19 Settembre 2024, giovedì
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Aumento delle aggressioni ai medici: “Urgente garantire la sicurezza”

A cura di Ionela Polinciuc

L’aumento delle aggressioni contro il personale sanitario è ormai una questione critica che richiede un’azione immediata. L’ultimo episodio, che ha visto coinvolti una dottoressa e un infermiere, ha riacceso i riflettori su un problema che sta assumendo proporzioni preoccupanti. L’Ordine dei Medici di Firenze e l’Anaao Assomed Toscana stanno chiedendo misure concrete per garantire la sicurezza negli ospedali e nei centri sanitari.

I dati del 2023 sono allarmanti: in Toscana sono state denunciate 2.356 aggressioni, quasi il doppio rispetto all’anno precedente. Di queste, 1.769 sono state verbali e 478 fisiche, con una concentrazione preoccupante nei pronto soccorso e nei reparti di psichiatria. Più del 4% degli operatori sanitari ha subito aggressioni, un dato che è probabilmente sottostimato.

Un caso emblematico è l’omicidio della psichiatra Barbara Capovani, avvenuto davanti al Santa Chiara di Pisa poco più di un anno fa. E solo venerdì scorso, al centro di salute mentale di Montedomini, si è rischiato un altro episodio di violenza grave.

Per fronteggiare questa situazione, l’Ordine dei Medici di Firenze ha chiesto un incontro urgente al prefetto Francesca Ferrandino, al questore Maurizio Auriemma e al procuratore Filippo Spiezia. Il presidente dell’Ordine, Pietro Dattolo, ha sottolineato la necessità di presidiare i reparti di psichiatria e pronto soccorso con forze dell’ordine e di dotare le strutture sanitarie di strumenti per attivare immediatamente gli allarmi in caso di necessità.

Dattolo ha criticato la confusione tra malattia psichiatrica e comportamenti delinquenziali, richiedendo che ogni denuncia sia valutata per determinare se i reati siano dovuti a riacutizzazioni della malattia o a comportamenti criminali. Anche il segretario dell’Anaao Assomed Toscana, Gerardo Anastasio, supporta questa richiesta, evidenziando che, nonostante la legislazione toscana sia all’avanguardia, si deve fare di più per applicare le norme e migliorare la sinergia con le forze dell’ordine.

Un caso significativo riguarda l’infermiere Marco Guarascio, vittima di un’aggressione al pronto soccorso dell’ospedale di Pescia nel 2020. Durante un turno di lavoro, Guarascio è stato colpito violentemente da un uomo, riportando gravi lesioni che lo hanno tenuto lontano dal lavoro per sei mesi. Il tribunale di Pistoia ha recentemente condannato l’aggressore a otto mesi di reclusione e al pagamento di una provvisionale di tremila euro.

Guarascio ha raccontato di essere stato attaccato per motivi futili, sottolineando l’ingiustizia delle accuse infondate che hanno seguito l’episodio. La sentenza ha finalmente chiarito la sua innocenza, ma l’episodio resta un triste esempio della violenza che il personale sanitario può subire senza giustificazione.

L’urgenza di misure efficaci per proteggere i medici e gli infermieri è chiara. È necessario un intervento deciso per garantire che gli operatori sanitari possano lavorare in sicurezza e senza la costante paura di aggressioni.

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