8 Settembre 2024, domenica
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Un’analisi critica della politica e delle sue conseguenze

Il Paria dal mio punto di vista
Dopo l’uscita di scena di Biden
A cura dell’Avv. Margherita Morelli

Un Paria è un rifiuto della società, un reietto, una persona da biasimare. In India, il Paria è una persona diseredata, miserabile, che solo a toccarla ti sporchi e ti infetti.

Lo è Putin per Biden, le cui esternazioni—disconnessioni mentali, amnesie, saluti ad amici immaginari e scarso equilibrio—hanno suscitato fin da subito perplessità in chiunque avesse un po’ di senso critico e capacità di osservazione.

Tra i nostri, mi riferisco a politici e stampa, nessuno o quasi pare si sia mai accorto della decadenza mentale dell’uomo più potente del mondo (ma non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere), nelle cui decisioni hanno riposto il destino dell’Europa e il nostro portafoglio.

Biden aveva dichiarato subito e senza alcuna remora che avrebbe fatto fare a Putin la figura del Paria.

In effetti, le cose sono andate assai diversamente. Le sanzioni hanno fatto cilecca (sette pacchetti ridotti a bustine da camomilla) e affliggono noi piuttosto che i russi.

Avevamo riserve di gas a buon mercato, ma qualcuno ha deciso di far saltare il gasdotto per staccare definitivamente le riserve russe dall’Europa, costringendoci a soffrire per il caldo e a ghiacciarci per il freddo (vorrei vedere lui nella sua casetta da un milione di euro a 40 gradi sopra lo zero o a 10 gradi sotto).

O pace o condizionatore, poi mutato in “non vi è pace senza guerra”.

Intanto, l’esercito ucraino ha perso circa 500.000 uomini, almeno così dicono le statistiche, ed è decimato. Soggetti ultra sessantenni, anche con handicap, vengono rastrellati ovunque e studenti sequestrati nelle scuole. L’Ucraina è semidistrutta e sull’orlo del fallimento, e ha perso molti territori. Noi ci stiamo dissanguando (non è una metafora se per una visita devi aspettare un anno e se hai un incidente ti parcheggiano al pronto soccorso) implementando oltre il 2% le spese militari.

Non lo dico io, ma chi è più esperto e aggiornato su strategie militari.

La demenza senile incipiente e non più controllabile o mascherabile ha costretto, infine, il Presidente della più grande democrazia occidentale (su questo mi permetto di esprimere qualche riserva, considerati i due pesi e due misure), ma più incauto del mondo nei fatti e nelle parole (la testa è come la sfoglia di una cipolla), anche a seguito di forti pressioni, a fare non uno, ma due passi indietro.

Qualcuno ha cominciato a incespicare, colto con le pive nel sacco. Ha anche finto di cadere dal… peto (di cui non aveva potuto sentire l’olezzo nell’etere perché si erano otturate le narici), dubitando (a scoppio ritardato) dell’efficienza mentale di chi è stato protagonista principale e accanito sostenitore di ben due guerre: in Ucraina, insieme all’amico gallo cedrone e straccia negoziati Johnson, e a Gaza, insieme al compagno di merenda, sadico e borderline Netanyahu, a cui inviava armi e pane per i palestinesi (ma senza impegno per la destinazione), mentre il suo delegato autografava le bombe che andavano a colpire i bambini di Gaza.

Ma poi, si può definire guerra, mi riferisco a quella in corso a Gaza, una cotanta sproporzione tra forze in campo, uomini e bombardamenti a tappeto, e la mattanza di civili inermi? Quell’altra, la prima, è procurata e simmetrica, su questo non ci sono dubbi.

Allora verrebbe da chiedersi: chi ha governato questo ottantenne impavido e squinternato che confonde fischi per fiaschi, che vede amici o nemici immaginari, che balbetta e si perde tra i meandri della propaganda facendo voli pindarici e inopinate dichiarazioni sui rifiuti della società (poco importa se si tratti del Presidente del paese più atomizzato del mondo)?

Dunque, chi lo ha sostenuto, aizzato e finanziato? Chi c’era dietro le quinte a dirigere le operazioni e assumere le decisioni? Che interesse aveva? Quanto ci guadagna da queste scelte? A chi abbiamo affidato il destino dell’Europa e anche del mondo? Che rischi abbiamo corso e stiamo ancora correndo?

Se il Paria è un negletto, un rifiuto, una persona che se la tocchi ti sporchi, quanti ne contiamo tra sostenitori ipocriti e in malafede che senza farsi alcuna domanda hanno svenduto la pelle nostra e dei popoli in guerra, sostenendo a spron battuto un uomo che il tempo ha consunto e che non vuole farsene una ragione, che non accetta di uscire di scena e che non vuole mollare?

Il tempo vince sempre su tutto e su tutti, e ora qualcuno ai confini dell’Europa rimanda al mittente quanto gli è stato indirizzato, compresi a quanti hanno tenuto il prosciutto sugli occhi e si sono tappati le narici mentre il puzzo viaggiava nell’etere.

Noi, dal nostro canto, siamo sempre animati da umana pietà per le disgrazie degli uomini, anche quando si ritirano dalla scena così pietosamente e colpevolmente.

Gli altri sono i Paria della storia, quelli che lo hanno sostenuto fingendo di non vedere su quale pericolosa china ci stavamo avviando mentre ne supportavano le inopinate decisioni e si tappavano il naso con il prosciutto sugli occhi.

Un uomo anziano che va perdendo capacità cognitiva e assertiva, che fa fatica a reggere l’equilibrio, non è passato inosservato agli occhi del mondo, suscitando ilarità e tristemente a volte anche disprezzo (la mancanza di rispetto però non va mai alimentata).

I nostri, quelli che hanno guardato ma non hanno voluto vedere per compiacimento o incapacità, senza mai scomporsi o retrocedere, ovvero farsi alcuna domanda né darsi una risposta, sono i veri reietti, gli intoccabili, quelli da tenere alla larga per non insozzarsi.

Per questi Paria, che non hanno voluto vedere né sentire né tantomeno indagare e non si sono affatto curati dei rischi a cui ci stavano esponendo, per questi guerrafondai e miserabili che hanno solo alimentato e sostenuto le guerre, io personalmente non provo alcuna forma di empatia e considerazione, ma solo un sentimento di profonda disistima e repulsione.

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