L’espressione “fare il portoghese” affonda le sue radici in eventi storici e curiosi, che hanno avuto luogo a Roma nei secoli passati, e si riferisce all’atto di approfittare di un privilegio, spesso ingiustificato, o di eludere un pagamento grazie a trucchi o espedienti.
Una delle versioni più accreditate riguarda il 1514, quando Papa Leone X, per ricambiare il dono dell’elefante Annone da parte del re del Portogallo, concesse a quest’ultimo un privilegio straordinario: l’ambasciatore portoghese e il suo seguito avrebbero potuto entrare in qualsiasi teatro, osteria, albergo, senza mai pagare nulla, semplicemente dichiarando la propria nazionalità. Subito, alcuni astuti romani, venuti a conoscenza di questo speciale diritto, iniziarono a presentarsi nei locali come “portoghesi”, sperando di far lievitare i costi a spese della Santa Sede. La frode divenne così diffusa che il Papa fu costretto a ritirare il privilegio con un provvedimento che non lasciava spazio a ulteriori abusi.
Un’altra versione, più recente, risale al XVIII secolo. In quell’epoca, l’ambasciatore portoghese a Roma invitò tutti i portoghesi residenti nella città a uno spettacolo teatrale gratuito al Teatro Argentina. Non serviva un invito formale: era sufficiente dichiararsi tali. Ma, anche in questo caso, molti non portoghesi tentarono di approfittare della situazione, spacciandosi per cittadini del regno lusitano. Da qui nacque il detto “non fare il portoghese”, un avvertimento che si diffondeva come un monito contro chi cercava di ottenere vantaggi ingiustificati.
Un’altra possibile origine dell’espressione è legata a una concessione fatta dal Papa a re Giovanni III di Portogallo, che avrebbe esentato i portoghesi dal pagamento del dazio per entrare a Roma, in segno di riconoscenza per la donazione di una quantità d’oro utilizzata per abbellire la basilica di Santa Maria Maggiore. Ancora una volta, l’abuso di tale privilegio portò a un uso improprio della “condizione di portoghese” per evitare il pagamento di tasse e diritti.
Infine, un’ipotesi che si rifà alla letteratura popolare suggerisce che l’espressione derivi dal Cancioneiro Geral di Almeida Garrett, una raccolta di storie che racconta con tono ironico di alcune usanze di contadini portoghesi che si autoinvitavano a feste eleganti, usurpando così il diritto di parteciparvi senza essere stati invitati.
Indipendentemente dalla sua origine, l’espressione “fare il portoghese” è diventata nel tempo un modo di dire che sottolinea l’astuzia nel cercare di ottenere qualcosa senza il giusto merito o senza pagare il dovuto.