A cura di Ionela Polinciuc
La gravidanza rappresenta una delle trasformazioni più significative nella vita di una donna, non solo a livello fisico ma anche a livello cerebrale. Negli ultimi anni, la scienza ha iniziato a svelare alcuni dei cambiamenti neurologici che avvengono durante questo periodo, gettando luce su un processo che è stato a lungo trascurato dalla ricerca. Sebbene ci siano ancora molte incognite, alcune ricerche pionieristiche, come quelle condotte da Susana Carmona e Elseline Hoekzema, hanno iniziato a delineare un quadro affascinante di come la gravidanza possa plasmare il cervello di una donna.
Uno degli studi più rilevanti in questo campo è stato condotto da Carmona e Hoekzema, che hanno utilizzato la risonanza magnetica per osservare i cambiamenti cerebrali durante e dopo la gravidanza. I loro risultati, pubblicati nel 2016, hanno rivelato che, nei mesi successivi al parto, diverse regioni della corteccia cerebrale delle donne si riducono in media del 2%. Questo restringimento persiste fino a due anni dopo la nascita del bambino e sembra essere correlato alla forza dell’attaccamento madre-bambino. L’ipotesi degli scienziati è che questa riduzione non sia un segno di deficit, ma piuttosto un perfezionamento delle funzioni neurali, preparandole alla genitorialità.
Gli ormoni giocano un ruolo cruciale nella trasformazione del cervello durante la gravidanza. L’impennata e poi il drastico calo di ormoni come il progesterone modificano non solo il corpo ma anche la mente della donna. Negli animali, questi cambiamenti ormonali sono stati osservati come fattori che influenzano profondamente il comportamento materno. Ad esempio, nelle femmine di ratto, l’esposizione a ormoni che simulano la gravidanza induce comportamenti materni anche in assenza di una vera gravidanza.
Durante la gravidanza e nel periodo post-partum, molte donne segnalano esperienze di “nebbia cerebrale” o deficit di memoria. Secondo alcune stime, tra il 50% e l’80% delle donne vive questi fenomeni, spesso descritti in modo stereotipato come “cervello da mamma”. Tuttavia, le ricerche suggeriscono che, nonostante questi deficit percepiti, le donne riescono a svolgere efficacemente i compiti cognitivi, e tali cambiamenti potrebbero essere temporanei.
La transizione alla maternità è anche associata a un aumentato rischio di problemi di salute mentale, tra cui depressione post-partum, psicosi e disturbo ossessivo-compulsivo. Questi disturbi sembrano essere legati ai drastici cambiamenti ormonali che avvengono alla nascita del bambino. Ad esempio, il calo del progesterone è stato associato alla depressione post-partum, tanto che negli Stati Uniti è stato recentemente approvato un farmaco specifico, lo zuranolone, che mira a contrastare questo fenomeno.
Un aspetto interessante emerso da recenti studi è che la maternità potrebbe avere un effetto ringiovanente sul cervello. Secondo una ricerca condotta da Ann-Marie de Lange, le donne che hanno avuto figli mostrano un cervello “più giovane” di circa sette mesi rispetto a quelle che non hanno avuto figli. Questo effetto è stato osservato anche nei genitori di sesso maschile, suggerendo che la genitorialità in generale potrebbe avere un impatto positivo sulla salute cerebrale a lungo termine.
Sebbene la ricerca sia ancora agli inizi, questi studi indicano che la gravidanza porta a cambiamenti cerebrali significativi che vanno ben oltre il periodo gestazionale. La riduzione della corteccia cerebrale, i cambiamenti ormonali e i potenziali benefici a lungo termine rappresentano solo alcune delle scoperte che stanno aiutando gli scienziati a comprendere meglio questa complessa fase della vita. Tuttavia, resta ancora molto da scoprire su come questi cambiamenti influenzano la mente e il comportamento delle neomamme, aprendo la strada a ulteriori ricerche in questo affascinante campo.
