestato pubblicamente la sua opposizione alla guerra in Ucraina. La sentenza, emessa da un tribunale della città, ha suscitato l’immediata reazione di Amnesty International, che ha definito il verdetto “una flagrante violazione della libertà di espressione” e ne ha chiesto il rilascio “immediato e incondizionato”.

Il tribunale ha riconosciuto Kozyreva colpevole di “ripetuto discredito delle forze armate russe”, un’accusa fondata su una legge repressiva introdotta dopo l’invasione dell’Ucraina nel 2022, che limita drasticamente ogni forma di critica verso l’operato militare del Cremlino. Questa normativa, ribattezzata da attivisti e organizzazioni per i diritti umani come una vera e propria “legge bavaglio”, è stata utilizzata per mettere a tacere giornalisti, intellettuali, cittadini comuni e, ora, anche una giovane studentessa.

Le prove portate a sostegno dell’accusa sono emblematiche della portata del controllo esercitato dallo Stato russo sul dissenso: un post pubblicato online in cui Kozyreva condannava la guerra, un’intervista rilasciata a Radio Liberty – storica emittente indipendente spesso nel mirino del governo – e persino una citazione poetica contro la tirannia lasciata su una statua dedicata al poeta ucraino Taras Shevchenko. Un gesto simbolico, interpretato dalle autorità come un atto sovversivo meritevole di punizione esemplare.

Il caso di Daria Kozyreva riporta alla ribalta la sistematica repressione delle voci critiche in Russia, in un clima sempre più soffocante per i diritti civili e le libertà fondamentali. La giovane è diventata, suo malgrado, un nuovo simbolo della resistenza silenziosa che, pur con mezzi pacifici e personali, continua a sfidare un regime che non tollera né domande né dissenso.

Mentre la comunità internazionale osserva con crescente preoccupazione, Amnesty International ribadisce l’urgenza di agire: “Daria è stata incarcerata solo per aver espresso la propria opinione. In un Paese dove la libertà di parola è un crimine, ogni voce che si leva contro la propaganda di guerra diventa un atto di coraggio”.

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