A cura di Ionela Polinciuc
La Corte d’Appello ha confermato la condanna a sei anni di reclusione per George Leonte, 54 anni, accusato di tentato omicidio dopo aver accoltellato un amico al termine di una lite scoppiata per futili motivi. L’episodio risale a luglio dello scorso anno a Furci Siculo, quando i due avevano pranzato insieme prima che la situazione degenerasse.
Il processo, celebrato con rito abbreviato, si è concluso con la sentenza emessa dal giudice Bruno Sagone, che ha rigettato la richiesta della difesa di riqualificare il reato in lesioni personali. L’avvocato di Leonte, Manuela Brancato, aveva sostenuto che le ferite inflitte al collo e alla spalla della vittima fossero guaribili in dieci giorni e, pertanto, non giustificassero l’accusa di tentato omicidio.
Tuttavia, la Corte non ha accolto tale tesi, sottolineando che le ferite, pur non gravi, erano state inferte in punti vitali. Il medico dell’ospedale di Taormina, dove la vittima era stata trasportata dopo l’intervento dei carabinieri, ha dichiarato che, se le coltellate fossero state più violente, avrebbero potuto recidere la carotide o perforare il polmone.
La sentenza ha inoltre richiamato l’orientamento della Corte di Cassazione, secondo cui “la scarsa entità delle ferite non appare decisiva per la riqualificazione del reato”. Anche se le lesioni non sono risultate letali, la localizzazione e il potenziale rischio per la vita della vittima sono stati considerati elementi sufficienti per mantenere l’accusa di tentato omicidio.
