A cura di Anna Borriello
Poche cose, ma di qualità. Mentre i saldi invernali 2025 prendono il via con la Valle d’Aosta, che ha aperto i giochi il 2 gennaio, seguita da tutte le altre regioni sabato 4, il classico consiglio della nonna si rivela più attuale che mai.
Lungi dall’essere superato, questo suggerimento si intreccia con i temi caldi della sostenibilità: ambiente, questioni sociali, minimalismo e finanze. Riflessioni che mettono in luce l’impatto del consumismo sul pianeta, sulle persone, sulle nostre case e sui portafogli.
Ogni capo d’abbigliamento, o oggetto in generale, richiede risorse per essere prodotto: acqua, energia, materie prime. A ciò si aggiungono l’inquinamento derivante dalla produzione, dalla logistica e dalla distribuzione. I resi online, spesso trascurati, comportano viaggi di centinaia o migliaia di chilometri, moltiplicando rifiuti ed emissioni di CO2, con conseguenze sul riscaldamento globale.
Eppure, quando clicchiamo su “acquista” o preleviamo un prodotto da uno scaffale, raramente consideriamo questi impatti, rassicurati dall’idea che possiamo sempre restituire ciò che non ci piace o non ci sta bene.
Ecco qualche dato significativo sull’industria dell’abbigliamento, protagonista dei saldi:
- È responsabile del 5-10% delle emissioni globali di gas serra.
- Consuma e inquina 93 miliardi di metri cubi d’acqua all’anno, a causa di sostanze chimiche tossiche, pesticidi e fertilizzanti.
- Il 35% delle microplastiche negli oceani deriva dal lavaggio di tessuti sintetici.
- Circa il 30% degli acquisti effettuati durante i saldi viene buttato o svenduto.
Questo scenario si traduce in una sola parola: spreco. Una consapevolezza necessaria non per indurci al senso di colpa o a uno stile di vita ascetico, ma per abbandonare un consumismo sfrenato ormai anacronistico. Le piattaforme e i negozi che offrono prodotti di scarsa qualità a prezzi irrisori rappresentano il culmine di questa tendenza, che è il momento di superare.
Acquistare meno, ma meglio, significa non solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche favorire una cultura del consumo responsabile, rispettosa del pianeta e delle generazioni future.