9 Gennaio 2025, giovedì
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La crisi del gas in Moldavia: un banco di prova tra Europa e Russia

La Transnistria al gelo, Mosca sotto accusa: le tensioni energetiche minacciano la stabilità politica del paese più povero d’Europa.

Di Paolo Riccardo

Mentre Kiev celebra questa decisione come un evento “storico” per fermare i finanziamenti alla guerra russa, la Moldavia si trova a fronteggiare una potenziale crisi energetica e sociale, che potrebbe avere ripercussioni politiche a lungo termine.

Nella regione separatista filo-russa della Transnistria, l’anno nuovo è iniziato con riscaldamento disponibile solo per ospedali e infrastrutture essenziali. Le abitazioni sono al freddo, con una pressione del gas ridotta ai minimi termini. Dmitry, residente locale, descrive un quadro preoccupante:

“L’acqua calda è stata disattivata e i termosifoni sono appena tiepidi. Adesso fa freddo negli appartamenti, e non sappiamo cosa ci riserverà gennaio.”

Le autorità locali stanno predisponendo “punti di riscaldamento” e distribuendo legna da ardere, ma le prospettive rimangono incerte. La principale centrale elettrica della regione, alimentata a carbone, ha riserve sufficienti solo per 50 giorni. Questo potrebbe avere effetti devastanti anche sulla Moldavia, che dipende dalla Transnistria per l’80% della sua elettricità.

Il governo di Chisinau rassicura la popolazione dichiarando di avere scorte di gas sufficienti fino alla primavera e di poter acquistare elettricità dall’Europa. Tuttavia, i costi per queste forniture alternative sono enormi, portando il Paese a dichiarare lo stato di emergenza energetica.

L’interruzione del gas attraverso l’Ucraina colpisce anche Slovacchia e Ungheria, ma la Moldavia, il paese più povero d’Europa, è particolarmente vulnerabile. Una crisi energetica prolungata potrebbe destabilizzare il governo e rafforzare le forze politiche filo-russe.

Secondo Gazprom, la sospensione delle forniture è dovuta a un presunto debito di 700 milioni di dollari. Tuttavia, un audit internazionale richiesto dalla Moldavia ha stimato il debito reale a soli 9 milioni di dollari, già in gran parte saldato. Olga Rosca, consigliera del presidente moldavo Maia Sandu, attribuisce invece la crisi a un piano deliberato di Mosca per destabilizzare la Moldavia:

“Non si tratta di una crisi energetica, ma di una crisi di sicurezza creata dalla Russia per minare la nostra stabilità economica e sociale.”

Mosca è accusata di utilizzare la Transnistria come leva politica. La regione, con truppe russe sul territorio e una dipendenza totale dal gas di Mosca, potrebbe essere utilizzata per fomentare disordini e indebolire il governo pro-UE di Chisinau.

Nel frattempo, le tensioni aumentano. Tiraspol rifiuta qualsiasi aiuto dal governo moldavo, anche generatori di emergenza, alimentando la narrativa che la Moldavia stia “congelando la Transnistria fino alla sottomissione”.

L’obiettivo di Mosca sembra chiaro: sfruttare l’insoddisfazione popolare per favorire il ritorno al potere di partiti filo-russi alle elezioni parlamentari del 2025.

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