19 Settembre 2024, giovedì
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L’importanza delle lacrime e non solo per gli occhi 

A cura del Prof. Avv. Giuseppe Catapano

Quando siamo piccoli non ci facciamo troppi problemi e, se c’è qualcosa che non va, si piange guadando genitori. Spesso basta che ci prendano in braccio e tutto passa, malessere o capriccio che sia. Papà e mamma fanno di tutto, e imparano i segreti perché il pianto duri poco. Poi si cresce, la vita si complica, e persino la presenza dei genitori non è in grado di risparmiarci sfide e strappi. Diventiamo un mistero anche per loro, che pure ci vedono ogni giorno, e sono spettatori dell’ingrandirsi del nostro cuore . I linguaggi non si incontrano più facilmente come prima, e chissà quante volte avrebbero preferito vederci ancora piangere per avere la conferma che c’è qualcosa che non va e che si può risolvere.

E invece nessuno capisce cosa succede. A volte, però, capita che i genitori si decidano a osservare i propri figli con stupore. Affinano lo sguardo per non perdersi i dettagli, custodiscono i silenzi per non forzare il cammino e rilanciare sempre la loro libertà, vivono con più intensità la loro vita sapendo di essere sempre curiosamente osservati. Arriva così il giorno in cui i figli intuiscono che papà e mamma non sono diventati due estranei, e che per loro i figli non sono un problema da risolvere o una presenza da gestire. Succede persino che ricomincino a piangere senza vergogna, che chiedano aiuto senza timori, che li guardino con il segreto desiderio di invecchiare come loro.

Tutto questo non è un inconveniente da sistemare, ma un’avventura da intraprendere.

Come ha detto anche il Papa: “Solo quando Cristo ha pianto ed è stato capace di piangere, ha capito i nostri drammi”, perché “certe realtà si vedono solo con gli occhi puliti dalle lacrime”.

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