Non si placano le polemiche legate agli ultimi sviluppi sulle pensioni, in particolare per quanto riguarda gli adeguamenti dei requisiti legati all’età pensionabile e ai contributi necessari. A tenere banco è stato un incidente verificatosi giovedì, quando l’Inps ha aggiornato senza preavviso il suo simulatore pensionistico, aumentando di tre mesi i requisiti per il pensionamento anticipato. Questo ha suscitato una reazione immediata da parte dei sindacati, in particolare dalla Cgil, che ha parlato di una modifica “unilaterale” e senza comunicazione ufficiale.
L’istituto previdenziale ha però smentito le accuse, garantendo che le certificazioni per il pensionamento continueranno a essere calcolate secondo le tabelle già pubblicate. Inoltre, il simulatore è stato correttamente aggiornato per rimuovere i tre mesi aggiuntivi. Tuttavia, il dibattito sollevato resta acceso, soprattutto riguardo le prospettive per i prossimi anni e le possibili modifiche al sistema pensionistico.
Fino ad oggi, le regole per il pensionamento sono state abbastanza chiare, con alcune eccezioni legate a misure specifiche come la Quota 100, che ha consentito a chi aveva 62 anni e almeno 38 anni di contributi di accedere anticipatamente alla pensione. Tuttavia, il rischio di un inasprimento dei requisiti è sempre stato presente, specialmente per i nati nel 1960, appartenenti alla generazione dei baby boomers, che erano rimasti fuori da Quota 100 e rischiano di essere penalizzati da un ulteriore aumento dei requisiti. Questo ha sollevato timori su una nuova ondata di esodati, ossia quei lavoratori che, aderendo a piani di isopensione o a scivoli pensionistici, potrebbero trovarsi temporaneamente senza tutele.
A preoccupare ulteriormente è il futuro degli adeguamenti, che, secondo il Decreto Legge 78/2010, dovrebbero continuare in modo automatico per allinearsi alla speranza di vita. Fino ad oggi, l’età pensionabile è aumentata progressivamente: nel 2022, per esempio, è salita a 64 anni per la pensione anticipata, mentre nel 2023 è stata introdotta la Quota 103, con 62 anni di età e 41 anni di contributi. Nel 2024, però, le regole diventano ancora più rigide, con l’introduzione del calcolo contributivo per chi sceglie la pensione anticipata.
Per il 2027, la situazione potrebbe evolversi ulteriormente, con l’età minima per la pensione di vecchiaia che potrebbe salire a 67 anni e 3 mesi, e quella per la pensione anticipata a 43 anni e 1 mese di contributi, con un ulteriore aumento nel 2029. Ma per il 2025, le stime Istat non prefigurano variazioni sostanziali, dato che la speranza di vita ha registrato un calo di un mese, che si aggiunge a quello già registrato nel biennio precedente.
A gettare ulteriore incertezza, le dichiarazioni del presidente dell’Istat, Chelli, che aveva ipotizzato un significativo aumento della speranza di vita, suggerendo la possibilità di un ulteriore rialzo dell’età pensionabile. Una prospettiva che, se confermata, potrebbe incidere ulteriormente su chi già fatica a soddisfare i requisiti pensionistici, creando nuove disparità.
Nel frattempo, mentre l’Inps cerca di rassicurare i cittadini con il ripristino delle regole precedenti, il governo continua a riflettere su possibili soluzioni per rendere la riforma più equa e sostenibile, evitando di penalizzare ulteriormente i lavoratori. La situazione, pertanto, resta fluida, e sarà necessario un intervento normativo chiaro per definire i nuovi criteri di accesso alla pensione e per evitare che nuove modifiche provochino incertezze o ulteriori difficoltà per chi si avvicina alla fine della carriera lavorativa.