18 Settembre 2024, mercoledì
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Caso Sinner: Santilli avverte sui rischi delle prescrizioni di farmaci da parte di non medici

A cura di Ionela Polinciuc

Caso Sinner: Santilli avverte sui rischi delle prescrizioni di farmaci da parte di non medici – “Solo i medici devono prescrivere farmaci per garantire la sicurezza degli atleti”

La recente vicenda che ha coinvolto Jannik Sinner, tennista numero uno al mondo, ha riacceso il dibattito sull’importanza di riservare la prescrizione di farmaci esclusivamente ai medici, soprattutto quando si tratta di atleti professionisti. Valter Santilli, stimato medico fisiatra e professore ordinario di Medicina Fisica e Riabilitativa all’Università Sapienza di Roma, ha sottolineato come la pratica di affidare prescrizioni a professionisti non medici, come fisioterapisti e preparatori atletici, stia diventando sempre più comune in Italia, con conseguenze potenzialmente gravi.

Il caso specifico riguarda Sinner, che lo scorso aprile era risultato positivo a un metabolita dello steroide Clostebol, un farmaco proibito. La contaminazione, come ha stabilito l’agenzia antidoping Itia, era avvenuta in modo “inconsapevole” tramite l’applicazione di uno spray da parte del fisioterapista dell’atleta, su consiglio del preparatore atletico, a seguito di un infortunio a un mignolo tra il 5 e il 13 marzo.

Santilli ha ricordato che, secondo la legge Gelli-Bianco, che regola la responsabilità sanitaria in Italia, un medico che prescrive un farmaco può essere accusato di negligenza, imperizia e imprudenza se non è a conoscenza delle sostanze vietate per un atleta soggetto a controlli antidoping. “Se invece la prescrizione avviene da parte di un professionista non medico,” ha aggiunto Santilli, “questo potrebbe configurare un caso di abuso della professione medica.” Ha inoltre evidenziato che tali pratiche, in crescita nel Paese, rappresentano non solo un problema legale ma anche una minaccia per la sicurezza dei pazienti.

“Questo caso è stato particolarmente eclatante,” ha concluso Santilli, “ma esistono migliaia di situazioni simili che non finiscono sotto i riflettori dei media, e che pongono gravi interrogativi sulla gestione della salute degli atleti.”

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