19 Settembre 2024, giovedì

Munch

Dopo 40 anni dall’ultima mostra a Milano, EDVARD MUNCH (Norvegia, 1863
-1944) viene celebrato con una grande retrospettiva promossa da COMUNE DI
MILANO – CULTURA con il patrocinio del MINISTERO DELLA CULTURA e della
REALE AMBASCIATA DI NORVEGIA A ROMA, e prodotta da PALAZZO REALE e
ARTHEMISIA in collaborazione con il MUSEO MUNCH DI OSLO.

Protagonista indiscusso nella storia dell’arte moderna, Munch è stato
uno dei principali artisti simbolisti del XIX secolo ed è considerato un
precursore dell’Espressionismo, oltre a essere un maestro nell’interpretare
le ansie e le aspirazioni più profonde dell’animo umano.

La vita di Munch è stata segnata da grandi e precoci dolori. La perdita
prematura della madre a soli 5 anni e della sorella, la morte del padre e
la tormentata relazione con la fidanzata Tulla Larsen sono stati il
materiale emotivo primigenio sul quale l’artista ha cominciato a tessere
la sua poetica, la quale si è poi combinata in maniera originalissima,
grazie al suo straordinario talento artistico, con la sua passione per le
energie sprigionate dalla natura. I suoi volti senza sguardo, i paesaggi
stralunati, l’uso potente del colore, la necessità di comunicare dolori
indicibili e umanissime angosce sono riusciti a trasformare le sue opere in
messaggi universali e Munch uno degli artisti più iconici del Novecento.

La mostra – curata da PATRICIA G. BERMAN, una delle più grandi studiose
al mondo di Munch, in collaborazione con COSTANTINO D’ORAZIO per il
supporto nella redazione dei testi di approfondimento in mostra –
racconta tutto l’universo dell’artista, il suo percorso umano e la sua
produzione grazie a un percorso di 100 OPERE, tra cui una delle versioni
litografiche de /L’Urlo/ (1895) custodite a Oslo, /La morte di Marat/
(1907), /Notte stellata/ (1922–1924), /Le ragazze sul ponte/ (1927),
/Malinconia/ (1900–1901) e /Danza sulla spiaggia (1904)/.

Ad arricchire la mostra milanese, è previsto un ricco palinsesto di eventi
che coinvolgerà diverse realtà culturali della città e che andrà ad
approfondire la figura dell’artista e ad espandere i temi delle sue
opere.

La mostra vede come /sponsor/ STATKRAFT e GENERALI VALORE CULTURA, /special
partner/ RICOLA, /media partner/ URBAN VISION, /mobility partner/
FRECCIAROSSA TRENO UFFICIALE e /radio partner/ DIMENSIONE SUONO SOFT.

L’ARTISTA
Munch è uno degli artisti che ha saputo meglio interpretare sentimenti,
passioni e inquietudini della sua anima, comunicandoli in maniera potente e
diretta.
Plasmato inizialmente dal naturalista norvegese Christian Krohg, che ne
incoraggiò la carriera pittorica, negli anni Ottanta del Novecento si
recò a Parigi dove assorbì le influenze impressioniste e
postimpressioniste che gli suggerirono un uso del colore più intimo,
drammatico ma soprattutto un approccio psicologico.
A Berlino contribuì alla formazione della Secessione Berlinese e nel 1892
si tenne la sua prima personale in Germania, che fu reputata scandalosa: da
quel momento in poi Munch viene percepito come l’artista eversivo e
maledetto, alienato dalla società, un’identità in parte promossa dai suoi
amici letterati. A metà degli anni Novanta del XIX secolo si dedicò alla
produzione di stampe e, grazie alla sua sperimentazione, divenne uno degli
artisti più influenti in questo campo.
La sua produttività e il ritmo serrato delle esposizioni lo porteranno a
ricoverarsi volontariamente nei sanatori a partire dalla fine degli anni
Novanta del XIX secolo.
Relazioni amorose dolorose, un traumatico incidente e l’alcolismo – vivendo
la vita “sull’orlo di un precipizio” – lo portarono a un crollo
psicologico per il quale cercò di recuperare in una clinica privata tra il
1908 e il 1909.
Dopo aver vissuto gran parte della sua vita all’estero, l’artista
quarantacinquenne tornò in Norvegia, stabilendosi al mare, dipingendo
paesaggi e dove iniziò a lavorare ai giganteschi dipinti murali che oggi
decorano la Sala dei Festival dell’Università di Oslo. Queste tele, le
più grandi dell’Espressionismo in Europa, riflettono il suo sempre vivo
interesse per le forze invisibili e la natura dell’universo.
Nel 1914 acquistò una proprietà a Ekely, Oslo, dove, da celebre artista
internazionale, continuò il suo lavoro sperimentale fino alla morte,
avvenuta nel 1944, appena un mese dopo il suo ottantesimo compleanno.

LA MOSTRA
Nel corso della sua lunga vita Edvard Munch realizzò migliaia di stampe e
dipinti. Essendo tanto un uomo d’immagini quanto di parole, riempì fogli
su fogli di annotazioni, aneddoti, lettere e persino una sceneggiatura per
il teatro. L’esigenza di comunicare le proprie percezioni, il proprio
‘grido interiore, lo accompagnò per tutta la vita, e proprio questa
attitudine è stato il motore della sua pratica come artista, che ha
toccato tanto temi universali – come la nascita, la morte, l’amore e il
mistero della vita – quanto i disagi psichici necessariamente connessi
all’esistenza umana – le instabilità dell’amore erotico, il disagio
prodotto dalle malattie fisiche e mentali e il vuoto lasciato dalla morte.

Questa mostra ruota attorno al ‘grido interiore’ di Munch, al suo saper
costruire, attraverso blocchi di colore uniformi e prospettive discordanti,
lo scenario per condividere le sue esperienze emotive e sensoriali: un
processo creativo che sintetizza ciò che l’artista ha osservato, quello
che ricorda e quanto ha caricato di emozioni.

Altre opere, invece, cercano di immortalare le forze invisibili che animano
e tengono insieme l’universo. L’inizio della sua carriera coincide
infatti con cambiamenti radicali nello studio della percezione: alla fine
dell’Ottocento è in corso un dibattito tra scienziati, psicologi,
filosofi e artisti sulla relazione tra quello che l’occhio vede
direttamente e come i contenuti della mente influiscono sulla nostra vista.
Il suo interesse per le forze invisibili che danno forma all’esperienza,
condizionerà le opere che lo rendono uno degli artisti più significativi
della sua epoca. Precursore dell’Espressionismo e persino del Futurismo
del XX secolo nella sua esplorazione delle forze impercettibili, oggi
continua a “parlare” alle visioni interiori e alle preoccupazioni anche
di noi, uomini e donne dell’età moderna. Nelle sue creazioni Munch punta
a rendere visibile l’invisibile.

Riceviamo e pubblichiamo integralmente

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