19 Settembre 2024, giovedì
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Quartieri degradati e rischio cardiovascolare

A cura del prof. Daniele Orefice 

la qualità dell’ambiente circostante può influenzare il rischio di infarto e ictus. L’analisi ha tenuto conto di altri fattori che hanno un impatto sulla salute, tra cui l’età, il sesso, lo status socioeconomico e gli stili di vita.

I fattori che aumentano il rischio di sviluppare malattie cardiovascolari individuati sono:

• scarsa presenza di verde pubblico
• alta densità di edifici
• sporcizia
• strade dissestate
• edifici in cattivo stato di manutenzione

Viceversa, il minor tasso di rischio si riscontra in chi vive in aree ben curate e ricche di vegetazione.

Solo confrontando le immagini a disposizione, l’Intelligenza Artificiale ha previsto circa il 63% di variazioni nel tasso delle malattie coronariche sul totale delle micro-zone.

I ricercatori dunque hanno scoperto che l’ambiente costruito può influenzare indirettamente la salute cardiovascolare attraverso fattori come lo stress, la qualità dell’aria e le opportunità di attività fisica. Vivere in un quartiere degradato o privo di spazi verdi infatti può aumentare lo stress cronico, un fattore di rischio ben noto per le malattie cardiache, mentre la presenza di parchi, alberi e aree ben mantenute può avere un effetto calmante.

La qualità della vita insomma ha un effetto diretto sulla salute, una correlazione intuitiva che ora viene confermata e sostenuta anche dai numeri.

vivere in un ambiente pulito, curato e decoroso favorisce la salute rispetto a un quartiere degradato. E che dunque migliorare la qualità degli ambienti urbani potrebbe essere un mezzo efficace per ridurre l’incidenza di malattie cardiovascolari. Ciò significa tra le altre coseintegrare la salute nella pianificazione urbana dando priorità al verde, ad alloggi adeguati, alla cura delle infrastrutture.

Significa anche che le amministrazioni potrebbero sviluppare mappe di rischio cardiovascolare basate sull’aspetto delle aree urbane e sulla base di queste agire per ridurre i fattori critici in ottica di prevenzione.

Come è ampiamente noto, le malattie coronariche sono una piaga del nostro tempo: come riportato dallo studio qui citato, negli Stati Uniti rappresentano oltre il 50% della mortalità per malattie cardiache: quasi 400mila decessi nel 2020. Anche in Italia, le malattie cardiovascolari continuano a rappresentare la principale causa di morte, responsabili di circa il 44% di tutti i decessi, secondo i dati di Progetto Cuore, coordinato dall’Istituto superiore di sanità. Tra queste, La cardiopatia ischemica è la prima causa di morte, causando il 28% delle morti complessive, mentre gli eventi cerebrovascolari (come l’ictus) rappresentano il 13% dei ‘passaggi a miglior vita’.

Secondo l’Istat, nel 2018 in Italia circa 220.456 decessi sono stati attribuiti a malattie del sistema circolatorio, con una prevalenza maggiore tra le donne (124.439) rispetto agli uomini (96.017) e al Sud piuttosto che al Nord. L’età avanzata, l’ipertensione, il fumo, il diabete e l’obesità sono tra i principali fattori di rischio associati a queste patologie, ma anche l’etnia, il reddito, l’istruzione e il livello culturale influenzano queste patologie, insieme al rumore, alla temperatura e all’inquinamento atmosferico. A questi, si aggiunge ora il posto in cui si vive.

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